CAPITOLO 52

ALISSA

«Credo sia meglio andare dentro.» Finalmente rompo il silenzio. Matt si schiarisce la voce e annuisce, per poi seguirmi dentro casa. Non prima di essersi tolto le scarpe da ginnastica sporche di neve e fango. Mia mamma canticchia una canzoncina in cucina, mentre prepara la cena.

«Mi dispiace.» Esordisce Matt, voltandosi a guardarmi non appena mettiamo piede in camera mia. «Io...» Sospira e le sue spalle si afflosciano. «Ho perso la testa.»

«Sì, lo so. Mi hai dato della puttana.» Lo ammetto, il mio tono di voce è leggermente pungente. Ma se lo merita.

«Non ti ho dato della puttana.» Nega, e sulla sua faccia si disegna una smorfia indignata.

«Matt.»

«E va bene.» Ammette. «Ho esagerato e mi dispiace da morire. Ma quando ho visto che ti baciava, non ci ho capito più niente.»

«Forse avresti potuto ascoltarmi. Cercare una spiegazione a quello che hai visto, invece di sbraitarmi contro.» Suggerisco, andandomi a sedere sul bordo del letto. Mi tolgo gli scarponcini da neve e mi massaggio i piedi doloranti.

«Il fatto che tu sia incinta, non giustifica la cosa comunque.» I miei occhi schizzano in su a cercare i suoi, mentre il cuore mi martella talmente tanto contro la gabbia toracica che ho paura possa romperla. Il fatto che l'abbia detto ad alta voce lo rende estremamente, troppo reale. «Cazzo.» Impreca, passandosi una mano tra i capelli.

«Chi te l'ha detto?»

«Non tu.» C'è una vena d'accusa nella sua risposta. È amareggiato, deluso forse, ma rimane comunque tranquillo. «L'hai detto a Steve. A tua madre, alle tue sorelle e... a Liam. Cazzo, l'hai detto al tuo ex. E non dirmi che non è vero, perché il giorno delle tue analisi era con te ed era sconvolto, porca miseria.» Si appoggia alla parete dietro di lui, incrociando le caviglie e nascondendo le mani nella tasca anteriore della sua felpa.

«Mi ha vista piangere, e io...»

«Non mi interessa, Alissa.» Mi interrompe. «Quello che mi interessa sapere, è perché tu non abbia pensato nemmeno per un secondo a venire da me.»

«Certo che ci ho pensato.» Mi alzo di nuovo in piedi.

«Ma non l'hai fatto.»

«Avevo paura, ok?» Abbasso lo sguardo, mentre il suo non si stacca dal mio nemmeno per un secondo. Anche mentre non lo guardo, continuo a sentirmelo addosso.

«Di cosa?» È solo un sussurro il suo, come se non ce la facesse a portare avanti la conversazione o avesse paura della risposta.

«Della tua reazione. Per tutta la storia con Alex...»

«Ma tu non sei Alex, cazzo!» Alza la voce e si stacca dal muro, allargando le braccia, frustrato. «Tu non sei Alex!» Ripete, gli occhi accesi da sentimenti del tutto contrastanti.

«Avevi detto a Steve di non volere figli e tuo padre mi crede una che ti usa per i tuoi soldi.»

«Alissa, porca puttana, certo che ho detto a Steve di non volere figli. Non l'avrei scelto in questo momento, ma cosa credevi? Che me la sarei data a gambe solo perché è stato inaspettato? E poi, mio padre è un coglione.» Fa un passo verso di me, mantenendo le mani nella tasca della felpa.

«Tu volevi usare le giuste precauzioni, ma io ti ho detto di fidarti di me, che prendevo la pillola.»

«Volevi incastrarmi. È chiaro.»

«Cosa? No! Oh, mio Dio, no! Vedi? È per... è per questo che avevo paura. Non volevo che pensassi questo. Io... ho avuto un'influenza intestinale e... e... non ci ho pensato, io...»

«Zuccherino?» Presa dalla mia diarrea verbale – e anche da quella intestinale, se vogliamo essere sinceri –, non mi accorgo dell'avvicinamento di Matt. Mi afferra i polsi e mi costringe a smettere di gesticolare come una pazza. «Sto scherzando.»

Risucchio il labbro inferiore tra i denti e lui mi prende il mento tra le dita per farmi alzare lo sguardo su di lui. Scoppio completamente a piangere come una bambina.

«Mi dispiace.» Sussurro, leccandomi via le lacrime dalle labbra. E lui me le bacia. Non tira fuori la lingua, rimane solo lì, con la sua bocca poggiata sulla mia, gli occhi chiusi e i cuori che si ricongiungono.

«Sposami.» Sussurra sulle mie labbra. Smetto di piangere, le palpebre battono a tutta velocità per scacciare via la patina che non mi permette di metterlo a fuoco. Deglutisco e respiro. Poi respiro e deglutisco.

«Come?»

Matt sorride e sistema i capelli dietro l'orecchio. «Sposami.» Ripete, come se fosse la parola più stupida e senza significato che esista al mondo.

«Come? Cosa? No!» Scoppio a ridere come una matta, piegandomi in due e tenendomi la pancia con le mani e ancora con gli occhi bagnati dalle lacrime. «Oh, Dio, no!» Ripeto, non riuscendo a smettere di ridere.

«Perché no?» È abbastanza serio, il che mi fa paura.

«Perché tu non vuoi sposarti, Matt.» Scuoto la testa. «Non ci credi nemmeno nel matrimonio. Per te... per te, il matrimonio è una perdita di tempo. E il mio abito da sposa ideale secondo te assomiglia a una tenda, ricordi?»

«Ho cambiato idea.» Scrolla una spalla con indifferenza.

«Senti...» Gli afferro il viso e lo bacio. «Non dobbiamo sposarci solo perché sono incinta e sai che questo mi renderebbe felice. Non siamo più negli anni venti. Due persone possono avere dei figli, senza che si sposino.»

«Oh, non ne ho mai dubitato. Ma voglio sposarti comunque.»

«Tu sei pazzo.»

«E tu l'amore della mia vita, Alissa. Anzi, tu sei la mia vita. E mi dispiace se a volte sono una testa di cazzo che non ti merita affatto. Ma io ti amo. Sono un egoista e ti amo. E voglio stare con te per tutta la mia esistenza, perché non ho nessun cazzo di senso, se non sono vicino a te.» Ed ecco che le lacrime ritornano a scorrermi sul viso. Diavolo. «E voglio questo bambino. Lo voglio da morire.» Appoggia la fronte alla mia. «E lo voglio con te.»

«Lo voglio anche io.»

«E allora sposami, cazzo.»

«Non ti sposerò.»

«Lo vedremo.» Mi fa un occhiolino e si morde il labbro per mascherare quella sua espressione maliziosa, che mi fa impazzire.

«Mi stai per caso sfidando?» Aggrotto le sopracciglia, perché questa conversazione è a dir poco assurda. Non lo sposerò. E non perché non sia sempre stato il mio più grande desiderio, ma perché so che non è quello che vuole realmente. Per me, il matrimonio è sempre stato qualcosa di estremamente importante. È una promessa di fronte a Dio, è impegno. Non è solo un bellissimo abito da sogno, una festa sfarzosa, cibo buono e duecento invitati. E non voglio sposarmi se l'altra persona lo fa solo per accontentarmi.

«No. Ma sai benissimo che se voglio una cosa, me la prendo. E io voglio essere il tuo fottuto marito, signora Scott.» Mi bacia lentamente. «Di' di sì.»

«Ho una proposta.» Sorrido e mi allontano un po', perché non nessunissima intenzione di perdermi la sua faccia quando gli dirò cos'ho in mente.

«Spara.»

«Dimostrami che tieni al matrimonio.» Scrollo le spalle e lui mi fissa confuso.

«E come dovrei dimostrartelo?»

«Sei il testimone di Harper, giusto? Fino a ora, non hai fatto praticamente nulla. Sei stato un pessimo testimone e non ti sei preoccupato di adempiere a nessuno dei tuoi compiti.»

Stringe gli occhi e serra la mascella. «Cosa mi stai chiedendo esattamente?»

«Sii un perfetto testimone! Dimostrami che ci tieni e che per te è una cosa importa, e se per allora ancora non avrai cambiato idea e non ti farai venire un attacco di nervi solo nel sentire la parola "matrimonio", allora ti dirò di sì.»

Continua a osservarmi per qualche altro secondo. Sono sicura che dirà di no, perché, insomma, lui è Matthew Scott ed è allergico ai matrimoni. Non si sognerebbe mai di perdere tempo in "certe stronzate". Ha paragonato il mio abito dei sogni a una tenda, maledizione! Un abito da almeno cinquemila dollari.

«Andata!» La sua risposta mi riscuote dai miei pensieri e mi lascia a bocca aperta.

«Scusa?» Ribatto con una risatina.

«Ci sto.» Alza le spalle con indifferenza e io scuoto la testa.

«Non so se hai capito bene, ma ti dovrai sorbire tutte le paranoie di Harper, dovrai essere presente, avrai il dovere di comprare le fedi – dato che ancora non te ne sei preoccupato e mancano pochi mesi –, dovrai andare alle ultime prove dell'abito di Harper e non lasciare che niente, e ripeto niente, rovini il suo giorno più importante.»

«Ho capito.» Risponde semplicemente, azzerando con un passo la distanza tra noi due e posandomi le sue mani grandi sui fianchi. «E mi va bene.» Mi spinge all'indietro fino a farmi scontrare con il letto. Mi ci lascio andare contro e lui mi segue, posizionandosi sopra di me.

«Sei sexy tutto trasandato, sai?»

«Sei tu a parlare o i tuoi ormoni in subbuglio?»

«Mmm, non lo so. So solo che sei sexy.»

Fa una faccia compiaciuta. «Bene. Allora sappi che mi sono a malapena fatto la doccia prima di uscire di casa stamattina.»

«Un vero uomo.»

«Puoi dirlo forte, piccola.»

Scoppio a ridere, buttando la testa all'indietro e lasciando scoperto il collo. Matt ne approfitta subito per iniziare a torturarlo con la sua bocca. Mi bacia, mi lecca e trascina le labbra verso la scollatura del mio maglione. Mi infila una mano sotto al maglione e lo alza leggermente, mentre raggiunge il mio seno. Lo palpa da sopra il reggiseno.

«Sai, ora che ci faccio caso sembrano già più grosse.» Alza e abbassa le sopracciglia, facendomi ridere ancora di più. «Credo che le adorerò.»

«Non ho dubbi.»

«Mi dispiace per ieri, lo sai vero?» Torna serio e allontana la testa per guardarmi in faccia.

«Lo so.» Gli sorrido. Mi accarezza distrattamente un fianco e la sua attenzione si proietta improvvisamente sulla mia pancia. Si abbassa con tutto il corpo in modo tale che il suo viso sia allineato con il mio addome.

«Non credo di aver ancora capito cosa sta succedendo davvero. Cazzo! Diventeremo genitori tra qualche mese.» Sorride, ma il suo sguardo è ancora fisso sulla mia pancia. Sento le lacrime pizzicarmi gli angoli degli occhi.

«Anche a me sembra impossibile.» Ammetto, perché penso che il mio cervello non abbia ancora registrato l'informazione. Insomma, non ho ancora avuto una crisi isterica, l'ansia è più o meno sotto controllo e non mi sono ancora comportata da psicopatica.

«Sarà un maschietto, vero? Dicono che le donne se lo sentono.» Mi domanda, speranzoso, mentre con l'indice inizia a tracciare delle linee sulla mia pancia.

«Ne sono quasi del tutto sicura.» È quasi una certezza per me. Sarà il mio bellissimo ometto. «Ti somiglierà.» Gli dico, accarezzandogli i capelli. «Sarà un piccolo sciupafemmine, con i capelli spettinati e il sorriso furbo.»

«Spero abbia i tuoi occhi. Amo i tuoi occhi.»

Una lacrima sfugge al mio controllo e mi bagna la guancia. È felicità.

«Ti amo.» Alza gli occhi per guardarmi e mi sorride, poi li riporta al mio addome. «Vi amo.» Si abbassa e bacia dolcemente la mia pancia. «Mamma e papà ti aspettano.» Sussurra con le labbra appoggiate alla mia pelle.

Un singhiozzo strozzato ci fa voltare verso l'entrata della mia camera. Mia madre è lì, con gli occhi lucidi e le guance bagnate dalle lacrime. E accanto a lei c'è anche Abbie, che a stento riesce a trattenersi dal piangere come una bambina. Ma i suoi occhi brillano e i denti devono intrappolare il labbro inferiore per non farlo tremare.

«Forse dovremmo imparare a chiudere le porte.» Dice Matt a bassa voce, facendomi sorridere.

«Mamma, che stai facendo?» Le domando, con tono dolce. Perché mia madre è una delle persone più sensibili del pianeta, forse anche più di me. E vedere la sua famiglia felice e realizzata è la cosa che la rende più orgogliosa al mondo.

«Scusa, tesoro. Ero venuta a chiamarvi per la cena, ma non ho voluto interrompere questo momento.» Scoppia di nuovo a piangere e Abbie le poggia una mano sulla schiena.

«Avanti, ora basta, mamma.»

«Sai...» Matt si alza dal letto e io lo seguo. «È inutile che cerchi di fare la forte...» Si ferma di fronte a Abbie che alza il viso per guardarlo in segno di sfida. «Ho visto come ti tremava il labbruccio.» Glielo afferra tra pollice e indice e le dà un pizzicotto proprio sul labbro inferiore.

«Smettila!» Lei gli dà uno schiaffo sulla mano per liberarsi. «Non stavo piangendo affatto.» Incrocia le braccia al petto, imbronciata.

«Non è reato piangere, sai tesoro?» Mamma le scompiglia i capelli con fare affettuoso, cosa che la fa imbronciare ancora di più. «E ora andiamo a cena, è pronto.» Si asciuga le lacrime da sotto gli occhi e, insieme a Abbie, abbandona la mia camera.

«Andiamo?» Matt allunga in braccio verso di me e io gli prendo la mano.

Scendiamo in cucina, dove oltre a mia madre e Abbie ci sono anche Harper, Dylan e la piccolina di casa.

«Zia Alissa! Dov'è il mio nuovo cuginetto?» Salta giù dalla sedia come un ninja e corre verso me e Matt, buttandosi in braccio a lui – ovviamente.

«Ciao, piccola dittatrice.» Matt la bacia sulla guancia e lei gli stringe il collo in un abbraccio.

«Zio Matt, dov'è il mio nuovo cuginetto?» Strascica di nuovo la domanda con un tono lagnoso.

«Ehm...» Matt si gratta la nuca, in evidente difficoltà, e a me scappa un sorrisino. «È, beh, è ancora nella pancia di zia Alissa, piccolina.»

«Uffa! E quanto devo aspettare?» Si lamenta, incrociando le braccine al petto. È adorabile con quel musetto.

«Ancora un po' di mesi, Sophie.» Mi intrometto con un sorriso.

«Per cosa?» La voce di mio padre che proviene da dietro le nostre spalle fa sobbalzare me e Matt e voltare immediatamente verso l'entrata della cucina. Oh cacchio, e quando avevano intenzione di dirmi che anche papà era qui? Accanto a me, sento Matt irrigidirsi come un tronco d'albero. L'ultima conversazione che mi riguardava non si è svolta nei modi più pacifici che esistono, anche se alla fine si è risolto tutto con una pacca sulla spalla.

«Per il cuginetto che zia Alissa ha nella pancia.» Risponde con indifferenza Sophie, facendosi mettere a terra da Matt. Oh, cavolo.

«Sophie!» La rimprovera Harper, ma non possiamo prendercela con una bambina di quattro anni. Piuttosto, dovrei odiare sua madre che non ha saputo tenere la boccaccia chiusa.

«Se è uno scherzo...» Mio padre si schiarisce la gola, perché la sua voce è uscita roca, come se stesse sul punto di piangere. «Non è divertente.»

«Papà, te l'avrei detto, io...»

«Non ci posso credere.» Sbatte le palpebre e poi si avvicina e mi circonda con le sue braccia. Mi accoccolo contro il suo petto, poi mio padre attira anche Matt nel nostro abbraccio. All'inizio, Matt è un po' rigido e impacciato, ma piano piano si lascia andare. Mio padre non è una persona di tante parole, per cui quando ci lascia andare e non aggiunge altro, non ne rimango sorpresa. Ha gli occhi rossi dall'emozione che si rifiuta di lasciare andare e questo mi basta.

«Ti voglio bene, cognata.» Anche Dylan si avvicina e mi abbraccia, poi si volta verso Matt. «Vedi di non fare cazzate, Matt, ti tengo d'occhio.»

«Ehi, tu dovresti essere dalla mia parte. Eravamo amici ancora prima che la conoscessi.» Si lamenta lui, ma poi si abbracciano dandosi un paio di pacche sulla schiena.

Passato il momento dei baci e degli abbracci, e anche i piagnistei miei e di mia madre, ci sediamo a tavola per cena. C'è qualcosa di strano in Matt, nonostante tutto. Sorride e sembra felice, ma i suoi occhi nascondono uno strato di tristezza mentre osserva mia madre e mio padre. E solo in quel momento, mi rendo conto che una cosa del genere con i suoi genitori non potrà mai avvenire. Certo, i miei sono separati, ma la mamma di Matt è rinchiusa da tre anni in un ospedale psichiatrico e il rapporto che ha con suo padre è pessimo. Perché ovviamente Robert Scott è una bruttissima persona, che non tiene nemmeno ai suoi figli. Figuriamoci se venisse a sapere che porto in grembo suo nipote. Probabilmente aspetterebbe che partorissi e poi assumerebbe qualche sicario per farmi fuori, se solo questo non fosse un reato punibile con l'ergastolo. Ringraziando il cielo, non è un criminale, ma solo uno stronzo patentato.

Stringo la mano di Matt sotto il tavolo per attirare la sua attenzione. Mi sorride e lo vedo che è felice, ma se in questo momento non ci fosse mia madre a condividere con me la cosa più bella che potesse mai capitarci, sentirei comunque un buco nel cuore. E non voglio che il mio Matt si senta così.

«Va tutto bene, amore?» Mi domanda, accarezzandomi una guancia.

«Sì. Sì, tutto bene.» Si avvicina e mi stampa un bacio a fior di labbra, poi torna a parlare con la mia famiglia.

«Thanos!» Esclama, facendo zittire tutti. Mi mordo il labbro e lo guardo con le sopracciglia inarcate.

«Ti scateno dietro un esercito composto dai migliori avvocati degli Stati Uniti per toglierti la patria potestà, se solo osi chiamare mio nipote Thanos!» Lo minaccia mio padre, puntandogli un indice contro. Scoppio a ridere e appoggio la testa alla sua spalla.

«Sarebbe stato un bel nome.» Si difende lui.

«Sì, per un cane.» Commenta Dylan, e non ha tutti i torti.

«Sei fuori di testa.» Lo insulta Harper.

«A me piace!» Esclama Abbie, facendomi spalancare gli occhi.

«Visto?» Domanda Matt a mio padre, compiaciuto.

«Abbie ha sempre avuto una passione per l'anticonvenzionale, non fa testo.» Mi intrometto e Matt mi guarda.

«Hai ragione, è più fuori di testa di me.» Ammette Matt.

«Ehi!» Abbie gli lancia un fazzolettino di carta appallottolato dritto in faccia, facendoci ridere tutti.

La cena viene interrotta dal campanello che suona, e mio padre si alza per andare ad aprire.

«E adesso che hai fatto?» Lo sentiamo dire dalla porta.

«Uh, piccolo incidente di percorso, niente di che.» Risponde una voce familiare. Steve. Che poco dopo entra in cucina con mio padre. Spalanco gli occhi appena lo vedo e mia madre scatta in piedi come una molla.

«Che è successo al tuo viso?» Urla, scioccata. Steve sfoggia un enorme livido nero sotto l'occhio che si estende fino allo zigomo e ha il labbro inferiore spaccato.

«Steve.» Mi alzo in piedi e gli vado incontro.

«Mi fa piacere vedere che non sei morta e che comunque non ti sei degnata di rispondere alle mie ultime sei telefonate.» Ridacchia e mi racchiude tra le sue braccia.

«Scusa, ho il telefono nella borsa. Ma non ti azzardare a cambiare discorso. Cos'è successo?» Mi allontano per guardarlo in faccia. Fa quasi impressione vederlo così.

«Niente di importante.» Scrolla le spalle e mi sorride.

«Steve!» Insisto. «Chi ti ha ridotto così?»

«Io un'idea ce l'avrei...» Commenta Dylan, ricevendo una gomitata da Harper. Gli occhi dei miei genitori sono puntati su un'unica persona. Matt. Oh, Dio.

«Dimmi che non sei stato tu!» Mi volto a guardarlo con le mani sui fianchi e livida di rabbia.

«Beh, mi ha fatto incazzare.» Si giustifica e le mie narici fremono per la collera.

«Ti ha... Ti ha fatto incazzare? Gli hai distrutto la faccia!» Sbotto.

«Ehi, cioccolatino, va tutto bene. Abbiamo chiarito.» Interviene Steve, che mi accarezza i capelli con dolcezza.

«Non ci credo.» Sbuffo e prendo una sedia a Steve per farlo accomodare.

«Vieni, Steve, siediti e ti preparo un piatto. Te lo meriti, come minimo.» Mia madre lancia un'occhiataccia a Matt, che alza gli occhi al cielo. Pure.

«È inutile che tutti mi guardate così. Ha baciato la mia ragazza, non l'ho picchiato perché mi annoiavo.»

«Non era un bacio.» Rispondiamo io e Steve in contemporanea.

«Lo era. Anche se non c'era la lingua.» Insiste Matt. «E anche se eravate presi dall'euforia perché gli avevi appena detto di essere incinta. Quello era comunque un bacio.»

«Beh, forse anche io ti avrei preso a pugni se avessi baciato mia moglie, Steve.» Si intromette mio padre, lasciandoci a bocca aperta.

«Grazie, Noah.» Risponde Matt, totalmente soddisfatto.

«Me lo sono meritato.» Ammette alla fine Steve, mentre mia madre gli porge un piatto.

«Allora...» Matt si schiarisce la voce e si volta verso Harper, improvvisamente teso. «Quali sono i miei compiti da testimone, esattamente?» Per poco non mi strozzo. Che?

«Scusa?» Harper dà voce alla mia perplessità.

«I miei compiti da testimone.» Ripete, come se pensasse che non abbia capito bene. Ha capito benissimo, solo che stenta a crederci. «C'è una lista di cose da fare, o...»

«Sì, sì, beh, posso farti una lista.» Balbetta Harper, incredula.

«Ti senti bene?» Domanda Dylan, perplesso.

«Devo, devo solo fare pratica.» Risponde Matt, scrollando le spalle.

«Pratica per cosa?» Abbie sembra confusa. «Vuoi intraprendere una carriera come testimone di spose? O da wedding planner?» Ridacchia della sua battuta.

«Alissa non vuole sposarmi fino a quando non le dimostrerò che prendo sul serio il matrimonio, per cui...» Lascia la frase in sospeso e torna a mangiare, mentre io vorrei sprofondare negli abissi. I miei sono completamente scioccati, ma Matt non se ne cura affatto.

«Ehm, bene. Ok. Allora è ora che cominci a sgobbare, bellino, perché fino ad adesso hai fatto proprio schifo come testimone. E domani abbiamo la seconda prova dell'abito, tanto per cominciare.»

Matt trattiene una risata, inspira profondamente e accetta con un semplice: «Okay.»

«Bene.»

Mi avvicino per parlargli all'orecchio. «Sei veramente serio su questa storia?»

«Ti sembrava che stessi scherzando? Diventerò il padre dei tuoi figli, Alissa Williams, e anche il tuo fottuto marito, che tu lo voglia o no.» Mi fa l'occhiolino, per poi tornare a scherzare e a ridere con tutti gli altri. Potrei mai non amarlo? 

*****************************************************************************

Buonaseraa! Come state?

Come promesso, ecco il capitolo dolce. Ed è arrivata la propostaaa! Riuscirà Matt a convincere Alissa, o il ruolo da testimone sarà troppo per lui? Fatemi sapere che ne pensate nei commenti.

E ora... volevo chiedervi una cosa. Allora, la storia di Alissa e Matt, come ormai avrete immaginato, sta giungendo al termine. Mancano soli pochi capitoli e dovremo salutare i nostri amati protagonisti.  Ma potrebbe non essere un vero e proprio addio... Magari potrebbe essere arrivato il momento di raccontare la storia di Steve! Che ne pensate? Vi interesserebbe conoscerla? Fatemelo sapereee!

Intanto, buona lettura! Vi adoro <3

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top