Cαριƚσʅσ 16
È lunedì mattina, sono sul letto con lo sguardo fisso sul soffitto, ho preso una decisione: devo parlare con Gabriel, non voglio tenerglielo nascosto non sarebbe giusto né per lui né per mio figlio, ha tutto il diritto di avere un padre e di certo non sarò io a toglierglielo. Mi alzo lentamente dal letto e traballante mi trascino in cucina dove incrocio lo sguardo di Katarina, mi sorride. Quando ieri sera sono tornata a casa è stata lei che mi ha aiutata a fare il test, è stata lei che ha letto il risultato, io non avevo il coraggio o forse già sapevo la risposta. Ho sempre voluto avere dei figli, formare una famiglia, ma è troppo presto, che vita posso offrigli.
«Come ti senti tesoro?» mi domanda teneramente Kata.
«Sto bene, tranquilla. Ora mi preparo e vado al lavoro, poi stasera vado da Gabriel, deve sapere la verità.» abbasso lo sguardo e lo tengo fisso sul pavimento. Il mio cellulare squilla, è una notifica di Instagram, la apro e vedo che Manuel mi ha appena inviato un messaggio e chiesto di seguirmi.
"Ciao Etheleen, sono Manuel il fratello di Gabriel. Ti ho trovata qui su Instagram e ho pensato che se ti va una sera di queste potremmo uscire insieme."
Accetto la sua richiesta e rispondo al suo messaggio dicendogli che sono molto impegnata in questi giorni, non ho la forza mentale e fisica per uscire con un ragazzo, in più lui è anche il fratello di Gabriel e ora come ora non mi sembra il caso. Mi dirigo in camera e afferro un completo rosa e lilla, indosso i tacchi e mi avvio alla Castle, oggi ho un incontro con una ragazza a cui vogliamo pubblicare il libro, per fortuna John mi ha ascoltata, dopo che gli ho lasciato il bigliettino sulla scrivania ha contattato subito l'autrice e le ha dato appuntamento per oggi. Prima di entrare nell'azienda, noto una piccola clinica di fianco alla Castle, una clinica a cui non avevo mai fatto caso, le mie gambe si muovono da sole fino ad arrivare all'entrata di quel luogo a me sconosciuto. Non appena metto piede in quel posto vedo tantissime ragazze nella mia stessa condizione, anzi no, sono ben diverse da me, loro sono accompagnate dai familiari o dai propri ragazzi, io sono sola. Entro nella sala d'aspetto e un volantino cattura la mia attenzione, sopra c'è scritto "Non sei sola, siamo con te per aiutarti e renderti libera di scegliere".
Libera di scegliere? Perché dovrei uccidere un bambino che non ha chiesto di essere concepito, di essere messo al mondo, lui non mi ha chiesto nulla, perché dovrei fargli questo? Perché io, persona egoista, dovrei precludergli la possibilità di diventare qualcuno di importante o semplicemente di esistere? Ho sempre pensato che chi abortisce uccide un bambino, un piccolo bambino indifeso e che quindi debba essere arrestato, è sempre un omicidio no? Ma ora mi rendo conto che potrebbe essere una soluzione, una via di fuga...una stupida via di fuga, non può pagare lui per uno sbaglio commesso da altri. Esco di corsa da quel luogo che mi ha sconvolto, come possono scegliere di abortire? Come posso anche solo averlo pensato. Mi faccio schifo da sola, mi faccio ribrezzo. Come farò un giorno a dirgli che io, sua madre, ho pensato, anche solo per un secondo, di ucciderlo? Entrare in quel posto mi ha aiutata a trovare in me il coraggio per portare a termine questa gravidanza, non posso uccidere mio figlio, la persona che più crederà in me e che io dovrò proteggere più della mia stessa vita. Mi avvio correndo all'entrata della Castle, entro e incrocio come ogni mattina lo sguardo di Carmen che mi saluta allegra, mi sforzo di sorriderle e mi incammino verso l'ufficio di Judith, dove avremo l'incontro con Mia Green, l'autrice del libro.
«Buongiorno Ethel, allora? Non mi hai più fatto sapere nulla.» chiede John curioso e soprattutto preoccupato.
«Positivo.» una sola parola esce dalla mia bocca, una sola parola in grado di far tacere miliardi di persone, con lo sguardo a terra mi trascino verso l'ufficio del capo.
«Ethel, buongiorno. Lei è Mia, è appena arrivata, vieni accomodiamoci.» stringo la mano alla ragazza e mi siedo accanto a lei.
«Ho amato il tuo libro sin dall'inizio, è stato grazie a lui se mi sono allontanata dai miei pensieri per qualche ora. Scrivi in modo sensazionale e hai solamente quindici anni, per cui complimenti.» le accarezzo la spalla sinistra in modo affettuoso e poi un'immagine sfiora la mia mente: un giorno anche mio figlio potrebbe trovarsi in una situazione del genere e io sarei la madre più orgogliosa del mondo. Un sorriso si forma veloce sul mio viso senza che io possa controllarlo, mi volto e osservo fuori dalla finestra, gli uccellini canticchiano, il sole è alto nel cielo azzurro e una leggere brezza accarezza le piante, tutto questo voglio che un giorno lo possa osservare anche lui. Voglio che sia fiero di essere mio figlio, voglio che mi guardi e mi veda come una brava madre. Ora ho davvero capito che posso farcela, anche se sarò sola, anche se Gabriel non vorrà questo bambino, io lo crescerò e farò in modo che abbia tutto ciò che desidera.
«Ethel?! Sei con noi?» mi chiede Judith.
«Si, si certo. Mia ovviamente puoi prenderti tutto il tempo per decidere e ovviamente dovrai parlarne con i tuoi genitori così potrai far leggere anche a loro il contratto.» le spiego sorridendo. Judith mi fissa, è molto entusiasta del mio lavoro e io ne sono davvero felice. Dopo qualche minuto salutiamo Mia e la accompagno all'uscita dell'ufficio.
«Ethel, prima che tu torni al tuo lavoro vorrei dirti una cosa.» forse ho interpretato male i suoi sguardi, magari non è vero che è contenta di ciò che sto facendo.
«Certo Judith, mi dica.»
«Sono davvero molto fiera di come ti stai muovendo in questo ambiente, si vede che sei portata. Spero che un giorno sarai tu a prendere il mio posto.» questa sua affermazione mi lascia sbalordita, potrei davvero diventare il capo della Castle un giorno? Le sorrido e mi dirigo verso il mio ufficio sfiorandomi il ventre e riflettendo sulle parole di Judith. Alla fine della giornata afferro la giacca e la borsetta e mi dirigo verso la casa di Gabriel, non mi aveva detto dove si era trsferito, ma lo aveva detto a Jordan e dopo varie minacce sono riuscita a farmi dire il suo indirizzo. Mi ritrovo davanti a casa sua, sto per suonare e questo mi riporta alla mente il nostro ultimo scontro, il fatto che lui non sia in grado di dirmi quello che prova, che non voglia fare le cose seriamente, tutte queste cose mi destabilizzano. Esito un attimo, ma poi il coraggio si fa strada dentro di me e suono. I secondi diventano minuti e i minuti non passano mai, finché qualcuno apre la porta, Gabriel si presenta di fronte a me con indosso un asciugamano in grado di coprirgli parzialmente la parte inferiore del suo magnifico corpo. La mia presenza lo sorprende molto, non proferisce parola, perciò inizio io.
«Ciao.» lo saluto con voce bassa.
«Ethel, che ci fai qui?» tenta di chiudere la porta in modo che io non possa vedere chi si nasconda al suo interno, sarà sicuramente con una ragazza.
«Ah, non sei solo. Ho sbagliato a venire qui.» mi volto e faccio per andarmene, ma con una mano mi afferra il braccio destro e mi costringe a fermarmi.
«Non sono con una ragazza se è questo che credi. C'è mio fratello dentro, ma è un brutto momento per lui.» non mi sembrava che avesse un brutto periodo quando l'ho incontrato davanti al ristorante.
«Si, l'ho conosciuto qualche giorno fa.» mi guarda confuso.
«Hai conosciuto mio fratello?» mi chiede. Il suo tono è molto strano, sembra quasi arrabbiato e infastidito.
«Si, ma non ero venuta qui per dirti questo. Devo parlarti.» incrocio le braccia e giocherello con il ciondolo della borsetta.
«Mi aspetti di sotto?» annuisco e scendo le scale dirigendomi al parco di fronte il suo palazzo. Qualche minuto dopo lo vedo arrivare verso di me, arriva il momento più difficile di tutti. Devi dirgli la verità e devo farlo ora, nonostante tutte le conseguenze che porterà. Crescerò mio figlio anche se lui non lo vorrà, non rinuncerò a lui per un ragazzo.
«Eccomi, dimmi tutto.» cerco dentro di me la forza, il coraggio.
«Gabriel...è una cosa molto importante, però devi sapere che io non pretendo nulla da te, ma è giusto che tu lo sappia. È una cosa che riguarda entrambi.» rimaniamo in silenzio per qualche minuto, i minuti più lunghi della mia vita, come faccio a dirglielo? Ora che lui è ancora qui, davanti a me, che mi guarda con i suoi occhi così travolgenti, lo vorrei qui, ora, ma devo allontanare questo pensiero dalla mia mente e dirgli che aspettiamo un figlio.
«Ethel che succede? Sai che puoi dirmi tutto.» Siamo così vicini, di nuovo. Tutto quello che provo per lui torna in me, come se avessi chiuso quei sentimenti in una piccolissima scatola con un lucchetto e ora, questa, si fosse aperta. Le parole escono da sole.
«Sono incinta.»
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