CAPITOLO 48
ALISSA
«Pronta!» Esclamo, raggiungendo Matt in soggiorno. I suoi occhi viaggiano distrattamente dalla tv a me. Li spalanca, appena vede come sono vestita. Spegne la televisione e si alza dal divano, con un sopracciglio alzato e l'aria di chi ha una certa idea in testa.
«Sei sicura di voler uscire?» Si lecca il labbro inferiore prima di stringerlo tra i denti, mentre scruta il mio vestito di maglia nero, stretto in vita da una cintura, e le gambe, coperte dalle delle calze pesanti. In realtà, il mio outfit è abbastanza innocuo e poco sofisticato, considerato che indosso anche i miei stivaletti da neve. Avrei potuto fare di meglio, certo, ma fa veramente freddo e i miei piedi sono già abbastanza congelati, senza che io li copra meno del necessario.
In ogni caso, Matt non sembra disdegnare, dato che si avvicina lentamente come un predatore pronto all'attacco. Steve non c'è, e appena Matt l'ha scoperto, si è prefissato l'obiettivo di riuscire a fare sesso in qualche angolo della casa che ancora non abbiamo battezzato, a causa della presenza costante del mio amico. Ma io ho un obiettivo ben più importante da portare a termine e, anche se volessi – e voglio da morire, intendiamoci –, l'ansia non mi farebbe apprezzare il momento nel modo giusto.
«Sì, abbiamo un appuntamento, ricordi?»
«Mmmh mmmh, certo.» Risponde, ma nel frattempo mi circonda la vita e inizia a baciarmi la parte del collo scoperta dal maglione. Le sue mani scivolano lentamente verso il basso, bruciandomi a ogni carezza. La sua lingua mi bagna la pelle, lasciando una scia umida dal basso verso l'alto. Il mio corpo si ricopre di pelle d'oca. «Il tuo profumo mi fa perdere la testa.» Mugugna, prima di afferrarmi il lobo dell'orecchio tra i denti. E io sono già così tanto eccitata che potrei mandare al diavolo tranquillamente tutti i nostri programmi e farmi prendere proprio qui e proprio ora.
«Matt...» Provo a parlare, ma le sue mani che si infilano sotto il mio maglione lungo e mi stringono il sedere, mi fanno bloccare la voce in gola. Quelle sue dita lunghe si artigliano alle mie natiche e le stringono, facendomi sfuggire un gemito. Non so cosa mi succeda ultimamente, ma non riesco a trattenermi. Ogni volta che Matt mi tocca o mi bacia, io mi accendo come una lampadina e non riesco a resistergli. Nemmeno quando so che dovrei fermarmi e concentrarmi su cose più importanti, come per esempio confessargli di essere rimasta incinta di lui. «... faremo tardi.» Ansimo, mentre la sua bocca si posa dolcemente su ogni angolo del mio viso, tranne che dove vorrei si fermasse. Sulla mia. Ho urgente bisogno di sentire quelle labbra morbide chiudersi attorno alle mie, assaggiarne il sapore, sentire la sua lingua sulla mia.
«Abbiamo tempo.» Mi lecca le labbra schiuse e io perdo ogni frammento di controllo. I miei occhi sono appannati dal desiderio e i suoi ardono di passione. Infilo le mani nei suoi capelli e lo attiro a me. La mia bocca si schianta contro la sua, le mani si abbassano sul suo petto e lo spingono indietro per farlo ricadere seduto sul divano.
«Ti ho già detto che amo quando prendi in mano la situazione?» Ha la voce talmente bassa e roca che sono costretta a stringere le cosce per avere un po' di sollievo.
Sorrido e mi piego in avanti per togliermi gli stivaletti con una lentezza esasperante. «Sì, me l'hai già detto.»
«Vieni qui, zuccherino.»
Scuoto la testa e sollevo leggermente il maglione sui fianchi, per poter afferrare i bordi delle mie calze pesanti. Le sfilo, facendole scorrere lentamente su ogni centimetro delle mie gambe. Matt si lecca le labbra mentre osserva minuziosamente ogni mio movimento. Si muove impaziente sul divano, come se si stesse trattenendo dall'alzarsi e prendermi con la forza.
«Stai giocando con il fuoco, Alissa.» Mi minaccia, sistemandosi l'erezione evidente sotto i suoi jeans scuri.
«Davvero?» Slaccio la cintura che mi circonda la vita e la lascio cadere a terra. «E cosa hai intenzione di farmi?» Lo provoco, sfilandomi il maglione e la canotta intima dalla testa. I capelli mi ricadono disordinati sulla schiena nuda e i suoi occhi mi bruciano mentre percorrono ogni angolo del mio corpo.
«Oh, non hai davvero idea di quello che ho intenzione di farti...» Sbottona i jeans e abbassa la cerniera. «Ma se vieni qui, te lo faccio vedere.» Velocemente, si allunga e mi afferra le mutandine per tirarmi contro di lui. Finisco in piedi tra le sue gambe, le sue mani mi tengono ferma dai fianchi e la sua bocca tortura la mia pancia con dei baci sensuali. E io non riesco a frenare l'emozione, pensando che proprio lì, dentro di me, esiste un piccolo semino che presto sarà suo figlio. Il nostro.
La sua lingua è calda sulla mia pelle, le sue labbra sono morbide e mi solleticano l'addome. Metto le mani sulle sue e mi libero della loro presa, poi lo spingo di nuovo dal petto per farlo adagiare allo schienale del divano. Lui sospira e si passa una mano sul viso.
«Okay, hai voglia di torturarmi. Beh, sappi che la mia pazienza sta oltrepassando il limite.»
Mi mordo il labbro per non scoppiare a ridere, perché sì, sembra un fascio intricato di nervi pronto a scattare anche alla più piccola provocazione. Non gli rispondo e mi abbasso, mettendomi in ginocchio tra le sue gambe. Afferro il bordo dei suoi jeans e dei boxer neri e lui alza il bacino per permettermi di toglierglieli. Il suo pene rimbalza fuori e si adagia sul suo addome, dritto e grande e totalmente perfetto. Appoggio i palmi delle mie mani fredde sulle sue cosce, ricoperte da quella peluria che mi fa impazzire. Ogni cosa di lui grida mascolinità e mi fa tremare dal desiderio di toccarlo e di sentirlo addosso a me. Mi abbasso e bacio la punta della sua erezione, facendolo irrigidire, poi trascino delicatamente le labbra verso il basso.
«Oh, merda, Alissa...» Geme e butta la testa all'indietro, poggiandola sul bordo del divano. Il mio respiro caldo si scontra contro la sua pelle tesa e il suo sesso si indurisce sempre di più a contatto con la mia bocca. Lo lecco per tutta la sua lunghezza, saggiando il suo sapore unico e invitante, arrivando fino alla punta e ruotandoci intorno.
Dalla sua bocca fuoriesce un verso rabbioso e, subito dopo, le sue mani mi afferrano le braccia per farmi alzare e mettere a cavalcioni sulle sue gambe divaricate. I miei muscoli pelvici si contraggono e la mia intimità pulsa quando entra in contatto con la sua.
«Basta giocare, zuccherino, ora voglio sentirti stretta attorno al mio cazzo.» Le sue parole sporche mi fanno gemere rumorosamente e le sue mani che mi slacciano il reggiseno mi provocano uno spasmo violento tra le gambe. La voglia di lui è come bomba che ha bisogno di esplodere. Lo sento ovunque, fin dentro lo stomaco.
Matt scosta di lato le mie mutandine e con l'altra mano guida la sua erezione verso la mia entrata. Io faccio leva sulle mie stesse gambe per sollevarmi e quando mi abbasso e lui mi entra dentro di me, sono costretta ad aggrapparmi al suo maglione per l'intensità delle sensazioni che mi provoca. Matt mi riempie perfettamente. Ogni parte di me è contaminata da lui.
«Dio, quanto ti amo.» Ha gli occhi chiusi e un'espressione rilassata sul viso. Appoggio la mia fronte contro la sua, prendendogli il viso tra le mani, mentre lui apre le palpebre per puntare i suoi occhi color caffè nei miei. Inizio a muovermi con il bacino, lentamente, i nostri sguardi sempre allacciati e i miei respiri che si confondono con i suoi. I miei capezzoli induriti sfregano contro il suo petto a ogni mio movimento. È perfetto. Tutto maledettamente perfetto. I nostri corpi uniti, le sue mani che mi toccano ovunque, il profumo della sua pelle.
Sento il bisogno di muovermi più velocemente, e così faccio. Matt ringhia e io lo bacio. Un bacio violento dove le nostre lingue si incontrano e i miei denti intrappolano le sue labbra. Le lecco, mi nutro dei suoi respiri, dei suoi ansiti e dei suoi gemiti. E mi sento completa. Trascino la bocca sul suo collo, succhio la sua pelle, fregandomene dei segni che probabilmente gli lascerò. Voglio macchiarlo, assaggiarlo, respirarlo. Voglio tutto.
«Cazzo, amore...» Geme, mentre le sue dita si imprimono sui miei fianchi, guidando il mio ritmo. Gli sfilo il maglione, perché ho bisogno di sentire la sua pelle contro la mia senza nulla a separarci.
Le mie mani gli accarezzano il petto, gli scompigliano i capelli, poi scendono sulle spalle. Vorrei averne più di due, così da poterlo toccare ovunque tutto il tempo. Il suo corpo è talmente unico che le mie dita e la mia bocca non possono fare altro che venerarlo completamente. I suoi muscoli tonici, i peli sulle braccia e sul petto, la sua carnagione abbronzata. Dio, è un invito alla lussuria.
«Sei così stretta e bagnata, piccola.» La sua voce arrocchita mi fa contrarre e stringere attorno a lui.
«Matt.» Non riesco a dire altro. Un familiare calore mi invade lo stomaco, quando sento l'orgasmo cominciare a farsi strada. Chiudo gli occhi e la bocca di Matt si accanisce sui miei capezzoli, succhiando e mordendo e poi leccando per lenire il dolore. Sento il mio corpo sgretolarsi lentamente, un pezzettino dopo l'altro. La mia mente si spegne, il buio mi avvolge totalmente, mentre il mio corpo trema, rabbrividisce e viene scosso da degli spasmi violenti. La mia intimità si chiude attorno a lui, una delle mie mani si stringe attorno ai suoi capelli tirandoli violentemente, mentre con l'altra mi aggrappo alla sua spalla. Il mio corpo molle e senza forze si accascia sopra il suo. Matt mi circonda la vita, tenendomi ferma mentre lui si spinge con forza ancora dentro di me fino a raggiungere il suo orgasmo e riempirmi della sua essenza, con un gemito lungo e maschile. Appoggia la fronte contro la mia spalla e respira velocemente, continuando a tenermi stretta contro il suo corpo. Siamo sudati e completamente in estasi. La mia mente è ancora annebbiata e il piacere scorre ancora attraverso il mio corpo. Dio, non ne avrò mai abbastanza di questo. Di lui.
Solleva la testa e mi bacia dolcemente sulle labbra, poi mi guarda negli occhi e mi sorride.
«La tua faccia quando vieni... non ho mai visto uno spettacolo più bello.»
Arrossisco violentemente, perché non oso nemmeno immaginarla. «Smettila.» Lo rimprovero con un sorriso imbarazzato.
«Mai. Mi piacciono troppo le tue guance rosse.» Mi bacia di nuovo, e stavolta passandoci anche la lingua. Mi accoccolo contro di lui, con il viso nascosto nel suo collo e le braccia a circondarlo. Matt mi accarezza la schiena, mentre bacia distrattamente i miei capelli. Dimentico perfino la nostra uscita programmata, anche se non la notizia che devo dargli.
«Devo dirti una cosa.» Sussurro, insicura e impaurita, continuando a stare poggiata sul suo petto.
«Okay.» Mi passa le dita tra i capelli e abbassa il viso per cercare il mio, ma non gli concedo i miei occhi. Non ancora. Prima, faccio un respiro profondo, gli bacio il petto definito e poi alzo la testa. E proprio in quel momento, il campanello suona.
Ancora completamente racchiusi nella nostra piccola bolla di piacere e sesso, sussultiamo. Non aspettiamo nessuna visita, Steve ha le chiavi – a meno che non se le sia dimenticate. Io e Matt ci guardiamo, con le sopracciglia aggrottate e una reciproca domanda scritta sul viso. Ma nessuno dei due ha la risposta. Il campanello suona di nuovo, e stavolta più forte e in maniera prolungata.
«Un attimo!» Grida Matt, mentre mi solleva da sopra il suo corpo e mi fa rimettere in piedi. Ci affrettiamo a rivestirci, ma le nostre condizioni non nascondono quello che abbiamo appena fatto. I capelli di Matt sono del tutto scompigliati e nella fretta ha anche rimesso il maglione al contrario. Reprimo una risata e mi contorco per infilarmi di nuovo le calze. Le odio!
Quando arriva alla porta, Matt mi rifila un'occhiata per controllare che io sia a posto. Sono vestita, ma anche i miei capelli sono un completo disastro, grazie alle mani di Matt. Cerco di darmi una sistemata e poi lo raggiungo alla porta. Il corpo di Matt copre la persona dall'altra parte, per cui non riesco a riconoscerla, ma tutto mi è più chiaro quando lui parla.
«Ethel?» Cosa? Che diavolo ci fa qui? Ha una bella faccia tosta a presentarsi in casa nostra, dopo come mi ha trattata l'ultima volta. Peggio della suola rossa delle sue Louboutin nere lucide. Oddio, che stronza che è stata. Mi guardava con un'espressione maligna e gli occhi pieni di rabbia, anche se non capisco per quale motivo. Non le ho mai fatto nulla di personale e sembrava essere gentile con Matt e con i suoi fratelli, tanto che mi sono anche ritrovata a difenderla una volta. E poi? Di punto in bianco anche lei comincia a odiarmi. Fortuna che almeno la mamma di Matt sembra essere stata gentile e, soprattutto, contenta di vedermi al fianco di suo figlio. E questo è importante per me, perché lo è per Matt.
Proprio lui si fa da parte per lasciare entrare Ethel in casa e lei appare nella mia visuale. È perfetta, tanto per cambiare. Con tutta la neve a terra, i suoi immancabili tacchi dodici le contornano i piedi e il suo vestito è coperto da un cappotto elegante nero, stretto in vista da una cintura. Diavolo, è tanto sofisticata quanto cattiva. E la odio per questo.
«Ciao, tesoro.» Accarezza la guancia a Matt e si solleva per baciargli l'altra. Le sue labbra premono sulla pelle del mio ragazzo per un lasso di tempo esageratamente lungo per essere solo un misero saluto. Il corpo di Matt è rigido e i suoi occhi continuano a spostarsi nella mia direzione, velocemente, come se volesse valutare la mia reazione senza farmelo notare.
Mi schiarisco la voce. «Ciao, Ethel!» Mi faccio sentire, perché la sua troppa vicinanza a Matt mi sta facendo saltare i nervi e perché mi sta ignorando di proposito.
«Oh, Alissa.» La sua mano, con le unghie perfettamente limate e laccate di rosso, accarezza il bicipite di Matt. Sto per dare di matto. I miei ormoni sono in subbuglio completamente e mi rendono un tantino instabile, bipolare per meglio dire. Quindi le conviene solo togliere quella maledetta mano perfetta dal corpo del mio uomo se non vuole affrontare la mia furia ormonale. «Non ti avevo vista.» Continua, con un sorrisino che la dice lunga. Mi aveva vista benissimo, la stronza.
«A cosa dobbiamo il piacere?» Mi avvicino e faccio passare il braccio attorno alla vita di Matt. Ethel stringe gli occhi e mi guarda come se volesse darmi fuoco, alza il mento in segno di sfida e io rispondo stringendo maggiormente Matt. Che diavolo vuole questa arrivista manipolatrice? Mettere le mani sul patrimonio degli Scott portandosi a letto un uomo di venti anni più grande, non le basta più? Ambisce a quello più giovane, ora? Beh, lei e il suo seno prosperoso possono andarsene a quel paese e rimanerci.
Come se avesse sentito i miei pensieri, Ethel si toglie il cappotto e la sua quarta abbondante viene messa in bella mostra dalla profonda scollatura del suo vestito attillato. Le sue curve sono un'opera d'arte e l'idea che Matt possa guardarle o apprezzarle, mi fa sentire improvvisamente piccolissima. So che mi ama, ma è un uomo e io non sono una modella come Ethel potrebbe tranquillamente essere. Da brava masochista e ragazza insicura quale sono, mi volto per osservare la reazione di Matt. I suoi occhi si soffermano qualche secondo sulla scollatura di Ethel e poi tornano alla sua faccia, che ora è terribilmente compiaciuta. Il braccio che circondava la vita di Matt mi ricade sul fianco. Non vorrei, ma mi sento ferita e imperfetta e non abbastanza per lui.
«Sono venuta a visitare la casa... c'è anche tuo padre, ma è rimasto in macchina, perché ha ricevuto una chiamata di lavoro.» Ethel mi sbatte il suo cappotto tra le mani, come se fossi la sua sguattera, e si fa strada nel nostro soggiorno, mentre Matt mi lancia uno sguardo dispiaciuto. «Quando abbiamo incontrato Alissa, l'altro giorno, io e tuo padre abbiamo avuto la fantastica idea di venire a trovarvi, farvi i nostri auguri, cose così.»
«Vi siete incontrati, l'altro giorno?» La domanda di Matt probabilmente è rivolta a Ethel, ma i suoi occhi fissano intensamente me. È arrabbiato perché non gliel'ho detto? Non saprei proprio dirlo. La sua espressione è totalmente indecifrabile.
«Sì, non lo sapevi?» Il sorriso della strega, ora, è estremamente compiaciuto.
«No.»
«Beh, deve esserle passato di mente allora.» Ethel si accomoda sul divano, proprio nel punto in cui io e Matt abbiamo fatto l'amore non meno di dieci minuti fa. Accavalla in maniera elegante una gamba sull'altra. E questa volta, evito di osservare la reazione di Matt quando il vestito di Ethel si alza, lasciando in bella mostra la coscia. So già che se la sta mangiando con gli occhi. Lo so, Dio, lo so, che Ethel è impossibile da non guardare. Ha delle curve su cui potrei sbavare perfino io, ma il mio essere già tremendamente insicura di me stessa non aiuta affatto in questo momento.
Matt si siede sull'altro divano, sembra agitato e continua a mordicchiarsi il labbro inferiore, pensieroso. Quando alza gli occhi, incrocia i miei e il suo sguardo si adombra ancora di più. Non so cosa riesca a leggere nel mio, se i miei pensieri gli siano chiari, se abbia capito che ho iniziato a torturarmi con le mie paure. Distolgo lo sguardo.
«Possiamo offrirti qualcosa da bere?» Mi rivolgo a Ethel, mostrando un sorriso talmente falso da non ingannare nemmeno me stessa. «Vino?» Fortunatamente, l'ho visto al supermercato e ho pensato di prenderne una bottiglia, altrimenti avrebbe trovato solo succhi di frutta e qualche birra. Decisamente troppo poco sofisticato per una come Ethel e il padre di Matt. Certo, non che il vino sia uno di quelli dal costo esorbitante e di rinomata fama, ma meglio di niente.
«Sì, ti ringrazio, tesoro.» Ricambia il mio sorriso, che all'apparenza può sembrare gentile, ma che a un occhio esperto potrebbe mettere paura. Sembra meschino, quasi malvagio. So benissimo che non è venuta qui solo per ammirare la nuova casa di Matt, anche perché avrebbe potuto farlo prima, se proprio avesse voluto. Ha un altro scopo, ma non ho ancora capito quale. In ogni caso, non mi farò piegare da lei, dal suo super vestito attillato, dai suoi capelli lunghi e perfetti e nemmeno dalle sue gambe toniche in bella mostra.
«Veramente, io e Alissa stavamo uscendo.» Interviene Matt, con lo sguardo duro fisso su Ethel. Non dovrebbe darmi così fastidio il solo fatto che la stia guardando. Ma la dura verità è che mi sta facendo bruciare di gelosia fin dentro le ossa.
«Beh... sicuramente avrete tempo per un bicchiere di vino e una chiacchierata con noi.» Ribatte lei con un'espressione triste, che si modifica in un'una saccente non appena si volta verso di me. «Ti dispiace preparare il vino?» Domanda, come se fossi la sua domestica personale.
«Affatto.»
Afferro due calici dalla credenza in cucina e li riempio del vino bianco del supermercato. È buono, secondo il mio modesto parere, ma so già che la signora avrà da lamentarsi. Fanculo. Chi se ne importa, se non le piace il mio vino, può tranquillamente uscire fuori da casa mia. Io prendo un semplice bicchiere e lo riempio di succo d'arancia, perché sono incinta e non posso bere.
Quando torno in soggiorno, Ethel si è spostata verso il bordo opposto del divano per avvicinarsi a Matt e con le sue dita smaltate gli stringe il ginocchio.
Non devo essere gelosa. Non devo essere gelosa. Non devo essere gelosa.
«Ecco a te, Crudelia.» Mi scappa e spalanco gli occhi appena mi accorgo di come l'ho appena chiamata. «Ehm... Ethel.» Se potesse, mi scuoierebbe viva con gli occhi, ma io sorrido facendo finta di niente. Mi volto verso Matt, per dargli il suo bicchiere e lo trovo a fissarmi, con il labbro stretto tra i denti e gli occhi socchiusi. Io ignoro la sua espressione maliziosa, perché al momento sono infastidita, e faccio per accomodarmi accanto a lui. Ma appena prima che il mio sedere poggi sul soffice cuscino del divano, le mani di Matt si avvinghiano ai miei fianchi e mi guidano a sedermi sulle sue gambe. Sono arrabbiata e non vorrei, ma non darò questa soddisfazione a Ethel. Nemmeno sotto tortura. Al contrario, mi scolo il mio bel bicchiere di succo come se fosse vodka liscia e torno a guardare in direzione di Crudelia. Le mancano solo i capelli di due colori diversi e poi sono la stessa persona. In primis per la personalità disturbata.
«Ripensandoci, Alissa...» Ethel fa roteare il calice con dentro il vino, poi lo annusa e arriccia il naso come se fosse schifata. «Forse sarebbe meglio solo un po' d'acqua.» Mi guarda, posando il bicchiere sul tavolino di fronte a lei. «Ti dispiace?»
Vorrei mandarla a quel paese, alzarmi e tirarle quei capelli perfetti, ma tento di sorride.
«Certo che no.» Ritorno in cucina e prendo il maledetto bicchiere d'acqua per la principessina. Nemmeno mia nipote di quattro anni risulterebbe così capricciosa. Stronza viziata!
«Credevo che saresti stato un po' più contento di vedermi, Matt.» Mi blocco, sulla soglia del soggiorno, appena sento le parole uscire dalla bocca di Ethel.
«E perché mai?» Ringhia Matt in risposta. Presa da una curiosità che non riesco a reprimere, mi affaccio quel poco che basta ad averli nella mia visuale. Matt la guarda con circospezione, come se la stesse studiando o cercando di capire. La mia vista si appanna dalla rabbia, quando Ethel allunga una mano per stringergli una coscia.
«Beh, dati i nostri trascorsi...» Lei ridacchia e io trattengo il respiro. Di quali trascorsi sta parlando? Di sicuro non è come pensi, Alissa, non farti prendere troppo dalla gelosia.
«Smettila. Non abbiamo proprio nessun trascorso, io e te.» Matt sospira e si passa una mano tra i capelli, nervoso. Tiro un sospiro di sollievo, che dura giusto tre secondi, fino a quando lei non parla di nuovo.
«Beh... scopare contro una scrivania, io li chiamo trascorsi, Matt.»
Mi scappa un singhiozzo di sorpresa, fin troppo rumoroso per passare inosservato. Le loro teste si voltano in contemporanea verso di me e Matt scatta in piedi, nemmeno avesse una molla sotto al sedere. I suoi occhi trovano i miei, e non ho idea di cosa riesca a leggerne dentro. Non so quale possa essere il mio aspetto adesso. Me ne sto qui, immobile, sull'uscio della porta, con un bicchiere in mano, gli occhi lucidi e le gambe che tremano.
«Io... scusate, io...» Balbetto, ma non so nemmeno io cosa stia cercando di dire. Vorrei solo riempire questo silenzio e spegnere quel sorrisino soddisfatto sulla faccia di Ethel, ma la voce e il cervello al momento non stanno collaborando come dovrebbero.
«Alissa...» Sbatto le palpebre e asciugo velocemente una lacrima che mi ricade sulla guancia. È tutto talmente surreale, che non so nemmeno come comportarmi di fronte a tutto ciò.
«Ecco l'acqua.» Cammino velocemente verso Ethel e le piazzo il bicchiere tra le mani, poi scappo – letteralmente – di nuovo fuori dal soggiorno e corro verso le scale per raggiungere la camera.
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Buonasera! Come state?
Ci siamo! Finalmente, siamo arrivate al punto in cui avevamo interrotto la storia. Domani, pubblicherò il nuovo capitolo, il che mi mette un po' di ansia. Vi anticipo solo di prepararvi perché probabilmente non vi aspettare ciò che sta per succedere! Si accettano, come sempre, tutte le vostre teorie!
Vi adoro <3
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