Cαριƚσʅσ 14
Immersa nei vari manoscritti mi fermo un attimo e penso a Gabriel. Gli ho aperto il mio cuore e l'unica cosa che è stato in grado di fare è stata andare via, scappare lontano da me, non avrei mai pensato che amare veramente qualcuno avrebbe potuto farti sentire in paradiso e un attimo dopo negli inferi, bui e strazianti. Il tintinnio del mio cellulare mi distrae per un momento dai miei pensieri, finalmente Katarina è arrivata a New York, le comunico che staccherò dal lavoro a breve e infine le invio la posizione della Castle. Terminato il lavoro afferro il manoscritto che più ho amato tra quelli di questa settimana e lo vado a posare sulla scrivania di John, sopra vi ho appoggiato un piccolo post-it su cui ho scritto: "Questo libro è stato in grado di portarmi lontana dai miei pensieri, diamogli una possibilità, se lo merita. Spero contatterai l'autrice al più presto e soprattutto vorrei essere presente. Etheleen". Un'altra settimana è terminata e probabilmente pubblicheremo un altro autore esordiente. Da quando sono qui ne abbiamo pubblicati già diciotto, hanno tutti davvero molto talento e sicuramente la penseranno così anche tutti quelli che avranno la possibilità di leggere quei libri che sono stati in grado di farmi sognare ad ogni riga. Arrivata al pian terreno della Castle noto che Katarina è già seduta sui divanetti nella sala d'aspetto con la testa fissa sullo schermo del telefono. La signora Mendez del box informazioni mi viene incontro con fare sospetto.
«Signorina Costa, quella ragazza laggiù sostiene di conoscerla, l'ho fatta accomodare in sala d'aspetto, ho forse sbagliato?» mi chiede dolcemente, da quando lavoro qui ha iniziato a volermi bene, forse perché sono la più piccola dell'azienda, ma ad ogni modo mi tratta come una figlia.
«Carmen, hai fatto benissimo, lei è una mia amica e probabilmente la vedremo spesso d'ora in poi. Ti ringrazio.» la saluto teneramente e infine mi dirigo verso la mia amica.
«Ciao Kata!» alza lo sguardo e lo posa su di me, i suoi occhi stanno per cedere, credo che possa scoppiare in lacrime da un momento all'altro.
«Guarda.» dice mentre alza il cellulare per mostrarmi l'immagine ritratta in esso. Osservando la foto capisco il motivo di tanta disperazione: nell'immagine c'è Clary, la ragazza con cui Jordan ha tradito Katarina, che si sfiora con dolcezza il ventre, al suo fianco si intravede una figura maschile e dato che Jordan è menzionato nella fotografia credo proprio sia lui.
«Tesoro, mi dispiace molto. Lo hai più sentito in questi mesi?» le chiedo posandole la mano sinistra sulla spalla.
«Ci siamo visti una volta e abbiamo deciso di lasciarci definitivamente, ho capito che non sarei mai potuta passare sopra ad una cosa del genere, forse è meglio così.» si alza e mi abbraccia forte, dopo di che usciamo dall'azienda e ci dirigiamo alla ricerca di un taxi che possa condurci a casa mia. Arrivate a casa noto di fronte alla porta una busta bianca, non c'è il mittente solamente il mio nome, mi rendo conto che non ha nemmeno un francobollo, insomma sembrerebbe proprio una lettera anonima, la afferro e con Katarina entriamo. La mia amica inizia a farmi i complimenti per la casa e inizia a visitare ogni stanza. Poso la borsetta e il cappotto sul divano in pelle, subito dopo apro la busta. Resto completamente di pietra nel vedere al suo interno alcune fotografie, ma non delle fotografie qualunque, sono tutte delle mie immagini, una mentre sto uscendo dalla Castle Publishing, una mentre esco dall'appartamento e molte altre foto. Continuo a sfogliarle, una dopo l'altra, chi può essere stato?
«Cavolo Ethel, hai una casa magnifica!» afferma Katarina prima di notare il mio stato attuale, poi continua: «Che succede? In quella busta c'erano brutte notizie?» mi chiede, poi si avvicina e anche lei ha la mia stessa reazione.
«Secondo te chi può essere?» domando con voce tremante, chi può essere così ossessionato da me per arrivare perfino a seguirmi ovunque.
«Andiamo alla polizia!» afferma lei rabbiosa.
«No, non so nemmeno chi sia, sarebbe tutto inutile. Magari è solo un autore di qualche libro che non abbiamo pubblicato che vuole spaventarmi. Sono certa che non sarà nulla.»
«Va bene, come vuoi, ma sappi che non sono d'accordo.» le porgo un sorriso e infine chiamo il fattorino delle pizze, nel frattempo mi precipito in bagno per una doccia veloce, mentre, invece, Katarina mi informa che si sarebbe appisolata un momento sul letto data la stanchezza dovuta al viaggio. Esco dalla doccia e sento il campanello suonare, per cui mi copro il corpo ancora bagnato con un asciugamano e mi precipito alla porta, sarà sicuramente è il fattorino delle pizze. Vado ad aprire e davanti mi trovo un bellissimo ragazzo, molto alto, con i capelli castano chiaro e gli occhi azzurri, avrà si e no ventisei anni, mi ricorda moltissimo Gabriel, si somigliano davvero moltissimo, anzi sono quasi identici, la cosa mi stupisce e allo stesso tempo mi rende nervosa, avrei voluto che Gabriel restasse fuori dalla mia vita una volta per tutte e invece arriva un semplice fattorino delle pizze che è in grado di ricordarmelo?! Mi blocco davanti a lui, il mio viso è contratto, quel viso mi ricorda tutto quello che mi ha fatto passare quel pezzente di Gabriel e questo mi fa male.
«Tutto bene signorina?»
«Si, si sto bene. Mi scusi è solo che somiglia molto ad un ragazzo che conosco.»
«Non si preoccupi, ho un viso molto comune. Ecco le sue pizze, sono dieci dollari.»
Poso i soldi sul palmo della mano del ragazzo, ma mentre sto per chiudere la porta squilla il telefono del fattorino e non posso fare a meno di ascoltare, non sono il tipo che si mette ad origliare le conversazioni, ma il suo dialogo al telefono cattura la mia attenzione.
«Gabriel che vuoi? Sto lavorando.» risponde il ragazzo molto infastidito. So che sicuramente a New York ci saranno moltissimi ragazzi che si chiamano Gabriel ed è impossibile che si tratti proprio di quel Gabriel, ma devo ammettere che è una strana coincidenza. Mi chiudo la porta alle spalle, ma non posso fare a meno di pensare a quel ragazzo, così simile a Gabriel. Poso le pizze sulla penisola della cucina e corro ad asciugarmi i capelli; più quel ragazzo mi fa del male, più mi allontana e più io lo penso, lo desidero, lo voglio accanto a me. Sento il bisogno di averlo accanto, quando non sono con lui il mio corpo è come in crisi d'astinenza da eroina. Lui è la mia eroina, ciò che mi da piacere, ciò che mi porta fino alle porte del paradiso, ma una volta finito l'effetto, il suo effetto, mi sento crollare, cadere nelle profondità della terra senza riuscire più a risalire.
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