1. 𝗶 𝘄𝗶𝗹𝗹 𝗹𝗼𝘃𝗲 𝘆𝗼𝘂 𝗶𝗻 𝗲𝘃𝗲𝗿𝘆 𝘂𝗻𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗲

ship : 𝗁𝗒𝗎𝗇𝗃𝗂𝗇 𝗑 𝗋𝖾𝖺𝖽𝖾𝗋 (fem)
type : 𝗈𝗇𝖾 𝗌𝗁𝗈𝗍
inspo : 𝖽𝗈𝖼𝗍𝗈𝗋 𝗌𝗍𝗋𝖺𝗇𝗀𝖾 𝗂𝗇 𝗍𝗁𝖾 𝗆𝗎𝗅𝗍𝗂𝗏𝖾𝗋𝗌𝖾 𝗈𝖿 𝗆𝖺𝖽𝗇𝖾𝗌𝗌 
clarification : 𝖸/𝖭 is your name, 𝖸/𝖲 is your surname, 𝖢/𝖮 is your eye color.
🟢

Credo che ognuno di noi, una volta nella vita, abbia fatto un sogno, così reale da ricordarne tutti i dettagli: da quelli più gioiosi, che ti scaldano il cuore, te lo rendono leggero, a quelli più tragici, drammatici, che non so come ti segnano.

Sono sempre gli elementi più tristi quelli vividi, impressi nella nostra memoria, che non ci lasciano andare, nemmeno per un secondo.
Ci plasmano, ci cambiano.

Nel mio mondo c'è una teoria alquanto strana, ma affascinante allo stesso tempo: quando una persona si addormenta e sogna, in realtà sta vivendo un'esperienza personale in un altro universo, come se fosse una vita parallela, ma che esiste, non è un qualcosa di inventato dal nostro subconscio come si era creduto fino a qualche anno fa.

Da qui nacque il concetto di multiverso.

Io ero sempre stata scettica però a riguardo, anche perché non avevo mai sognato in vita mia per quello che mi ricordavo.

Osservavo sempre tutti i miei compagni di classe alle medie e alle superiori spiegare le loro teorie più assurde sui loro incubi o sogni premonitori;
dal canto mio non mi esponevo mai perché, appunto, non volevo ne potevo parlarne.
Mi estraniavo, mi escludevo.

Per questo decisi di iscrivermi all'università di psicologia proprio per capire il motivo di questa mia mancanza. Magari c'era qualcosa di sbagliato in me, non era ancora arrivato il mio momento.
Pensai che se avessi studiato quelle materie ci avrei capito qualcosa in più.

Continuai questo mio monologo interiore mentre mi accingevo a studiare per la sessione imminente fino a quando mi resi conto dell'orario, le 23:45, e decisi di preparami per andare a dormire, era stata una giornata particolarmente intensa.

Appena poggiai la testa sul cuscino morbido, mi rilassai immediatamente e, chiusi gli occhi, sentii sotto ai piedi un materiale che non era ruvido, anzi era come se fosse sabbia.

Infatti, aprii gli occhi di scatto incuriosita e non mi sbagliavo: ero in spiaggia, ma non una qualunque.

Avevo la sensazione che quell'ambientazione non facesse parte della mia linea temporale: osservavo attentamente alcuni marchingegni che circondavano il tutto e mi resi conto che non esisteva nulla del genere a New York, la città in cui vivevo.

Ero confusa e accecata da tutto quel bianco, colore protagonista della scena.

Mi voltai all'indietro e notai che c'era uno specchio: ero vestita completamente di bianco e balzai dal terrore alla vista. Pensai addirittura di essere stata rapita da una sorta di culto, alla Mid Sommar.

Mi rivoltai nella direzione opposta allo specchio e avanzai, mi avvicinai a quella che sembrava essere un'enorme palma e vidi subito un'insieme di sedie occupate da delle persone.

Quelle persone erano la mia famiglia.

Però non era questo ciò che mi turbava: riconobbi dalla testa appoggiata su uno degli schienali una mia amica di vecchia data con la quale avevo perso i rapporti da molto tempo.
Stava fumando una sigaretta elettronica, così come tutti gli altri nella stanza.

Mi si bloccò il respiro, iniziai ad essere abbastanza confusa.

« S-Stacy sei davvero tu? » richiamai l'attenzione della ragazza che si voltò verso di me e mi riservò uno dei sorrisi più sinceri e confortevoli che io abbia mai visto in 19 anni della mia vita.
I suoi occhi azzurri sembravano quelli di un felino, riconoscibili anche da un miglio.

« Oh dio, Y/N?! Sei davvero tu?? Da quanto tempo non ci vediamo! »
« Uhm, si da un bel po'... »
« Ti fermo subito cara, qui non c'è stato nessun litigio tra noi, il nostro rapporto va a gonfie vele!
La sdraio accanto a me vuota è la tua, te ne sei andata poco fa perché dovevi fare un servizio importante! »

Rimasi impassibile, non ricordavo nulla di tutto ciò. Fui sorpresa anche perchè era incredula dal vedermi, poi però si corresse subito, almeno credo. Mi girava forte la testa, ma ci pensò subito la bionda a spiegarmi cosa stesse succedendo.

« Tranquilla non sto dicendo a te Y/N, ma alla Y/N del nostro universo ovviamente! Per questo ti ho salutata in quel modo! »
« Del nostro uni- cosa?!?! »
« Si esatto, il nostro universo! Qui fumi anche tu come tutti noi se è questo quello che ti sorprende di più, però le sigarette al tabacco sono bandite, qui non esistono. Sono ammesse solo le elettroniche. Inquina l'ambiente, dovresti saperlo. »
concluse la ragazza aspirando dalla sua "macchina per il fumo".

« Quindi tu mi stai dicendo che sono in un altro universo e che c'è un'altra me? La teoria del multiverso esiste? » chiesi ancora più scettica e spaventata.
« Ma certo che esiste, avevi anche dei dubbi? Seguimi ti mostro una cosa. »
disse la ragazza incitandomi a seguirla.

Volevo assolutamente risposte, quindi mi ritrovai costretta a fare quello che mi diceva.

Arrivammo in questa sorta di sala di controllo altrettanto bianca e lucente. Il via vai di gente, probabilmente scienziati della struttura, era così ordinato che non mi dava fastidio, ma ero forse felice che c'era, mi trasmetteva un non so che di tranquillità.

Giungemmo in una saletta più scura rispetto al lungo corridoio luminoso, vidi degli occhiali riposti in una sorta di armadietto che non avevo mai visto prima e un tavolo con numerosi pulsanti.

La bionda mi richiamò all'attenzione mentre ero persa nel curiosare.

« Y/N, vedi. In questo universo tu sei sempre te stessa, nel senso che la tua personalità non è diversa da quella che hai tu nel tuo. Sei una lavoratrice, tenace e non ti fermi alle apparenze.
Qui siamo capaci di prevedere il futuro, è la caratteristica del nostro mondo. Grazie alla tecnologia del Mister X siamo riusciti ad evolverci prima del tempo e prendiamo la vita con più filosofia, ecco.
Indossa questi occhiali. »

Fui diffidente all'inizio ma mi lasciai nuovamente convincere dalle sue parole, se in quell'universo sarei stata capace di vedere il mio futuro nello stesso valeva la pena tentare.

Magari qualcosa si sarebbe esaudito anche nella mia realtà.

« Va bene Stacy, li indosso. »
« Ora dovresti vedere delle proiezioni astrali di colore azzurro, ti sembreranno dei fantasmi, concentrati su quelli. »

Feci esattamente come mi aveva ordinato: vidi 
una donna, due uomini e due bambini per la precisione, volteggiare nella sala, le altre persone sembravano non vederli.

La figura femminile si fermò e calò il capo, sembrava turbata; più in avanti una delle due figure più piccole, una bambina, corse incontro a lei e iniziò a tirarle la maglietta.

« Mamma, mamma! »

Una morsa al cuore.
Il battito mi iniziò ad accelerare e istintivamente mi toccai il ventre.
Mi voltai di scatto verso Stacy.

« Da come mi sembra di capire una delle due figure maschili è tuo marito, mentre entrambi i bambini sono i vostri figli. »

Iniziai a tremare, la guardai incredula, con gli occhi sbarrati perché pensavo di non essere capace di provare amore, di mettere su famiglia e di essere amata da qualcuno.
Lei però accennò un sorriso, capendo il mio stato d'animo.

« Concentrati. » furono le ultime parole che sentii da lei, perché non so come mi ritrovai nel corpo di quella stessa donna.

Era la stessa spiaggia di prima, ma più coerente con quello che era il mio universo.
Indossavo una camicetta nera, dei semplici jeans e tastai la mia testa con le mani e capii di star indossando un cappello a visiera nero.
Alzai lo sguardo e vidi il sole infrangersi con il mare cristallino quasi trasparente e il tramonto era intrinseco di ogni colore possibile e immaginabile.

Uno spettacolo quasi surreale.

Vidi quella stessa bambina correre verso di me e una lacrima iniziò a rigarmi il viso, poi una seconda, una terza, persi davvero il conto. Mi accasciai a terra, non possedevo un briciolo di forza nelle gambe.
Si aggiunse un'altra voce acuta, quella dell'altro bambino, che mi si avvicinò.

« Mamma, mamma cosa ti succede? Non ti senti bene? Papà, zio Chris, venite presto!! » disse quasi in lacrime il pargolo.

Percepii dei passi che, frettolosamente, sentivo più pesanti, erano arrivati da me. Avevo la vista annebbiata, non riuscivo a distinguere nulla.

« Zio Chris ti prego fa qualcosa! Papà... »

Il bimbo si fermò dall' agitarsi per me perché qualcuno si era accovacciato alla mia altezza e mi aveva preso le mani. Volevo capire chi fosse, quindi alzai lentamente il capo e, prima di stabilire un contatto visivo, mi guardai intorno.

I bambini erano bellissimi, entrambi avevano i capelli scuri: la bimba aveva gli occhi scuri tendenti al nocciola, invece il maschietto aveva il C/O. Erano vestiti simili a me ed entrambi avevano gli occhi a mandorla, dettaglio che mi mandò ancora di più in confusione.

Cercai conforto nella figura dell'uomo alla mia destra, "lo zio Chris" che tentò di rassicurarmi. Indossava una maglietta color caffè, dei bermuda bianchi e un cappello a visiera nero dal quale fuoriusciva qualche ricciolo biondo.

Decisi di guardare negli occhi della persona che era mio marito: i suoi occhi erano così profondi ma anche lucenti allo stesso tempo che mi trasmisero una pace immediata. Erano due stelle, letteralmente.
Mi soffermai su tutti i suoi dettagli, anche i più stupidi: era vestito all'esatto opposto mio, come se fossimo la rappresentazione umana dello ying e dello yang. 
I suoi capelli corvini un tutt'uno le onde del vento.

All'apparenza mi sembrava molto dolce, probabilmente era il prototipo di ragazzo di qualsiasi donna, per questo non capivo perché avesse scelto una persona come me al suo fianco, così impacciata, così un disastro, così vuota. La sua voce calda mi riportò alla realtà.

« Allontanatevi un po', la state accerchiando troppo! Chan-hyung, distrai i bambini. »
« Sarà fatto grande capo padre! »

Scappò una risata generale e "Chan" iniziò a schizzare i bambini che subito stettero al gioco. Il ragazzo si maledisse mentalmente per la sua pensata, ma poi si riconcentrò su di me.

« Tesoro, stai bene? » chiese con tono preoccupato, ma poi vedendomi sorridere si tranquillizzò.

« Vedi? Sei bellissima quando sorridi.
Fallo più spesso. » continuò intento ad asciugare quelle poche lacrime rimaste accarezzandomi la guancia.

« Amore, andrà tutto bene. »

Mi svegliai di soprassalto.
Vidi l'orologio, segnò le 08:30 del mattino.
Quello non poteva essere un sogno, era così vivido, così reale.
Chris. I figli. Lui.

Il mio marito senza nome.

Mi toccai gli occhi e notai che erano umidi, così come il cuscino. Avevo pianto nel sonno.
Il multiverso era reale.
La teoria era corretta.

Quindi veramente in quell'universo ero sposata e avevo dei figli, questa ne era la sua conferma.
Avevo sognato per la prima volta nella mia vita.

Cercai di non pensarci, invano, mentre mi preparavo per uscire, dovevo andare in università per prendere in prestito alcuni libri sulle proiezioni astrali.

In fretta e furia corsi per strada non accorgendomi di essere andata contro una figura sconosciuta facendo cadere i libri che aveva in mano.

« Cazzo scusami, vieni qui che ti aiuto... »
« Nah non serve, sta tranquilla... andrà tutto bene, sono dei stupidi libri di psicanalisi niente di che. »

Non ci potevo credere.
Un brivido percorse la mia schiena.
Era la sua voce.
Ci alzammo insieme lentamente,
era identico al ragazzo del mio sogno.
L'unica differenza era che portava i capelli più lunghi ed erano di un biondo tinto.

Dal canto suo lui mi squadrò dalla testa ai piedi, come se mi avesse già visto da qualche parte.

« Scusami di nuovo, è che sono molto molto sbadata... non ho prestato attenzione, posso offrirti qualcosa? »
gli chiesi mentre lo aiutai a prendere i libri caduti, alcuni li misi all'interno del mio zaino dopo aver ottenuto il suo consenso.

« Come posso farmi offrire qualcosa da una ragazza se nemmeno so il suo nome, mh? » replicò giustamente il biondo.

« Oh, giusto giusto... Mi chiamo Y/N Y/S e sono al primo anno di psicologia, tu invece?
Ti faccio la stessa legittima domanda. »
« Più che lecito. »
disse iniziando a camminare davanti a me, infilando una mano nella tasca dei suoi jeans.

Rimasi ipnotizzata dalle sue linee.

« Conosco un posto che fa un americano che definirei decente dai... »
si fermò improvvisamente e si voltò verso di me.

Da lì capii di essermi totalmente persa di lui, era il destino che ci aveva uniti ed io ero pronta a tutto.

« Hwang Hyunjin.
Il mio nome è Hwang Hyunjin. »

eccoci qui alla fine di questa prima one shot!!! spero che vi sia piaciuta e che non vi abbia annoiata troppo! un ringraziamento speciale alla mia giuly, senza di lei non avrei iniziato a scrivere in the first place. w0ndvrland 🧡
ci vediamo al prossimo aggiornamento 🤍

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top