Cαριƚσʅσ 8

Ogni volta che chiudo gli occhi lui è lì, di fronte a me, mi osserva, mi bacia, riesce a farmi sentire la persona più importante del pianeta, ma nel momento in cui li riapro sparisce e mi rendo conto che era solamente un sogno. Come posso essere così masochista? Me lo ha fatto capire più volte che non gli interesso, o almeno non vuole con me una relazione. Se penso a Gabriel non posso fare a meno di pensare a Tom e al male che gli ho fatto; per staccare la spina decido di andare a fare una passeggiata prima dell'inizio delle lezioni, così indosso una tuta, le scarpe da ginnastica, afferro il cellulare e le cuffiette ed esco dalla stanza ormai quasi vuota. Percorro il corridoio e in un attimo mi ritrovo fuori dal campus, il cielo è talmente azzurro da sembrare l'oceano, gli uccellini canticchiano, improvvisamente sento come una presenza alle mie spalle, mi volto di scatto togliendo le cuffiette, ma non vedo nessuno, sono certa che qualcuno fosse proprio qui, dietro di me o che qualcuno mi stesse seguendo. Inizio a camminare più velocemente quando di nuovo quella sensazione si fa strada dentro di me, mi volto ancora una volta di scatto, ma ancora una volta non c'è nessuno, forse sto solo diventando paranoica. Mi volto e vado a sbattere contro qualcosa o meglio qualcuno. Il suo profumo invade le mie narici, alzo lo sguardo e lo vedo, non è un sogno, è qui, di fronte a me che mi fissa in attesa di un mio cenno.

«Gabriel, mi stavi seguendo?» chiedo con voce un po' tremante.

«Ehm, no. Perché mai dovrei seguirti?»

«No, niente è che mi sembrava...» affermo voltandomi di nuovo, non capisco sono certa che qualcuno mi stesse seguendo.

«Ti sei incantata?» il suo tono così arrogante mi eccita ogni volta di più. Si avvicina facendomi sbattere contro un muretto alle mie spalle. Questa scena l'ho già vissuta ed è andata a finire proprio come non doveva.

«Gabriel, non ora e non qui.»

«Allora vieni con me, andiamo in un posto tranquillo.» mi sussurra all'orecchio. Non ci penso due volte, mi prende per mano e mi conduce in un luogo da lui considerato tranquillo, non mi importa che luogo sia, voglio solo sentirlo accanto a me, dentro di me e voglio che non finisca mai. Poco dopo ci troviamo di fronte ad un palazzo enorme, non capisco, perché siamo qui? Saliamo sull'ascensore fino ad arrivare sul tetto.

«Gabriel, che ci facciamo qui?» chiedo curiosa.

«Vieni, fidati di me.»

Arrivati sul tetto il mio sguardo non può fare a meno di cadere su quel meraviglioso panorama, da qui si vede tutta Boston, è meraviglioso potrei restare per sempre qui, a osservare le macchine ricorrersi l'un l'altra, le persone che sembrano formiche. Gabriel mi afferra la vita da dietro, abbracciandomi, non eravamo mai stati così nemmeno per un minuto, per cui voglio godermelo. Sposto la testa all'indietro e la appoggio al suo petto, chiudo gli occhi e in un attimo mi ritrovo nel mio sogno. Mi volto verso di lui e mi aggrappo al suo collo iniziando a baciarlo, con passione. Le nostre lingue danzano, si sfiorano, sento le sue mani scorrere dalle mie spalle al mio ventre, fino a scendere, prima sulle cosce e infine inoltrandosi dentro i pantaloni. Inizio a sentirmi strana, come se il mio corpo fosse pieno di scariche elettriche. Mi fa indietreggiare fino a farmi sdraiare a terra, dolcemente si posa su di me e continua a baciarmi, poi sposta la sua bocca sul mio collo. Sobbalzo, il contatto con le sue labbra fredde mi fa rabbrividire. Si sfila la t-shirt nera restando a torso nudo di fronte a me. Il suo fisico scolpito è fantastico e ogni volta mi godo lo spettacolo di fronte a questa meraviglia. Con delicatezza mi sfila la felpa che indosso, facendomi restare con il reggiseno color avorio di fronte a lui. Delicatamente mi sfila anche i pantaloni. Lentamente mi slaccia il reggiseno e mi sfila le mutandine, ora sono completamente nuda di fronte a lui, a lui che mi osserva, mi studia, a lui che mi vuole incessantemente. Mi bacia in modo passionale, violento, infilando nella mia bocca la sua lingua che cerca di prevalere sulla mia. Con le mani scende fino ad arrivare al mio monte di venere, mi stacco istintivamente dalle sue labbra, ma lui me le riprende in fretta, non vuole essere fermato. Mi tocca, mi sfiora fino a quando sento le sue dita delicate tra le mie grandi labbra, cercano di farsi strada dentro di me. Un gemito esce fugace dalla mia bocca e con una mano me la tappo.

«No, piccola. Urla, urla quanto vuoi, qui nessuno può sentirti!»

Tolgo la mano dal mio viso e, mentre Gabriel entra ed esce da me con le sue dita, io gemo, gemo per il piacere che mi provoca. Smette di fare ciò che stava facendo, lo guardo con occhi che disapprovano, ma quando comprendo che si sta slacciando il bottone dei jeans inizio, involontariamente, a passarmi la lingua sulle labbra. Resta completamente nudo di fronte a me. Con lo sguardo mi chiede il permesso di entrare e io glielo concedo. Sussurro piano il suo nome, poi più forte. Getto la testa all'indietro e gemo sempre più, lui con me. Fino a quando le nostre urla si intrecciano sembrando una sola. Rallenta e piano esce da me, si sdraia e io mi avvinghio sul suo petto. Restiamo abbracciati l'uno all'altra, nudi e con il tramonto di fronte a noi. Restiamo così per almeno trenta minuti, in silenzio. Se questo è il paradiso, voglio che duri per sempre.

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