five
23.01.2025
Jacopo's POV
Sophia è qui.
La ragazza che da sei mesi mi tormenta in sogno, per cui sono stato male ma con la quale ho passato le serate più belle della mia vita, ora vive insieme a me.
Sono passato dal credere di non vederla mai più nella vita a farci colazione allo stesso tavolo.
Due notti.
Due notti in cui sembrava che tutto avesse trovato il suo posto. Non c'erano troppe parole, solo quella sensazione che quando succede qualcosa di forte e immediato, non c'è bisogno di spiegare niente. Era tutto giusto, senza forzature. Ma poi lei se n'era andata, senza una spiegazione. Senza un motivo che riuscisse a dargli una risposta, né a lei, probabilmente.
Silenzio. E il silenzio fa rumore, quando è lungo abbastanza, è stata proprio lei ad insegnarmelo.
Questi mesi senza di lei sono stati strani. Non pensavo più a quella connessione, non pensavo più a lei come una presenza che avrebbe cambiato qualcosa.
Mi era abituato all'assenza, al fatto che quel breve istante di intimità fosse semplicemente... un istante. Eppure, quando l'ho incrociata di nuovo, qualcosa dentro di me si è mosso.
Non mi aspettavo di trovarla lì, e il fatto che fossimo di nuovo a pochi passi l'uno dall'altra, quasi come se non fosse mai successo niente.
La verità è che non so come sentirmi.
Una parte di me vuole credere che sia una buona occasione per risolvere quella storia che non si è mai chiusa, ma l'altra parte non sa come sentirsi.
La paura che il passato si ripeta, che il contatto di nuovo sia solo un altro capitolo incompiuto.
Da quando è entrata, la guardo in continuazione. Sembra quasi abbia addosso una calamita che attiri il mio sguardo ogni volta che siamo nella stessa stanza.
E poi c'è quella sensazione che lei si senta in colpa, come se tutto quello che è successo fosse solo colpa sua.
Lo vedo nei suoi occhi ogni volta che ci incrociamo, quel riflesso di qualcosa che non può più tornare, ma che le pesa.
Quello che c'è stato tra noi è stata breve, fugace, come un incontro che nessuno dei due ha davvero capito. E ora, ci ritroviamo a guardarci da lontano, senza sapere cose fare.
Io vorrei fare finta di niente, tornare a come eravamo e metterci una pietra sopra, ma non riesco. Non riesco perché in due notti la speranza di poter continuare quello che c'era tra noi si era accesa.
E quando la mattina mi sono svegliato e lei non c'era, non sapevo cosa fare.
«Ma non starai esagerando, J? Dopotutto non è la prima con cui hai fatto sesso e dopo è sparita» mi aveva detto mio fratello qualche mese dopo, dato che continuavo a parlare di Sophia.
Non è stato il sesso con lei a ridurmi così. Non solo, almeno. Quella connessione che ho sentito dal primo istante era molto di più.
È una cosa che ancora oggi non riesco a spiegare, anzi probabilmente vengo preso per "pazzo pervertito ossessionato" se parlo di Sophia come se fosse stata l'amore della mia vita dopo sole due notti.
«Che hai, J?» mi domanda Vybes, riportandomi con la mente all'interno della casetta. Il ragazzo si siede sul divano accanto a me.
Da quando Ester ci ha fatti chiarire abbiamo legato molto, ancora di più quando lei è uscita.
Faccio spallucce con indifferenza. «Il solito, lo sai»
Il ragazzo alza gli occhi al cielo, esausto del sentirmi parlare sempre della stessa cosa.
A mia discolpa possono solo dire che anche lui parla continuamente della sua ragazza, quindi ci bilanciamo a vicenda.
«Zi' non farti venire una malattia per questa, sei qua per la musica. Inoltre, non mi sembra che lei abbia fatto qualche sforzo ora come ora per scusarsi»
«Anche tu sei venuto qua per la musica e guardati ora...» ribatto.
La mia mano finisce tra i capelli, che scompiglio ogni volta che non so cosa dire.
«Comunque non lo so, non so cosa sento o cosa fare. So che dovrebbe fare lei il primo passo, ma da quel po' che la conosco posso dire che non lo farà. Non per orgoglio, però».
Proprio nel momento in cui finisco di pronunciare la mia frase, Sophia e Antonia entrano in casetta.
«Com'è la coreo?» chiede la cantante. «Come ti trovi con Deborah Lettieri?»
Curioso, mi metto ad ascoltare il discorso delle due facendo finta di guardare il computer.
Le ragazze si avvicinano all'isola della cucina, appena dietro al divano color sabbia dove siamo seduti io e Vybes.
Il moro si infila le cuffiette collegate all'iPad della produzione, estraniandosi da tutti con indifferenza.
«La coreografia è veramente beautiful, hip-hop su "Tonight" by Anna» risponde la ragazza dagli occhi verdi, addentando uno spicchio di mandarino.
Sophia è arrivata quattro giorni fa, ciò vuol dire che ha già iniziato le lezioni con i professionisti e ha già visto le varie assegnazioni.
Nonostante mi imponga di fregarmene, una punta di curiosità mi pizzica. Non l'ho mai vista ballare, se non in discoteca o in quell'unica coreografia della sfida, e oltre ad essere consapevole che si muove bene sono veramente desideroso di sapere com'è veramente nel suo stile.
«I spoke to Deborah like three days ago, ed è stata davvero carina. Mi ha spiegato come funziona, mi ha detto che per qualsiasi cosa she's there for me and le piace la mia grinta».
Noto che anche con Antonia parla senza problemi, come se il suo "problema" del mutismo sia svanito in un colpo, e un po' di invidia mi avvolge.
Mi aveva assicurato di riuscire a parlare solo con poche persone nella sua vita.
«Jacopo vuoi qualcosa per caso? Mi sembri interessato» mi richiama Antonia in tono scherzoso.
Beccato.
Finalmente mi volto verso le due. Appena i miei occhi e quelli di Sophia si incrociano, vedo la ragazza deglutire profondamente.
«Posso uno spicchio di mandarino?» chiedo la prima cosa che mi viene in mente e, inevitabilmente, anche la più stupida.
Sophia me ne porge uno e, nel momento in cui le nostre dita si sfiorano, trattengo il respiro.
Anche la ragazza tentenna qualche secondo sulle mie dita.
Il mio corpo viene scosso da un brivido e, in un secondo, tutte le emozioni di quella notte tornano più vive che mai.
Antonia spezza il silenzio con un colpo di tosse. «Okay, non vorrei essere quel mandarino in questo momento. Vi lascio soli, ciao»
Sophia si riprende, mi lascia l'agrume in mano e segue la riccia verso la loro stanza.
«Tota wait, ho bisogno del tuo aiuto per l'outfit della puntata»
Le due lasciano la cucina deserta e sento lo sguardo storto di Vybes addosso.
«Com'è che era? Non mi fa più nessun effetto?» mi fa il verso.
La mia mano finisce dietro la sua nuca.
«A me neanche piacciono i mandarini» borbotto tra me e me.
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