CAPITOLO 19

ALISSA

Liam mi apre la portiera e mi porge la mano per aiutarmi a scendere dalla macchina. Una folata di vento cerca subito di farmi alzare la gonna del vestito, ma la riabbasso prontamente. Se fosse possibile, preferirei non iniziare questo appuntamento con una figuraccia o con il mio intimo in bella vista.

Entriamo nel ristornate e Liam lascia il suo nome al cameriere all'ingresso, che ci accompagna subito al nostro tavolo. Il locale è molto elegante e romantico. Una luce soffusa illumina l'ambiente e una musica leggera e piacevole si diffonde nell'aria. Una piccola abat jour è messa al lato di ogni tavolo e delle lucine sono appese al soffitto.

Il cameriere ci fa sedere vicino ad una delle vetrate e prende le nostre giacche prima di lasciarci. La vetrata permette la vista sull'isola di Manhattan di fronte a noi, sul ponte di Brooklyn completamente illuminato e riesco a scorgere anche la statua della libertà.

«Liam... è stupendo!» Esclamo, continuando a guardare fuori a bocca aperta. Il cameriere ci porta dei menù e Liam ordina una bottiglia di vino e una di acqua.

«Come hai fatto a prenotare solo oggi pomeriggio e avere il tavolo migliore di tutto il ristorante?» Domando, notando che il locale è quasi del tutto pieno. Scommetto che la gente prenota giorni e giorni prima. È forse un cliente abituale con un trattamento speciale? Ci viene spesso, con tutte le sue conquiste? Ci veniva sempre con Rachel? È il suo posto per far colpo sulle ragazze? Faccio un respiro profondo e incrocio le mani sulle gambe, cercando di smettere di pensare a Liam e l'infinita lista delle ragazze con cui sarà uscito.

«Il proprietario è mio zio. Avrei voluto fare qualcosa in più per il nostro primo appuntamento, ma i tempi erano stretti. E poi, il posto mi piace molto, è semplice e bello. Un po' come te.» Sorrido, mentre divento completamente rossa in viso. Riporto lo sguardo verso il panorama all'esterno per evitare di incontrare gli occhi di Liam. Risposta perfetta direi. Probabilmente anni e anni di allenamento nel corteggiare donne lo hanno portato a sapere esattamente come si deve comportare e cosa ha bisogno di dire per farle cadere tutte ai suoi piedi.

«Grazie.» Torno a guardarlo e mi passo una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Forse avrei dovuto legarli, perché quando sono agitata non faccio altro che toccarli. «Allora...» Esito, indecisa se porre o meno la mia domanda. «La ragazza con cui stavi parlando oggi sembrava arrabbiata. Spero di non aver... creato problemi.» Pausa tattica. Studio la sua reazione, cerco di capire se è un argomento scottante o se invece ne parla senza problemi. «Chi era?» Domando, cercando di mostrare indifferenza. So benissimo chi era. So che è la ragazza con cui ha convissuto negli ultimi due anni. E so altrettanto bene che non dovrebbero essere affari miei. Insomma, siamo solo al primo appuntamento e sono passati solo dieci minuti da quando ci siamo seduti, e già mi comporto da ragazza gelosa. Ma vorrei sapere qual è il punto di vista di Liam, se ha lasciato almeno un po' la porta aperta a un possibile ritorno di fiamma con la sua ex. O se per lui, la storia è morta e sepolta. Vorrei saperlo, prima di affezionarmi a lui. Ma Liam non risponde, si passa una mano tra i capelli e sembra a disagio.

Complimenti Alissa, sempre fuori luogo.

Sono riuscita a rovinare un appuntamento meraviglioso nel giro di un minuto, con una maledetta domanda inopportuna. La mia bocca è davvero strana e odiosa: quando dovrebbe parlare, rimane zitta e quando dovrebbe rimanere zitta, parla a sproposito. Forse se riuscissimo a trovare una via di mezzo, saremmo tutti più felici.

«Scusa... non volevo essere indiscreta. Fai come se non ti avessi chiesto niente, cambiamo discorso.» Gesticolo animatamente e Liam mi sorride, forse intenerito dal mio essere sempre imbarazzante e imbarazzata.

«Non è un problema parlarne. È che è complicato. Lei è la mia ex... Rachel.» Sì, questo lo sapevo già. Altri dettagli? Avanti, dimmi di più sull'argomento.

«Ah!» Rispondo semplicemente con un falsissimo sorriso, prendendo il bicchiere di vino e bevendone un sorso. Anche se credo che avrò bisogno di berne qualcuno in più di uno. Affrontare l'argomento ex al primo appuntamento non è per nulla incoraggiante. Anzi, mi mette anche un po' di pressione.

«Ci siamo lasciati definitivamente due mesi fa, ma per me la storia era chiusa già da molto prima. Ma lei ancora spera di poterci riprovare.» Si affretta a spiegare.

«E tu?» Non so bene cosa cerco di sapere da questo interrogatorio improvvisato. Anche se provasse ancora qualcosa per la sua ex, di certo non me lo confesserebbe, giusto?

«Non sono quel tipo di uomo, Alissa... Non ti ho invitata a uscire perché non avevo niente di meglio da fare, o per dispetto nei confronti della mia ex. Non sarei qui, se provassi ancora qualcosa per lei.» Ribatte, sicuro. Ed ecco la seconda risposta perfetta. Ovviamente, non riesce a cancellare tutte le mie paranoie e tutti i miei dubbi, ma sicuramente riesce a tranquillizzarmi. Non so cosa sia, ma Liam ha un qualcosa che mi porta a fidarmi di lui. Forse il suo sorriso gentile, o il suo atteggiamento nei miei confronti, o solo il modo in cui mi guarda con i suoi occhi celesti. Non lo so. Ma mi sento un po' più sicura di me, quando sono con lui.

Il cameriere ci interrompe per prendere i nostri ordini. Prendo un piatto vegetariano e Liam un piatto che non ho capito nemmeno cosa sia, ma sicuramente è qualche specialità di pesce.

«Ho superato il test?» Scherza, appena il cameriere ci lascia nuovamente soli. Bene, mi ha beccata subito. Non che sia stata molto discreta nel reperire informazioni, comunque.

«Te la sei cavata piuttosto bene, sì.» Rispondo ridendo, prima di essere interrotti nuovamente dal cameriere. Riceviamo i nostri piatti, che sono bellissimi e quasi mi dispiace mangiare il mio.

«Sua madre... è l'oncologo di mio padre.» Confessa Liam, con tono di voce appena udibile.

«O-oncologo?» Ripeto, confusa e allo stesso tempo speranzosa di aver capito male.

«Mio padre... ha un tumore al cervello, al quarto stadio...» Il mio corpo si irrigidisce. Ricevere la notizia è stato come incontrare gli occhi di Medusa. Mi ha completamente pietrificato. Sbatto le palpebre e deglutisco il groppo nella mia gola.

«Oh mio Dio... è terribile.» Mormoro, sentendo gli occhi già farsi lucidi.

«Si è ammalato due anni fa... Io e Rachel vivevamo insieme e sua madre ha fatto l'impossibile per aiutarci. Le dobbiamo molto, sia a lei che a Rachel. È per questo che la vedo così spesso.» Cerca di mantenere un'espressione neutra ma, con il mio lavoro, so riconoscere il dolore delle persone. E non riesco a rimanere indifferente di fronte a coloro che lo provano. Mi sento la più grande idiota del pianeta. Sono giunta a delle conclusioni affrettate quando l'ho visto parlare con la sua ex, e invece la realtà è molto peggiore. Il padre di Liam è malato e questo basta a farmi venire i brividi di freddo, misti a sudore.

«Mi dispiace tanto, Liam.» Gli prendo la mano, che è appoggiata sul tavolo, nella mia e lui mi sorride.

«No, a me dispiace... non volevo farti intristire. Non era esattamente lo scopo della serata.» Scherza, accarezzando la mia mano con il pollice.

Passiamo il resto della cena a parlare di tutto. Liam mi racconta della sua famiglia: la mamma è insegnante di matematica alle elementari, e sua sorella Felicity di diciannove anni è al primo anno di medicina, ma per diventare anestesista non chirurgo. La sorella è quella che si occupa maggiormente del papà malato, e Liam tenta di essere il più presente possibile, ma con i suoi turni estenuanti non è sempre facile conciliare tutto. Suo padre era un brillante professore di matematica alla NYU, fino a quando non ha dovuto smettere a causa del tumore. È così che si sono conosciuti i suoi, grazie all'amore per la matematica. Lui teneva un convegno, o qualcosa del genere, e lei era nel pubblico. I loro occhi si sono incrociati e non si sono mai più lasciati. Un vero colpo di fulmine. È così triste che ora una malattia così brutta possa dividerli e porre fine a una storia tanto bella.

Liam mi chiede della mia famiglia, ma i miei non hanno avuto un amore idilliaco come i suoi genitori. Gli racconto che sono separati e che mio padre convive con la sua nuova compagna, mentre mia madre ha una pseudo relazione con un uomo, con il cervello di un dodicenne. Non per offendere i dodicenni, ovviamente. Sparisce per giorni e le fa delle scenate di gelosia inutili, quando lui è il primo a tradirla, anche se lei non lo vuole ammettere a sé stessa. A mia madre non piace molto parlarci di lui, tanto che quello che sappiamo, è dovuto principalmente a quello che leggiamo di nascosto sul suo telefono. Nonostante tutto, non sono scontenta della mia famiglia, è perfetta così com'è nelle sue imperfezioni. Liam mi ha ascoltata con interesse per tutta la sera, e non sembrava annoiato dalle mie storie, come io non sono annoiata dalle sue.

A fine serata, Liam paga il conto e torna al tavolo con le nostre giacche. Mi aiuta ad indossarla, e poi mi poggia una mano sulla parte bassa della schiena per invitarmi ad uscire.

«Pensavi di andartene senza nemmeno farmela conoscere?» Un allegro signore di mezza età e un po' cicciotto ci raggiunge di fronte la porta. Indossa una divisa da cuoco bianca con un grembiule nero, e un bandana nera a coprirgli i capelli. Liam lo abbraccia con un sorriso, prima di girarsi verso di me.

«Lei è Alissa... Alissa, lui è mio zio, Vince.»

«Oh, salve! È un grande piacere.» Sorrido, tendendogli la mano. Ma lui la ignora e mi avvolge un braccio attorno alle spalle e lo stringe leggermente. Beh, non si può negare che sia un tipo espansivo.

«Il piacere è tutto mio. Allora come è andata la cena?» Mi domanda, liberandomi dalla sua stretta, mantenendo comunque il suo gentile sorrisone.

«Era fantastica... era tutto buonissimo, davvero. Grazie mille!» Liam mi guarda con un sorriso tenero e istintivamente gli prendo la mano.

«Bene, sono contento. Avevo un po' d'ansia da prestazione, dato che Liam non ha mai portato nessuna delle sue infinite ragazze qui, ma vedo che è andato tutto bene.>> Dalla mia bocca esce una risata isterica, degna di una psicopatica, perché non mi è sfuggito il fatto che abbia detto "nessuna delle sue INFINITE ragazze". Se facciamo due conti, Liam ha ventotto anni, se per cinque anni è stato con Rachel vuol dire che si sono fidanzati quando lui ne aveva ventitré. E io alla stessa età sono stata solo con un ragazzo. Mentre lui, a quanto pare, ne ha avute infinite. Direi che la differenza di esperienza è palese. E se per lui questo dovesse essere un problema? Se si accorgesse che ai suoi occhi sono solo una ragazzina inesperta e immatura? Mio Dio, come viaggia la mia mente malata. Uno Xanax, ecco cosa mi ci vorrebbe in questo momento.

«Bene, dobbiamo andare. Grazie, zio.» Vince abbraccia di nuovo Liam e gli dà una pacca, neanche troppo piccola, sulla schiena. Poi mi abbraccia, e prego che non voglia darla anche a me. Ho la schiena sensibile e non so se riuscirei a mascherare il dolore. Con mio grande sollievo, non lo fa, si limita a stritolarmi tra te sue enormi braccia. Lo ringrazio di nuovo con un sorriso e usciamo.

«Liam, grazie. È stata una serata fantastica.» Gli dico, appena scendiamo dalla macchina di fronte casa mia. E non è una frase di circostanza, lo penso davvero. È riuscito a mettermi a mio agio, è stato gentile, premuroso, simpatico, semplicemente perfetto.

«Anche per me. Meglio di quanto immaginassi.» Ci fermiamo sotto le scalette della veranda, e lui mi prende una mano nella sua. Il mio sguardo cade su di loro, mentre le nostre dita si intrecciano. «So... che forse è presto e non voglio rovinare tutto, ma... vorrei fare una cosa, se a te sta bene.» Torno a guardarlo e i suoi occhi sono fissi sulle mie labbra. Non ci metto molto a capire a cosa si stia riferendo, e non so come reagire. Il mio cervello inizia a lavorare a tutta velocità, elencandomi tutti i motivi del perché sarebbe giusto baciarlo adesso e del perché invece no. Mi viene in mente Matt, e forse questo è uno dei motivi per cui non dovrei baciarlo. Non posso pensare ad un altro ragazzo in momento del genere. Ma non posso nemmeno lasciare che condizioni la mia vita in questo modo, devo andare avanti e lasciarmelo alle spalle. E Liam è qui e, anche se tutto questo non ha senso ai miei occhi, credo di piacergli veramente. Mi fa sentire come Matt non mi farà sentire mai, mi fa star bene come Matt non farà mai, mi fa ridere mentre Matt mi fa solo piangere. Quindi forse ci sono più lati positivi nel baciarlo che nel non baciarlo.

Prima che il mio cervello riesca a dare anche una sola risposta a tutte le mie mille domande, la mia bocca si sta già avvicinando alla sua. Lui è fermo, aspetta che sia io a dargli il permesso e a fare il primo passo. E questo lo rende ancora più perfetto ai miei occhi. Rimango con lo sguardo puntato nel suo e non mi sono mai sentita così sicura di me stessa come in questo momento. È lui a farmi questo effetto. Il modo in cui mi parla, in cui mi tocca, in cui mi guarda, mi fanno sentire... bella. E io non mi ci sono mai sentita con nessuno.

«Lo voglio anch'io.» Gli sussurro sulle sue labbra. Mi posa le mani sui fianchi e mi avvicina a sé, mentre le nostre bocche si toccano. Gli butto le braccia attorno al collo, quando le mie gambe cominciano a tremare. Il suo bacio è gentile, lento e romantico. La sua lingua è dolce e le sue labbra morbide. Avevo quasi dimenticato come ci si sentisse, sono senza fiato e il cuore mi batte forte. Le nostre lingue continuano ad accarezzarsi e le nostre labbra a intrecciarsi. Mi avvolge la vita con le sue braccia e mi solleva di qualche centimetro da terra, continuando a baciarmi. Mi tengo al suo collo con le braccia, ma mi sento sicura nella sua stretta, so che non mi lascerebbe mai cadere. Ci allontaniamo un attimo e mi rimette a terra. Poggia la fronte contro la mia, entrambi ansimanti.

«Sei bella da morire, Alissa... e io non riesco a starti lontano, sin da quando ti ho conosciuta.» Il suo respiro cade delicato sulle mie labbra gonfie e che hanno ancora il suo sapore addosso. Prendo il suo volto tra le mani e lo bacio di nuovo. In questo momento, non esiste più niente e nessuno, neanche Matt.

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