CAPITOLO 17

ALISSA

«È aperto!» Urlo dal bagno, sentendo qualcuno bussare alla porta della mia camera. Mi blocco e rimango impietrita, con il tubetto del mascara in una mano e il pennellino nell'altra, nel vedere Matt di fronte al mio letto. «Matt!» Esclamo, stupita. «Pensavo fosse Abbie.» Aggiungo a bassa voce, chiudendo il mascara e posandolo sulla scrivania vicino a me. Matt mi guarda dall'alto in basso, la bocca leggermente schiusa e le mani in tasca.

«Dove vai, vestita così?» Domanda, continuando a fissarmi e facendomi sentire un po' a disagio. Che intende con vestita così? Non gli piace il mio abito? È troppo? È troppo poco? Mi sta male?

«Perché, sto tanto male?» Chiedo preoccupata, lisciandomi il vestito e facendo un giro su me stessa. Si inumidisce le labbra con la lingua, deglutisce e da un'ultima occhiata al mio vestito prima di puntare i suoi occhi nei miei. «Allora, sto male?» Ripeto la domanda, impaziente di sapere il suo parere. Dopotutto è un uomo, chi meglio di lui può valutare il mio livello di sex appeal? Peccato che io non ne abbia mai avuto molto e non sono assolutamente capace di portare abiti tanto femminili. Sono talmente poco abituata a vedermi in queste vesti, che non riesco nemmeno a riconoscermi, quando mi guardo.

«Sì. Dove vai?» Risponde, facendomi spalancare gli occhi e la bocca.

«Cosa?» Corro allo specchio, cercando di non ammazzarmi a causa dei miei tacchi, su cui non sono assolutamente in grado di camminare, figuriamoci correre. «Hai ragione, sto male. Oh mio Dio. Cosa mi metto ora?» Continuo a lisciarmi il vestito addosso, come se questo potesse cambiare qualcosa, e a guardarmi allo specchio prima di profilo, poi di fronte, poi dietro. Ma il risultato non cambia, sono inguardabile e Matt lo ha appena confermato. Si avvicina, mi afferra per le braccia facendomi fermare e si china leggermente per guardarmi negli occhi.

«Scherzavo, Zuccherino. Stai molto...» Si schiarisce la voce. «... molto bene.» Confessa in tono dolce, con un sorriso sulle labbra. Rilascio tutta la tensione che avevo accumulato con un lungo sospiro. «Ora, mi dici dove vai?» Ripete la domanda, con una tacca di preoccupazione nella voce.

«Mmmh... Esco.» Mi limito a dire. Non so perché, ma non voglio che sappia che sto uscendo con un ragazzo. Probabilmente non gliene fregherebbe un accidente, ma qualcosa nella mia testa mi impedisce di dirgli la verità. Mi libero dalla sua presa e vado verso la scrivania per prendere una collanina.

«Ti dispiace aiutarmi?» Gli domando, mostrandogli la collana. Allunga una mano per prenderla e io mi posiziono di fronte a lui, dandogli le spalle. Fa passare la catenina intorno al mio collo e il mio respiro accelera precipitosamente nel sentirlo così vicino a me.

«Alza i capelli, zuccherino.» Sussurra vicino al mio orecchio, facendomi ribaltare lo stomaco dall'agitazione. Raggruppo i capelli tra le mani, lasciando il collo scoperto. Un brivido mi attraversa la schiena, appena sento le sue mani sfiorarlo. Faccio profondi respiri per cercare di calmare il mio cuore, invano. Prego, con la poca lucidità che mi è rimasta, che lui non si accorga di quello che mi provoca il suo tocco, o la sua stessa vicinanza.

«Fatto.» Mormora, e con un dito inizia ad accarezzare delicatamente il contorno del mio collo, mentre io lascio ricadere i miei capelli sulle spalle. «Hai cambiato profumo.» Dice, sfiorando la mia pelle con la punta del naso e facendomi venire la pelle d'oca.

«Sì.» Ansimo, mentre chiudo gli occhi per perdermi completamente in questo momento. Non mi domando nemmeno cosa diavolo stia succedendo, né il perché. La mia razionalità è completamente scomparsa, sovrastata dalla miriade di emozioni che mi provoca questo ragazzo. Sentirlo così vicino mi fa perdere la ragione e l'autocontrollo. Vorrei potessimo rimanere così in eterno.

«MATT?» Harper lo chiama dal piano di sotto, facendomi sussultare. Spalanco gli occhi, mentre lui si raddrizza non muovendosi comunque nemmeno di un millimetro. Mi volto verso di lui e i suoi occhi si muovono su tutto il mio viso. Siamo vicini, molto, troppo vicini. Ma nessuno dei due accenna a muoversi per ripristinare un po' di distanza.

«Quindi... ti piace davvero il vestito?» Domando con un filo di voce, abbassando lo sguardo.

«Sì.» Sospira, come se ammetterlo fosse la tortura peggiore che gli sia mai stata inflitta.

«E perché hai detto che stavo male?» Riporto gli occhi fissi nei suoi.

«Perché...» Sbuffa, e si passa una mano nei capelli, agitato. «Alissa, io ti devo parlare.» Dice tutto d'un fiato.

«P-parlare?» Balbetto, e lui annuisce. Ingoio faticosamente il groppo nella mia gola, la mia bocca completamente secca. «Okay...» Sussurro.

«MATT! MA DOVE SEI? ORDINIAMO O NO? HO FAME.» Mia sorella continua a urlare dal piano di sotto.

«Credo che dovresti...» Comincio a dire, prima che lui mi parli sopra.

«No! Dobbiamo parlare adesso, altrimenti ho paura che non avrò più il coraggio di farlo.» Mi interrompe, avvolgendo le sue mani attorno al mio collo. Annuisco, mordendomi l'interno del labbro, più in ansia che mai. Ha bisogno di coraggio per dirmi cosa? È così serio, da farmi quasi paura. Le sue iridi marroni mi fissano intensamente, tanto da farmi sentire completamente esposta. Mi sento scoperta di fronte il suo sguardo, che non riesco nemmeno più a sostenere.

Il mio telefono squilla, interrompendo il nostro contatto visivo, e sullo schermo compare il nome di Liam e l'ora segna le sette e trentadue p.m. Torno a guardare Matt, ignorando la vibrazione del mio telefono, ma lui fissa il display e allontana le mani da me.

«Matt?» Lo prendo per il viso e lo faccio voltare di nuovo verso di me.

«Stai uscendo con lui?» Mi domanda in tono duro, quando il mio telefono smette di squillare.

«Matt, cosa devi dirmi?» Ho bisogno di sentire quello che stava per dirmi, prima di poter uscire con Liam. Devo sapere se Matt prova qualcosa per me, perché a quel punto nient'altro avrebbe più importanza. Non conta niente, solo lui. Non avrebbe senso nemmeno provare ad uscire con un altro ragazzo e provare ad andare avanti, se ricambiasse i sentimenti che io ho per lui. «Matt, per favore, dimmelo.»

«Io... la sera al...» Fa un profondo sospiro, lancia un ultimo sguardo al mio telefono e poi torna a guardarmi. Mi guarda intensamente, come se stesse cercando di leggermi l'anima. Dio, è bello da farmi tremare le gambe. «... Mi sono scopato la tua amica, ieri sera.» Dice poi. Sbatto le palpebre ripetutamente, cercando di assimilare le parole che sono appena uscite dalla sua bocca. Lo guardo spaesata e disorientata, non sapendo cosa fare o dire. La mia amica Alex? La mia migliore amica? La mia unica amica?

«Cosa?» Sussurro, allontanando velocemente le mie mani dal suo viso come se mi avesse dato una scossa. Le gambe mi tremano, la testa mi gira, mentre le sue parole continuano ad invadere la mia mente come un maledetto mantra. Mi sono scopato la tua amica. Sapevo, sapevo che sarebbe successo, ma averne la conferma fa male.

«Sì, più di una volta in realtà... ma non entriamo toppo nei dettagli.» Si pavoneggia, facendomi un occhiolino. Non sono tanto sorpresa da quello che ha detto, ma per come me lo ha detto. Come provasse gusto a farmi del male. Come se volesse ferirmi di proposito.

«Oh...» Dico con un filo di voce, abbassando gli occhi a terra e facendo un passo indietro. Rimane lì, impalato, con le sue mani in tasca a fissare non so quale cavolo di punto della mia stanza. Gradualmente la tristezza lascia solo spazio alla rabbia. Sono arrabbiata perché sono ancora qui a parlare con lui, quando un meraviglioso ragazzo mi sta aspettando qui fuori per un bellissimo appuntamento. Sono arrabbiata perché mi viene da piangere e io non voglio. Sono arrabbiata perché permetto a questo idiota di trattarmi così, e ogni volta che mi riprometto di stargli lontano, me lo ritrovo puntualmente tra i piedi. Sono arrabbiata perché mi sono innamorata di questo cretino, che si diverte a prendermi in giro e a farmi male.

«Dovrebbe interessarmi?» Riesco a dire con voce tremante, trattenendo le lacrime e dirigendomi verso il letto per recuperare la mia pochette.

«No... volevo solo dirtelo.» Alza le spalle, indifferente, facendomi innervosire ancora di più.

«Beh, siete due adulti, no? Anche se su di te ho qualche dubbio. Ma comunque, potete fare quello che volete per quanto me ne importa.» Aggrotta la fronte. Mi dispiace se non gli è piaciuto quello che gli ho detto, ma il suo atteggiamento arrogante mi fa perdere il controllo di me. Mi trasformo in una brutta persona, quando sono con lui. E non mi piace.

Vado verso la scrivania, recupero il mio telefono e lo butto nella borsetta. Tiro fuori la mia giacca un po' più elegante dall'armadio, mentre gli occhi di Matt seguono ogni mio movimento. Che cosa vuole ancora da me? Perché non se va a quel paese? Perché non torna dalla sua nuova conquista, invece di rimanere come un babbeo in camera mia.

Infilo la giacca e esco dalla stanza, passandogli accanto e senza nemmeno salutarlo.

«Divertiti al tuo appuntamento.» Dice in tono beffardo, come a volermi prendere in giro. Mi fermo e mi volto verso di lui.

«Lo farò. Tanto quanto ti sei divertito tu, ieri sera.» Gli faccio un occhiolino e un sorriso, anche abbastanza credibili, e mi precipito fuori dalla stanza. Cerco di scendere il più velocemente possibile le scale, ma le scarpe non mi permettono dei movimenti molto agili. Chiudo la porta alle mie spalle e vedo Liam sulla veranda di casa che mi guarda con il suo solito e bellissimo sorriso. Rimango a bocca aperta nel vederlo, così perfetto, con la sua camicia bianca leggermente aperta e i pantaloni blu.

«Ciao.» Gli sorrido. «Mi dispiace di averti fatto aspettare... non sono molto puntuale.» Si avvicina e mi bacia la guancia.

«Ne valeva la pena... Sei bellissima.» Sussurra. È questo che dovrebbe sentirsi dire una donna, no? Non dovrebbe sentirsi sempre come se stesse sprofondando in un burrone profondo chilometri e chilometri.

«Grazie... anche tu.» Arrossisco e mi passo una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Mi prende la mano e ci dirigiamo verso la macchina. La porta alle nostre spalle si apre, mentre scendiamo i pochi gradini della veranda. Mi volto, un piede su uno scalino e l'altro sullo scalino più in basso, e mi rendo conto che è Matt quello che ha appena aperto la porta. Esce in veranda come una furia, e subito dopo Harper lo raggiunge velocemente.

«Dove vai?» Gli domanda, prima di accorgersi di noi. «Oh! Ciao... Liam? Io sono Harper!» Si avvicina per stringergli la mano.

«Ciao!» Liam ricambia con un sorriso dolce.

«Beh... Vi lasciamo al vostro... appuntamento.» Ridacchia, indietreggiando e prendendo Matt, rigido come una statua, per un braccio per trascinarlo di nuovo dentro. Lui non oppone resistenza e segue mia sorella, facendomi tirare un sospiro di sollievo. Litigare di fronte a Liam, è proprio l'ultima cosa che voglio fare. E comunque, ho già perso fin troppo tempo dietro ai suoi dannati sbalzi d'umore e dietro ai suoi giochetti malati.

Cerco di togliermi velocemente dalla testa l'immagine di Alex e Matt, mentre io e Liam ci avviciniamo alla sua macchina. O meglio, un enorme macchinone nero metallizzato, con la scritta RANGE ROVER dietro. Non me ne intendo di macchine, ma so che queste non costano proprio poco. E comunque è bellissima. Liam mi apre la portiera per farmi entrare, e l'interno è ancora più bello dell'esterno. La macchina profuma di nuovo e il sedile è il doppio più grande di quello della mia macchina. Potrebbero entrarci benissimo due persone. Liam si sistema al suo posto, e poggia una mano sul volante, mi sorride e mette in moto.

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