Cαριƚσʅσ 9
Completamente avvinghiata a Gabriel, un pensiero attraversa la mia testa. Come sarebbe se io e lui stessimo insieme? Un pensiero veloce, ma che mi fa in un attimo vivere la vita accanto a lui, vedo passare di fronte a me tutte le cose che potremmo fare, il primo appuntamento, i viaggi, i baci, le notti insonni passate a fare l'amore. Pochi secondi e tutto questo sparisce, pochi secondi per rendermi conto che resterà sempre e solo un sogno.
«Credo che mi sto innamorando di te.» sussurro piano, non avrei voluto dirlo, non avrei dovuto farlo, ho rovinato tutto. Gabriel si scosta velocemente da me non appena sente quelle parole, si alza e inizia a rivestirsi senza dire nemmeno una parola.
«Dove vai?» chiedo incredula, dopo ciò che gli ho detto mi sarei aspettata qualcosa, qualunque cosa, ma non questo, non il silenzio e soprattutto non una fuga.
«Devo andare.» il suo tono freddo e cupo mi spezzano il cuore in due metà precise.
«Hai sentito quello che ho detto?» chiedo sapendo già la risposta.
«Spero tu ti sia sbagliata.» mi sento così vulnerabile adesso, così stupida e ingenua.
«Sai ho un cuore e pensavo che anche tu...»
«Ti sei sbagliata. Non provo niente per te se è questo quello che credi. Per me è solo divertimento.» afferra tutte le sue cose e in un attimo resto sola, a terra, nuda. Tutte le mie certezze crollano, il mio mondo in un batter d'occhio è stato spazzato via da quelle sue parole tanto crudeli e distaccate. Il mio viso si inonda di lacrime copiose, lacrime di odio, rabbia, ma soprattutto di dolore, un dolore mai provato prima, che solo una persona di cui sei innamorato può farti provare. Il tintinnio del mio cellulare mi riporta alla realtà, è Katarina. Riaggancio, non riuscirei a spiegarle il motivo per cui sono ridotta così, almeno non ora. In fretta mi alzo e, raccogliendo tutte le mie cianfrusaglie, esco di corsa da quell'inferno, prima considerato da me il paradiso. Mi rifugio correndo in camera mia, chiudo la porta lasciando fuori il mondo, lasciando fuori le parole di Gabriel, quelle parole così crude, così tremende da farmi sentire minuscola rispetto al mondo. Qualche secondo più tardi qualcuno bussa alla porta.
«Ora non posso.» grido ancora in lacrime.
«Ethel, sono...Sono Tom.» Tom, non lo vedo da moltissimo tempo, da troppo tempo.
Corro ad aprire, voglio vederlo. Vorrei raccontargli tutto quello che mi sta capitando e forse sarebbe anche il caso di parlare di noi, di quello che ci è accaduto.
«Tom, ciao.» ora mi sento rilassata, con lui vicino mi sento bene, in pace con me stessa.
«Ciao, ti ho portato le cose che avevi lasciato in camera mia.» solo ora noto tra le sue mani una scatola, fatica a chiudersi a causa delle moltissime cose al suo interno. Me la porge, non mi guarda nemmeno negli occhi.
«Tieni.» mi posa la scatola tra le mani, gira i tacchi e se ne va. Resto come imbambolata, un pezzo di ricordi tra le mie mani, un pezzo di noi, di me e Tom. Quando riesco a muovermi, ormai Tom è già scomparso tra la folla; a volte vorrei tornare indietro, vorrei tornare a quel giorno in cui ho detto tutto a Tom, il giorno in cui ho rovinato la sua vita, ma anche la mia; se non gli avessi detto nulla forse tutto si sarebbe sistemato. Rientro in camera, poso la scatola sul letto e mi ci siedo accanto iniziando a estrarne tutto il contenuto. Vi sono fotografie, una mia maglietta e inevitabilmente le lacrime iniziano a cospargere il mio viso, non vogliono smettere di uscire. Ho bisogno di staccare, voglio andare via da qui, voglio dimenticare per sempre Gabriel e voglio lasciarmi alle spalle Tom, solo così riuscirò ad andare avanti, solo così potrò dimenticare il dolore che sto provando ora. Tra qualche giorno riceverò il diploma di laurea e così tutto questo resterà soltanto un lontano ricordo. Afferro il mio cellulare e faccio partire una canzone, una canzone in grado di farmi spegnere per un po' il cervello: "Joke's on you" di Charlotte Lawrence. Alzo il volume al massimo e inizio a fare gli scatoloni partendo dalla libreria, già quasi del tutto svuotata. Domani mattina ci sarà la consegna del diploma di laurea e finalmente potrò lasciarmi tutto questo alle spalle, per un primo periodo tornerò a casa, ma ho già ricevuto alcune offerte di lavoro, tra cui una anche a New York. Chissà dove andrà Tom e che fine farà Gabriel, vorrei tornare indietro per non compiere gli stessi errori, vorrei che Tom fosse ancora accanto a me, ma non come il mio ragazzo, piuttosto come amico perché penso che sia questo il ruolo che io gli ho sempre attribuito, non l'ho mai considerato veramente come il mio ragazzo. La porta si apre e il viso di Katarina fa capolino, ha uno sguardo così deluso, così triste, credo che Jordan le abbia detto tutto, tutto quello che non le aveva confessato e ora lei sta male.
«Kata!» le corro incontro e la abbraccio fortissimo, mi è mancata da morire, vorrei vederla con il sorriso, con il suo solito sorriso a trecentosessanta gradi, le sue solite battute sciocche, ma ora è diversa, il dolore la sta attraversando e fa male. Ricambia il mio abbraccio e scoppia a piangere, un pianto liberatorio.
«Piangi tesoro, piangi, ti farà solo che bene.» la stringo a me accarezzandole il capo.
«Non solo mi ha tradita, ma quella puttana è rimasta anche incinta, ti rendi conto?» grida tra una lacrima e un'altra. Non voglio vederla così, non posso, se lei soffre io soffro con lei. Per un attimo mi rivedo in Jordan, ho tradito Tom proprio come lui ha tradito Kata e solo ora mi rendo conto di come stia veramente, solo ora, con Katarina tra le braccia, capisco il dolore che gli ho provocato.
«Kata, mi dispiace davvero tanto.» le confido.
«Tu e lui siete uguali, siete due traditori. Scusa Ethel, ma ora se ti guardo vedo solo ciò che hai fatto a Tom e di conseguenza ciò che Jordan ha fatto a me.» si discosta dal mio abbraccio ed esce dalla stanza piangendo. Resto imbambolata, per questo mio errore ho perso anche la mia migliore amica? Lei ci sarebbe dovuta essere sempre, sempre malgrado tutto e invece mi ha lasciata anche lei. Delle lacrime scendono anche dai miei occhi, perché per un errore devo essere etichettata come la traditrice? Tutti sbagliano, ma forse nessuno si aspettava che fossi io a farlo.
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