Parte 27
UNA SETTIMANA DOPO
Kageyama's POV
Anche oggi piove.
Da circa una settimana che non si riesce più a vedere il colore chiaro nel cielo.
Grigi e carichi nuvoloni attendono di scaricarsi, ogni giorno, rendendo cupe e monotone le giornate.
Il mio umore va un po' come il meteo.
Mi sento cupo e triste, la maggior parte del tempo.
Gli unici momenti in cui mi sento rilassato è quando sono assieme a quel nanerottolo.
È impossibile non restare vittima del suo contagioso buonumore e del suo sorriso.
Nonostante il tempo sia così grigio, lui riesce a rischiarare le mie preoccupazioni.
Mi basta sentire la sua voce allegra per sentirmi appagato.
Da quando abbiamo varcato quella soglia, che si trova tra l'amicizia e quel qualcosa in più , le cose tra di noi sono una nuova scoperta, ogni giorno.
Oserei dire che vanno a gonfie vele.
Gli allenamenti non sono mai stati così produttivi.
Io non mi sono mai sentito così motivato e carico ed Hinata non è mai stato così energico.
L'intesa tra di noi è aumentata esponenzialmente.
Se ne sono accorti anche gli altri, i quali non fanno altro che congratularsi con noi per aver seppellito la vecchia rivalità che ci contraddistingueva.
"Finalmente siete compagni."
Già, siamo davvero compagni, poiché possiamo dire di condividere qualcosa in più che la passione per la pallavolo.
Tra tutti, credo che solo Suga-San abbia capito che cosa sia successo tra di noi.
Non oso affrontare l'argomento, per me è troppo imbarazzante.
Magari avrà parlato con lui Hinata, ma la cosa non mi riguarda.
Non credo sia il caso di parlarne apertamente con gli altri.
Sia perché non credo sia un qualcosa che possa riguardarli, sia perché temo possano non capire.
Ricevere o meno la loro approvazione non è qualcosa che importi più di tanto.
Temo che possano nascere conflitti all'interno della squadra.
Piccole gelosie che resterebbero irrisolte fino a quando non esploderebbero, ribaltando l'equilibrio che abbiamo faticosamente costruito.
"Stai alzando per lui perché state insieme."
"Hai preferito alzare per lui, nonostante io l'abbia chiamata, perché non sei più un alzatore imparziale."
"Che cosa farete nel momento in cui le vostre litigate private, arriveranno sul campo?"
"Che cosa succederebbe alla squadra qualora voi due vi lasciaste?"
In particolare l'ultima, è quella che mi spaventa di più.
Che cosa potrebbe succedere?
Riuscirei a giocare nonostante tu sia in campo?
Io credo che potrei mettere da parte la delusione ed il vuoto che mi lasceresti dentro, se decidessi di andartene.
Ma tu, tu ne saresti devastato se io decidessi di lasciarti.
Non riusciresti più a giocare, forse la squadra collasserebbe per colpa nostra.
È un fardello pesante, quello che ci portiamo sulle spalle.
Stare insieme, cercando di non farne accorgere gli altri, e dare sempre il massimo di noi stessi.
Ma c'è anche un lato divertente:
Quando i nostri sguardi si incontrano, in determinati momenti, le nostre menti semplicemente smettono di funzionare.
Poiché l'immaginazione prende il sopravvento sulla ragione.
Ed io non ti vedo più pronto a schiacciare un'alzata.
Io ti vedo completamente nudo, con la testa fra le mie cosce .
Non ti vedo più cercare di recuperare una palla che tutti danno per persa.
Io ti vedo avvinghiato a me, mentre ti masturbo.
Delle volte, quando mi avvicino e tu mi passi la borraccia, il semplice gesto di metterti una mano sulla spalla ti fa sobbalzare.
Delle volte, non fai altro che cercare i miei occhi, prima di aprire la bocca e bere e mentre lo fai, non perdi il contatto che stabilisci.
Inevitabilmente io comprendo il fluire dei tuoi pensieri.
Inevitabilmente mi fai deglutire qualcosa che non c'è e mi fai ardere, dall'interno.
Mi lasci immaginare scene travolgenti, dentro la palestra o il nostro spogliatoio, che so non potranno avvenire.
Sei tanto allegro ed angelico, quanto diabolico e provocatore.
Anche l'allenamento di oggi si è concluso.
Mi aspetti come sempre con l'ombrello fuori dallo spogliatoio.
Il tuo sorriso è raggiante anche questa sera.
Ti faccio un cenno e lentamente ci avviamo al cancello.
-Hinata, non posso tornare assieme a te oggi.- ti dico
Alzi lo sguardo confuso.
-Perché ?-
-Purtroppo ho ... un'impegno.-
-Cosa devi fare?-
Ecco il tuo solito tono indagatore.
Vorrei tanto risponderti che non sono affari tuoi, ma purtroppo sono decisamente anche affari tuoi.
Non so perché non te lo stia dicendo apertamente, forse perché infondo mi vergogno moltissimo.
Forse perché, ammettere di dover fare questa cosa ad alta voce, mi ferisce nell'orgoglio ancora di più ti quanto non abbia già fatto.
-Devo andare a cena con la mia famiglia. È meglio se ci separiamo qui...- mento, a malincuore.
Il tuo viso si fa serio e dispiaciuto allo stesso tempo.
So che cosa stai pensando: ti piacerebbe non dover nascondere questa cosa alla mia famiglia, esattamente come non la nascondiamo a tua madre.
Se la mia famiglia fosse solo lontanamente paragonabile a tua madre, non saremmo qui a parlarne.
Mi piacerebbe moltissimo non dover agire costantemente di nascosto, ma sfortunatamente questo è l'unico modo.
-Capisco, allora va bene. Puoi scrivermi più tardi, se vuoi.-
Annuisco.
Ti allontani, senza neanche lasciarmi il tuo solito bacio " dei saluti" come lo definisci tu.
Resto anche io un po' scontento per questa cosa.
Ti osservo per un po', dopodiché cambio strada.
Devo andare verso il centro città e non verso casa mia.
"Mi spiace averti mentito Hinata."
Arrivo nel luogo dell'incontro dopo 20 minuti di camminata.
Sono le 18:57.
Se la persona con cui devo incontrarmi fosse puntuale ed affidabile, non dovrei attendere oltre i 3 minuti.
Ma, conoscendola, sono sicuro che mi convenga passare questa mezz'ora all'interno del locale, magari iniziando anche ad ordinare.
Il pub è un posto accogliente, moderno e aperto da poco, per questo è poco trafficato.
Vorrei ridurre al minimo le possibilità che qualcuno ci veda insieme, un locale aperto da poco dovrebbe essere l'ideale.
Mi accomodo, lasciando il mio ombrello all'ingresso.
Le luci sono leggermente giallastre, rendendo l'ambiente molto più caldo.
È arredato alla perfezione, con diverse piante ornamentali sparse qui e la.
I tavoli sono distribuiti per tutta l'area del locale: ve ne sono alcuni di legno semplici, altri con i divanetti al posto delle classiche sedute, altri ancora sono alti con degli sgabelli.
Opto per occupare un divanetto.
Una ragazza in divisa dopo qualche secondo mi si avvicina.
Estremamente timida, mi porge un menù.
-Ecco a te... io sono Yue Tsuji e sarò la tua cameriera per stasera. Chiamami se hai bisogno.-
-Certo, grazie... avete bevande al latte?-
-Si ecco, guarda...-
Si china leggermente per indicarmi la pagina delle bevande.
-Portami questa. Grazie.-
La ragazza annota la mia comanda e si allontana.
Sono già le 19:05
Sospiro, ci sarà molto da attendere.
La mia bevanda al latte arriva, è decisamente più dolce di quel che mi aspettassi, ma è molto buona.
"Questo posto piacerebbe anche ad Hinata, ne sono sicuro. Ho visto sul menù diversi dolci che potrebbero essere di suo gradimento."
Mi soffermo a guardare fuori dalla vetrata in lontananza. Le macchine scorrono per la strada, rendendo scintillanti le goccioline di pioggia con i loro fari.
19:17
-Aaaah che fatica trovare questo posto.-
Una voce, troppo familiare per fingere di non conoscerla, si leva all'apertura della porta.
Mi porto le mani al viso, diventato paonazzo per la vergogna.
"Perchè con quella voce squillante che si ritrova sta sempre ad urlare?!?"
Si accomoda al posto di fronte al mio con un sorriso trionfate in volto.
I suoi capelli marroni sono leggermente inumiditi, porta gli occhiali da vista ed una camicia grigiastra, arrotolata fino ai gomiti.
I suoi occhi sono sogghignati e carichi di esaltazione.
"Io lo sapevo, non dovevo venire..."
-TOBIO-CHAN. Che inaspettata e piacevole sorpresa il tuo invito di stasera.
A cosa devo l'onore?!-
Vorrei cavarmi gli occhi a mani nude e lasciarli sul bancone, mentre fuggo via.
-Ti prego, Oikawa... abbassa quella cazzo di voce.- dico in un sussurro.
-Oh ma certo... è una confessione dopo tutto.
Dimmi pure i tuoi peccati.. immagino siano molti...-
Risponde abbassando il tono e sorridendo beffardo.
Yue torna al nostro tavolo, più imbarazzata di prima.
Si rivolge ad Oikawa, porgendogli un menù.
- Ecco a te... io sono Yue Tsuji, sarò la vostra cameriera per la...-
Neanche la lascia finire che subito prende la parola.
-Yue... che nome favoloso per una ragazza altrettanto deliziosa.- inizia a dire, lasciando la povera cameriera nel più completo imbarazzo.
Le sue gote prendono fuoco, mentre cerca di rimanere impassibile davanti al nostro tavolo.
-Potresti portarmi la più buona birra che avete? La migliore... grande ovviamente.-
Le fa un occhiolino.
-Ah...ah... certo...- inizia lei a balbettare.
-Grazie Yue... sono così fortunato ad averti come cameriera questa sera.-
Il disgusto si dipinge sul mio viso.
"Ma questo tizio non era fidanzato?"
Non appena la ragazza si allontana, il suo sguardo torna su di me.
-Che cosa c'è? È un reato essere attraenti ed esercitare il proprio fascino?- chiede, fingendosi non colpevole.
-Ma Iwaizumi sa che importuni le donne?-
-Iwa-Chan conosce ogni cosa di me. Ed io non le importuno. Io elargisco complimenti, perché sono magnanimo.
Vedi, se ti complimenti con la cameriera, oltre che ti porterà il cibo più in fretta, tu lei fai un favore.
Quando la poverina staccherà dopo una intensa giornata di lavoro, ripenserà ai tuoi complementi. Tornerà a casa e penserà: Quel cliente è stato così gentile! E tu le avrai migliorato la serata.-
Dice compiacendosi.
-Questa cosa, si chiama molestia sul lavoro. Se non lo sapessi è punibile legalmente.-
Rispondo, ancora più inorridito.
-Ne riparleremo quando a fine serata mi avrà lasciato il suo numero.
Ma adesso parliamo di te, piccolo Tobio-chan.-
-Io sono qui perché sono stato costretto.- sibilo.
Yue torna con la birra di Oikawa.
Ne ordino una anche io assieme a qualcosa da mangiare.
Oikawa non si esime dal riempirla di attenzioni ogni qual volta si avvicina al nostro tavolo.
Lei tutta imbarazzata, non fa che accettare di buon grado le parole che lui le rivolge.
Non so se se lo stia facendo perché davvero interessata o perché non vuole perdere il lavoro.
La nostra cena arriva.
Ha davvero un aspetto delizioso, tanto che mi sale l'acquolina in bocca.
La birra portataci da Yue si lega benissimo con la sapidità del piatto.
Mentre porto alla bocca il primo boccone Oikawa prende parola:
-Allora, hai già provato a penetrarlo?-
Sputo quel delizioso boccone ancor prima di mandarlo giù.
La mia stessa saliva mi va di traverso e inizia a stringermi la gola.
Inizio a tossire e a diventare rosso.
Lui divertito, continua a mangiare come se nulla fosse.
-Tu sei un demonio, lo sai vero?- gli dico con la voce ancora strozzata in gola.
Lui fa spallucce, sorride e prende un sorso di birra.
La discussione inizia esattamente come lui voleva: dal principio e piena di dettagli.
Parto dal raccontargli di come eravamo abituati a non sopportarci e odiarci.
Di come non mancavano le botte tra di noi ed i rimproveri, passando poi per le parole dette dopo l'incontro di Hirose, e di come ci siamo anche azzuffati.
Gli confesso di come mi sia sentito solo nei momenti in cui non ci parlavamo e di come mi sia sentito alla vista della tua foto in lacrime.
Gli racconto del festival scolastico e poi di come, naturalmente siamo finiti l'uno nelle braccia dell'altro.
Oikawa fa per asciugarsi una lacrima finta da un occhio.
In quel momento noto che porta un anello all'anulare sinistro.
Una semplice fascetta argentata avvitata al suo dito.
-Cos'è quello?- dico indicandolo.
-Questa, Tobio-Chan è una promessa.-
La sua faccia diventa seria e il suo tono di voce riflessivo.
Si sfila l'anello dal dito, lo osserva un momento con occhi scintillanti e poi me lo passa.
È caldo per essere stato avvitato alla sua mano, all'interno vi è incisa una data con delle iniziali.
H.I 09.13
13 Settembre.
Gli ripasso l'anello, lui se lo infila nuovamente e mi guarda.
-Vedi, nonostante tutto, io ho promesso tutto me stesso a Iwa-Chan.
Posso anche andare a fare lo scemo in giro, posso anche avere ammiratrici dovunque io vada.
Ma lui... lui è l'unico che conta per me.
Senza ulteriori se e senza nessun ma.
Solo lui, da quel giorno e per sempre.-
Se non sapessi che in realtà sia un depravato narcisista egocentrico, potrei anche trovarlo romantico.
Si schiarisce la voce.
-Parliamo dei dettagli più piccanti adesso, Tobio-chan, ma prima credo che entrambi abbiamo bisogno di un'altra birra.-
Oltre il bancone, lo sguardo di Yue e di un'altra sua collega, si anima immediatamente quando Oikawa le fa segno di avvicinarsi.
Vedo la ragazza sistemarsi i capelli e poi accorrere al nostro tavolo, come se non aspettasse altro da tutta la sera.
-Yue, cara, ci poteresti altre due pinte di questa birra?- dice affabile.
La ragazza, completamente rossa in viso, prende nota.
-Ah, posso chiederti un'altro favore? Sempre se non sono troppo... insistente.-
Marca per bene la parola finale e sposta per un secondo i suoi occhi su di me.
-Oh no, prego, io sono qui proprio per servirvi questa sera.- dice lei, passandosi nervosamente una mano dietro l'orecchio.
-Potresti assicurarti di riempire tu il mio boccale? Sono sicuro che venga più buona la birra, se sei tu a spillarla.-
Le pianta uno di quei suoi sguardi sexy dritto negli occhi.
La poverina perde per un attimo l'equilibrio e poi corre via con i boccali vuoti, stretti al petto.
-Fossi in lei, avrei già chiamato le autorità.- dico.
Le nostre birre arrivano, ghiacciate in tempo zero.
È proprio vero, grazie al suo fare adulatorio, non abbiamo dovuto attendere neanche un secondo più del necessario.
Prendiamo entrambi un sorso.
Io non potrei bere tecnicamente, ma evidentemente dimostro molti più anni di quelli che io in realtà abbia.
Oltre che, nessuno nel locale chiederebbe ad un tipo sfacciato come Oikawa di mostrare la carta d'identità, di conseguenza neanche a me.
Riprende nuovamente il suo discorso sulla sessualità, soffermandosi più di una volta sul "te l'avevo detto.", finché non mi pone nuovamente quella scomoda domanda:
-Allora, hai già pensato di penetrarlo?-
Forse con l'effetto dell'alcol che inizia a circolarmi nelle vene, riesco a togliermi un velo di imbarazzo e sentirmi più disinibito.
-In realtà, si. Ma non so... se sia d'accordo.- rispondo sincero.
Gli di Oikawa scintillano nuovamente di una luce malefica, attraverso le lenti dei suoi occhiali.
-Non puoi aspettare di conoscere la sua opinione in merito dopo averglielo già messo dentro. È necessario parlare di certe cose.-
-Ma ... non saprei neanche da dove iniziare.-
-È semplice: gli spieghi che ti piacerebbe andare oltre e gli chiedi se lui sia pronto.- spiega prendendo un sorso di birra.
-Qualora non lo sia?-
Oikawa si stringe nelle spalle.
-Continuerai ad usare le tue mani e la tua bocca fino a quando non ti darà il consenso.-
La sua ultima affermazione mi fa arrossire, ma non so dire se sia per via dell'ebbrezza alcolica o della vergogna.
-Qualora... lo sia, invece ?- chiedo esitante.
-Anche in questo caso è semplice: vai piano. Tobio-Chan, estremamente piano.
Prima devi prepararlo, magari usando qualche dito.-
Nuovamente mi sento strozzare dalla mia stessa saliva.
"Come fa a parlare di queste cose, in un ristorante, con tutta questa calma?"
-Vedi, all'inizio è abbastanza stretto. Devi essere molto delicato per non trasformare la goduria in tragedia.
Puoi pensare di facilitare la cosa con l'utilizzo di un lubrificante.
Ovviamente non ti sto a dire che il mandarino non debba essere costipato.-
Apro la bocca per dire qualcosa ma non riesco a formulare un pensiero di senso compiuto.
Mi sembra di aver dimenticato come si fa a parlare.
-Per questo ti dico che è necessario parlarne. Non puoi andare alla cieca, altrimenti ti ritrovi... in una situazione scomoda. - dice, prendendo un'altro sorso di birra.
-Scusa, tu come fai a sapere tutte queste cose?-
Adesso è la mia domanda a coglierlo impreparato. Vedo le sue orecchie infiammarsi leggermente per poi tornare subito ad un colorito normale.
-Perché io, oltre a stare assieme a Iwa-Chan da quasi 1 anno, sono una persona acculturata.- risponde altezzoso.
-Quindi questa è cultura adesso? Sapere come si penetra il proprio partner? - dico alzando un sopracciglio.
-Non solo, è importante sapere come si fa ma ... anche come si riceve.-
Questa conversazione è durata fin troppo.
Mi alzo di scatto dal tavolo e mi scolo la birra rimasta tutta d'un fiato.
L'alcol mi regala un capogiro appena mi alzo.
"Non sono ubriaco, non sono ubriaco. Sono solo..."
Perdo nuovamente l'equilibrio e mi sorreggo allo schienale del divanetto.
Il pavimento ondeggia sotto i miei occhi.
-Tranquillo Tobio-Chan, sei nel fiore dei tuoi anni, riuscirai senza dubbi a superare la tua prima sbornia.- dice Oikawa, mettendomi una mano sulla spalla, alzandosi di conseguenza.
Ci avviamo alla cassa, il conto è più costoso del previsto e come preventivato Oikawa tiene fede alla sua promessa di farsi offrire il tutto.
Mentre pagavo, Yue si avvicina a noi, sospinta da un'altra cameriera.
-Ecco... grazie per averci scelto, tornate da noi.-
Dice mentre porge un bigliettino a Oikawa.
Lui lo prende e se lo mette in tasca sorridendo.
-Tornerò solo quando sarò sicuro che tu sia di turno, Yue.- le fa un galante baciamano e mi guida all'uscita del locale.
Per fortuna ha smesso di piovere, così posso tornare a casa senza preoccuparmi di come fare per restare asciutto.
-Tobio-Chan, è stato un piacere. E come vedi... questo bigliettino viene a casa con me. Il bene trionfa sempre Tobio-Chan, non dimenticarlo.-
Dice estraendo il bigliettino dalla tasca.
"Davvero quella povera ragazza ha deciso di lasciare il proprio numero ad uno del genere?"
Ci salutiamo lì davanti.
Sono le 22:36.
I miei genitori sanno che sono ancora in palestra per una riunione straordinaria del team, in vista del torneo primaverile.
"Non ho nessuna voglia di tornare a casa"
Penso, mentre mi incammino.
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