Parte 41
*SKIP TIME*
4 ANNI DOPO - 21 Giugno
Hinata's POV
Il primo giorno d'estate mi accoglie con una calda aura di serenità.
Gli alberi sono verdi e scintillanti, sotto raggi solari miti, e hanno riacquistato forza e vigore dopo la fredda primavera di quest'anno. Le loro chiome lasciano filtrare flebili fasci luminosi, che permettono la danza, sul terreno, di ombre e luci del mondo sopra la nostra testa.
Gli animali godono la calda giornata, ringraziando con cinguettii e fruscii vari, mentre saltano da un ramo all'altro o semplicemente si nascondono nella rigogliosa flora del posto.
Posso sentire il rumore del ruscello, scorrere inarrestabile, sotto i miei piedi, mentre attraverso il traballante ponticello di legno.
L'aria è carica del classico odore pungente dell'incenso acceso.
Non venivo in questo luogo da un po'.
Non ero ancora pronto per venire a parlarti.
Spero tu possa perdonarmi, per essermi fatto attendere così a lungo.
Sono successe tantissime cose e stavo cercando di mettere in ordine i miei pensieri e le mie emozioni, prima di farti visita.
Ricordo bene quando mi dicevi di "mettere un punto".
Forse ho atteso tutto questo tempo proprio perché era necessario che io, dentro di me, mettessi un punto a diverse cose.
È stato un'anno incredibile, difficile e molto intenso.
Non vedo l'ora di parlartene, di raccontarti tutti i dettagli, come ero solito fare.
Non ricordavo ci fosse così tanta gente, qui, per un giorno qualsiasi, di un anno qualsiasi.
Oggi è il mio compleanno.
Ma sono certo che non debba ricordartelo, sono sicuro che tu lo sappia.
-Da quanto tempo...- sussurro.
Dovrei essere io quello che riceve dei fiori oggi, ed invece eccomi qua a sistemarli, accuratamente, per te.
*FINE SKIP TIME*
4 ANNI PRIMA - Settembre
Hinata's POV
Dopo una nottata passata in bianco, con la testa sotto il cuscino, il mattino che mi attende è ancora più grigio, della notte appena trascorsa.
La pioggia continua a cadere, senza sosta.
Mi alzo con difficoltà, ogni fibra del mio essere grida pietà e supplica a riposo.
Il mio solito mal di testa mi da il buongiorno.
Nonostante vorrei restare qua sotto, senza vedere il mondo esterno, mi tiro in piedi: mancano 9 giorni al torneo primaverile e non posso saltare neanche un allenamento.
Ho provato a richiamare Miwa forse 100 volte.
Nessuno di questi miei, disperati, tentativi ha avuto un esito positivo.
Cerco di scacciare la sensazione di afflizione che ho dentro, per non aver avuta una risposta ieri sera.
La colazione di questa mattina è molto silenziosa.
La mamma prova a parlarmi e Natsu mi tempesta di domande su dove io sia stato.
-Mi sei mancato fratellone... non andare più via!- dice con un accenno di pianto.
La guardo teneramente, con occhi stanchi.
-Adesso sono qui però.- rispondo, terminando la mia colazione.
Lei saltella per la cucina, felicissima.
Sono qui, ma vorrei essere altrove.
Sono qui con il corpo, questo molliccio corpo che ormai non risponde più alla mia volontà; ma con la mente e con il cuore sono ancora a Tokyo.
Ingenuamente credevo che stare in campo senza poter parlare o toccare Kageyama fosse infelice e crudele.
Mi sono ricreduto, in seguito, su quanto fosse irrefrenabile la voglia, di stare in campo con lui, senza toccarlo o guardalo troppo.
Ancora una volta mi trovo a smentire me stesso:
Non esiste dolore più grande di stare in campo senza di lui.
Non poterlo vedere, non poter sentire la sua voce è un tormento per il mio animo, senza fine.
Il tragitto verso casa, da quando lui non c'è, sembra più lungo.
Il campo della palestra, sembra più grande.
La nostra classe, sembra più vuota.
Ed io sembro, poiché sono, sempre più triste.
Non so se impazzirò prima del tuo ritorno.
Non so se impazzirò perché tu non ritornerai.
La scommessa con me stesso è ancora aperta.
Oggi ci alleneremo dopo le lezioni, ma da domani inizieremo anche prima.
Sono carico, anche se non si direbbe, pronto a dare tutto me stesso per questo torneo.
Mi sento estremamente sotto pressione ma so anche che è necessario per non deludere le tue aspettative.
Ti ho promesso una vittoria e sarà quella che porteremo a casa.
Nessuno ci crede moltissimo, in verità, poiché era ovvio che tu fossi uno dei pilastri della squadra; senza nulla togliere a Suga-San.
Per quanto lui possa impegnarsi, non è paragonabile al tuo genio.
Forse un tempo avrei preferito mordermi la lingua piuttosto che ammettere la tua bravura nonché superiorità in campo, oggi lo dico a cuor leggero, poiché ne sono estremamente consapevole.
La mia opinione di te, durante questo tempo trascorso assieme, è davvero cambiata molto.
Non nascondo che ti ho invidiato tantissimo.
Non nascondo che ero geloso di te e della tua bravura sfacciata.
Mi sono impegnato così tanto, nel volerti superare, che sono finito ad innamorarmi, perdutamente di te.
Se qualcuno me lo avesse detto a quel tempo, credo che sarei svenuto dalle risate, per quanto trovassi assurda questa cosa.
Adesso invece non esiste altro sentimento per descrivere quello che provo per te, se non: amore.
Mi ritrovo a pensare, mentre vado in bici con l'impermeabile, al significato della parola amore.
Ripenso a quello che ho scritto nel saggio e ripenso a come siano cambiate le cose da quel momento.
" Per me l'amore è qualcosa alla quale ancora non ho dato forma.
A volte assume il colore dei tuoi occhi.
A volte le sfumature dei tuoi capelli.
A volte il battito del tuo cuore.
Credevo di sapere cosa fosse l'amore, credevo fosse la spasmodica ricerca di qualcosa di appagante.
Poi però ho iniziato a pensare che ci potesse essere un'altro significato.
Per quanto mi sforzassi di distogliere lo sguardo, era sempre la tua ombra quella che si proiettava sotto i miei piedi, spaventandomi.
Per quanto cercassi di vedere oltre, c'era sempre la tua schiena davanti a me, limitandomi.
Ho provato a voltarmi indietro, per cambiare strada e per non vedere.
Ma più indietreggiavo più l'idea che tu fossi irraggiungibile mi torturava.
Allora ho fatto un salto.
Ho allungato una mano.
Credevo sarei precipitato, invece ti ho afferrato.
Ho trovato la fonte di quelle ombre che non erano più spaventose, ma bisognose di attenzioni.
Ho toccato la tua schiena che non mi stava isolando, mi stava proteggendo.
Avevo l'amore tra le mani e non me rendevo conto.
L'amore è vedere:
Vedere chi sta accanto e ringraziarlo per il suo tempo trascorso insieme a noi.
L'amore è sentire:
Tra mille rumori, il suono della tua voce.
L'amore sono tutti e 5 i miei sensi, che si fondono assieme, quando tu mi baci."
Se potessi correggere i miei pensieri adesso direi che l'amore è supplizio e tormento.
L'amore è ciò che mi ha portato a provare la più dolorosa sofferenza di questo mondo.
L'amore è la crudeltà che ti ha imposto questa solitudine.
L'amore è il mio salto di fede, che ti ha spinto nell'abisso al posto mio.
L'amore ti dà speranza e poi ti lascia assetato di tempo.
Se solo ne avessi avuto in più...
Contrariamente a quanto pensassi questa mattina, l'allenamento della giornata si è rivelato abbastanza fruttuoso.
Suga-San si sta impegnando perdendo il sonno, per cercare di avvicinarsi alla tua tecnica.
Tutti si stanno impegnando moltissimo per cercare di trovare una soluzione alla tua assenza.
Io stesso sono senza fiato.
Non mi sono tirato indietro davanti a nulla, ho provato davvero ad andare fino in fondo con ogni possibilità aperta dal gioco dei miei compagni.
Daichi come sempre ringrazia tutti, battendo le mani.
Il Coach Ukai, al quale Daichi disse solamente che Kageyama non ci sarebbe stato, si congratula con noi, spiegandoci l'importanza di dare il massimo adesso che l'alzatore era Sugawara.
La pressione sul povero Suga-San deve essere tremenda.
Confrontarsi con il mostro di bravura quale sei, tornare ad alzare per tutti, cercando di eguagliare il tuo livello, non deve essere per nulla semplice.
È impossibile non mettervi a confronto.
Ed è impossibile per Sugawara non sentirsi intimorito.
Mentre usciamo dallo spogliatoio mi avvicino a lui.
-Ottimo lavoro Suga-San. Sei stato bravissimo.- gli dico, mentre lui rallenta il passo.
Inizia a sfregiarsi nervosamente una mano dietro la testa.
-Grazie Hinata... io ci sto provando!-
"Ci stiamo provando tutti a far funzionare la squadra senza Kageyama. Ma tu stai facendo un lavoro superbo."
-Sai, non credevo che al mio terzo anno, dopo aver visto come giocava Kageyama, che sarei sceso in campo nuovamente così tanto.- inizia lui.
-Sono felicissimo ovviamente, ma non avrei voluto prendere il suo posto così. Reggere il confronto è.... spaventoso.-
-Già, ma sono sicuro che, tra qualche sbuffo e qualche predica, anche lui si congratulerebbe con il tuo lavoro.- gli dico, sorridendo.
-Probabilmente...-
Ridiamo assieme per un po'.
Sembra passata una vita da quando mi sono concesso una risata di cuore assieme a qualcuno dei miei amici.
-Grazie Suga-San, ne avevo davvero bisogno.-
Suga mi sorride, strizzando gli occhi.
Ci infiliamo i cappucci dei nostri impermeabili avviandoci verso il cancello della scuola.
-Quando vuoi Hinata, puoi parlare con me quando vuoi.- dice.
Annuisco, sapendo di poter davvero contare su un amico come lui.
È triste rendersene conto solo in questo momento.
Avrei dovuto prestare più attenzione anche a lui, per capire come tenesse ad ognuno di noi della squadra.
"Voglio recuperare, Suga-San, per imparare ad essere anch'io un buon amico per te."
-Devo ancora restituirti i...- prendo parola dopo un breve silenzio tra di noi.
Mi blocca, con un gesto rapido della mano.
-Vinciamo questo torneo e siamo pari. Adesso va, casa tua è molto più lontana della mia.-
Mi da una pacca sulla spalla e si incammina nella direzione opposta della mia.
Lo saluto con la mano, fino a quando non lo vedo sparire nelle ombre notturne.
Pedalare sotto la pioggia non è propriamente rilassante.
L'acqua mi sbatte contro il viso, appannandomi la vista; faccio appello a tutte le mie forze per non sbandare sulla strada nel momento in cui passa qualche automobile.
Questa sera sono da solo in casa, la mamma ha portato Natsu al compleanno di una sua compagna di scuola.
Essere immerso in questo silenzio mi rende ancora più inquieto, poiché mi porta automaticamente a sbattere la testa contro il mio punto fisso: Kageyama.
Riprovo ancora una volta a chiamare il telefono di Miwa, partendo già deluso.
Non mi sorprendo infatti di continuare a non ricevere risposta.
Sono esattamente 24h che risulta irraggiungibile eppure, trattandosi di Tokyo, non dovrebbe avere alcun tipo di problema di ricezione.
"Questo vuol dire solo una cosa, sarà meglio che tu lo capisca e lo accetti il prima possibile"
"Dentro di te, conosci già la risposta, solo che non vuoi rassegnarti."
Nuovamente quell'insidiosa voce della parte peggiore della mia coscienza.
Scuoto con forza la testa, mentre mi dirigo in bagno per far annegare le mie preoccupazioni e i miei pensieri, in un lungo, consolante bagno caldo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top