Lies Never Die

Il cielo quel giorno era più sereno, il sole abbracciava e scaldava tutti indifferentemente. Londra quel giorno risplendeva.

Stefano godeva di quella vista nel giardino del palazzo. Non beveva un caffè e non aveva niente fra le mani. Ammirava semplicemente il panorama.

Dei passi si avvicinavano piano piano a lui, lenti e costanti, come se non volessero essere sentiti.

Sascha si fermò di fianco a lui, le mani dietro la schiena, gli occhi fissi sul cielo. Si voltò verso Stefano e osservò il suo profilo per qualche secondo:
"... Mi dispiace." Sussurrò con un filo di voce.

"Lo so." Affermò semplicemente il castano.

Poi fu quest'ultimo a girarsi nella sua direzione.

"Tu lo sapevi vero?" Disse con tono calmo.

Sascha annuì. Anche Stefano lo fece, ma solo per indicare un accenno alla delusione.

"Se mi tieni nascoste cose tanto importanti non immagino cos'altro hai ancora da dirmi." Puntualizzò duro.

Sascha alzò gli occhi al cielo e sospirò.

"Stefano mi aveva chiesto di non dirtelo ok? Cosa dovevo fare eh?!"

"Dirmelo comunque." Disse di getto rabbioso.

"Si certo, immagino che per te sia facile tradire la tua parola." Disse in tono acido il corvino.

"Si per te lo avrei fatto. E sarebbe stato facile." Confermò rude.

Sascha rimase senza parole. Fu in grado solo di abbassare lo sguardo per osservarsi le scarpe.

"Principe!" Una figura si avvicinava. Sembrava un uomo stanco, sudato. Come se lo avesse cercato per ore correndo.

Quando si avvicinò, Stefano notò che era il Duca di Cambridge.

Il duca lo prese per il colletto e lo strinse a sé mormorando la sua eterna gratitudine. Stefano lo strinse senza entusiasmo a causa del sudore di Giuseppe. Sascha invece nascose un sorriso vedendo la scena.

"Sapete che grazie al vostro esempio molti paesi hanno fatto la stessa cosa? Ora molte persone sono libere di amarsi senza subire discriminazioni. Grazie solo e soltanto a lei!" il Duca si catapultò su di lui ancora, questa volta incluse nell'abbraccio anche il corvino.

"Ok ok ora basta."
Disse Sascha staccandosi.

"Se avete bisogno di qualcosiasi cosa, chiamatemi!" Esclamò il duca, prima di andarsene.

"Bene." Disse il corvino. "Devo andare." Affermò andandosene senza dire nient'altro.

Camminaba disinvolto, come una star. Avrebbe voluto girarsi e mandare un bacio al castano, ma sapeva che non sarebbe stato apprezzato.

Stefano invece l'osservò mentre si allontanava, poi si accorse che era ridicolo seguirlo con lo sguardo e tornò in sé.

Mentre si gira per tornare ad ossevare il cielo scorge la casetta sull'albero e sospira. "Eh va bene." Disse alla casetta iniziando a dirigersi verso di essa. Era come se lo stesse fissando da tutto il giorno.

Sascha si recò davanti alla stanza della fidanzata, fissandola senza mai bussare. Aveva un dovere nei confronti della ragazza, un dovere che gli pesava fin dal primo momento in cui l'aveva accettato. Fortunatamente però il corvino era un bravo attore e avrebbe nascosto il suo rammarico.

Finalmente bussò alla porta e si ricompose. La ragazza aprì dopo pochi secondi e gli si gettò fra le braccia.

"Buongiorno!" Esclamò il corvino notando la felicità della fidanzata.

"Pensavo ti fosse successo qualcosa..."

Sascha sorrise e gli accarezzò il viso. "Sto bene." Rimase per qualche secondo a guardarla, spostando il suo sguardo dagli occhi alle labbra, sapendo che avrebbe dovuto baciarla. In quel momento di esitazione il corvino si ritirò ed iniziò a scusarsi per essere andato via senza dire niente.

"Non importa." Disse Alessia. "L'importante è che voi stiate bene. In ogni caso il Re si è occupato di riorganizzare le nozze."
Sascha annuì, poco entusiasta. "Sapevo che l'avrebbe fatto." sussurrò.

"Bene." Disse Sascha distaccato. "Volevo soltanto scusarmi con voi, ora se non vi dispiace andrei a terminare i miei innumerevoli doveri." le prese la mano e la baciò di fretta, ma appena di girò fu afferrato per il braccio da Alessia.

"Vi va se questa volta facciamo un matrimonio più stretto?"

Sascha annuì, dicendole che tutti i dettagli della cerimonia erano a sua discrezione.

Però aveva chiaramente mentito. Non aveva innumerevoli cose da fare. Non aveva niente da fare. Perciò i suoi piedi vagavano fra i corridoi in cerca di qualsiasi intrattenimento. Alla fine decise di confinarsi nella propria stanza per dedicarsi alla stesura del proprio diario. Si chiuse la porta alle spalle e non fu stupito al vedere la propria stanza completamente piena di regali. Prpbabilmente per i nobili inglesi il matrimonio aveva comunque avuto validità.

Sospirò e ne spostò qualcuno per poter aprire il diario. Sorrise quando all'interno ci ritrovò le foto fatte con Stefano ad Oxford. Sembrava passata una vita da quando le avevano scattate.

Qualcuno però iniziò a bussare con insistenza e il corvino sbuffò scocciato.

"È aperto!" Disse a chiunque stesse bussando.

Giulio entrò di fretta e raggiunse il corvino. Sascha si preoccupò, il Re non si scomodava mai tanto, se non per questioni importanti.

"Hai visto Stefano?!" Quasi urlò.

Sascha scosse la testa.

"Che succede?"

"La Germania ha chiesto un mandato di arresto per il principe inglese. Devo trovare Stefano!" Disse più deciso.

Le sue pupille erano dilatate e il colore del suo viso dello stesso colore delle pareti della camera: rosso. Il re tendeva a perdere la pazienza velocemente ed arrabbiarsi in situazioni di stress.

Sascha cercò di calmarsi e vista la situazione del suocero decise di farlo accomodare sul letto. Infondo era un uomo malato, doveva solo riposarsi.

"Facciamo così: andrò a cercarlo insieme ai membri dello staff, ma lei non si muova da qui." Decise Sascha, cercando nello sguardo del Re un minimo di comprensione. Quest'ultimo annuì e il corvino gli diede unq pacca sulla spalla prima di partire velocemente alla ricerca del castano.

Iniziò a cercarlo in camera sua, dalla sorella e addirittura chiamò il duca per chiedergli se aveva sue recenti notizie. Subito dopo iniziò a cercare in ogni angolo del palazzo.

Alla fine dovette arrendersi all'idea che forse era talmente deluso che era uscito. Il problema era indovinare in quale destinazione si fosse recato.

Il corvino battée la testa contro il muro in uno sfogo disperato, poi si portò le mani alla testa tirando i capelli. Perché spariva quando più aveva bisogno di lui?

Controllò se avesse risposto ai suoi messaggi, ma purtroppo non vi era alcun segno di messaggi o chiamate.

"Hai visto il principe?" Chiese per l'ennesima volta ad una delle cameriere.

"Era in giardino questa mattina. Dovrebbe essere ancora lì."

Sascha ebbe un illuminazione e la ringraziò per ricominciare a correre: non aveva controllato il giardino. La prima cosa che ti viene chiesta quando si perde una persona è dove l'hai vista l'ultima volta.

Quando raggiunse e perlustrò il giardino fu pervarso dall'ennessima sconfitta: Stefano non c'era.

Urlò affranto e cominciò a convincersi che non l'avrebbe trovato. Infondo si era già fatto sera.

Alzando lo sguardo però, notò che la luce della casetta sull'albero era accesa, e una speranza si riaccese in lui. Si diresse verso di essa e salì le scale per poo raggiungere l'entrata e accorgersi che lui era proprio lì: seduto con le gambe incrociate, vesito con abiti semplici ed un libro in mano.

Proprio come faceva lo Stefano di qualche anno prima, si era nascosto dalle responsabilità, dalla realtà, almeno per un giorno.

In quel momento lui non era l'erede al trono. Era semplicemente Stefano Lepri.

Sascha sorrise contento e si sedette accanto a lui. Il castano non mosse un muscolo. Il  suo sguardo era ancora fisso su "moby dick" e non sembrava aver intenzione di distoglierlo.

Sascha si sarebbe perso ad osservarlo, se non fosse che la sua mente gli ricordò perché lo stava cercando.

"Stefano... Lo so che sei arrabbiato con me. Ti ho cercato tutto il pomeriggio perché ho pessime notizie."

Il castano alzò lo sguardo e finalmente si voltò verso di lui. Quello però non era il solito sguardo con cui Sascha amava essere osservato. Era severo, rancoroso, distante.

Sascha abbassò gli occhi sul pavimento."Stefano abbiamo ricevuto un mandato d'arresto dalla Germania per te." Disse tutto d'un fiato.

Stefano spalanco gli occhi, lo sguardo severo e incontestabile mutò in preoccupazione. Il libro si chiuse e gli cadde dalle mani.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top