❛ 𝒟ℯ𝓁𝒻𝒾𝓃ℴ 𝓰ℴ𝓃𝒻𝒾𝒶𝒷𝒾𝓁ℯ ❜

Alla fine, con il pedalone ci erano andati veramente, loro cinque. E la Marghe aveva fatto veramente pace con Diletta. Tommy le aveva lasciate parlare e parlare e parlare.

Ma immediatamente, quando aveva iniziato a scherzare con le Giuliani e il loro enorme delfino gonfiabile al traino del pedalone, Diletta si era rifatta vicina. Forse era stata una impressione di Tommy, ma le aveva persino guardate in cagnesco.

Ma le Giuliani erano anime di bambine in corpi di adolescenti, si erano azzuffate sul delfino gonfiabile esattamente come facevano tutte le estati dalla fine degli anni ‘90. E anche Diletta lo aveva capito, facendoci persino una sorta di amichevole “Cessate il fuoco”. E usando il loro cetaceo galleggiante.

Flipper III per l’esattezza, perchè gli altri due avevano avuto incidenti che li avevano resi inutilizzabili, mentre Lacoste, il coccodrillo gonfiabile, era finito chissà dove, perchè le Giuliani non andavano in acqua se non avevano un delfino appresso.

In lontananza avevano anche visto qualcosa saltare in acqua. Tommy aveva assicurato che fossero delfini. Si era detto “certo” che lo fossero. Le due gemelle erano andate giù di testa dalla contentezza, la Marghe lo aveva guardato come dire “Ma che cazzo racconti?” ma poi aveva lasciato stare. Se era stata una bugia, era stata a fin di bene.

Diletta e Tommy si erano abbracciati più volte, e ogni volta per lei era una emozione. Finalmente lui era venuto a toglierla dai guai. Come in realtà aveva già fatto la sera di ferragosto. Anche se, a dirla tutta, i guai erano iniziati proprio da lui, da quella sera dei fuochi.

Lei, per tutta quella mattinata sul pedalone, aveva sentito lontana quella sera, come se fosse stata una sorta di sogno. Tommy non era quel Tommy, Lei non era quella lei. Era come se stessero ripartendo da zero, con più calma, mettendo in prima posizione i sentimenti, qualsiasi essi fossero.

Ci stava ripensando anche in quel momento, una sorta di dormiveglia, mentre un dondolio lieve la cullava. Che meraviglia, pensò di essere in un sogno, mancavano solo le mani di Tommy che la stringevano.

«Diletta ma cos… Tommaso?!» ululò suo padre, lì a pochi passi.

Sul dondolo appoggiato al lato delle rimesse, in fondo al giardino, due figure schizzarono in piedi. Lo sguardo intontito e colpevole di Tommy anticipò un «No guardi, non è successo nulla!» ma il signor Sergio aveva già preso in mano l’attizzatoio del barbecue.

Tommy filò come un treno verso il cancello.

«Papà ma è vero! Non è successo nulla!» si lamentò vivamente la ragazza.

Ma il signor Sergio, con aria gravissima, indicò un involucro di preservativo che spuntava da sotto al dondolo in mezzo all’erba verde. Diletta si fece di mille toni del rosso. Le venne in mente la focosa nottata che aveva preso il via da una semplice carezza di lui fatta nel punto giusto al momento giusto. E poi era stato un precipitare in quello che avevano fatto, mettendo da parte i propositi dell’andare piano, dello scoprirsi un po’ alla volta.

Era stato immediatamente come quella sera, era stata di nuovo una fulgida esplosione di fuochi artificiali.

Il padre, paonazzo, guardando la figlia che si era persa in chissà quali pensieri lascivi, proruppe in un «Tu quello non lo vedi più, cascasse il mondo.»

«Credici.» rispose lei, sostenendo lo sguardo.

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