𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉ℴ𝓁ℴ 𝟏𝟑
Tommy, quella mattina, giunse al lavoro con una faccia a dir poco stravolta. Era comunque in buona compagnia perché sia Linda che Silvietta erano messe più o meno nella stessa maniera. Anzi, in realtà Silvietta stava anche lamentando indolenzimenti vari che, con una certa malizia, Linda addebitava al nuovo boy della collega, a quanto pare parecchio focoso.
«Trovassi io, uno da quattro manche a sera.» si lamentò Linda, sospirando.
«Possiamo darti Cico in saldo, te lo facciamo al cinquanta percento. Lo usi come Toy Boy.» sorrise Alex.
«Toy Story.» replicò lei, secca.
Quando Tommy varcò la soglia del bar, con gli occhiali da sole ancora calati sul naso, fu chiaro che non doveva aver dormito molto.
«Caffè triplo per Zanelli, in tazza grande. Corretto Redbull» ironizzò Linda, soprattutto per allontanare il discorso da lei e Cico.
Tra lei e il bagnino dagli ormoni in subbuglio, passavano tre anni. Una vita. E anche solo essere accostata per scherzo a lui la faceva inorridire. Se proprio doveva scegliere, avrebbe di sicuro scelto Tommy. Era uno abbastanza quadrato e che non si perdeva in chiacchiere, ma sapeva stare al gioco.
E comunque, anche a lei non era sfuggito quel dettaglio delle dita che pulivano i bicchieri, ben prima di quella fighetta milanese che in tre giorni era arrivata, aveva fatto un po' di casino e era scomparsa.
Tommy, quasi in completo mutismo, bevve il suo cappuccino scuro e prese per la riva come ogni domenica mattina, con il cartellone delle presenze sottobraccio. Era il responsabile principale della spiaggia e nei weekend si occupava di controllare la corrispondenza tra il tabellone e quello che c'era in effetti sotto ogni ombrellone. Non era scontato, perché proprio nei fine settimana molti ragazzi di notte andavano in giro per gli stabilimenti, spostavano lettini, oppure si addormentavano direttamente sotto ombrelloni prenotati.
Eccoli, puntualmente.
Erano cinque, avranno avuto la sua età, su per giù. Dormivano della grossa sotto un ombrellone in seconda fila. Lui ne svegliò uno, quello che apparentemente sembrava il più adulto. Questi accese il cervello con la stessa velocità con cui si accendevano i trattori diesel sovietici.
«Oh bro. Che vuoi?» masticò tra i denti quello appena destato.
«"Bro" siete sotto a un ombrellone prenotato.»
«Bro ce la dai un'oretta? Poi ci spostiamo, bro.»
«"Bro" se vi mettete nei lettini giusti, lì» indicò lui i lettini per i giornalieri sull'arenile «per me potete pure dormire fino a stasera.»
«Bro ma adesso?»
«No, porcomondo, dopodomani.» rispose Tommaso, stizzitissimo.
«Bro ma dopodomani noi torniamo a Reggio.»
«Grazie al cazzo. Adesso ti devi spostare!»
I tizi, svegliati dal loro socio, pigramente si spostarono verso i lettini poco più avanti. Tommy andò a controllare che non facessero ulteriori danni, incassare il costo del giornaliero, ma fu attirato un fagottino con un asciugamano, un paio di pantaloncini, una maglietta e delle ciabatte. Fu sul punto di portarle su quando si bloccò.
«No, no, no! Tommy, sono miei!» bofonchiò la Marghe col fiatone, risalendo dal mare con una muta invernale da nuoto.
«Ma è un maschio o una femmina?» sentì lui alle sue spalle, pronunciato da uno degli unni che pensava si fossero riaddormentati. In altri momenti avrebbe sorriso. Ma che un commento del genere venisse dall'esterno, gli suonò fastidioso.
«Ma vai a nuotare a quest'ora?» chiese il bagnino, ignorando quello che proveniva dal gruppetto di storditi.
«Eh sì, dopo il casino dell'altro giorno, meglio se per un po' non mi faccio vedere da mio zio. Ma io non posso non nuotare.»
«E perchè non ci vieni alle undici di mattina, come tutta la gente normale?» incalzò Tommy.
Lei si grattò un avambraccio, in evidente disagio. In effetti c'erano quattro paia di occhi che li guardavano, perchè il quinto ancora dormiva facendo il rumore di un autolavaggio in funzione. Così il ragazzo, capendo la situazione, le disse «Dai fatti una doccia» e le fece strada verso lo stabilimento.
«Quest'anno va così Tommy: ho capito un po' di cose.»
«Tipo?»
«Da quando ti interessi di cosa capisco?»
In effetti. Tommy non le aveva risparmiato qualche battuta negli anni passati, e ancora capitava che si riferisse a lei come a "Il Tonno" per il suo fisico non molto florido e la propensione al nuoto.
«Scusa. Sono un coglione.»
«Sei in buona compagnia. Non ti preoccupare.»
«Hai rotto l'amicizia con Diletta, vero?»
«Lascia stare. Ho litigato pure con mio cugino.»
«Beh. Fattelo dire, non è una gran perdita.»
Margherita e Davide avevano furiosamente litigato la sera stessa del guaio in piscina. Il ragazzo aveva scaricato la colpa su Diletta, presentata come "L'amica della Marghe", incapace di controllarsi appena vedeva due ragazzi. Sarebbe stato semplice per la Marghe andare dietro a quella versione, ma nel frattempo aveva rivisto la scena mille volte nella sua testa, e quando la ragazza aveva detto «Mollatemi!» non faceva parte del gioco. Era chiaramente una volontà che gli altri due avevano ignorato.
Davanti allo sguardo severo di suo zio e a Davide, era stata comunque tentata di spiegare la vicenda per come era stata, ma aveva desistito in fretta, sospirando. Quando erano rimasti da soli lei e il cugino, lui l'aveva salutata dicendo piuttosto ironicamente «Dai ci becchiamo domani al mare. Stasera mi sa che la Dile non la fanno uscire.»
E lei era esplosa su quanto erano stati bambini a lanciarsi in quella sfida e sul fatto che, fino a prova contraria, erano lui e Adry i più grandi lì, e avrebbero dovuto essere loro a usare la testa, non certo una quattordicenne in vacanza.
Davide aveva replicato buttandole addosso il comportamento stronzo di Diletta durante la sera di Ferragosto, e il fatto che se una di continuo ti provoca, non può lamentarsi della reazione. Attonita per quella vicenda che aveva imparato in maniera così furiosa, nella solitudine afosa della sua camera, la Marghe aveva provato a chiamare Diletta, ma il cell era staccato, ed era rimasto staccato anche tutto il giorno successivo.
Ed eccola lì, in quella mattina presto, dopo aver nuotato più per dimenticarsi quei casini che per una vera esigenza fisica.
«Pensavo che il problema fosse Diletta» disse a Tommy, sospirando. «Pensavo che fosse... Beh, pensavo facesse troppo la troia, sì, lo ammetto, tra Adry, Davide e Alex.»
«Scusa, Alex chi?»
«Evangelisti. Me lo ha detto lei.»
«Te lo ha detto lei?» chiese lui, incredulo.
«Vabbè, ha detto che era stata con un bagnino. Cico lo escludiamo, tu sei troppo gr-»
Si bloccò.
«Oh porca troia» esclamò guardando Tommaso negli occhi «Ma davvero?»
«Marghe guarda, è una lunga storia.»
«Scusa, ma sua cugina?»
«Marghe, lascia stare.»
«Perchè?»
«Lo hai detto anche tu. Passa troppo tra me e lei. E poi hai usato pure quella parola»
«No Tommy, no, te non puoi capire che faccia aveva quando ha detto che era stata con "uno dei bagnini". Te non puoi capire! E poi, aspetta, io lo so che ho detto quella parola, ma mi pento mille volte. L'ho lasciata io con Davide, e è successo un mezzo guaio. Non l'ho difesa contro Davide e Adry e è successo un guaio intero. Non pensavo fosse così, mio cugino.»
«Se me lo chiedevi, te lo dicevo io.» ironizzò Tommy.
In realtà lui non conosceva Davide. Per lui era solo il ragazzo sbagliato al posto sbagliato, era uno che ronzava attorno alla ragazza incastrata continuamente nei suoi pensieri. Se Davide ci avesse provato con Sara, o con le Giuliani, per lui sarebbe stato tutto diverso, magari gli avrebbe pure detto «In bocca al lupo.»
Mhm, no, forse con le Giuliani no. In fondo in fondo i pensieri su quelle due li aveva fatti pure Tommy, sia l'anno prima, sia prima che arrivasse Diletta. Ma non stiamo a dettagliare.
«Tommy» disse Margherita improvvisamente «Metti a posto 'sto casino, per favore.»
«Io?» replicò lui. Non si sentiva in grado di farlo, non voleva più avere a che fare con quella famiglia di pazzi, tra la ragazzina lupa, la cugina complessata e il cugino ossessionato dalle tette.
«Te. Sì. Hai la chiave di tutto.»
«Si, la chiave della cabina dei gonfiabili.» ironizzò lui.
Il fine settimana si stava concludendo, ma per Diletta non era molto diverso da come era iniziato: sotto l'ombrellone, con un libro tra le mani, fingendo di leggere.
Il cugino di Diletta, sempre vigile da dietro gli occhiali, non mollava un attimo lo sguardo da quel corpo. Era dalla sera prima che rimuginava su come convincere la zia a farsi mollare la cuginetta per un giro serale, magari come premio per essere stata diligente durante quei due giorni di punizione. Magari convincendola a mettersi qualcosa di Vittoria, che in qualche modo l'avrebbe convinta.
Improvvisamente, come se fosse apparso dal nulla, Tommaso si materializzò accanto a Diletta. Le rivolse un sorriso sincero e le chiese come stesse trascorrendo la giornata. Le sue domande sembravano banali, ma le attenzioni rivolte alla ragazza non lasciavano dubbi: la stava puntando, spudoratamente.
Tommaso intraprendente. Lei non poteva quasi crederci, era proprio quello che desiderava, non solo un ragazzo che osasse fare il primo passo, ma che sapesse mantenersi un passo avanti a tutti, con risolutezza. Il cuore di Diletta, dopo tutte quelle montagne russe, iniziò a sperare in qualcosa di più profondo, anche se sapeva che su di lei incombeva una punizione inflitta dal padre, che valeva più o meno come una iscrizione sulla pietra.
Tommaso si permise di chiedere a Diletta se nella mattina di lunedì avesse voglia di un giro in pedalone assieme a Margherita e alle sorelle Giuliani. Lui aveva la mezza giornata di riposo.
«Magari riusciremo a vedere i delfini.» aggiunse, con un briciolo di entusiasmo nella voce. Diletta non guardò nemmeno la madre, che in teoria sarebbe stata la depositaria della sua punizione.
La madre di lei, lì a due passi, osservò la scena con un misto di curiosità e indispettimento. Non aveva mai visto Tommaso così vicino a sua figlia, e l'idea di un possibile coinvolgimento sentimentale della sua piccolina non le andava giù per nulla.
Tuttavia, aveva osservato gli occhi di Diletta, notando una luce diversa, qualcosa che non aveva visto negli ultimi giorni. C'era una scintilla di speranza e felicità che la fece riflettere. Cos'erano state per lei, ora adulta, le estati dell'adolescenza lì al mare?
"Il mondo è cambiato, inutile fare paragoni" pensò la madre.
Ma quando la figlia aveva accettato il giro in pedalone, senza nemmeno chiedere il permesso, e si era girata solo dopo verso la madre, il suo sguardo era stato molto chiaro.
"Andrò in pedalone. Con il tuo permesso o senza."
La madre di Diletta si arrese al cambiamento in atto nella vita di sua figlia, perchè, per quanto il mondo cambiasse, certe cose rimanevano immutabili nel ripresentarsi.
Forse era solo una storiellina estiva, un sentimento passeggero destinato a dissolversi con la fine della stagione. Eppure, decise di accettare la situazione, sapendo che in fondo il "ragazzino che lavora qui" non era poi così male, sempre meglio di chi se l'era portata lontana da lì, a combinare malestri.
E così, mentre il sole tramontava sull'orizzonte e le risate echeggiavano tra le onde del mare, le vite di Diletta e Tommaso tornarono a farsi vicine.
«Ma chi sono le sorelle Giuliani?» chiese Diletta.
«Nah, due ragazze, nulla in confronto a te.»
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