𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉ℴ𝓁ℴ 𝟏𝟏

Diletta era proprio incasinata in quel periodo. Si era ritrovata a litigare, discutere e allontanarsi praticamente da tutti. Ma la peggiore, ai suoi occhi, rimaneva sua cugina Vittoria, che aveva trascorso le estati precedenti lontano dal loro stabilimento, ma appena si era presentata aveva catturato l'attenzione di Tommaso.

Dalla finestra di casa sua, aveva osservato la coppia uscire non più tardi di un paio di giorni prima.

«Stasera, Pineta Club, Diletta.» le aveva detto Gianmarco, che se la stava prendendo più comoda della sorella, con un paio di camicie in mano, «Quale mi consigli?»

Lei aveva indicato a caso quella a destra.

«Vuoi venirci anche tu? Mi conoscono, non ti lasciano alla porta se entri con me.» aveva proposto, per poi concludere «Anche perché con trucco e vestito, chi ti lascia alla porta?»

Ma lei mai e poi mai si sarebbe presentata al locale dove c'erano quei due, quindi aveva rifiutato cortesemente, e aveva deciso che non avrebbe più frequentato luoghi dove erano presenti sua cugina o Tommaso. O entrambi.

Avrebbe tanto voluto che Gianmarco si portasse via Vittoria. Se la portasse a Cortina, o a Forte dei Marmi, o dove voleva. Avrebbe potuto tornare a farsi vedere giù sul bagnasciuga, possibilmente senza salutare il bagnino che si era approfittato di lei.

«Allora non vieni proprio? Guarda che un paio di cose di Vittoria ti starebbero da paura. staresti giusto un po' costretta sul davanti» aveva insistito Giamma, quasi sulla porta, guardandola e ridacchiando. Ma lei aveva di nuovo rifiutato.

Ma era ormai acqua passata. La mattina di venerdì si erano già fatte le undici quando le arrivò una chiamata da un numero sconosciuto.

«Pronto?» chiese.

«Dile, ciao, sono Adry! Scusa, ho chiesto il tuo numero a Sara. Perché non sei in spiaggia, Dile? Sono due giorni che non ti vediamo!» chiese, preoccupato.

Diletta si morse il labbro, cercando di nascondere il suo vero motivo dietro una risposta evasiva. «Oh, ho solo bisogno di una pausa dalla spiaggia, c'è troppo casino nella settimana di Ferragosto. Niente di importante.»

Non aveva certo dimenticato la scena di lui e Davide che si tiravano cubetti di ghiaccio urlando, e del capo dello stabilimento che se li mangiava di urli, scacciandoli.

«Ah, ok, dai che ci manchi, ma magari possiamo prendere un pedalone e andare a fare i tuffi al largo dove c'è meno gente!» propose Adry.

«Non sono una leggenda a nuotare.» fece presente lei.

Lui poteva lasciare stare, invece ebbe un'idea che avrebbe dovuto restare solo un pensiero fugace, ma che invece divenne un piano poi estremamente idiota.

«Ehi, che ne dici di un pomeriggio alla piscina dalla Marghe?» propose.

Quella che le aveva dato della "troia"? Non male come idea. Ma Adry non lo sapeva e lei non voleva dirlo, per non dover spiegare tutti quei giorni incasinati. E lui insistette talmente tanto che lei alla fine accettò, convinta che il ragazzo non avrebbe trovato nessun tipo di appoggio né dalla Marghe, né da Sara, né tantomeno da Davide.

Adry avrebbe fatto volentieri a meno di invitarlo, per avere campo libero con Diletta, ma non poteva andare nella piscina di suo zio senza che lo venisse a sapere dalla Marghe. Così lo invitò proprio giocando sulla gelosia di quest'ultimo, e riuscì a convincerlo facilmente: Davide era profondamente convinto che se Adry si fosse veramente messo a fare a gara a chi era più figo per Diletta, sarebbe uscito con le ossa rotte. Per lui non c'era partita, quindi chiamò la cugina.

«Marghe, se veniamo in piscina oggi pomeriggio?»

«Chiedi a zio, ma con chi vieni?»

«Siamo io, te, Adry, Dile e forse Sara, che anche se non viene non me ne frega un cazzo.» rispose Davide con il massimo della calma.

«La Dile e Adry? Ma te non stai bene.»

«Marghe, tranquilla. Lui al massimo mi può allacciare le scarpe.»

«Se lo dici te» replicò la cugina, dubbiosa «a me Diletta non piace come fa quest'anno. Fa troppo la principessa.»

Avrebbe usato un'altra parola, ma per rispetto ai sentimenti del cugino, si autolimitò.

****

Si videro alla piscina dell'albergo alle due, sotto un sole cocente, con l'acqua praticamente deserta. Diletta capì in fretta che quel pomeriggio sarebbe stato votato al testa a testa tra i due maschi. Perseverava nella convinzione che fosse stata usata, da Tommaso, da Davide, da Vittoria, e in un certo senso anche da Adry, così decise di usare quei due per divertirsi un po'. Acconsentì silenziosamente a lasciarli giocare a una sorta di Giochi Senza Frontiere in cui erano convinti che ci fosse lei di premio. Non solo si lasciò coinvolgere in quella sfida idiota, ma li aizzò l'uno contro l'altro con battute stronzette.

Marghe rimase a margine di questa sorta di corrida, mentre Sara si ritrovò a essere parte attiva degli sfottò, incarognita con quei due maschi che le avevano rovinato sia la notte di ferragosto che il pomeriggio successivo, e avevano allontanato Diletta dalla spiaggia.

Così, Davide e Adry iniziarono con cose quasi innocue come chi stava più tempo in apnea o chi alzava più schizzi in tuffi più o meno spericolati. Diletta fu ben attenta a non parteggiare per nessuno dei due, tenendo alta la tensione, distribuendo occhiate, bacini, applausi, battute e risate in parti uguali.

La Marghe, che in quella piscina praticamente ci viveva, capì in fretta che non sarebbe finita bene. Alle risate iniziali sostituì in fretta un certo nervosismo.

«Dai non fate i coglioni che poi lo zio rompe le palle a me!» sbraitò dal bordo della piscina, «Dai Davi, per favore!».

«Dai Marghe mamma mia, ma mica ci droghiamo!» replicò Davide «Per lo meno non ancora!»

Adry si mise a ridere, anche perchè qualcosa nello zainetto ce l'aveva, e quando si fecero le tre e mezza, sparirono nel piccolo spogliatoio della piscina, dove si fumarono un cannone in due, passandoselo con occhiate penetranti, come fossero due gatti sul medesimo cornicione.

Dopo quel break così stupefacente, la situazione degenerò molto in fretta, e i due ragazzi iniziarono a combinare veri disastri in piscina, gettando la Marghe in uno stato simile all'ansia. Davi, a ogni lamentela della cugina, le rispondeva sempre più stizzito «Ti ho mai messo nei casini?!»

Lei si ritirava sulla sua regista, con gli occhi attenti a cosa succedeva, sperando di prevenire disastri. In fondo si sa che i ragazzi non crescono mai, ma a volte riescono persino a regredire.

Nel frattempo in piscina erano arrivati alcuni altri clienti. Erano relativamente pochi, tra cui un gruppo di tre ragazzi più grandi di loro di due o tre anni. Il volume della musica proveniente dalla cassa portatile di uno dei tre si alzò, così come le risate e il tono delle sfide. I due saltarono dalla balaustra dello spazio dedicato alle sdraio.

«Ehi, ma vi litigate la moretta?» disse uno dei tre, dedicando un lungo sguardo a Diletta che si sentì letteralmente spogliata, come i peggiori sguardi che le rifilavano a Milano.

Ovviamente, Adry e Davide negarono di essere in competizione per lei, ma risero abbondantemente. Così il tizio, aizzò la competizione:

«Allora perché non fate saltare pure lei, così è più divertente!»

Al solo pensiero di vedere le curve di Diletta shakerate da un tuffo del genere, tutti i presenti attaccarono a chiamarla a gran voce. Lei cercò di resistere ma Davide, che si sentiva legittimato dalle prestazioni atletiche di quel pomeriggio, la afferrò e la trascinò verso la balaustra.

Diletta sentì una terribile ondata di disagio ad essere afferrata. Stavano giocando, ma quelle prese erano vere, e Davide la teneva molto saldamente. Poco prima dell'arrivo, si unì anche Adry per l'ansia di rimanere indietro nella competizione per la conquista della ragazza. Lei, all'ennesimo tocco indesiderato, cacciò un paio di urli acuti e si divincolò mandandoli elegantemente a fanculo, ma perse l'equilibrio e finì in piscina.

L'epilogo di quel volo nell'acqua fu molto più serio di quanto si potesse immaginare, finì per rovinare addosso a un cliente tedesco che a sua volta finì contro il bordo della piscina, ferendosi.

Alla vista del sangue nella piscina, il panico si diffuse tra gli altri presenti, già scocciati dagli schiamazzi di quel gruppetto. La Marghe, dicendo più parolacce di un maniscalco, arrivò correndo con la valigetta del pronto soccorso e, una volta prestate le prime cure, dedicò una lunga infamata ai due ragazzi guardandoli negli occhi, poi passò a Diletta.

«Per tutto il pomeriggio li hai provocati, e ancora, e ancora. Come cazzo poteva finire questa storia se non così?! Dile te l'ho detto pure l'altro giorno, a me non piace per un cazzo come fai. E queste sono le conseguenze delle tue stupidaggini! E io mo' sono qui a fare le fasciature in testa alla gente, cazzo!»

Incrociò lo sguardo di suo cugino, dopo quell'ultima tirata nei confronti di Diletta, e ci vide sollievo.

****

«Ma sul serio zia?» chiese Gianmarco, che non sapeva se preoccuparsi o ridere.

«Dico sul serio, Sergio sta andando a prenderla che poi facciamo i conti a casa. Quella ormai è ingestibile.» rispose la madre di Diletta, sospirando.

«Zia le ragazze crescono, non è che ci puoi fare molto. Diletta è in quell'età in cui gli ormoni sono impazziti. E i ragazzi attorno, diciamo che la vedono.»

«Lascia stare Giamma. Sono già stufa, se va avanti così la rimando al camp estivo come quando faceva le elementari. Che irresponsabile. Speriamo che quel tipo non si sia fatto male veramente.»

Tommaso, inevitabilmente, tese l'orecchio quando capì che parlavano di Diletta, carpendo qualche frammento di conversazione tra la madre di Diletta e il cugino, mentre Vittoria se ne stava zitta ascoltando. Il giovane bagnino si rese conto subito che la ragazza era stata coinvolta in qualcosa di piuttosto serio.

«Questa è l'ultima volta che la mando in giro da sola. Con la scusa che non ha voglia di venire in spiaggia, va a combinare guai, e poi proprio dai Lorenzi, doppia vergogna.»

Gianmarco ridacchiò.

«Senti ma perchè non ce la affidi? Te la tengo d'occhio come un ottimo cane da guardia.» disse lui, ma nessuno capì bene se diceva sul serio o scherzava.

La madre di Diletta lo guardò.

«Gianmarco, ma stai scherzando? Per punizione può uscire con i suoi cugini più grandi?»

«E poi non ho voglia di controllare proprio nessuno.»

aggiunse Vittoria, inorridendo al pensiero di essere costretta a badare una adolescente con gli ormoni in subbuglio.

«Allora lo farò io in autonomia» continuò lui, ridendo «non voglio certo portarla a ballare. Ci gioco a carte e le faccio fare i tuffi come qualche anno fa. Tanto, stare al mare a prendere il sole, mi annoia.»

Vittoria lo guardò male da dietro le lenti. La madre di Diletta invece pareva stupita, quasi frastornata.

«Gianmarco. Secondo me ti ha dato fastidio il sole.»

«Per nulla. Diletta ha solo bisogno di qualche consiglio corretto, ma che non venga dai genitori perchè, si sa, in quell'età non si ascoltano i genitori a prescindere.»

Tommaso non ascoltò nemmeno il finale della conversazione: a lui Gianmarco piaceva fino a pagina due. E poi la Linda già sventolava lo strofinaccio per asciugare i bicchieri.

«Dai, che come metti tu le dita nei bicchieri, nessuno mai!»

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