Parte 3

Hinata's POV
La giornata era quasi al termine, tutto era andato come al solito. Non era successo nulla di particolare tranne per Kageyama,  che era più silenzioso del solito.
Lo guardavo spesso di sottecchi in classe e lui stava sempre lì, con il capo chino, a guardarsi le mani sotto banco.
Non che ci fosse molto di diverso dal solito Kageyama. Sentivo ci fosse qualcosa, anche se non sapevo spiegarmi cosa.
Volevo solo sapere cosa gli stesse passando per la testa, ma avevo timore della sua reazione.
Non mi parlava spesso di altro che non fosse la pallavolo, non mi rivolgeva mai uno sguardo se non fosse per quando eravamo in campo.
Lui era fatto così e... a me stava bene.
Sospiro.
Tra poco saremmo andati agli allenamenti e lui in palestra si sarebbe sicuramente sciolto.

Per la strada verso lo spogliatoio incontriamo anche Tanaka-Senpai e Noya-Senpai.
Vado loro incontro lasciando Kageyama indietro,
"Adesso mi supererà sicuramente correndo, devo tenermi pronto 1...2 ..... cosa?"
Continuava a camminare a passo lento, tenendosi la tracolla della borsa e guardando a terra.
-HINATAAAA- tuonò Tanaka
Mi passa un braccio sulle spalle e inizia a guidarmi verso la palestra.

L'allenamento fu impeccabile.
Kageyama continuava ad alzare palle perfette per tutti, nel più completo silenzio. Non aveva nulla da dirci, non aveva nulla da chiederci.
Faceva il suo e stop.
Stava tornando ad essere il Re dispotico del campo? No, non era questo.
-Tsukki... ehi! Tsukki!- chiamai a bassa voce
Lo spilungone si voltò seccato verso di me
- Kageyama non... non ti sembra un po' strano? -
-No. È esattamente come ogni giorno- rispose seccato
" Ma non riesci a vederlo? Non ti accorgi di come sia silenzioso e chiuso in se stesso?"

- Suga-San.. posso chiederti una cosa?-
-Certo Hinata, seguimi nello spogliatoio, non posso attardarmi oggi- rispose con un sorriso.
Prima di uscire per seguire Suga-San lanciai un'altra occhiata a Kageyama. Era da solo, seduto su una panca a bere dalla borraccia.
Mi sembrò una scena tristissima.
Tanaka e Nishinoya avevano accerchiato Kyoko-San.
Yamaguchi e Tsukki stavano raccogliendo i palloni mentre Daichi e Asahi raccoglievano la rete. Erano tutti impegnati, assieme a qualcun altro nel far qualcosa.
Tutti tranne lui.
- Allora Hinata..- la voce gentile ed affannata di Suga mi riportò alla realtà.
-Suga... cos'è l'amore?-

Le parole mi uscirono di bocca senza rifletterci. Come un fiume in piena senza possibilità di esser contenuto. Il flusso della mia coscienza aveva preso il sopravvento sulla mia razionalità. Non ero stato capace di contenermi, come al mio solito, ho lasciato che quello che più profondamente pensassi uscisse allo scoperto.
Non sapevo che reazione aspettarmi, non sapevo se effettivamente Suga-San conoscesse una risposta.
Gli occhi di Suga scintillarono per un brevissimo istante.

-Bhe l'amore PER ME, è ciò che mi fa dimenticare di avere l'orologio al polso. Se non penso a quanto tempo ho trascorso con quella persona allora vuol dire che sono in buona compagnia- rispose mentre iniziava a cambiarsi.
- Come quando io e Kageyama ci attardiamo a fare delle schiacciate?- chiesi con innocenza.
Lui sorrise.
- Si, un po' come quando voi due non vi rendete conto di che ore sono.-

"La risposta era davvero la pallavolo allora! Lo sapevo, è troppo importante per me per non essere questo l'amore!"

- Vuoi sapere dell'altro?- 
Ci pensai un po'.
- Che devi fare oggi per non avere molto tempo?-
- Mi vedo con quella persona che mi fa dimenticare l'orologio-  rispose.
" Per Suga la pallavolo non basta a fargli dimenticare lo scorrere del tempo? Eppure credevo che per tutti nella squadra non ci fosse altro che questo. Insomma, puoi trovare il tempo di fare altro quando hai già un amore così grande a cui badare?"
-Capisco-
Suga rise per un po', scompigliandomi i capelli
- La troverai anche tu questa persona, non preoccuparti- uscì dallo spogliatoio lasciandomi confuso.

"Ho davvero bisogno di una persona?
Non credo, la famiglia mi basta.
La pallavolo mi basta.
In soli due giorni in cui ho riflettuto sul significato del saggio, mi è venuto un gran mal di testa. L'amore non dovrebbe farti venire il mal di testa.
E infatti la pallavolo non mi fa venire il mal di testa.
Quel Bakeyama mi fa venire mal di testa quando è fuori dal campo, perché fa di tutto pur di vincere contro di me. Stupido Kageyama..."

Gli altri entrarono, Kageyama compreso, ed iniziarono a cambiarsi.

Decisi di aspettare Kageyama al cancello, con l'idea di mettermi a correre non appena avesse varcato la soglia.
Eccolo in lontananza.
Con lo sguardo basso.
Il mio cuore per qualche motivo fece un tonfo.
Sento improvvisamente una stretta alla gola, che non mi lasciava respirare.
"Cosa mi succede?!"
Mi inginocchio portandomi per istinto le mani al petto.
In meno di qualche secondo lui era lì, accovacciato vicino a me. La sua mano calda era sulla mia schiena, che all'improvviso mi sembrava gelida e rigida.

- Che ti succede?- disse
Il cuore andava ad una velocità assurda, così forte da farmi male.
Le gambe mi tremavano.
Alzo lo sguardo.
I suoi occhi chiari risplendevano alla luce dei lampioni che illuminavano l'ingresso della scuola.
Erano lucidi, caldi e vivi.
Non erano i soliti occhi spenti che aveva avuto durante tutta la giornata.
Era preoccupato per me ?
Lentamente mi aiuta a mettermi a sedere, mentre con una mano fa cenno a Daichi che stava arrivando in quel momento.
- Cosa succede?- la sua voce tuonò preoccupata
- Io non lo so, l'ho visto cadere davanti al cancello e sono corso qui-

Tu mi hai visto.. ? Tu mi vedi? Non sono sempre stato trasparente per te al di fuori del campo?

Continuavo a guardarlo, dal basso.
La sua mascella si muoveva ritmicamente mentre parlava con il Capitano. Non riuscivo a sentire che cosa si stessero dicendo.
La sua mano era ancora poggiata sulle mie ginocchia, come per tenermi fermo, mentre con l'altra gesticolava impaziente.
Potevo vedere il profilo del suo naso appuntito, le narici allargarsi e restringersi ritmicamente.
Potevo vedere le sue labbra sottili aprirsi e chiudersi mentre parlava.
Potevo vedere in che modo i suoi capelli scendevano sulla sua fronte.

"Sono così dritti"

Ogni muscolo del suo viso era contratto. Non avevo mai visto questa espressione sul suo volto, non che abbia molte espressioni il suo volto.
Ne aveva solo due a dire il vero: quando era normale e quando era arrabbiato.

"È questa la faccia che fai quando sei preoccupato?"

Un forte fischio interrompe i miei pensieri.
La testa faceva male, molto.
Altre figure si stavano avvicinando, forse gli altri appena usciti dallo spogliatoio.
Non avverto più niente se non il tepore della sua mano.

" Mi sto addormentando ... sono solo stanco"

Fu il mio ultimo pensiero lucido prima di vedere tutto nero.

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