Cαριƚσʅσ 1

Sono sul letto, sdraiata e con lo sguardo fisso sul soffitto della mia immensa camera da letto. Accanto al mio materasso si trova il comodino, colmo di tutti i miei preziosissimi libri che amo leggere, tra quelli c'è anche "After", il mio preferito. Una storia d'amore che tutti vorrebbero, tutti compresa me. Sono un'inguaribile romantica e non smetterò mai di esserlo. Penso di averlo letto almeno cento volte e ogni volta lo sfoglio come se fosse la prima. La lampada a forma di cavallo poggiata sul comodino illumina la stanza resa buia dalle finestre chiuse. La sveglia è sul punto di suonare, sono quasi le sei e quarantacinque del mattino, perciò scelgo di alzarmi prima che essa possa suonare svegliando Katarina, rientrata a tarda notte dopo essere stata all'ennesima festa organizzata dal campus. Di fronte al mio letto mi blocco, come se ci fosse qualcosa al di là del mio tappeto color lilla che non mi voglia far passare. Rifletto sul fatto che forse dovrei raccontare tutto a Tom riguardo a ciò che è successo alla festa due giorni fa. Caccio questo pensiero dalla mente e proseguo verso il bagno della mia stanza. Mi fermo dinnanzi allo specchio che si trova proprio vicino a quella misera doccia che tanto odio; mi osservo, i miei lunghi capelli neri, talmente luminosi che sembrano quasi illuminati dalla luna, i miei grandi occhi verdi, talmente ampi che sembrano due biglie, le mie labbra carnose un po' screpolate, molti direbbero che sono una bellissima ragazza, acqua e sapone potrebbero definirmi, ma io non la penso in questo modo. Ogni mattina mi guardo allo stesso modo, mi vedo brutta, orrenda, quasi un mostro, per questo non riesco a capire il vero motivo per cui Tom riesca ad amarmi, stiamo insieme da quasi due anni, due anni di amore incondizionato nonostante la nostra giovane età. Eppure sento che qualcosa si è rotto, qualcosa sta lentamente andando in mille pezzi e credo che sia per colpa mia. Distolgo lo sguardo dallo specchio ed entro in doccia, l'acqua gelida ricopre il mio corpo e un piccolo urlo esce dalla mia bocca. Di corsa scappo da quel ghiacciaio, e, uscendo, indosso un paio di jeans scuri un po' strappati sulle ginocchia, e allaccio il reggiseno bianco, semplice. Infilo una camicetta chiara con il pizzo sulla scollatura ed infine le scarpe da ginnastica della Nike: le mie preferite. Mi posiziono di fronte allo specchio, con molta cura e precisione raccolgo i miei capelli in una coda alta, successivamente afferro il mio beauty rosso su cui vi è disegnata una rosa nera, decisamente la mia preferita; tra le mani stringo un rossetto color cipria e nel frattempo penso, non posso fare a meno di pensare, la mia mente viaggia in luoghi sconosciuti fino ad arrivare sempre a quella festa di due giorni prima; sono sicura di dover riferire a Tom tutto ciò che è successo, ma so che lo farei soffrire e lui non se lo merita. Lo rendo sempre partecipe di quello che succede, ogni singolo avvenimento, anche il più insignificante, è sempre stata la sincerità che ci ha fatto legare sin da subito, lui è sempre stato sincero con me e io lo sono stata con lui, sempre fino a ora.

Nel frattempo, senza nemmeno rendermene conto, sono pronta. Apro lentamente la porta della stanza ed esco senza far rumore, subito mi ritrovo nel caos del college, ragazzi che corrono per riuscire ad arrivare in tempo alle lezioni, ragazze che piangono senza una ragione e poi io, assorta talmente tanto nei miei pensieri da non accorgermi nemmeno del mondo che mi circonda. Qualcuno posa un braccio sulle mie spalle, finalmente torno alla realtà, scappo via dai miei pensieri e guardo la persona che mi sta accanto.

«Toglimi subito il braccio di dosso.» affermo rabbiosa.

«Perchè mai dovrei farlo? Che male c'è?»

«Sono fidanzata e quello che è successo...»

Posa l'indice sulle mie labbra prima che io possa terminare la frase, che vuole da me? Cosa vuole con quei suoi occhi così travolgenti da farmi crollare con un solo sguardo?

«Perchè? Cosa è successo?»

Stacco violentemente la sua mano dalle mie labbra e lo spingo via da me.

«Stronzo!» gli volto le spalle e veloce mi dirigo nell'aula di letteratura. Come faccio a dire tutto a Tom, lo farei stare troppo male. Al termine della lezione esco e di fronte alla porta lo vedo, vedo Tom con una rosa in mano, non so come diavolo abbia fatto, ma è riuscito a portarmi una rosa nera, o quasi. Gli corro incontro e mi butto tra le sue braccia. Perché ho fatto quello che ho fatto? Lui non se lo merita.

«Vedo che la mia sorpresa ti ha fatto piacere.»

«Sono sempre felice quando mi fai queste sorprese.» lo guardo fisso negli occhi e poi lo bacio teneramente sulle labbra. Lo adoro. Usciamo dall'edificio e ci dirigiamo nel parco del campus per stare un po' da soli, ma non riesco a non pensare a Gabriel e a quello che è accaduto, che io ho fatto succedere. Ci ritroviamo sdraiati sul prato, abbracciati quando una figura ci copre dal sole. Apro gli occhi ed eccolo di nuovo, spero solo non voglia dire tutto a Tom.

«Ciao Etheleen», dice Gabriel, senza nemmeno cercare di nascondere tutta l'arroganza che alberga dentro di lui, poi continua: «L'altra sera alla festa hai dimenticato questo nella mia macchina, volevo restituirtelo.» tra le mani ha il bracciale che mi aveva regalato mia madre per il mio quindicesimo compleanno, fortunatamente Tom non ricorda mai i miei gioielli per cui sono fortunata, almeno per ora.
«Ciao Gabriel, no forse sbagli persona, quel bracciale non è mio e soprattutto non sono mai salita sulla tua auto. Ora se vuoi scusarci vorremmo essere lasciati soli. Ci si vede in giro.» gli faccio segno di andarsene, è allibito, sicuramente non si aspettava che io potessi sviare così bene la conversazione, ma per mia fortuna ci sono riuscita.

«Ma che voleva da te?»

«Sicuramente si è confuso, quella sera aveva un sacco di ragazze intorno ed era anche ubriaco, lo abbiamo visto io e Kata.» annuisce e si sdraia di nuovo nell'erba fresca, io faccio lo stesso domandandomi però, fino a quando riuscirò a mandare avanti questa pagliacciata.

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