𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉ℴ𝓁ℴ 𝟒
Diletta non scherzava su Ferragosto, era eccitata all'idea di trascorrere quella sera con la sua amica Sara ed il solito gruppo, senza genitori nei paraggi. Avevano organizzato tutto nei minimi dettagli, ma se per gli altri non era stato difficile ottenere i permessi di spostarsi liberamente, per lei convincere i genitori sarebbe stata una sfida ardua. Mentre Diletta si preparava a parlare con loro, il cuore le batteva all'impazzata.
Uscì dal letto alla prima chiamata della madre, che era una cosa rarissima, poi rifece il letto senza che nessuno glielo chiedesse, infine si presentò nella sala dove i suoi genitori stavano preparando la borsa per dirigersi al mare.
«Ehm, mamma, papà» iniziò Diletta con un po' di esitazione «ho pensato che potrei uscire stasera con Sara, per passare ferragosto sulla spiaggia. Tante delle nostre amiche hanno il permesso di andare, anche Sara, i suoi sono già d'accordo. Sarà una serata divertente!»
I genitori di Diletta si guardarono a vicenda, evidentemente preoccupati. «Diletta» disse suo padre con tono serio «capisco che voglia divertirti, ma Ferragosto è una festa caotica e molto frequentata. Molto, molto frequentata. Non ci sentiamo proprio tranquilli a lasciarti andare in giro per Milano Marittima con dei tuoi coetanei, soprattutto di notte.»
«Sì, cara» intervenne sua madre, che poteva elencare per lo meno trenta episodi di cronaca più o meno nera riguardante le serate come ferragosto nelle località turistiche «capisci che ci preoccupiamo per te. Potresti incontrare delle situazioni pericolose, e non sarebbe facile raggiungerti se succedesse qualcosa.»
Diletta si sentì frustrata, ma non si perse d'animo. Aveva già preparato un piano B per contrastare le obiezioni dei genitori. «Mamma, papà, capisco le vostre preoccupazioni, ma fidatevi. Io e Sara abbiamo già parlato con gli altri genitori e organizzeremo un gruppetto, c'è anche la Marghe. Ci terremo d'occhio a vicenda, e non ci allontaneremo mai troppo dallo stabilimento. E poi abbiamo i cellulari e vi faremo sapere ogni mezz'ora come stiamo. Possiamo anche tornare a casa prima, se volete. Ma almeno la mezzanotte, per dire che era già Ferragosto!»
Suo padre sembrò indeciso, mentre sua madre sembrava ancora preoccupata. Diletta capì che doveva continuare a picconare nelle crepe delle loro convinzioni. «Dai, tanto lo vedete, tutti gli altri ragazzi della mia età vanno, a settembre faccio il liceo, ci dovrò andare da sola coi mezzi. Questa è un'occasione speciale, e vorrei davvero esserci.»
Le parole di Diletta erano accorate, colpirono i genitori. Si guardarono di nuovo e sembrarono discutere silenziosamente tra di loro.
Poi sua madre ruppe il silenzio.
«Per caso c'è qualcuno dei ragazzi che lavorano allo stabilimento?» chiese.
Diletta si sentì gelare il sangue, ma rispose «No, non sono stati invitati.»
«Meglio, uno di quelli nuovi beh, te ne sarai accorta, guarda tutte, e pure attentamente.» riprese la madre indignata.
La ragazza tirò un sospiro di sollievo, evidentemente non stava parlando di Tommy, che era al secondo anno nello stabilimento. Dopo pochi attimi, finalmente, sua madre si avvicinò e la abbracciò. «Va bene, cara. Ti lasciamo andare, ma solo se rispetti tutte le regole che hai detto. Porta sempre il cellulare con te, non ti allontanare dalle altre e avvisaci costantemente.»
«Promesso, mamma!» esclamò Diletta, con un sorriso di gioia. Si girò verso suo padre, sperando che anche lui concedesse il permesso.
«Sì, va bene» disse suo padre, accennando un sorriso. «Ma ricorda, se vengo a sapere di qualcosa che non è andato come hai detto, ti rispedisco a Milano con il primo Eurostar!»
«Capito, papà! Vi ringrazio tantissimo!» disse Diletta, abbracciando entrambi i genitori. Con il permesso ottenuto, Diletta si sentiva come se avesse vinto una battaglia. Per prima cosa avvisò Sara e la Marghe, poi passò a dare la notizia alla cugina.
«Vitto! Non sai quanto sono contenta! Finalmente mamma e papà mi hanno dato il permesso di andare alla festa di Ferragosto giù al bagno! È una settimana che ci penso.»
«Oh, ma sono felice per te, Diletta!» sorrise Vittoria, accondiscendente «Sarà una bellissima esperienza, soprattutto perché sarà la tua prima festa di Ferragosto. Sono sicura che ti divertirai un sacco!»
Le due si abbracciarono, poi Diletta, che letteralmente fremeva, riuscì a controllarsi e fare la ragazza educata, interessandosi ai programmi della cugina.
«Ma tu dove andrai a festeggiare?»
«Al solito. Io e Gianmarco andremo alla festa del Papete. Praticamente lui viene qui a Milano Marittima per queste cose. A volte non lo capisco: è una località piena di zarri.»
Diletta sgranò gli occhi.
«Wow, festa da sogno! Ma ci saranno proprio persone famose?»
«Ma si, reality Vip e gente della TV, di sportivi invece pochi. Ci saranno sicuramente volti noti, ma non fare troppi piani per autografi, eh?» rise Vittoria «Scherzo! Comunque, anche la tua festa in spiaggia sarà divertente, non preoccuparti. Sarà un'ottima occasione per fare nuove amicizie. Ma non dare troppa confidenza agli zarri.»
«Beh, diversi alla fine li conosco. Sono ragazzi che frequento anche durante il giorno.» replicò Diletta, quasi a minimizzare l'informazione che aveva appena fatto trapelare.
«Capito» ridacchiò Vittoria «ci sono di mezzo dei bagnini, eh?»
«Ma no!» si affrettò a negare Diletta, con gli occhi sgranati.
«Perchè, hai dei bagnini non all'altezza?» si interessò Vittoria.
«No, cioè, sì. Cioè no dai, nel senso che sì, sono all'altezza.» rispose l'altra, piuttosto in difficoltà. Non voleva farsi scappare nulla riguardo Tommaso, non le sembrava il momento.
«Questa cosa è importante. Ma sono boccini della tua età o qualcosa di un po' più sviluppato?» continuò Vittoria, ma quando vide l'imbarazzo nella cugina, lasciò stare chiudendo con un «Stai con gli occhi aperti che le feste in spiaggia sono posti peccaminosi eh! Come direbbe la nonna: peccaminosi!»
All'imitazione di Nonna Barbieri, devotissima, le due risero di gusto facendosi un segno della croce alquanto farlocco. Diletta però smise di ridere decisamente prima.
«Ma sei tesa?» chiese Vittoria, arrotolandosi una ciocca di capelli ambrati con un dito «È normale sentirsi così quando si affronta qualcosa di nuovo. Ma sai, in queste feste il segreto per divertirsi è essere te stessa e lasciarti trasportare dall'atmosfera. Non caricarti di troppe aspettative. Altrimenti finisce tutto in delusione.»
Diletta rimase un po' male per le ultime meste parole della cugina, che sapeva passare valanghe di tempo a curare la propria immagine prima di uscire. Quando vedeva i suoi selfie pronta per le serate su a Milano, rimaneva assolutamente estasiata per quanta classe riusciva a mettere nel prepararsi, nel trasformarsi. A volte aveva provato anche a imitarla, ma sapeva di non avere la stessa classe, e nemmeno lo stesso guardaroba.
«Diletta» le mise una mano sulla spalla suo cugino Gianmarco «stasera vieni con noi al Papete?»
«Sì, certo, io al Papete» mormorò Diletta, un po' persa nelle fantasie di lei in mezzo ai vip.
«Mica sfigureresti così tanto» continuò lui «magari ti presta un abitino Vittoria, che si porta sempre sei valigie e ne usa una.»
Vittoria lo fulminò con lo sguardo. Diletta lasciò stare quei pensieri, nonostante avesse apprezzato il tentativo del cugino di coinvolgerla. Negli ultimi mesi Gianmarco era stato uno dei suoi più attivi supporter, soprattutto sui social. Era il suo unico cugino, il suo cuginone, ormai ventitreenne. Passava di serata in serata senza soluzione di continuità, così come passava di ragazza in ragazza, a quanto diceva zia.
Diletta salutò i cugini e corse a chiamare Sara per decidere cosa mettersi. Vittoria andò a scegliersi anch'essa un vestitino degno della serata che si apprestava a passare.
«Giamma!» urlò «seta o sbrilluccicante?»
****
S'era fatto pomeriggio e Diletta non vedeva l'ora di raggiungere Sara e gli altri ragazzi per iniziare la serata, mentre il pensiero di cosa sarebbe successo di lì a breve le riempiva la testa, osservò il suo armadio aperto in cerca di un outfit che non rischiasse di venire cassato dalla madre, poi il cellulare le vibrò in mano.
Sul display apparve il nome di Davide, così rispose immediatamente.
«Chicca che dici se ti vengo a prendere sotto casa e andiamo insieme allo stabilimento?»
«Ehm» mugolò Diletta dall'altro capo del telefono, ci pensò un attimo dato che forse sarebbe dovuta andare con Sara.
«Va bene dai, a che ora passi?» chiese passandosi una mano tra i capelli.
«Le otto e mezza vanno bene?»
Diletta guardò l'orologio che segnava le cinque e mezza o poco più, acconsentì alla proposta di Davide e si salutarono. Presa dalla frenesia, si diresse in bagno e una volta denudatasi aprì l'acqua della doccia. Ma prima di infilarcisi, si fermò davanti allo specchio. Il suo corpo nonostante si dovesse ancora definirsi, già mostrava più di qualche curva, il seno si stava riempiendo sempre di più, i fianchi le si stringevano. Persino la sua altezza era cambiata: ricordava perfettamente come il suo riflesso, solo l'estate prima, arrivasse ben sotto l'ultima mensola a fianco allo specchio, e ora la superava abbondantemente.
Richiuse l'accappatoio come se si sentisse osservata, giudicata. Alla fine zittì i pensieri ed entrò in doccia.
Si truccò e si piastrò i capelli dopo essersi messa un vestitino rosso che le avvolgeva il corpo dandole almeno un paio di anni in più rispetto a quelli che aveva. Quasi non si rese conto che si erano fatte le otto, quando prima Sara le mandò un messaggio avvertendo che stava facendo tardi per colpa dei genitori, poi Davide le inviò a sua volta un messaggio avvertendola che era davanti la sua porta.
Puntuale, scese e aprì l'ingresso davanti a sé. Si ritrovò il ragazzo con a fianco la Marghe. Avevano la stessa altezza e questo aveva sempre fatto sorridere Diletta.
«Sara è in ritardo, le andiamo incontro?» esordì.
«Nah, quella la sistemo io, che è sempre in ritardo.» replicò Margherita, che prese il telefono e abbaiò a Sara di farsi trovare verso le dieci davanti allo stabilimento.
Diletta non potè esimersi dal chiedere «Le dieci? Ma sono le otto e venti.»
«Tranquilla Diletta, andiamo a fare un giro che adesso in spiaggia non c'è nessuno, sono tutti a mangiare in albergo.» replicò direttamente Davide.
Girarono l'angolo e Adry era lì che aspettava su uno scooterino, la Marghe salì in sella dietro di lui e Davide accese l'altro motorino lì affianco.
«Dai Dile, facciamo un giro a Cesenatico.» esclamò lui, «Destinazione Beach Market!»
Diletta salì e i due scooter partirono alla volta di Cesenatico, zigzagando per il reticolo di buche e dossi formato dalle radici dei pini. Si fermarono nei pressi del grattacielo verso le otto e mezza, quando già la piazza iniziava a essere frequentata. Lei si sentiva quasi stordita dal mondo delle località turistiche così incasinate, piene di ragazzi, di vitalità, con l'odore del mare a due passi e infinite possibilità di divertimento lì a portata di mano.
Scesero dalle selle e immediatamente Adry e Davide si infilarono in un negozietto di alimentari in cui dominava una parete intera di bibite fresche, visibile già dall'esterno.
«La vuoi fare una cazzata Dile?» le chiese l'amica con malizia.
Come risposta lei la guardò con fare interrogativo e Margherita le fece un sorriso furbo, le mise in mano una bottiglia di cocacola e una di rhum, e quella che sembrava essere una carta d'identità.
Falsa, ovviamente.
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