CAPITOLO 11

ALISSA

La sveglia super fastidiosa del mio Iphone suona alle quattro e trenta di lunedì mattina. Tiro fuori un braccio da sotto le coperte per spegnerla, e poi mi affretto a rimetterlo sotto perché si gela. Ma non potevo nascere in uno di quei paesi dove praticamente non esiste l'inverno?

Affondo la testa nel cuscino e soffoco un lamento. Mi giro a guardare verso la finestra alla sinistra del mio letto e fuori è il buio totale. Appena metto piede fuori dal letto, il freddo mi entra nelle ossa e un brivido mi scuote il corpo. Forse non è una scelta saggia dormire solo con canottiera e slip in pieno inverno, ma non sopporto il pigiama quando sono al letto.

Corro in bagno e accendo lo scaldino per fare un po' di calore nella stanza. Apro l'acqua della doccia e lascio che si riscaldi qualche minuto. Mi spoglio e cerco di evitare di guardare l'oggetto del male e mio acerrimo nemico di fronte a me: lo specchio. Mi lego i capelli per non bagnarli, e mi butto sotto la doccia. Mi lavo velocemente, mi asciugo e mi vesto: Jeans a vita alta, maglioncino nero e Vans. Cerco di dare una sistemata ai miei capelli ribelli, ma questa mattina non riescono proprio a trovare un ordine, quindi mi rendo conto che forse sarebbe stato meglio lavarli. Alla fine li lego in una coda, e mi trucco un po', giusto per non sembrare proprio uno zombie.

Quando entro in reparto, alle sette in punto, Ben è già in sala infermieri e Tareef e Dave se ne stanno andando.

«Ti hanno buttato giù dal letto stamattina?» Ben ha in mano una tazza di caffè ed è stravaccato sulla sedia di fronte il Pc.

«No, non l'ho proprio visto il letto stanotte. Sono rientrato a casa, mi sono fatto una doccia e sono venuto al lavoro.» Mi chiedo come ci riesca. A me servono minimo, e dico minimo, sei ore di sonno solo per riuscire a tenermi in piedi. «Per questo, oggi ho saggiamente deciso che rimarrò in questa stanzetta e tu farai tutto il lavoro.» Continua e io lo guardo con gli occhi sbarrati.

«Questo è sfruttamento. Te ne approfitti solo perché sono l'ultima arrivata!»

«Lo faccio per il bene dei pazienti. Vorrei riuscire ad arrivare a fine giornata senza uccidere nessuno, capisci?»

Alzo gli occhi al cielo, e sbuffo esasperata. «Ti odio!» Vado verso il pc. Do una spinta alla sua sedia per spostarlo, ma una delle rotelle si svita e rischia di cadere. Scoppiamo a ridere, mentre Ben cerca di aggiustare la sedia. Guardo i prelievi del sangue che ci sono da fare per la mattina e preparo tutto l'occorrente.

«Non mi sono dimenticato che hai qualcosa da raccontarmi, comunque.» Mi avverte, mentre sto per uscire dalla sala infermieri. Gli faccio la linguaccia e me ne vado ridendo. «Sul serio!» Urla, quando sono già in corridoio. Vado nella stanza sette, per fare il prelievo al sig. Foreman, oggi per lui è previsto un intervento al cuore per la sostituzione della valvola mitralica. È un simpaticissimo nonnino di settantuno anni, molto chiacchierone.

«Buongiorno, Joe.» Mi guarda ancora un po' assonnato.

«Oh, buongiorno. La mia infermiera preferita!»

Lo guardo con sospetto. «Scommetto che lo dici a tutte!» Ridiamo. «Allora, ti senti pronto per oggi?»

«Certo! Ho la faccia di uno che ha paura, signorina?» Lo dice scherzando, ma guardandolo negli occhi riesco a percepire tutta la sua agitazione.

«Ok, allora non ti dispiacerà se prenderò in prestito un'altra delle tue bellissime vene.» Tra i vari prelievi e gli aghi cannula per le flebo, ha le braccia piene di ematomi.

Sospira e allunga le braccia, affinché possa scegliere dove fare il prelievo.

«Abbiamo fatto. Tra poco arriveranno i medici che ti faranno firmare un po' di cose, e poi potrai andare in sala operatoria.» Prima di andarmene, mi avvicino e gli prendo la mano. «Non preoccuparti, Joe. Andrà tutto bene.»

Mi sorride, leggermente rassicurato e mi stringe la mano. «Grazie.»

Raccolgo tutto il materiale ed esco dalla stanza proprio mentre qualcuno sta entrando, e quasi non gli vado a sbattere contro. Il cuore inizia a battermi forte, ma non per lo spavento. «Liam... Ciao.» Sarà lui a operare Joe, oggi, quindi dovevo aspettarmi di vederlo prima o poi. Ma speravo più poi che prima, perché non sono ancora mentalmente preparata per affrontarlo. Il camice bianco, lo stetoscopio al collo e il tablet in mano gli danno un'aria ancora più affascinante del solito e la divisa blu notte mette ancora di più in risalto i suoi occhi azzurri.

«Ciao.» Mi sorride. Dio, anche i suoi denti sono perfetti. Non so perché, ma in questo momento non riesco a fare a meno di guardarlo. Forse il nostro piccolo momento ha risvegliato in me delle sensazioni che non credevo di poter provare con lui. Ero ossessionata solo e soltanto da Matt, ma forse è Liam la persona per me? Okay, ora non cominciamo a farci i film.

«Dottore, potrebbe concentrarsi su di me e non sulla nostra bellissima infermiera?» Joe spezza il nostro momento. Oddio, mi ero completamente dimenticata di essere di fronte a lui.

«JOE!» Lo rimprovero, girandomi verso di lui. Lui alza le spalle, divertito, mentre Liam si schiarisce la gola e mi sorpassa per andare vicino al letto del nostro simpaticissimo paziente. Mi dileguo nell'immediato istante, quasi corro per il corridoio. Che imbarazzo.

Per il resto della mattinata, mi concentro sul mio lavoro. Grazie anche al fatto che Liam è in sala operatoria, e quindi non gira per i corridoi del reparto. È quasi ora di pranzo, sono stanca e sto morendo di fame. Ben è di nuovo seduto in sala infermieri, si sarà alzato massimo due volte per andare al bagno. Mi siedo sulla scrivania vicino a lui e vado un po' su Instagram. Cerco automaticamente il profilo di Matt per vedere se ha postato nuove foto, ma mi accorgo che mi ha eliminato dai suoi followers.

«Che stronzo...» Mormoro. Non riesco a credere che l'abbia fatto. Ha veramente dei problemi seri quel ragazzo.

«Chi?» Subito si interessa Ben, cercando di sbirciare il mio telefono.

«Nessuno!» Mi tiro al petto il telefono per nasconderlo dalla sua vista, e lui mette il broncio buttandosi nuovamente addosso allo schienale della sedia. Non ho tempo di farmi tante domande, perché ricevo un messaggio di Harper.

"Devo rimanere al lavoro fino a tardi stasera. Posso uscire una mezz'ora per andare a prendere Sophie a scuola. Puoi venire a prenderla qui, prima di tornare a casa?"

"Ok... Ti scrivo appena arrivo"

"Grazie! Love u."

È incredibile quanto possa diventare gentile mia sorella quando le servono favori. Ben picchietta sulla scrivania e mi richiama all'attenzione. Alzo la testa dal cellulare per guardarlo.

«È ora di pranzo!» Si alza dalla sua sedia e mi prende per un braccio trascinandomi fuori dalla stanza.

Mi prendo un'insalata con pomodori e mozzarella e ci sediamo ad un tavolo in fondo alla mensa.

«Allora? Ora vuoi dirmi cosa è successo sabato sera tra te e il dottor charming?»

«Dottor charming? Originale...» Ridacchio, infilzando le foglie della mia insalata.

«Non osare cambiare discorso... Mi hai fatto aspettare abbastanza. Ti prego.» Unisce le mani a mo' di preghiera.

«Ok, ok. Va bene... Non è successo granché in realtà. Mi ha solo dato un piccolo bacio sulle labbra. Non un vero bacio, un bacio a stampo.» Sorrido, e Ben si porta la mano alla bocca per lo stupore.

«E tu che hai fatto?» Trascina la sedia un po' più vicina alla mia e mi guarda, pronto a sapere tutto.

«Io? Ehm... Io sono... rimasta impalata come una cretina.» Sospira esasperato e scuote la testa. «Mi ha presa alla sprovvista... Mia sorella sarebbe tornata da un momento all'altro, e voi eravate a pochi metri. Che avrei dovuto fare?»

<<E me lo chiedi? Avresti potuto, per esempio, divorarlo e avventartici sopra come se fosse una dolcissima e buonissima torta!» Si lecca le labbra e mi sorride malizioso, prima di guardarmi in maniera severa e con un sopracciglio alzato. «Sei un caso disperato, Ali.» Ha ragione, lo sono. «Comunque, da quello che so, l'ex di Liam non si è ancora arresa con lui... Quindi stai attenta.» Continua, e da un morso al suo panino mega farcito facendo colare un po' di ketchup sul tavolo.

«In che senso?» Domando, incuriosita, prendendo un tovagliolo per pulire il ketchup.

«Nel senso che lei è ancora innamorata di lui, lo sanno tutti in ospedale.» Alzo un sopracciglio, leggermente confusa. «Lei anche lavora qui, è una radiologa.»

Deglutisco la mia insalata e bevo un sorso d'acqua dalla mia bottiglietta d'acqua.

«E lui?»

Alza le spalle. «So che c'è stato parecchio tira e molla tra loro, ma non so bene quali siano le sue intenzioni. Però so che sono stati insieme per cinque anni, e per due hanno anche convissuto. Per quello, ti dico di fare attenzione. Anche se Liam è un bravo ragazzo.» Bene, la situazione tra Liam e me sembrava fin troppo semplice, in effetti. Nessun problema, nessun dramma. Solo due giovani ragazzi che si incontrano, si piacciono ed escono insieme. E invece, ecco che arriva il primo problema. Perché nella mia vita amorosa, nulla è mai semplice? 

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