Cαριƚσʅσ 17

La reazione di Gabriel mi ha sconvolta, è rimasto immobile per qualche secondo, infine è corso via e io sono rimasta bloccata lì, su quella panchina vuota a piangere per la sua reazione. In quel momento mi sono vista da sola a crescere mio figlio, ma non piangevo per quello, piuttosto per il fatto che ero davvero convinta che lui non mi avrebbe lasciata sola. Non avrei mai pensato che potesse reagire in quel modo, mi ha ferita nel profondo. Sono passati due giorni da quando ho detto a Gabriel del bambino e lui è completamente sparito, non riesco a chiamarlo, ha sempre il cellulare spento. I suoi amici non lo sentono da quando ci siamo visti; non so che fine abbia fatto, ma nel mio inconscio, anche se non voglio ammetterlo, sapevo già che sarebbe andata a finire così. Sono sdraiata sul letto con lo sguardo perso nel vuoto, penso al mio futuro e vedo me, il bambino, mia madre e Matthew quando ci verranno a trovare, Katarina, ma di Gabriel nulla, non riesco a vedere lui che farà il padre, perché infatti non lo farà. Sento il campanello che suona e Katarina che va ad aprire, non ho la minima intenzione di muovermi da qui.

«Kata c'è Ethel? Dovrei parlarle.» non posso credere sia lui, è davvero qui, chissà cosa mi dovrà dire, quanto ancora dovrò soffrire per poter avere una vita felice, quanto ancora dovrò elemosinare un suo cenno, una sua parola.

«Alla buon'ora, sei in ritardo di due giorni. Giuro che sei fai soffrire la mia migliore amica io ti uccido. Hai capito? Non fare nulla che possa farla stare male o te la dovrai vedere con me. Ethel è in camera sua, penso tu sappia dove sia.» sento i suoi passi che si avvicinano alla porta di camera mia, il mio cuore sta per scoppiare. Bussa.

«Avanti.» la porta si apre lentamente e compare lui in tutto il suo splendore.

«Ciao Ethel» dice guardandomi negli occhi, con uno sguardo limpido, mi sta chiedendo scusa anche non se non sta proferendo parola.

«Ciao.»

«Come stai? Mi dispiace per...»

«Sto bene. Ti dispiace per cosa? Per essere sparito per due giorni oppure per quello che mi stai per dire, ovvero che sei troppo giovane, hai solo ventidue anni, devi ancora divertirti e quindi non te la senti di crescere un bambino, anzi tuo figlio. Sai una cosa, queste cose capitano, poteva capitare a chiunque ed è capitato a noi.» grido, percepisco la mia voce che rimbomba per tutta casa.

«Cazzo Ethel, fammi parlare!» dice gridando.

«Non ti permettere di gridarmi addosso hai capito?» mi alzo di scatto dal letto e grido ancora più forte di lui.

«Va bene, basta. Rimaniamo calmi okay?»

«Okay.» Incrocio le braccia.

«Sono venuto per dirti che mi dispiace di essere sparito per due giorni, dovevo digerire la cosa.»

«Tu dovevi digerire la "cosa"? E io allora? Mi sono ritrovata da sola, ero spaventata» dico voltandomi di spalle.

«Lo so, però mi sono spaventato, ma ora sono qui. Voglio starti vicino, voglio esserci e voglio fare il padre. Ti prometto che ci sarò sempre per voi, qualunque cosa succeda.»

«Non sei obbligato a farlo, te l'ho detto per evitare che un giorno tu possa rinfacciarmelo, non lo sopporterei.» sono sempre di spalle, se dovessi voltarmi si renderebbe conto che mentre gli grido addosso, in realtà, sto piangendo, mi piange il cuore, anzi, sanguina. Viene verso di me e mi abbraccia da dietro, mi mancava il suo contatto, per un attimo chiudo gli occhi. Le lacrime corrono sul mio viso come se stessero facendo una gara a chi sia in grado di arrivare prima alla fine della corsa. Tornano d'un tratto i giramenti di testa, la nausea; mi porto una mano alla testa, gira tutto così velocemente che non riesco a vedere più nulla. Ogni cosa si sta lentamente scurendo e mi sento crollare, il mondo, d'un tratto, si spegne. Lentamente apro gli occhi e mi sveglio, mi rendo conto che non mi trovo nella mia camera, nemmeno in quella di Kata, ma dove sono? Al mio fianco vedo Gabriel e Katarina.

«Dove siamo?» chiedo stordita.

«Tesoro, siamo in ospedale, sei svenuta.» mi spiega dolcemente Katarina. Gabriel mi guarda, vorrebbe capire come sto.

«Gab, sto bene, tranquillo.» cerco di rassicurarlo accarezzandogli il braccio. Per un momento scordo la sua reazione riguardo il bambino, scordo tutto quello che mi ha detto, tutto il dolore che mi ha inflitto e le ferite che mi ha aperto, per un momento, un brevissimo momento, lo vedo, lì, con il nostro bambino in braccio, lui che gli insegna a camminare, a parlare, ad andare sul motorino. Per un brevissimo istante lo vedo presente nella nostra vita, magari sarà così o magari no, ma ora è qui con me, al mio fianco e spero che resterà per sempre.

«Kata, puoi lasciarci un attimo per favore?» chiede lui alla mia amica, lei mi guarda e le do il consenso con gli occhi. Gabriel afferra una sedia e la avvicina al mio letto, velocemente vi si siede sopra e tira un fiato di sospiro, credo si sia spaventato molto. I suoi occhi sono lucidi, non l'ho mai visto così, percepisco il terrore, la paura che ha avuto di perdermi.

«Mi hai fatto morire, cazzo.» una risata corre veloce fuori dalla mia bocca, una frase così spontanea, così sua e così reale.

«Sto bene, tranquillo.» gli accarezzo il viso e una scarica elettrica percorre tutto il mio corpo, l'amore che provo per lui è incondizionato e so che anche lui prova per me la stessa cosa, lo so, lo sento.

«Ti ho fatta stare male io e se ti fosse capitato qualcosa prima che io potessi dirti quello che voglio dirti non me lo sarei perdonato mai.» con le lacrime agli occhi mi stringe forte la mano destra portandosela al viso, come a volermi sentire ancora più vicina a lui.

«Ti amo Ethel e grazie a te sono riuscito a capire che posso provare dei sentimenti, sentimenti veri.» non posso credere a quello che sta dicendo, mi sembra tutto così inverosimile che scoppio a piangere, è più forte di me. Ora so, so che lui ci sarà, so che sarà l'uomo che ho sempre desiderato di avere al mio fianco e so che sarà il padre che mio figlio si merita di avere. Lo amo, lo amo più di ogni altra cosa al mondo e voglio che questo momento non finisca mai. Mi sollevo lentamente dal letto e lo bacio, lo bacio con passione per trasmettergli tutto l'amore che provo per lui, ricambia, le nostre lingue danzano e le nostre lacrime si incontrano per poi diventare una cosa sola, quello che saremo noi d'ora in poi.

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