CAPITOLO 18

MATT

«È bello cavolo!» Esclama Harper, appena chiude la porta d'ingresso. Non le rispondo e vado a sedermi su uno sgabello al bancone della cucina. «Tu l'hai conosciuto al concerto, no? Che tipo è?» Si appoggia con i gomiti sulla superficie di fronte a me. Come se quella sera mi fossi preoccupato di conoscere lui. Ero più concentrato a guardare le sue mani perennemente appiccicate al corpo di Alissa. Sinceramente, di lui, non me ne può fregare di meno.

«Non è il tipo per lei.» Borbotto, infastidito. L'ultima cosa di cui voglio parlare adesso è di Alissa e dell'appuntamento con il suo perfetto dottore. Stasera con quel vestito era bellissima, anche se per me, lo è con qualsiasi cosa addosso o lo sarebbe anche completamente nuda. Non mi lamenterei di certo. Mi sembrava strano che si fosse impregnata così tanto solo per una stupida uscita con le amiche, ma non mi era passato minimamente per la testa che avesse un appuntamento con lui.

Avrei voluto dirle tutto, di quella sera, del nostro bacio, di come non riesco a pensare ad altro da quando è successo. Ero pronto. Ma poi lui l'ha chiamata e io ho realizzato che quel vestito, che le stava alla perfezione, se l'era messo per lui. È il primo ragazzo con cui esce, dopo che ha rotto con quello stronzo di Mason e non che non abbia avuto occasioni per uscire con qualcuno. Anche se probabilmente lei non si è nemmeno accorta di tutti quelli che gli sono andati dietro come cagnolini in questi sette mesi. Come, per esempio, il figlio del fornaio vicino casa. Una mattina l'ho accompagnata a prendere il pane e lui le ha regalato un cioccolatino. Lei ha semplicemente detto che lo fa sempre, ogni volta che ci va e ha giustificato la cosa dicendo che lo fa con tutti i clienti abituali. Ho sorriso della sua innocenza e della sua ingenuità. Poteva anche essere vero che lo regalasse a tutti i clienti abituali, anche se faccio molta fatica a crederlo, ma il sorriso che è spuntato a quel ragazzo quando l'ha vista entrare, era di certo solo e soltanto per lei. E lo sguardo glaciale, invece, quello era tutto per me. E io, sono come il figlio del fornaio? Sono un cazzo di cagnolino che gli corre dietro, pronto a regalarle cioccolatini e a sorriderle come un idiota ogni volta che la vedo? No, impossibile. È una fottuta fissa, perché so che non posso averla, e questo rende la sfida più eccitante. Riesco solo a immaginarmi lei sotto di me, o sopra, me dentro di lei in tutte le posizioni che conosco. Nella mia mente, io non smetto di baciare nemmeno per un secondo le sue labbra dal colore e il sapore delle fragole e le dico di continuo quanto cazzo è bella, mentre le faccio urlare il mio nome. Merda! Ci sto pensando di nuovo. Ci provo a ignorare questi impulsi, giuro che ci provo, ma anche lei di sicuro non mi facilita le cose, con quel viso angelico da brava ragazza. E poi di colpo, si veste così e addio autocontrollo. È per questo che le ho detto di Alex, mentendo oltretutto. Non è vero che me la sono fatta più volte, è successo solo una volta nella mia macchina.

Ho dovuto farlo, mi sono sentito quasi costretto, a dirla tutta. Sono dovuto andare da Alex ieri sera, dopo che mi sono reso conto che il mio cervello era piantato su un unico pensiero: il pomeriggio che avevo passato con Alissa. Dovevo distrarmi, dovevo togliermela dalla testa, ma non sono convinto che Alex sia riuscita nell'impresa. Lei è stata brava, non posso negarlo, ma mentre era sopra di me, il mio cervello è passato dal pensare al pomeriggio con Alissa al fatto che, per dimenticarmelo, mi stavo scopando la sua migliore amica. Che cazzo di casino, porca puttana. Alissa non mi perdonerà mai, questo è sicuro.

«Perché? Si nasconde un serial killer, dietro quella faccia da bravo ragazzo?» Harper ridacchia della sua battuta, ma io rimango completamente impassibile. E se la mia amica si accorge della mia espressione da cadavere, non lo dà a vedere e continua come se niente fosse. «Vorrei che Alissa trovasse un ragazzo che la faccia stare bene e che non la faccia soffrire.» Harper sospira e mi passa una birra mentre descrive il mio esatto opposto. Io non faccio che farla soffrire.

«L'ho baciata.» Confesso, con gli occhi fissi a guardare la birra tra le mie mani, poggiate sulla superficie grigia del bancone.

«Chi, Alex vero? Porca miseria, Matt...» Sbuffa lei.

«No, cioè sì la sera del concerto, ma...»

«Che cavolo, Matt. Ma non te lo riesci proprio a tenere nei pantaloni nemmeno per una dannata di volta?» Sbotta, e io ancora non riesco a guardarla in faccia.

«Ho fatto un casino.» Ammetto, anche se non era di Alex che stavo cercando di parlare.

«Certo che lo hai fatto. Ma non hai notato come ti guardava già la sera al Dejà vu? Porca miseria, è la migliore amica di mia sorella.» Non c'è bisogno di guardare la sua faccia per capire che è incazzata nera. Se le avessi detto di Alissa, mi avrebbe decapitato. Ma glielo devo dire, devo togliermi questo peso. È stato un errore, dovrebbe capirlo.

«Non parlavo di Alex, comunque.» Alzo gli occhi per guardarla e valutare il suo livello massimo di sopportazione. Mi fissa con le sopracciglia alzate, in attesa.

Deglutisco. «A-Alissa.» Balbetto, e lei sbatte le palpebre più volte, sorpresa.

«Che cosa hai detto, scusa?» Non lo dice arrabbiata, né sorpresa, né felice, dalla sua voce non traspare nessuna fottutissima emozione.

«È successo, non è stato intenzionale. Era ubriaca quella sera al Dejà vu, e anche io più o meno.» Mento, perché ero lucidissimo quella sera. Ero perfettamente cosciente di quello che stavo per fare e non mi interessava del dopo, ma solo della voglia che avevo di farlo. «E lei nemmeno se lo ricorda, quindi è un po' come se non fosse mai successo, no?» Mi giustifico e cerco di minimizzare la cosa.

«Quindi fammi capire bene...» Fa una pausa e si lecca le labbra, pensierosa. «Quella sera ci hai provato con Alex invitandola anche ad un concerto la sera dopo, dopo mezz'ora hai baciato la sua migliore amica, nonché la sorella più piccola della TUA migliore amica, che poi sarei io, sapendo che era ubriaca da far schifo, e poi ti sei anche baciato con Alex il giorno dopo? Ma che hai nel cervello, Matt?» Scuote la testa e si passa una mano tra i capelli.

«Detta così fa schifo...»

«Non c'è una maniera diversa per dirlo!»

«E Alex non l'ho solo baciata.» Borbotto, sentendo il senso di colpa farsi strada.

«Matt!» Mi rimprovera, esasperata, con gli occhi fuori dalle orbite. Forse ho detto troppo, tutto insieme, e ad alta voce è molto peggio di come risultava nella mia testa. «Alex è l'unica amica che mia sorella abbia mai avuto, che ti sei messo in testa? Vuoi farle litigare? E poi, perché hai baciato Alissa? Credevo foste amici, non che... insomma che... ti piacesse.» Si gratta un sopracciglio, pensierosa, ma almeno non sembra che abbia voglia di staccarmi la testa.

«Siamo amici, infatti.» Puntualizzo subito. «Mi ha baciato, mi ha preso alla sprovvista e non era lucido abbastanza da trattenermi.»

«Sa di Alex?» Mi domanda, aprendo uno sportello per prendere un bicchiere per poi riempirlo d'acqua dal rubinetto.

«Sì, gliel'ho detto prima.» Beve un sorso d'acqua.

«Questo spiega perché è uscita di corsa e furiosa.»

Tracanno la mia birra, fino a farla arrivate a metà. Harper si avvicina, mi leva la birra, mi prende le mani tra le sue e mi guarda dritto negli occhi. «Matt...» Inizia, e poi fa un sospiro. «Io ti voglio bene, tanto... e sarei felice se ti trovassi una ragazza e smettessi di fare il cretino, e sarei anche più contenta se quella ragazza fosse Alissa. Perché saresti fortunato tu, come lo sarebbe altrettanto lei.» È vero, sarei veramente un fortunato bastardo.

«Ma?» La interrompo, perché l'ombra del fatidico "ma" aleggia tra di noi.

«Ma... adesso finalmente sembrava stare meglio. Nuovo lavoro, un bravo ragazzo interessato a lei. Quindi ti prego, ti prego, Matt. Pensaci bene. Se lei ti piace, smetti di fate l'idiota e comportati da uomo. Ma se non sei veramente interessato a lei, se è solo un gioco per te... lasciala stare. Non si merita un altro stronzo.» Il suo tono adesso è una supplica. E io mi odio. Mi odio perché so che ha ragione. Non faccio che giudicare il suo ex per averle fatto male e poi non faccio altro che ferirla. È giusto che si faccia la sua vita, che esca con Liam, che si vesta così per lui. Lui se lo merita, io no. Lui la tratta come Alissa ha bisogno di essere trattata, io no.

«Matt?» Harper mi richiama all'attenzione, stringendo maggiormente le mie mani. «Provi qualcosa per mia sorella?» La fisso, vorrei ridere e dirle che è impazzita, ma non lo faccio. Perché non lo faccio? Perché non mi viene da ridere? Perché invece l'unica cosa che vorrei fare è andarla a cercare per tutta New York e riportarla a casa, con me?

«No, è stato solo uno stupido gioco da ubriachi.» Rispondo, secco, prima di scolarmi il resto della birra. Harper sospira e si raddrizza.

«Bene, allora sta lontano da lei. Sul serio, Matt, non fare cazzate.» Mi punta un dito contro, e dal suo sguardo capisco che non sta scherzando.

Dopo aver mangiato il nostro cibo cinese, aspetto in soggiorno che Harper finisca di prepararsi. Non è più tornata sulla storia del bacio con sua sorella, credo che non avesse più niente da dirmi. Ed effettivamente è stata abbastanza chiara, non serve che me lo ripeta.

Passo il tempo su Netflix, a vedere se c'è qualcosa di nuovo. Sono la classica persona che passa più tempo a scorrere i titoli che a guardare effettivamente qualcosa. Netflix ha così tanta proposta che non riesco mai a decidermi. Entro con l'account di Alissa, e vado nella sezione "da rivedere". Ci sono un sacco di serie Tv e qualche film romantico e strappalacrime. Me la immagino proprio, mentre sogna di vivere lo stesso amore della protagonista de "Le pagine della nostra vita". Vorrei dirle che quelle storie non esistono, che non sono reali, che possono essere solo film e che la vita reale è un'altra cosa. O magari, chissà, Liam sarà in grado di darle proprio il tipo di amore che cerca. Magari mi sbaglio, ed è proprio il suo tipo. Magari è l'anima gemella che aspettava, e tutti quei progetti che aveva fatto con Mason è destinata a realizzarli con Liam. Chissà come va il loro appuntamento. L'avrà già baciata, a quest'ora? Io non le avrei dato nemmeno il tempo di salire in macchina. Le piacerà il posto in cui l'ha portata? Lui lo sa che è vegetariana? Avrà prenotato un posto che abbia scelta anche per le persone che non mangiano carne e pesce? Finiranno la serata a casa di lui? Lei ha detto che si sarebbe divertita tanto quanto me ieri sera, e spero, spero vivamente che non intenda andarci al letto al primo appuntamento. E soprattutto, spero che non lo faccia per dimostrarmi qualcosa. No, Alissa non si abbasserebbe a tanto. E poi, perché dovrebbe dimostrarmi qualcosa? Non ho tutta questa influenza nella sua vita. Lei è troppo sveglia per stare dietro a un coglione come me e ai miei giochetti del cazzo.

«Andiamo? Dylan è qui fuori.» Mi avverte Harper, superando il soggiorno e andando verso la porta d'ingresso. Spengo la tv, smettendo di pensare ad Alissa, e mi alzo dal divano per seguirla. Ogni volta che deve uscire con Dylan si prepara come se dovesse andare alla festa del cinema di Cannes. Anche se Dylan la ama e la riempie di complimenti anche la mattina appena sveglia, con i capelli tutti spettinati e arruffati, senza trucco e in pigiama. È perso completamente per lei. E non è facile starle dietro come amico, figuriamoci come fidanzato. Merda, come lo ammiro.

«Ah, hai sfoggiato l'artiglieria pesante, stasera.» Saluto Dylan, appoggiato alla sua modestissima Ferrari, che mette in ridicolo la mia Mini Cooper parcheggiata a qualche metro di distanza. Lui ride.

«È l'unica che ho.» Precisa. A Harper le si illuminano gli occhi appena lo vede, e gli va incontro per poi dargli un bacio sulla bocca. Gli occhi verdi gli brillano, mentre la guarda e le bisbiglia qualcosa all'orecchio, che la fa sorridere come un'adolescente alla prima cotta.

Magari le avrà detto che è stupenda, o che gli è mancata da morire dall'ultima volta che l'ha vista, ovvero cinque ore fa al lavoro. Sono un po' stucchevoli a volte, ma sono carini insieme. Lui le prende la mano e l'accompagna verso la macchina.

«Ce la fai a starmi dietro?» Mi sfotte Dylan, appena chiude la portiera alla sua dolce metà.

«Almeno io non ho bisogno delle belle macchine per rimorchiare.» Rispondo, e lui si mette a ridere. Ovviamente, riuscirebbe a far cadere tutte le donne ai suoi piedi anche senza una Ferrari. Gli basterebbero la sua eleganza innata, i suoi modi gentili, i capelli biondo naturale e gli occhi verdi. Ma a lui, a quanto pare, basta averne una soltanto. Harper.

«E io non ho bisogno di rimorchiare, invece.» Risponde, soddisfatto. Scuoto la testa e vado verso la mia macchina.

«Passo a prendere Brianna e vi raggiungo.» Gli dico alzando un po' la voce, prima di entrare in macchina. Annuisce, e poi parte con il suo Ferrari, scomparendo nell'oscurità. 

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Dylan Forbes 

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