Duty
"Mi dovete 500 sterline" Affermò Sascha, insoddisfatto.
"Oh no, assolutamente, voi avete scelto il cavallo sbagliato e dovete accettarlo!"
"Non è vero! Hai visto come andava veloce poi è arrivato l'altro, Alfred e gli ha fatto lo sgambetto!"
"I cavalli non fanno sgambetti." Disse Stefano ridendo.
"Questo lo dite voi"
Quando Sascha parlava, Stefano poteva sentire il suo accento americano perfetto, quasi come se fosse stato fatto apposta.
La corsa era finita male per i due ragazzi, che erano tornati al palazzo con la coda fra le gambe, stanchi ma divertiti.
"La prossima volta, non lasciatemi scommettere" Stefano gli sorrise e annuì.
Appena finite le corse avevano fatto un giro per la città, e ora Sascha stringeva fra le mani delle polaroid fatte fra una via e l'altra della città. Le guardava sorridendo, fiero di esse e il castano non gli staccava gli occhi di dosso, anche lui orgoglioso di avergli fatto amare una città inglese. Almeno una volta c'era riuscito.
"Forse è meglio che le custodite" Stefano si avvicinò per guardarle da vicino anche lui.
"Avete ragione, vado a metterle a posto" Annunciò, pronto per dirigersi in camera a passo svelto.
Dietro di lui, prima ancora che quest'ultimo si girasse, il principe vide la sorella che camminava decisa verso di loro con un sorriso puramente angelico stampato in faccia.
Si fermò davanti a Sascha, fece un inchino e poi gli porse la mano: "Piacere, Alessia"
Sascha si girò verso il castano, come a chiedergli l'approvazione con uno sguardo, e Stefano gli fece un cenno con la testa che lo intimava a procedere.
"Sascha, Sascha Burci, voi siete la sorella di Stefano non è così?"
Lei annuì.
"Allora forse dovrei chiamarvi principessa"
Lei arrossì, mentre lui dolcemente gli accarezzava il viso.
Loro era destinati ormai da anni a stare insieme ma le due corone non gli avevano mai permesso di incontrarsi prima, se non qualche sguardo quando entrambi passavano dallo stesso corridoio. Per Sascha -che in quel momento era sovrano e capiva questo tipo di cose- quello era stato un fatale errore, perché aveva permesso a lui di avere con Stefano quel tipo di rapporto che si sarebbe dovuto instaurare tra i promessi sposi.
Sascha non riusciva a vederla come una ipotetica fidanzata o moglie, ma semplicemente come la sorella di Stefano.
Fino a quel momento erano rimasti soli, loro tre. Sascha e Alessia con gli sguardi incastrati l'un l'altro e Stefano in disparte che li guardava quasi imbarazzato di essere lì. Questo finché non si sentì riecheggiare nel corridoio la voce roca e forte di un signore che si apprestava ad andare incontro ai tre ragazzi con una gioia strana, quasi non sua.
Il Re Giulio non era mai così contento, l'essere il Re di quella nazione l'aveva portato a perdere il senno dopo pochi anni, non per il potere, ma per le responsabilità che quel ruolo comportava. Il suo pensiero era sempre rivolto a Stefano, anche in quel momento mentre lo guardava, pensava a come avrebbe potuto proteggerlo quando sarebbe stato lui a salire al trono. Per lui, Stefano non era ancora pronto - poiché ancora con la mentalità da ragazzino ribelle- ad accettare un incarico del genere.
"Vi siete conosciuti allora?" Domandò dando una pacca sulla spalla a Sascha e rivolgendo uno sguardo a sua figlia, che in quel momento stava morendo d'imbarazzo.
Non si comportava come se avesse un'altro Sovrano davanti, Sascha poteva tranquillamente essere suo figlio. L'aveva visto crescere e perciò, si comportava di conseguenza, come se avesse ancora davanti ai suoi occhi semplicemente il figlio di Francesco, il suo caro amico.
"Si, ci siamo conosciuti." Rispose Sascha al posto della ragazza, incurvando le labbra in un leggero sorriso.
"Bene, vi aspetto domattina per firmare i documenti"
Disse Giulio a Sascha, dopo averlo portato con sé in disparte.
Il Re spagnolo annuì, sentiva che c'era qualcosa a trattenerlo, non voleva veramente firmarli ma purtroppo era costretto a farlo.
Per anni, suo padre gli aveva fatto capire che quel matrimonio non aveva scampo, gli piacesse o no. Come se fossero ancora al medioevo. Lui però se n'era fatto una ragione, senza controbattere. Era ciò che segnava la differenza tra lui e Stefano, che a differenza sua si sarebbe ribellato perché non accadesse.
"Mi troverete nel mio ufficio, potrete venire quando volete in mattinata" Puntualizzò il Re inglese, facendogli un piccolo inchino con un cenno della testa prima di andarsene, pronto per essere trascinato via da altri impegni.
"Stefano vai a studiare!"
Gli urlò, prima di sparire entrando in un altro corridoio.
Grazie a quell'ordine Stefano capì che il padre non si era accorto che erano stati fuori tutta la giornata. Sorrise, era riuscito un'altra volta a fregare il re.
"Anch'io dovrei andare a studiare"
Disse la principessa, congedandosi.
Sascha gli prese la mano e l'avvicinò a sé, sempre sotto l'attento sguardo di Stefano che non si azzardava a girare il capo.
"Se volete, posso aiutarvi"
Lo disse quasi come se fosse stata una supplica. Per lui invece era più una richiesta per passare del tempo insieme e conoscerla. Doveva sapere chi stava per sposare ma soprattutto, doveva inziare ad abituarsi a passare il suo tempo con lei.
"Si, certo" Rispose quest'ultima sorridendo, era felice, si poteva vedere.
Nessun ragazzo si era mai potuta avvicinare a lei per colpa di quel matrimonio già organizzato, almeno aveva finalmente conosciuto quello che sarebbe stato il suo unico amore.
Nel frattempo che loro si allontanavano verso la biblioteca, Stefano li guardava, pensando che avrebbe dovuto farci l'abitudine.
Ci sarebbe riuscito, lo sapeva, ma allo stesso tempo, piano piano, avrebbe perso Sascha.
Anche lui, passo dopo passo, si dirigeva verso le proprie camere per dedicarsi allo studio. Era tardi, ma poteva ancora recuperare qualcosa.
Sapeva già che si sarebbe distratto dal pensiero di Sascha e Alessia insieme.
Lui che era erede al trono, ancora non aveva nessuno al suo fianco, la sorella, che era semplicemente una figlia in più, aveva già al suo fianco l'uomo migliore che potesse avere.
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