Parte 21

Kageyama's POV

Eccolo qui, tra le mie braccia.
È così piccolo che riesco a stringerlo completamente anche con un solo braccio.

Da tanto vicino è così indifeso e fragile.

Stava avvampando con il viso e si stava sforzando di risultare minaccioso, sgolandosi.
Eppure adesso eccolo qui, stretto nel mio abbraccio, privo di ogni forza e di ogni difesa.

Un semplice gesto, così semplice e di poco conto, come un'abbraccio ti ha zittito.

Avrei potuto farlo in qualsiasi momento se avessi voluto.
Avrei potuto stringerti a me in davvero mille circostanze, ma non l'ho mai fatto.

Avrei potuto farlo un milione di volte ma me ne sono sempre privato.
Perché ?
Perché ho sempre rinunciato a queste piacevoli sensazioni?
Perché ho sempre detto di no, anche inconsapevolmente, ad un tuo abbraccio?

Il tuo corpo è così minuto.
Sento i tuoi muscoli attraverso il tessuto della tua maglietta, ti sento respirare all'unisono con me.

Ti stringo più forte, in questo momento non vorrei lasciarti andare per nulla al mondo.

I miei muscoli sembrano rispondere ad una strana memoria sopita dentro di me.
Mi sembra di aver atteso così tanto questo momento da non poterne fare a meno.
Ti stringo, ti avvicino a me sempre di più.

Accarezzo i tuoi capelli indomabili e stranamente arancioni.
Sono morbidi, sottili.
Scivolano tra le mie dita, per tornare in una posizione più disordinata di quella iniziale.

Come dopo un lungo sonno, adesso mi sono risvegliato e non posso saziarmi con queste poche briciole.

Mi sento pervadere da una strana euforia.
Mi sento leggero, carico, adrenalinico.
Mi sento vivo.

Mi sento ...felice.

Credevo di poter trarre felicità solo dalla pallavolo, credevo di potermi sentire soddisfatto solo ed esclusivamente in campo.
Contando sulle mie sole forze.

Invece con te, stretto tra le mie braccia, mi rendo conto di non essere mai stato più incompleto prima d'ora.

La pallavolo è un tassello, è un pezzo.

Tu sei l'intero disegno.

Il vuoto che ho sempre sentito dentro di me, quel famelico senso di solitudine assoluta, sento si sta  finalmente saturando.

Ti ho sempre avuto sotto gli occhi e non ti ho mai visto.
Non ho mai visto quello di cui eri capace.
O forse non credevo che qualcun altro potesse mai anche solo avvicinarsi al luogo dove avevo sepolto il mio cuore.

Mi inebrio del tuo profumo.
Traggo vigore dal tuo calore.

" Io credo... di aver colto il mandarino dall'albero."

Ricambi il mio abbraccio, con mani dubbiose.
Lentamente sento le tue piccole dita risalire la mia schiena.
Una scarica elettrica mi attraversa, spaccandomi in due.

" Il tuo tocco, così delicato ed inesperto..."

Ti sollevi sulle punte, cercando di colmare la differenza di altezza tra di noi.

Alzi lo sguardo.

Ne resto pietrificato.
I tuoi enormi occhi nocciola mi stanno ipnotizzando.
Sono rossi, per le lacrime che hai pianto.
Sono scintillanti di una luce che non avevo mai visto.

" È questo, dunque, l'amore?"

Sento il cuore incalzare il ritmo dei battiti.
Non riesco a dissetarmi abbastanza nel mare che i tuoi occhi rappresentano.

Vorrei di più, molto di più.
Vorrei soffocare in te, Hinata.

I tuoi chiassosi occhi non fanno altro che chiedermi:

"Davvero? Ne sei sicuro? Sei davvero sicuro?"

Davvero non riesci a leggere il SI che i miei stanno cercando di comunicarti?

Mi stai chiedendo un implicito permesso che era già accordato in partenza.

Vorrei lasciarmi andare del tutto e vorrei che tu facessi lo stesso.
Senza più timori, senza più incertezze.

Con una mano, che mi sforzo di mantenere calma, asciugo una lacrima che sta rigando il tuo volto.

Questo gesto ti fa sussultare e arrossire ancora di più.
Non riesco a pensare ad altro.
Non riesco a staccarti gli occhi di dosso.

Leggermente tiri la mia maglietta verso di te, per costringermi ad abbassarmi di più sul tuo viso.

È questo che vuoi? Qui e adesso, vuoi che sia questo il posto che ricorderemo per sempre come luogo del nostro primo bacio?

Non posso oppormi alla tua volontà.
Non credo potrò mai più oppormi a qualsiasi altra cosa che farai.

Sono stregato, ammaliato, rapito, ipnotizzato, attratto, sedotto da ogni tuo gesto.

Hai lanciato il tuo incantesimo con una perfezione tale, che non mi sono neanche accorto di esserne caduto vittima.

" Io credo nella magia, se è la tua Hinata."

Posso sentire il tuo respiro, smorzato dall'emozione che hai in corpo.
Tu riesci a percepire la mia?

Da questo momento in poi le cose cambieranno, sul serio questa volta.
Sei consapevole che varcata questa soglia non si potrà più tornare indietro, Hinata?

Sai che poi, io non potrei più essere in grado di trattenere le emozioni dentro di me?

Un implicito accordo.
Il nostro patto segreto, che siamo firmando insieme, in silenzio.

Posso vedere i tuoi occhi socchiudersi, lentamente e i miei fanno lo stesso, anche se vorrei vedere il momento in cui le nostre labbra si toccheranno.

Vorrei incidere indelebilmente il tuo viso, il giorno in cui ci siamo baciati per la prima volta, dentro di me.

Oltre la tua testa vedo il cielo tingersi di dorati e caldi colori.
Le nuvole si incendiano di rosso, creando giochi di ombre e luci sugli edifici della scuola.

" Il tramonto... il tramonto?!?"

A malincuore devo interrompere il nostro momento.

" Perdonami Hinata, lasciamo questo istante sospeso."

- Che ore sono?- la voce esce tremante dalla mia bocca.

Riesco a trasmetterti la paura che sto provando in quel momento, senza spiegarti esplicitamente credo che sei riuscito a capire.

- Sono... sono le 18:47.-

" Merda. MERDA."

- Io... devo andare.-

Mentre inizio a correre via ti vedo  allungare una mano nella mia direzione.
Posso sentire i tuoi pensieri in questo momento, posso immaginare la tua delusione.

Ma non posso, non posso proprio restare neanche un secondo di più.
Non voglio che questo giorno, questo ricordo sia rovinato da altre cose.
Non posso permettere che la purezza di quello che mi hai trasmesso oggi sia macchiata dalla corruzione degenere dei miei famigliari.

Io voglio preservare questa cosa, Hinata.
Io devo proteggerla e purtroppo devo farlo da solo.
Non puoi accompagnarmi in questa crociata, anche se so che vorresti.

Arrivo in pochissimo tempo davanti il cancello scolastico.
Con il fiato corto cerco di vedere dove fosse mia sorella, Miwa.

Poco più avanti del viale scolastico, la vedo parcheggiata, con la sua macchina scura.

So che cosa succederà adesso.
Sono pronto a subirne le conseguenze.

Respiro profondamente e mi dirigo verso la macchina.

Entro, nel silenzio più totale.

- Sei in ritardo.- dice.

Non rispondo, prendo solo la cintura di sicurezza e me la sistemo.

-Con chi eri?- chiede, iniziando a mettere in moto.

-Con Hirose.-

-Non mentire, Tobio.-

- Posso assicurarti. Con Hirose, chiedi a lei.-

Cerco di mostrarmi il più calmo possibile per non tradire il mio batticuore.

Miwa non risponde.
Non so cosa pensare, non so se la mia scusa possa reggere e se succederà qualcosa per la mia disattenzione.

" Ho perso la cognizione del tempo, non avrei dovuto."

" Hirose, ti ho lasciato lì senza darti neanche una spiegazione... ma ne avevi davvero bisogno?
Credo che, infondo, tu insistessi così tanto per il concerto proprio per questo motivo.

Meriti delle scuse come si deve, Hirose."

Il resto del tragitto prosegue nel più teso dei silenzi.

Arriviamo a casa che l'atmosfera è decisamente molto inquieta.
Ho anche scordato che questa mattina ho chiuso la porta di casa, sbattendola in faccia a mia madre.

Deglutisco pesantemente.

Apriamo la porta di casa ma stranamente vengo accolto da un piacevole stato di calma.

- Dove sono...?- mi volto verso Miwa, confuso.

- C'è stata un'emergenza in tribunale.
Sono partiti per Tokyo questo pomeriggio, resteranno lì fino a domani.-

Posso giurare di aver sentito il mio cuore fare una capriola su se stesso.
Cerco di contenere la mia felicità in quel momento, assumendo un tono neutro.

- Oh, capisco. Tu resti qui per cena?-

- Non ci tengo. Sto andando ad ubriacarmi per cercare di dimenticare di avere un fratello omosessuale.-  dice chiudendosi la porta  alle spalle.

Dovrei sentirmi offeso, dovrei sentirmi tremendamente ferito e umiliato; ma tutto ciò che sento ora è un'incontenibile senso di esultanza e compiacimento.

Mi accerto che Miwa si sia rimessa in macchina e si sia allontana, prima di precipitarmi a prendere il telefono dalla tasca.

Con le mani che reggevano a malapena la mia smania compongo il tuo numero.

H: "Kageyama?"

" HINATA DOVE TI TROVI??"

H:" Se urli non MI FAI CAPIRE NIENTE, SCEMO."

"NON CHIAMARMI SCEMO. Dove ti trovi?!"

H:"Sto tornando a casa, sai se non te ne fossi accorto mi hai piantato in asso prim..."

"HINATA, RIESCI A STAR ZITTO PER UN SOLO SECONDO?"

H:  "..."

"Vuoi venire da me?"

Ti sento trattenere il fiato.

H:" Ma... posso?"

"I miei genitori sono a Tokyo, inaspettatamente fino a domani. Miwa non è in casa."

Sento un rumore indecifrabile fuoriuscire dal telefono.
Una rocambolesca serie di frastuoni e fracassi, in mezzo ai quali sento la tua voce lamentarsi.

"Ma che stai combinando idiota?!"

H:" Tutto apposto, sono solo inciampato.
Sto bene."

La mano libera dal telefono mi si porta automaticamente agli occhi.

"Che idiota imbranato."

H:" NON RIDERE KAGEYAMA."

"Non sto ridendo, scemo. Ti sto aspettando."

H:" Allora... ok. Ti porto la borsa, l'avevi dimenticata nello spogliatoio, ma quanto puoi essere stupido?"

"Mh-mh. Va bene."

H:" Vuoi che porti anche la cena? Sai posso fermarmi al mini market e prendere qual..."

"Mi stai davvero facendo considerare l'opzione di ritirare l'invito: STUPIDO HINATA PORTA QUEL CAZZO CHE VUOI BASTA CHE ARRIVI NEL GIRO DI 10 MINUTI O GIURO CHE NON TI APRIRÒ LA PORTA."

Metto giù senza darti la possibilità di replicare.

Se non chiudo questa telefonata sono certo di perdere la mia sanità mentale.

Come fai ad essere così fastidioso ma così desiderabile allo stesso tempo?

La mia coscienza inizia a farmi sentire una strana voce, una voce petulante di un uomo altrettanto noioso e inopportuno.

Preferirei una martellata sui denti piuttosto che scriverti che avevi ragione.
Che la telefonata che mi facesti tempo fa, si sia rivelata veritiera.

Non posso scendere a compromessi così bassi con il mio orgoglio.
Non posso lasciarti gongolare su questa cosa, non ti darò mai la soddisfazione di prenderti gioco di me.

"NON POSSO FARLO. NON POSSO DIRGLIELO.
È troppo umiliante... sarebbe troppo umiliante sentirlo trionfare su di me."

Vorrei tanto ci fosse un altro modo per ringraziarti di quelle parole senza però dovermi interfacciare con te.

"Mi devi una cena, Tobio-Chan."

Stringo i pugni.

"Ma come, non ti basta il sapore dissetante della bile del mio fegato?

Non ti basta banchettare con i residui del mio pancreas, cotto dall'imbarazzo e dall'irritazione?"

Che indiscusso fastidio.

Tobio Kageyama
" Ho colto il mandarino dall'albero."

Poggio il telefono sul tavolo, guardando l'ora: sono passati 2 minuti.

Metto il silenzioso: l'ultima cosa che voglio è essere disturbato dal vibrare incessante delle tue telefonate e dei tuoi messaggi, Oikawa.

Non so cosa fare per ingannare il tempo in tua attesa.

In realtà non ho neanche bene in mente cosa fare in tua presenza, o meglio, insieme a te.

Il viso prende fuoco nel giro di qualche secondo.
Non è come quando Hirose veniva a casa mia, io ti ho invitato.
Non sono disinteressato alla tua presenza, sono estremamente coinvolto dalla situazione.

Quando lei era qui, io semplicemente passavo il mio tempo facendo le cose che preferivo.
Ogni tanto mi coglieva di sorpresa facendomi trasalire, quando mi rivolgeva la parola; poiché banalmente mi dimenticavo della sua presenza.

"Che cosa devo fare ?"

Forse è il caso che vada a cambiarmi. Ho decisamente sudato troppo per la preoccupazione avuta quest'oggi.

Prevedendo il tuo inevitabile ritardo decido di farmi una rapida doccia, per raffreddarmi un po'.

Mi cambio mettendomi comodo.

Sono passati 10 minuti.

Il tempo che ti avevo dato è scaduto, sei caduto nuovamente per strada o stai per suonare il campanello?

Non riesco a fare a meno di ridere al pensiero di te che ti affanni per essere puntuale, credendo sul serio che io possa non aprirti la porta.

Allo scoccare dell'undicesimo minuto, tu suoni il campanello.

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