𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉ℴ𝓁ℴ 𝟗
Non passò molto che la Marghe finalmente riuscì a mettersi in contatto con suo cugino. Dato che non riusciva a sapere nulla dall'amica, cercò di estorcere informazioni al parente, sperando che non facesse le classiche sparate da gradasso dei maschi.
«Oh Davi, ma dove stai?» chiese.
«Sto morto nel letto, sto male» replicò l'altro con voce impastata. L'alcol e il tremendo due di picche preso da Diletta lo avevano abbattuto. La sua intenzione era di non uscire di casa fino al tramonto, o fino alla fine del mal di testa.
Lei si spostò un po' dal salottino, per non farsi sentire. Ma continuava a lanciare occhiate verso il luogo che aveva lasciato, perché era arrivato anche Adry.
«Non riesco a parlare con la Dile. C'è sua cugina e non c'è modo di scambiare due parole. Tutto a posto con lei ieri?»
«Sì, sì, tranquilla, easy» rispose Davide, mentendo davanti alla richiesta specifica della cugina.
«Beh, easy se lo dici te, qui c'è Adry che si sta impegnando. E non poco.»
Il cugino bestemmiò e dopo poco chiuse la chiamata. La Marghe tornò sui divanetti, cercando di assumere l'aria da zia delusa nei confronti di Diletta che nel frattempo stava spudoratamente flirtando con Adry.
Lo stava ringraziando in mille modi per essersi offerto la sera prima di riportarla a Milano Marittima. Margherita li guardava disgustata, il ragazzo nel frattempo si era fatto più vicino e la guardava come un giaguaro guarda un leprotto incustodito. L'assenza di Davide lo aveva reso audace, si permetteva gesti che altrimenti mai avrebbe messo in pratica.
Quando Margherita vide che la mano di lui fare ghirigori sul ginocchio di lei sotto il tavolo, impunemente, li interruppe con la sua voce squillante.
«Dile mi accompagni al bar?» la buttò lì, fu la prima cosa che le venne in mente, non le piaceva che facesse le corna a suo cugino dopo mezza giornata. Aveva lavorato tanto per farli incontrare, con quel rompipalle di Davide che le metteva fiato sul collo, e ora la vedeva appiccicata ad un altro. Voleva scambiarci due parole, con quella che chiamava amica.
Diletta passò davanti agli occhi di Tommy, aveva lo sguardo basso e sembrava camminare a rallentatore, ogni passo sembrava pesarle. Dietri di lei, la Marghe non era molto più allegra
"Che cazzo di casino che ho combinato" pensò Tommaso che iniziò ad insultarsi tra sé e sé, pensando di essere il colpevole di quell'infelicità.
«Alex, ho fatto un casino» si rivolse al suo collega, che ormai si prestava a fargli da consigliere «ho flirtato con la cugina di Diletta. Pesante.»
Alex sospirò «Parli tanto di Cico ma poi te sei peggio eh.» lo guardò, ma non riuscì ad infamarlo come riusciva tanto bene con Cico, si sentì comprensivo. In fondo Tommy si stava letteralmente macerando sotto i suoi occhi.
«Però una cosa me la devi dire, e la domanda te la faccio brutale: chi ti faresti delle due? E non vale rispondere "Tutte e due", sarebbe una risposta da Cico.»
Tommaso ci pensò un attimo: una quattordicenne che cambiava umore ogni cinque minuti ma che gli aveva dato delle sensazioni letteralmente assurde, o la cugina dal fisico fantastico che prometteva di mangiarselo alla prima occasione?
«Non lo so, giuro.»
«Beh, Tommy. Ci stai mettendo troppo a decidere. Può darsi che un'opzione non sia più disponibile tra poco» replicò Alex, indicando con il pollice il divanetto in cui Adry si stava dando da fare.
Tommy non potè trattenere uno sbuffo di stizza, così il collega capì che in realtà non c'era molto altro da capire.
«Che aspetti? Vai a parlarci con la Todisco, testa di cazzo!» gli disse e gli diede uno schiaffo dietro il collo che lo fece avviare verso Diletta.
«E la cugina?» chiese, in un ultimo tentativo di resistenza.
«Lei la diamo a Cico. Se lo mangia pucciato nel caffelatte.»
Tommy sorrise, fece per uscire dal bar ma venne frenato in questo intento dalla assenza di colei che le interessava. Diletta e Margherita, in quello stesso momento, erano lontane dai divanetti a discutere. La Marghe aveva attaccato l'amica senza girarci tanto attorno:
«Ma che gioco fai Dilè? Prima Davide, poi il fantomatico bagnino, poi di nuovo Davide, adesso Adry!»
«Non gioco a nessun gioco. Non mi piace avere a che fare con tipi che pensano solo a loro stessi, sai com'è.»
«E quindi li scarti come i Ferrero Rocher senza nemmeno avvisarli. Senti a me questa cosa non piace molto. Davide ci rimane male, lo so.»
«Davide è l'ultimo che deve parlare.» ribatté nel tono più acido che poteva.
«Tu invece puoi farci un discorso sopra, che è già il secondo con cui spiccioni, dopo aver illuso Davide. Dile io non avrei mai pensato di dirtelo, ma cazzo, ti comporti da... da troia.»
Per Diletta fu uno schiaffo.
Quella parola se l'era sentita dire altre volte, e non era stato divertente, ma mai era capitato lì al mare dalle amiche che conosceva da una vita. Sentì gli occhi inumidirsi, mentre Margherita aveva girato i tacchi andandosene verso la spiaggia aggiungendo ad alta voce «Non si fa così. Cresci cazzo.»
E quelle due non fecero in tempo a finire di discutere che più avanti scoppiò un mezzo alterco tra Adry e il sopraggiunto Davide che avevano iniziato tirandosi i cubetti di ghiaccio ed erano finiti a insultarsi le sorelle e le mamme. Gli insulti sembravano scherzosi ma in realtà mal celavano astio, e il motivo era piuttosto chiaro.
Il motivo, nel frattempo, già provata dalla scoperta di Tommy e sua cugina Vittoria, e dal litigio con la Marghe, stava lì a pochi passi, attonita, a osservare i due discutere, con gli occhi carichi di tristezza.
Tommy tentennò: non poteva presentarsi davanti a Diletta con la cugina lì a mezzo metro, dicendole «Ti devo parlare». Ma tutto cambiò quando Vittoria si alzò, stufa di quella cagnara da bimbetti esaltati. Il bagnino pensò infine di farsi avanti, ma quei due che facevano casino avrebbero dovuto per lo meno essere redarguiti, e lui non aveva voglia di fare la figura dello sceriffo.
Tentennò e tentennò ancora, lì sulla porta del bar. Infine Armuzzi uscì a passo militare e fece due urli fatti bene, che i vetri del bar tremarono. Adry e Davide si dileguarono, Diletta, pigramente, si mise a far finta di mandare messaggi al cell lì a pochi passi, per poi andare in spiaggia a testa bassa, non guardando minimamente Tommy.
Come se non bastasse, Armuzzi non risparmiò il suo dipendente.
«La prossima volta, Ficarra e Picone li sbatti alla porta al secondo urlo che fanno, chiaro?» abbaiò a Tommy, rimasto impalato sulla soglia.
«Sì, scusa, non sapevo, dato che c'erano delle nostre clie-»
«Non me ne frega, le clienti non sono le bimbette, casomai sono i loro genitori.»
Bimbetta. Questa parola lo colpì molto. E gli tornò in mente non più tardi di mezz'ora dopo, quando Vittoria se ne venne su per la passerella tutta sola, con un leggero ancheggiare, e lo cercò con lo sguardo da dietro gli occhiali. Quando si mise a sedere, lui ebbe un tentennamento.
L'ennesimo.
Alex scosse la testa, e tenne fermo Cico che voleva andare a prendere l'ordinazione al posto di Tommy.
«Vai da Miss Versace» lo spintonò la Silvietta, facendogli l'occhiolino.
Silvia in realtà non sapeva il triangolo Tommy-Diletta-Vittoria. Lei aveva solo assistito la sera prima alle schermaglie tra il bagnino e la cugina grande, compresa la battuta sulle dita. Le parve ragionevole spingerlo verso quella che sembrava una conquista relativamente poco complicata, che nel frattempo si era accomodata su una regista e sistemava un pareo di Hermès attorno alla vita.
Il bagnino si decise, facendosi forza. Nel breve percorso che lo divideva dal tavolino di Vittoria, si chiese che senso avesse cambiare così tante volte idea nell'arco di un pomeriggio. Ma non dipendeva da lui: quella che desiderava aveva preferito dileguarsi, l'altra era lì a pochi passi a reclamare attenzione.
E così arrivò davanti a Vittoria che, con la scusa di capire bene come facevano lì lo spritz, scambiò qualche battuta, poi qualcun'altra, poi gli chiese cosa faceva quella sera e, in pratica, lo convinse a farsi portare fuori.
«Magari facciamo un salto al Pineta.» sorrise lei.
Cico fumava dalle orecchie.
«Va là che il prossimo anno fa la maturità e non sta qui tutta la stagione a soffiarci le fighe» brontolò tra i denti.
Alex si tenne la pancia dalle risate.
«Cico, qua c'è qualcosa di caldo e bagnato per te» disse la Linda, con voce sensuale, poi sventolò uno strofinaccio «La lavastoviglie ha appena finito.»
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