CAPITOLO 13

ALISSA

«Dato che hai già il costume, potremmo fare un bagno!» Propongo, congiungendo le mani a mo' di preghiera. So già che la sua risposta sarà no, vista l'espressione contrariata sul suo viso.

«No.» Come non detto, stupido egoista. Sbuffo, incrociando le braccia al petto e riportando l'attenzione verso la distesa azzurra di fronte a me.

«Tanto non avevo nemmeno il costume.» Borbotto, indifferente. Di certo, non gliela darò vinta facendogli credere che mi sia offesa. Solo cinque minuti fa, eravamo in macchina e lui mi ha detto delle cose bellissime, è stato dolce e siamo riusciti a passare una mezz'ora in serenità come non accadeva da tempo. Da Miami, per la precisione. E ora, mi tratta di nuovo come se fossi la sorellina da tenere a bada, che riesco solo a infastidirlo e importunarlo. Dio, non lo sopporto.

«Come, scusa?» Mi ferma, afferrandomi per un braccio per attirare la mia attenzione. «Non hai messo il costume?» Mi guarda corrucciato, ma con uno strano luccichio negli occhi. E io mi sento particolarmente vendicativa quest'oggi.

«No.» Lo provoco con un sussurro. Non riesco neanche io a capacitarmi del mio comportamento. Non so cosa stia facendo esattamente, se stia cercando di sedurlo o se la mia sia semplice voglia di giocare con lui. So solo che è tutta colpa sua e del modo in cui mi guarda.

Si lecca il labbro inferiore e continua a osservarmi come se fremesse per spogliarmi e scoprire cosa indosso al posto del costume da bagno. Mi denuda con gli occhi, accarezza ogni parte del mio corpo con lo sguardo, facendomi balzare il cuore direttamente in gola.

Matt mi afferra per un fianco e mi attira a sé, mozzandomi il respiro nel petto e facendomi schiudere la bocca, annaspando in cerca d'aria. Le sue dita bruciano su di me, nonostante il tessuto dei miei shorts che separa le nostre pelli. Alzo la testa per riuscire a guardarlo in viso, mentre la sua statura copre la mia figura dagli eventuali sguardi degli altri bagnanti.

«E cosa indossi, allora?» La sua voce bassa e calda mi fa tremare le gambe, ma cerco di non darlo a vedere.

«Nulla.» Matt sussulta leggermente e sgrana gli occhi, sbigottito. Boccheggia, come se volesse parlare ma non riuscisse a trovare le parole. Il Matt strafottente e arrogante sembra essere sparito, ed è bastato provocarlo un po'. «Non mi credi?» Mi mordo il labbro inferiore e accarezzo i suoi addominali da sopra il tessuto della maglietta. Abbassa lentamente lo sguardo per seguire i movimenti delle mie dita, inebetito.

«Non... ti...» Si schiarisce la voce e torna a guardarmi negli occhi. «Non ti credo.»

Afferro la sua mano, ancora poggiata sul mio fianco, e la guido per farla risalire lentamente al di sotto del mio top.

«Vuoi scoprirlo?»

Annuisce, avvicinando la mano al mio seno, ma prima che possa raggiungerlo, mi allontano, facendo un saltello indietro. Mi guarda con un sopracciglio alzato, confuso. Afferro i lati del mio top e mi appresto a sfilarmelo con un sorrisetto infido sul volto. Appena si rende conto di quello che sto per fare, spalanca gli occhi e mi blocca le mani.

«Che cazzo fai?» Sbotta, allarmato. Non riuscendo più a trattenermi, scoppio a ridere, piegata in due. Mi sfilo il top, rivelando i triangoli del mio costume nero. Continuo a ridere e a prenderlo in giro per aver creduto davvero che andassi in giro senza nulla sotto i vestiti.

Matt sbuffa, infastidito e si siede sulla sabbia, già bollente a quest'ora del mattino.

«Avanti, non fare il broncio. Come hai potuto crederci davvero? E poi, si vedeva benissimo che portavo il costume sotto.» Continuo a sbeffeggiarlo, non riuscendo a trattenere le risate.

«Non è divertente, Alissa. Credevo... cazzo, credevo saresti rimasta nuda davanti a tutti.» Borbotta, con un musetto talmente adorabile da prenderlo a baci ovunque, come se fosse un piccolo cucciolo.

Pensiero inappropriato, Alissa. Già, sì, grazie subconscio.

«Era solo una piccola vendetta per non aver accettato di fare il bagno.» Mi giustifico, piegando un po' il busto per arrivare alla sua altezza e farmi guardare. E poi, dovevo ancora vendicarmi per averci provato con Judith, la commessa del negozio di abiti di sposa, di fronte a me.

Matt mi squadra con gli occhi socchiusi e subito qualcosa si accende nelle sue iridi. Mi irrigidisco, perché non so mai cosa aspettarmi quando mi guarda in questo modo. Potrebbe essere una sfuriata, come l'ennesimo tentativo di sedurmi e destabilizzarmi per farmi cedere a lui. Infatti, si alza, torreggiando su di me e costringendomi a raddrizzarmi e a fare un passo indietro, intimorita. Abbassa lo sguardo sui miei pantaloncini e poi torna a guardarmi con un sorriso demoniaco.

«Che cosa...?» Faccio giusto in tempo a iniziare a porre la mia domanda, che mi solleva di peso su una spalla, come un esatto sacco di patate. Mi aggrappo alla sua maglietta e cerco di non guardare il suo sedere a portata dei miei occhi, che si contrae a ogni suo movimento. Peccato che sia talmente perfetto, da non permettermi di deviare l'attenzione altrove. E non è che ci stia mettendo tutto il mio impegno per riuscire a farlo. Ma dopotutto, guardare non ha mai fatto male a nessuno, giusto?

«Matt! Mettimi subito giù!» Ordino, poco credibile, tra una risata e l'altra.

«Volevi fare il bagno, no?» Mi domanda, derisorio, entrando in acqua completamente vestito.

«Non era esattamente questo che intendevo! Non possiamo essere persone normali, una volta tanto?»

«Assolutamente no.» Data la sentenza, mi butta con poca delicatezza in acqua.

«Matt! Sei veramente un idiota.» Lo insulto, risalendo a galla e stropicciandomi gli occhi. Mi si sistemo i capelli fradici dietro le spalle, scansando le ciocche rimaste appiccicate al viso. «Sei fortunato che ho lasciato il telefono in macchina.»

«Sapevo che non lo avevi addosso, zuccherino.» Ribatte, divertito. Mi passo un dito sotto gli occhi, macchiando i polpastrelli con il nero del mascara, ormai sfatto.

«Cavolo, mi si è sbavato anche tutto il mascara.» Borbotto. Non che mi interessi particolarmente del mio trucco, ma non voglio sembrare un panda con le sembianze di un mostro proprio di fronte a Matt. Lui è sempre semplicemente magnifico, con il suo sorriso disarmante, i suoi capelli scompigliati davanti la fronte e il suo fisico imponente. È in grado di risultare perfetto in qualsiasi momento della giornata: dopo aver sudato due ore in palestra, appena sveglio, e persino con un occhio nero dopo aver fatto a botte. Io, invece, riesco solo a immaginare la condizione in cui mi trovo. Con il mascara fin sotto le ginocchia, ciocche di capelli attaccate al viso e con i pantaloncini fradici addosso. Di-sa-stro-sa.

«Beh...» Si avvicina, mi abbraccia, sollevandomi e costringendomi ad avvolgere le gambe alla sua vita e le braccia al suo collo. «... Sei bellissima anche così.» Le sue iridi marroni si incastrano alle mie, comunicandomi tutto quello che prova per me. E io spero con tutto il cuore che nei miei, lui riesca a trovarci la stessa cosa.

Vorrei far evaporare tutte le mie insicurezze, baciarlo e fregarmene di tutto. Vorrei essere abbastanza forte per accettare la situazione e affrontarla insieme. Ma io sono Alissa Williams, sono sempre stata la sfigata, l'ultima scelta e probabilmente lo rimarrò per sempre. Non importa quanto provi a mostrarmi per quella che non sono, la verità è che io non sarò mai abbastanza per lui. Qualsiasi cosa provi per me, gli passerà. Si risveglierà da questo stupido incantesimo e mi vedrà realmente per quella che sono sempre stata, un'insicura e impacciata ragazza troppo timida. Si guarderà intorno e si ricorderà di tutte le donne esperte e bellissime che gli cadono costantemente ai piedi, le paragonerà con me e si renderà conto di aver completamente perso tempo. E io questo non avrei la forza di sopportarlo. Posso sopportare che Mason mi abbia lasciato per qualcuno migliore di me, posso accettare che Liam abbia cercato conforto in un'altra persona. Davvero. Ma non potrei mai accettare di abituarmi ad avere Matt nella mia vita, per poi vederlo sparire di punto in bianco con un'altra. Più bella, più ricca, più spigliata, più provocante. Insomma, non... me.

«Riesco a leggere tutti i tuoi brutti pensieri dai tuoi occhi, Alissa.» Distolgo lo sguardo dal suo, per evitare di piangere di nuovo e dargli un ulteriore motivo per pensare che io sia una stupida ragazzina. «Quando riuscirai finalmente ad accettare che per me non esiste nessuno al mondo più bello di te?» Matt mi bacia con dolcezza la punta del naso, e ovviamente le mie guance non possono fare a meno di arrossarsi di fronte al suo complimento.

Matt affonda il viso nel mio collo, stringendomi ancora di più le braccia attorno alla vita. Con una guancia, mi appoggio alla sua nuca, mentre la mano si infila tra i suoi capelli, iniziando ad accarezzarli.

«Dobbiamo andare, gli altri saranno già arrivati.» Sospira, raddrizzando la testa per guardarmi. E io vorrei solo che lui se ne fregasse ancora per un altro po', che continuasse a tenermi tra le sue braccia, che mi lasciasse accarezzarlo per qualche altro minuto. Ma so che ha ragione. Non siamo soli, purtroppo. Mi mette giù, poi afferra la mia mano e mi guida fuori dall'acqua. Si leva la maglietta e me la porge.

«Grazie...» Mormoro, infilandola, mentre lui si piega a recuperare il mio top che avevo abbandonato sulla spiaggia.

«Andiamo.» Mi prende nuovamente la mano, intrecciando le dita con le mie. Il mio cuore traditore fa una capriola nel petto, mentre le mie guance vanno completamente a fuoco. Matt riesce a passare dall'essere uno stronzo patentato a un perfetto romantico nel giro di qualche minuto. Ma ormai l'ho capito che si comporta da menefreghista solo perché se abbassasse le sue difese, secondo lui, diventerebbe un uomo troppo debole. Probabilmente, lo fa per suo padre. Per dimostrargli che è forte e indipendente, e che nessuno potrà mai mettergli i piedi in testa. Eppure, non è la prima volta che mi mostra questo suo modo d'essere. L'ho visto quando mi ha detto di amarmi, guardandomi negli occhi mentre facevamo l'amore, o quando mi ha chiesto di andare a vivere con lui. Lì, si era veramente lasciato andare e aveva abbattuto il suo muro di egoismo e strafottenza che nasconde il suo lato umano.

Raggiungiamo di nuovo la Mini Cooper di Matt per recuperare i nostri bagagli e ci dirigiamo alla hall dell'hotel. Matt, a quanto pare, non ha nessuna intenzione di lasciare andare la mia mano, nemmeno quando ritroviamo con tutti gli altri di fronte alla reception. Ma quando incontro gli occhi imbufaliti della mia migliore amica, sono io che, con un sussulto, abbandono velocemente la presa.

Diavolo, Alissa, che stai facendo?

A dire il vero, mi ero completamente dimenticata che anche Alex ci avrebbe raggiunti. Tanto che né io né Matt abbiamo pensato a cosa raccontarle. So che lui crede di non doverle dare nessuna spiegazione e pensa che nemmeno io dovrei. Ma si sbaglia. La prima regola dell'amicizia dice che non si dovrebbe mai rubare il ragazzo della tua amica, e sono convinta che funzioni così anche per gli uomini. Lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere a Cole, o a Evan. Mai.

Matt mi lancia un'occhiata infastidita, quando rompo il contatto con lui. Ma le mie attenzioni sono tutte per la ragazza tatuata e per i suoi occhi neri che mi fulminano come se volessero uccidermi.

«Ah, ecco i nostri eroi.» Cole dà una pacca sulla spalla di Matt. «Dove vi eravate cacciati?»

«Da nessuna parte... Io... io avevo solo voglia di fare il bagno.» Mi giustifico prontamente.

«Sì, lo vedo.» Cole piega la testa di lato e mi osserva, soffermandosi prima sul mio seno, dove la maglietta di Matt è stata bagnata dal costume, e poi sulle mie gambe scoperte e ancora gocciolanti.

«Smettila, cazzo.» Sbotta Matt, dandogli una spinta sulla spalla, facendolo scoppiare a ridere. «Allora, ce le danno queste chiavi di merda o no?» Aggiunge poi, alzando la voce. Mi volto a guardarlo, senza parole. È tornato a essere il cafone senza un minimo di rispetto.

«Matt!» Lo rimprovera Harper, mentre Evan e Cole ridacchiano del suo atteggiamento. Uomini.

«Sì, ecco a lei, signore.» Interviene il receptionist, mantenendo la sua gentilezza.

«Signore... in effetti, sembri più vecchio di quello che sei.» Lo sbeffeggia Cole, scompigliandogli i capelli. Mi mordo il labbro per non ridere, anche se con molta fatica.

«Sta' zitto, imbecille.» Ribatte Matt, sotto gli sguardi divertiti dei suoi due amici.

«Queste sono le chiavi delle vostre stanze. Per qualsiasi cosa non esitate a contattarmi, vi auguro una buona permanenza.» Continua il receptionist, ignaro di tutto.

«Grazie mille, Nathan.» Leggo il nome sulla targhetta appesa alla sua giacca elegante, e gli sorrido esprimendo tutta la mia gratitudine. Mi dispiace quando le persone vengono trattate male, soprattutto sul lavoro, e soprattutto quando sono gentili. E questo ragazzo sembra dolce e non ha fatto nulla per meritarsi l'uscita infelice e maleducata di Matt.

«Grazie a lei, signorina.» Nathan ricambia il mio sorriso, afferro la mia chiave da sopra il bancone e mi dirigo verso gli ascensori. Matt mi prende per un gomito, fermandomi.

«Grazie mille, Nathan.» Mi fa il verso, facendomi corrugare la fronte, infastidita. «Che cazzo era?» Domanda, irritato.

«Era un modo per chiedere scusa del tuo comportamento da totale cretino! Si chiama gentilezza, dovresti provare qualche volta.» Mi libero dalla sua presa e raggiungo gli altri.

Lascio la mia valigia all'entrata della mia camera singola e mi sfilo i pantaloncini di Jeans, appesantiti dall'acqua. Vado in bagno e afferro un asciugamano per tamponare i capelli. Se avessimo calcolato prima la presenza di Alex, avremmo preso una doppia invece di due camere singole. Ma forse da una parte è meglio, dovessi mai imbattermi in qualcosa che non ho alcuna voglia di vedere.

Un conato di vomito mi risale prontamente in gola, disegnando sul mio viso una smorfia disgustata.

Avanti, Alissa, sono solo tre giorni, puoi farcela.

Faccio un respiro profondo, poi mi spoglio del resto dei miei vestiti e mi butto sotto la doccia. Mi libero della salsedine e del profumo di Matt, tentando di cancellare pensieri su Alex e il mio stronzo insieme.

Dopo circa trenta minuti passati sotto il getto dell'acqua, esco dalla doccia. Mi avvolgo un asciugamano attorno al corpo e, con un altro, inizio a tamponarmi i capelli lunghi. Torno in camera, ancora gocciolante, mi siedo sul letto e mi prendo il tempo di ammirare l'arredamento, a cui prima non avevo prestato alcuna attenzione. È piuttosto semplice e impersonale, ma comunque moderno. Un letto matrimoniale troneggia al centro della stanza, affiancato da due comodini bianchi. Le pareti sono tinteggiate di un grigio molto chiaro e una portafinestra permette l'accesso al piccolo terrazzo. Accendo la tv, appesa alla parete di fronte al letto, solo per farmi sentire meno sola, ed esco sul balcone, che si affaccia nella parte interna dell'hotel, invece che sulla spiaggia. Riesco a intravedere la piscina, contornata da vari ombrelloni e lettini sul bordo. Ma la vista è coperta in parte da grandi alberi, che conferiscono una certa privacy alle camere. Mi appoggio con i gomiti alla ringhiera, pensierosa. Mi domando cosa stia facendo Matt, dove sia la sua camera, dato che sono completamente scappata da lui senza guardare in quale delle camere fosse entrato insieme a Cole. Evito, invece, di pensare ad Alex e ai suoi occhi neri che volevano penetrarmi e distruggermi dall'interno. Ho la vaga sensazione che se non fossimo state davanti a tutti, mi avrebbe colpito con la sua ira funesta per farmi pentire delle mie azioni. Anche se non ci riuscirebbe mai. Niente mi farebbe pentire di aver passato del tempo con Matt, accetterei qualsiasi castigo pur di approfittare del tempo che abbiamo. Non come vorrei, certamente, ma a me basta anche stargli accanto senza baciarlo o toccarlo per essere felice.

Afferro una ciocca dei miei capelli e la rigiro tra le dita, mentre rientro in camera.

Recupero un bikini nero dalla valigia e lo indosso, coprendolo, poi, con un copricostume del medesimo colore. Abbandono le vans, ancora bagnate a causa dello scherzetto di Matt di buttarmi in acqua vestita, e mi infilo gli infradito. Preparo la borsa da mare, mettendoci gli occhiali da sole, che non indosso quasi mai, la crema solare e un asciugamano. Spengo la tv, esco dalla camera e prendo l'ascensore per scendere nella hall, che trovo vuota. Sono ancora tutti nelle loro stanze, e l'unico presente è Nathan, il ragazzo della reception.

Mi guardo attorno, indecisa se andarmi a sedere sugli eleganti divani bianchi o a chiacchierare con il ragazzo dietro il bancone. Se fossi come mia madre, la scelta sarebbe ovvia. Andrei da Nathan per scusarmi del comportamento infantile e maleducato del mio stronzo. Ma ovviamente, la mia timidezza mi indirizza sulla seconda mia opzione.

«Ha bisogno di qualcosa, signorina?» Mi domanda gentilmente il ragazzo, trovandomi impalata in mezzo alla hall.

«Ehm... io... no, sto aspettando i miei amici.» Rispondo, impacciata. «Io...» Faccio il pieno di aria nei polmoni e prendo il coraggio necessario per continuare. «... Mi dispiace per il comportamento di prima del mio amico.»

«Oh, non si preoccupi, signorina, avrà avuto i suoi motivi per essere nervoso. E ormai ci sono abituato.» Nathan mi rassicura con un sorriso cordiale, mentre mi avvicino al bancone della reception.

«Non è comunque una giustificazione. Lavora qui da molto?» Domando, curiosa. Sicuramente, quella di impicciarmi della vita delle persone è una caratteristica che ho ripreso da mia madre. Mi piace sapere qualcosa in più della gente che incontro: lo stile di vita, cosa gli piace fare, cosa invece no. Ho sempre pensato che fosse un modo per confrontarsi con il resto del mondo e capire se la propria vita stia andando o meno nella direzione giusta.

«All'incirca dieci anni.»

«E le piace?» Continuo a informarmi, risultando anche un po' invadente. «Scusi... non voglio essere indiscreta.» Mi giustifico prontamente, senza dargli il tempo nemmeno di riflettere sulla mia domanda. Non mi piace importunare le persone, anche se la mia curiosità va oltre ogni limite.

«Non è un problema. E mi dia del tu. Comunque, sì, mi piace abbastanza. Vivo qui da sempre, e mi piace stare a contatto con le persone, il più delle volte.» Sorride, riferendosi probabilmente a Matt.

«Già...» Ridacchio, pensando a quanto si sarebbe arrabbiato se avesse sentito il receptionist parlare così di lui. «Sono Alissa, comunque.» Mi presento, porgendogli la mano.

«Beh... il mio nome lo sa già.» Sorride e ricambia il mio gesto. Proprio in quel momento il ding dell'ascensore cattura la nostra attenzione. Voltiamo entrambi la testa in quella direzione, notando Matt insieme ad Harper e Dylan. Il mio stronzo punta subito lo sguardo su di me, poi sul ragazzo dall'altra parte del bancone. Socchiude gli occhi, intento a capire cosa stia succedendo, mentre cammina sicuro e intimidatorio verso di noi.

«Ali, sei già pronta, wow!» Mi canzona mia sorella, raggiungendomi.

«Sì!» Rispondo, orgogliosa di essere stata la prima e non l'ultima, per una volta.

«Probabilmente non ti piacerà, ma stasera abbiamo deciso di andare di andare al Luna Park. È d'obbligo.» Afferma, entusiasta.

«Cosa? Dai, quanti anni avete, dodici?» Tento di deriderli, solo per destarli da questa idea.

«In realtà, Alissa, il Luna Park di Coney Island è uno dei più famosi al mondo. Ha ragione la signorina a dirle che una visita è d'obbligo.» Interviene il receptionist.

Grazie, Nathan.

A dire la verità, lo sapevo già, dato che mi ero informata sulle attrazioni principali della città. Ma ho sperato con tutta me stessa che a nessuno sarebbe saltata questa deliziosa idea in testa. Sono terrorizzata dalle discese troppo ripide, dalle altezze esagerate, dalla velocità. Insomma, da tutto quello che un Luna park può offrire. Torno a essere una stupida bambina impaurita e, alla fine, passo tutto il tempo a vedere gli altri che si divertono, dal basso.

«Alissa, eh?» Il sussurro di Matt nell'orecchio mi fa sobbalzare. Presa dalla paura, non mi ero nemmeno accorta della sua presenza dietro la mia schiena, e tanto meno che si fosse chinato per parlarmi. Mi volto a guardarlo, accigliata. Sono in piena crisi di nervi, non ho tempo per i suoi deliri.

«Cosa?» Domando, stizzita.

«Vi chiamate per nome, vi date del tu... siete già in confidenza. Se non ti conoscessi, direi quasi che ci stai provando.» Mi provoca, facendo alzare i miei occhi al cielo. La sua gelosia ossessiva gli fa immaginare cose che nemmeno esistono. È davvero esasperante quando si comporta così.

«E se anche fosse? Pensa ai fatti tuoi.» Lo stuzzico.

«No, cosa hai capito? Io lo dico per te. Non sono geloso, forse tu dovresti esserlo.» Mi rivolge un sorrisino soddisfatto. Alzo le sopracciglia, sempre più confusa. Questo ragazzo è un vero enigma, un momento sembra voglia spaccare la testa a qualsiasi uomo mi si avvicini a meno di trenta centimetri, altri ci scherza addirittura sopra. «Credo che se c'è qualcuno che ha una possibilità di rimorchiare il nostro Nathan, quello sono io, non tu.» Si spiega meglio.

«Cosa? Hai le visioni. Sei talmente sicuro di te, che pensi che tutti ti sbavino dietro. Nathan non è...» Bisbiglio, indispettita. Non che me ne freghi qualcosa, ma è solo perché non voglio che Matt vinca come sempre.

«Guarda bene.» Mi zittisce, raddrizzandosi. «Nathan...» Si avvicina al bancone con il suo irresistibile sorriso stampato in faccia, catturando l'attenzione degli occhi verdi di Nathan. «Volevo solo scusarmi per il comportamento di prima. Il caldo mi rende nervoso.» Si appoggia con i gomiti al bancone della reception, piegando le braccia e facendo indurire i suoi bicipiti. Nathan guarda i suoi muscoli e poi si schiarisce la voce in evidente disagio.

Cosa?

«Non si preoccupi, non è niente, signore.» Ribatte, gentilmente.

«Matt, solo Matt.» Gli dà una pacca sulla spalla e gli fa un occhiolino seducente. Sto per scoppiare a ridere, perché sono convinta che Nathan gli darà il due di picche, ma quest'ultimo arrossisce completamente, lasciandomi impietrita. Confusa e, soprattutto, delusa. Come al solito, ha avuto l'ennesima occasione per pompare il suo ego, già smisurato.

Matt si volta nella mia direzione e alza le spalle, come per dire: "Sei veramente un disastro nelle relazioni umane, Alissa, te lo avevo detto."

Indispettita, mi comporto come una ragazzina capricciosa e, imbronciata, mi volto e mi precipito verso l'uscita dell'hotel, seguita da un divertito Matt.

«Oh, ma dai, non dirmi che non lo avevi capito?» Mi sbeffeggia, affiancandomi.

«No. E sai perché? Perché io non penso tutto il tempo a chi posso o non posso portarmi al letto, esattamente come fai tu.» Ribatto, irritata.

«Beh... Nathan non è stato molto discreto. Non hai visto come mi ha guardato appena sono sceso dall'ascensore?» Si vanta, con un sorriso compiaciuto.

«Nathan? Ora lo chiami per nome?» Attraverso le porte girevoli ed esco in strada. «Torna dal tuo Nathan invece di torturare me!» Alzo un po' la voce, facendo voltare nella mia direzione mia sorella e il suo fidanzato, che ci attendevano fuori. «Che c'è?» Mi rivolgo malamente anche a loro, che alzano le spalle, del tutto indifferenti.

Matt scoppia a ridere, incrocio le braccia al petto e gli rivolgo un'occhiata truce.

«Sei gelosa?» Mi domanda, non riuscendo a smettere di ridermi in faccia. «Tu. Sei. Gelosa. Cazzo!» Continua a deridermi. Sbuffo, percependo anche le occhiate di traverso di Dylan e Harper.

«La smetti? È ovvio che non sia gelosa.» Nego l'evidenza. La verità è che lo sono da morire. Mi dà tremendamente fastidio che qualcuno lo guardi come faccio io, che possa fantasticare su di lui. Se potessi, lo rinchiuderei per sempre in una torre così da poter essere solo mio, nel vero senso della parola.

«È ovvio che tu lo sia.» Ribatte sicuro. Sposto gli occhi su Dylan, che conferma annuendo con la testa. Non ha problemi a farmi sapere che ha ascoltato la nostra conversazione e non finge nemmeno di farsi gli affari suoi.

«Oh, siete incredibili!» Allargo le braccia e scappo come una codarda verso la spiaggia. 

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