Dolce Violette
Shhhh.....Fate finta che il brano messo qui sopra lo stia suonando Violette🤫
(Ci troviamo nella camera della giovane pianista. A sinistra, un letto a baldacchino sovrasta la stanza, con il suo pizzo rosa, le sue lenzuola di seta bianca e i suoi guanciali perlacei.Oltre al letto, un armadio bianchissimo risalta il romanticismo impresso in tutto il luogo. Al centro è stato sistemato un tavolino di vetro azzurro su cui vi sono una penna d'oca e un quadernino decorato con petali di fiori freschi. Di fronte al tavolo vi è un canapè color corallo, il cui velluto spesso lo rende alto. Al lato destro, c'è una grossa libreria in cui volumi antichi sono stati ordinati secondo il colore della copertina. Sulla parete rosa è appoggiato un pianoforte molto costoso. Vicino allo strumento musicale c'è una specchiera piena di forcine, trucchi e pettini costosi. Si sente suonare "La Campanella" di Litz)
Helene: C'è qualcuno in questa camera? Sono Helene Dufont, la domestica di Violette Delacroix, L'angelo della musica. Cora Delacroix mi ha assunto e in questo momento vorrei vedere il viso della mia padroncina.
(La ragazzina bionda concentrata nel suo brano solleva le delicate mani dai tasti. Rivolge gli occhi cristallini verso Helene e, sorridendo, mette in mostra i denti niente affatto sudici.)
Violette: Oh, sono io Violette Delacroix. Mi devi scusare. Temo di essere stata troppo presa dalla musica.
(La biondina si alza con grazia e si siede sul canapè. La vestaglia di seta, il cui tessuto verde-acqua è satollo di fiori di ciliegio dipinti, è leggermente aperta e mostra gambe sottili e diafane. Helene, soffermandosi su esse, arrossisce.)
Violette: Sapevo che saresti venuta. Stanotte ti ho sognato, sai? Nel mio sogno, L'angelo custode mi ha portato in un bellissimo giardino. Era incantevole. Centinaia di gigli bianchi protendevano i loro delicati petali verso il cielo bluastro, punteggiato da piccole nubi. Sembrava....acquarellato! (Continua, sognante) Alberi di salice danzavano guidati dalla musica creata dal vento e, mentre rieccheggiava la sua canzone, ti ho visto. Eri circondata da cigni che si alzavano in volo da un grande lago. Avevi un vestito bianco, simile a quello delle donne dell'Antica Grecia. I tuoi capelli erano dipinti da girasoli, petali di pervinca e di oleandro. Ero così estasiata dalla tua bellezza che, venendoti incontro, sono caduta nel lago. (Ridacchia)
Helene: (stupita) Davvero ero così bella nel vostro sogno?
Violette:(seria) Certamente! È da stamane che rivedo nella mente la tua figura.
Helene: Grazie per i vostri complimenti. Però, non sono così avvenente. Guardatemi, sono così magra che spavento i buoi. Ho occhi infossati e sono troppo alta!
Violette:( giocherellando con la sua treccia bionda) Non è vero! Per me sei bellissima! La bruttezza sta negli occhi di chi osserva.
Helene: (sospira) Purtroppo, non è sempre così, mademoiselle. La bruttezza, spesso, è oggettiva e si nota nel peso, nel colore degli occhi e dei capelli. Non siate troppo ingenua.
Violette:(scuote la testa) Non sono ingenua. Quello che enunci è veritiero, tuttavia ho sempre guardato la bellezza con occhi diversi. Vorrei fare un esempio: se osservo una duchessina troppo bassa, invece di colpevolizzarla per la sua statura cerco di trovare degli aspetti positivi. Le persone basse sono più graziose e apparentemente innocenti, così innocenti da suscitare tenerezza nel cuore altrui. Al contrario, se una donna è più alta del normale, penso alla sicurezza, alla sensualità e alla forza che l'altezza di quest'ultima infonde nelle anime grigie di questa città.
Helene: vi ringrazio per avermi spiegato la vostra teoria. È molto interessante e spero che attraverso i vostri consigli riuscirò ad amarmi e a trovare aspetti rassicuranti nella bruttezza di alcuni individui.
Violette: Non è semplice come sembra. Quando lessi Notre Dame de Paris ero spaventata dalla deformità di Quasimodo. Poi, dopo alcuni anni, ho cercato i punti di forza della bruttezza del campanaro. Grazie alla sua bassa statura, è capace di suonare le campane più grosse. La sua sordità gli ha permesso di non udire le parole cattive che diceva la gente. Ha anche sfruttato la sua forza fisica per esplorare il campanile della Chiesa.
Helene: Non ho letto quel libro, eppure nei romanzi d'Appendice non riesco a valorizzare un personaggio deforme.
Violette: È naturale. È questione di pratica. Ti propongo un esercizio. Quando una persona brutta ti intimorisce, domandati quali sono i punti di forza del suo aspetto e in che modo può utilizzarli. Attraverso il tempo, questa pratica sarà semplicissima.
Helene: Va bene, ci proverò. Cambiando argomento, volevo chiedervi se avevate davvero quindici anni.
Violette: Esatto. Compierò sedici anni tra tre mesi. Perchè me lo chiedi?
Helene: mio padre è rimasto così sorpreso dalla vostra età che non ci ha voluto credere. Devo essere franca, anche io sono incredula a tale notizia.
Violette: Nessuno lo vuole credere. Io stessa penso di essere più vecchia della mia età. Non ne comprendo il motivo. Sebbene abbia quindici anni, sento sulle spalle trent'anni appena compiuti.
Helene: Magari vi sentite più vecchia perchè state trascorrendo la vostra adolescenza nella musica e nei concerti.
Violette:(tace per dieci minuti.) Lo penso anche io. La musica, sebbene sia la mia più grande amica, mi sta facendo invecchiare. Quando avrò cento anni, sarò di nuovo su questa seggiola e i miei capelli saranno nivei come la brina.
Helene: Sapete utilizzare molto bene le parole! È vero che scrivete poesie e leggete libri per adulti?
Violette: È così. Anche se hai vent'anni, sei molto perspicace.
Helene:(esterefatta) come fate a sapere la mia età?
Violette:(tranquillamente) La signora Roussegant, prima del tuo arrivo, mi ha raccontato tutto di te. Ha detto che hai venti anni e che vivi in Provenza.
Helene: Avete fatto centro, mademoiselle.
Violette:(ridendo) Grazie di cuore. Vorrei star sola, per piacere. Devo esercitarmi. Stasera vengono gli zii a vedermi.
Helene: chi sono questi "zii"?
Violette: sono gli amanti di mia sorella. Cora mi ha chiesto espressamente di chiamarli zii. Verrà anche nostro padre, monsieur Emmanuel. È il mio mecenate. Ho deciso io di chiamarlo "padre". Se vuoi, puoi vedermi suonare.
Helene:(sorride) ti ringrazio, ma credo che avrò molte cose da fare.
Nota autrice: Allora ragazze, come vi sembra Violette? Vi sta simpatica? Chi saranno questi zii? Papà Emmanuel sarà gentile con la nostra biondina? Lo scopriremo solo vivendo!
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top