Parte 33
QUELLA SERA: Ore 18.
Hinata's POV
L'allenamento in palestra si è appena concluso, Daichi sta ringraziando tutti per l'ottimo lavoro svolto.
Batto le mani assieme agli altri, mentre mi trascino ad aiutare Suga-San con la rete.
I ragazzi chiacchierano, animatamente come al solito.
Mancano solo 12 giorni al torneo primaverile e sono tutti molto tesi e preoccupati.
Nessuno osa dire una parola su di te, nessuno ti nomina in campo.
Come per esorcizzare il cattivo presagio che non ci sarai, nessuno parla di te.
Nessuno dice niente.
Nessuno lascia trasparire niente.
Questa cosa mi fa ancora più male perché è come se non fossi mai esistito in questa palestra.
Se nessuno parla di te, se nessuno indossa il tuo numero è come se tu non ci fossi mai stato.
Il tuo armadietto è chiuso.
Il tuo solito posto sulla panca dello spogliatoio è vuoto.
Lo guardo, con tristezza, mentre mi cambio.
Sento le voci degli altri ragazzi dire di uscire assieme questa sera.
È la prima volta che qualcuno propone di far qualcosa insieme dopo la palestra.
Qualcosa che non fosse strettamente collegata alla pallavolo.
Sembrano tutti molto eccitati all'idea di andare al Karaoke.
In particolar modo le ragazze.
-Hinata, vieni con noi?- mi ingaggia Suga-San, mettendomi una mano sulla spalla per richiamare la mia attenzione.
-Ah no, io ho da fare.- rispondo.
-HINATA NON SE NE PARLA.- l'irruenta voce di Tanaka sovrasta i miei pensieri.
Lui e Nishinoya mi prendono sotto braccio da entrambi i lati e iniziano a strapazzarmi.
-Tu devi dire chi canta meglio tra me e Noya-San. TU TIFERAI IL TUO SENPAI PREFERITO NON È VERO?- inizia Tanaka-San.
-NON ESSERE RIDICOLO PELATO. L'UGOLA D'ORO È LA MIA.- riprende Noya-San.
Nel mentre la faccia preoccupata di Asahi tenta di liberarmi dalla loro stretta infernale.
Dovrebbe essere una scena abbastanza comica, mi fa sorridere, anche se dentro di me non ne ho nessuna voglia.
Alla fine acconsento, non che avessi molte possibilità di rifiutare.
Aspettando solo la chiamata di Nio-San.
"Magari, qualora dovesse dirmi qualcosa di spiacevole, essere insieme a Suga-San potrebbe essere un bene."
Il locale, al quale siamo diretti, si trova vicino un pub appena aperto.
Ampie vetrate permettono di vedere all'interno, luci calde e soffuse irradiano la superficie del posto, ben organizzato.
Posso vedere diversi tipi di tavoli all'interno, tra cui dei divanetti che sembrano abbastanza comodi.
Il karaoke in questione è un luogo molto stretto, dislocato in piccole salette su 3 piani.
Ci dividiamo in 2 gruppi:
Mi ritrovo seduto attorno ad un tavolo con
Suga-San, Tanaka-San, Nishinoya-San, Tsukki e Yamaguchi-San.
Tsukishima, stranamente, si trova con noi solo perché aveva voglia di riprendere i momenti imbarazzanti che questo karaoke avrebbe sicuramente regalato.
Un grande schermo si trova sulla parete opposta alla finestra.
Il panorama dal terzo piano, dove ci troviamo noi, è davvero bellissimo.
Si riesce anche a vedere il pub davanti al quale siamo passati poco fa.
Gli altri ordinano diversi stuzzichini mentre si accomodano.
Suga-San non perde tempo e viene subito a sedersi vicino a me, assieme a Noya-San.
La rivalità tra i miei due Senpai esce subito fuori, i quali ingaggiano una sfida all'ultimo fiato, su diverse sigle anime.
"Chissà cosa direbbe Nio-San di questo arrangiamento musicale. Chissà cosa direbbe sul loro modo di usare il diaframma."
La serata procede tranquilla, il peso sul mio cuore si alleggerisce un po', restando in compagnia degli altri.
Ciò non toglie che non smetto neanche un secondo di pensare a te.
Vorrei solo che fossi qui.
Guardo incessantemente l'ora, sono le 20:03.
"Nio-San non ha ancora chiamato."
Mi scuso con gli altri e mi allontano per andare in bagno.
I bagni su questo piano sono in fondo, molto vicini alle scale.
Sia quelli maschili che femminili.
Con lo sguardo basso, tengo in mano il telefono, guardando la conversazione con Nio-San, in attesa di un suo qualsiasi cenno.
Inaspettatamente qualcuno, di altrettanto distratto come me, finisce per venirmi addosso, sbattendomi la porta del bagno in faccia.
-Oddio scusa... io...-
Una voce femminile, decisamente turbata, si scusa per l'accaduto.
Sento un fiotto caldo di sangue colarmi dal naso.
Il sapore metallico mi entra in bocca e la impregna completamente.
-Non stavo guardando, è colpa mia...- faccio per alzarmi, incontrando finalmente lo sguardo della persona che mi aveva colpito in pieno.
Il mio cuore fece un crack.
L'aria nei miei polmoni uscì totalmente, senza più rientrarvi, lasciandomi soffocante.
Era come guardarmi allo specchio.
Come se in realtà mi fossi tirato una porta in faccia da solo.
-Hinata...- disse la voce di lei, strozzandosi in un sussurro.
Hirose mi porge una mano, aiutandomi al alzarmi.
Resto imbambolato davanti a lei, senza dirle nulla.
Il suo viso diventa rosso per l'imbarazzo.
"Non posso... non adesso."
-Hinata, mi spiace, tutto bene?- dice lei, porgendomi un fazzoletto per il mio naso sanguinante.
-Si, tranquilla. È stata colpa mia...- rifiuto il suo fazzoletto e prendo ad asciugarmi il naso con il dorso della mano.
Lei sembra risentirsi di questa cosa, ma non mi dice nulla.
Deglutisco.
Non posso continuare a nascondermi.
Sto evitando questa persona da così a lungo che adesso, era inevitabile che mi colpisse in pieno viso.
Ho così disperatamente cercato di ignorarla, e di ignorare quello che le avevo fatto, che il destino adesso mi ha reso il favore con tutti gli interessi.
"Credo di meritarla sul serio una porta in faccia da parte tua, Hirose."
-Hirose... io...-
Non ho davvero idea da dove iniziare.
Ho immaginato questo discorso così tante volte da averne perso il conto.
Tutte le volte però, io ero felice e lei era distrutta,
Io ti avevo vicino, mentre lei ti osservava da lontano.
"Siamo uguali adesso Hirose."
-Mi dispiace, Hirose.
Non ho avuto il coraggio di parlarti fino ad oggi, che per caso non mi sei capitata davanti.
Ho rimandato questo momento all'infinito, perché ne ero terrorizzato.-
Inizio a dirle, mentre sento le gambe iniziare a tremarmi.
Hirose mi guarda, in silenzio, sostenendo il mio sguardo.
-Io... io ti ho ferita e non mi sono neanche preoccupato di ...-
Mi blocco quando vedo che lei inizia a piangere.
Mi mette una mano sulla guancia e mi sorride, tra le lacrime più amare che potesse versare.
-È tutto ok, Hinata. C'ho provato ad odiarti, ma non ci sono riuscita. Ho provato a credere alle parole che mi dicesti nel parco, " lui è innamorato di te, deve solo capirlo."-
-Solo qualche giorno dopo ho capito che quelle erano parole che tu stavi dicendo a te stesso. L'ho capito dal modo in cui ha guardato la tua foto.
Non ha mai avuto quello sguardo per me e io volevo... tantissimo che lui mi guardasse in quel modo.
Ma non poteva farlo.
Sono stata gelosa di te e mi sono chiesta molte volte il perché, che cosa avessi di diverso.-
-La risposta era semplicemente che lui era innamorato di te nonostante io fossi innamorata di lui.
Non ci sono altri perché.
Doveva andare così.
Non potevo mettermi in mezzo tra di voi, avrei dovuto immaginarlo da quella partita.-
Hirose prese a singhiozzare più forte.
La strinsi a me, abbracciandola e lasciandola sfogare sulla mia spalla.
"Forse non dovrei, ma non riesco a restare impassibile davanti la tua sofferenza.
I tuoi pensieri sono stati i miei.
Le tue lacrime sono state anche le mie.
Ti torno il favore, di averle accolte quella sera, Hirose."
-Io l'ho amato sul serio e non mi pento.-
mi disse mentre la sua schiena sussultava per i singhiozzi.
-Ma tu... tu eri destinato a lui. E anche se te lo sto dicendo piangendo, sono felice.
Sono felice che lui abbia trovato pace in te.
E sono felice che tu abbia trovato il modo di accendere la sua luce, perché quando era con me lui era terribilmente spento.-
Le lacrime iniziano a scorrere anche lungo le mie guance.
Non ne avrei nessun diritto, ma non mi oppongo alla loro volontà.
Per tutto questo tempo ti ho lasciato tenere dentro questo dolore, senza mai darti l'opportunità di buttarlo fuori.
Ti ho lasciata soffrire da sola e tu adesso, mi rivolgi comunque parole gentili e di conforto.
Davanti a te mi sento davvero minuscolo.
Davanti a te mi sento indegno e colpevole.
I tuoi sentimenti erano sinceri così come il tuo cuore.
Se avessi potuto scegliere qualcun altro, io non te lo avrei di certo portato via, perché con una come te accanto, sono certo che sarebbe stato felice.
Lui ha scelto me ed io ho scelto lui.
Non ci sono mai state altre opzioni.
Non ho mai avuto altri desideri.
Hirose si stacca dal mio abbraccio, stropicciandosi gli occhi.
Mi guarda e mi sorride, dolcemente.
Credo che le cose tra di noi possano considerarsi chiarite.
-Scusami se ho pianto... tu adesso devi star molto peggio di me.-
Mi dice all'improvviso.
Il mio cuore cede sotto il peso di quelle parole.
Non faccio neanche in tempo a chiedermi il perché, mi stesse dicendo quelle cose che in quell'istante un messaggio vibrò nella mia tasca.
Mi affretto a scusarmi da Hirose e prendo, tremante, il mio telefono:
Mofuru Nio
"Non c'era nessuno in casa."
Mi sento stringere il petto da una forza invisibile.
"Dove sei finito?"
Hirose si avvicina nuovamente a me, molto più cauta di prima, capisco che si sente confusa per un momento, dopodiché realizza.
I suoi movimenti sono lenti e moderati.
Posso leggere nei suoi occhi, così simili ai miei, una vera preoccupazione in questo momento.
-Hinata, forse è meglio se ti siedi.-
Inizia a dirmi, con il labbro inferiore che le sussulta.
Si da un morso, sperando che io non abbia colto quel tremolio.
La mia testa si spegne.
Il mio cuore smette di battere.
Mi sento solo risucchiare da un vortice oscuro.
Mi sento sprofondare in un abisso inesplorato e ostile.
Respiro a fatica, mentre Hirose mi aiuta a sedermi a terra, mi prende saldamente le mani tra le sue e mi guarda negli occhi.
Le mie pupille, riflesse nelle sue, sono ridotte a fessure per l'angoscia.
"Avevi detto a domani... avevi detto... domani."
Mi sento svenire, non ho più sensibilità nei miei polpastrelli che vengono, violentemente, scossi da tremori incontenibili.
La presa sulle mie mani, di Hirose si fa più salda.
Respira lentamente, cercando di non far trasparire il suo stato d'animo.
Mi incita a restare calmo ma io mi sento morire.
E se dovessi morire ora, non saprei neanche che cosa ti è successo in questi 19 giorni, in cui sei sparito nel nulla.
-Hinata... io so dov'è.-
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