꧁Cap 7 - Bacio꧂
[...Qualche ora prima...
<< Jin Kim! >> urlò Mira fermando la falcata del figlio che tentava con passi veloci di avvicinarsi all'ingresso << dove pensi di andare? La conversazione non è ancora conclusa >> sbraitò raggiungendolo
<< madre, ti ho già risposto >> sospirò stanco << non sono convinto che far sposare Asena con Taehyung sia la mossa giusta >> sentenziò il giovane, che la guardava con aria stanca
<< e perché mai se posso chiedere? >> domandò sua madre sempre più irritata.
Il Visconte la osservò, ponderando se fosse saggio da parte sua rivelare alla madre, cosa
succedesse o no, nella vita privata di sua sorella.
<< perché..>> cominciò << bè... madre è semplice, il giovane Park non ha mai mostrato chiari segni di interesse nei confronti di Asena, tanto per cominciare, >> disse sorridendole << non credo che Taehyung la veda come una possibile sposa >>
Mira corrugò la fronte trovando scioccante come suo figlio maggiore potesse essere così ottuso << cosa dovrebbe fare per dimostrare il suo interesse? Cantare sotto il balcone a mezzanotte? Avvelenarsi? >> domandò puntigliosa
<< bè si....una cosa del genere >> disse il ragazzo con un'alzata di spalle
<< sciocchezze! >> esclamò sua madre, sventolandogli il ventaglio di fronte al viso << sono solo un mucchio di sciocchezze >> urlò sempre più irritata
Jin si guardò attorno, notando come sua madre riuscisse a raccogliere ogni occhiata su di sé
<< madre.... Che ne dite se ne parlassimo do- >>
<< no no no! ne parleremo ora! C'è in gioco il futuro di una delle tue sorelle! Tu sei il Visconte! È tuo compito prodigarti per cercargli marito! >> urlò << se tuo padre non fosse..>>
<< cosa?!>> urlò Jin non contenendo la rabbia << lui si prodigherebbe meglio per l'interesse delle mie sorelle? Dei suoi figli? >> ruggì << è questo che state dicendo? Bè mi dispiace che sia io a dirvelo madre, ma farebbe ciò che gli viene meglio, e cioè scappare! >> disse voltandosi.
Mira guardava le spalle del figlio alzarsi e abbassarsi, mentre cercava di regolare il respiro, provando a calmarsi << mi dispiace madre >> mormorò << ho esagerato >> sussurrò voltandosi appena.
La donna guardò il volto trasformato dalla rabbia impellente che provava, nei confronti di suo marito, si avvicinò cautamente toccandolo appena << Jin ascolta.. >>
Senza aspettare che finisse la frase il Visconte la interruppe << ne parliamo a casa madre >> disse prima di staccarsi velocemente dal suo tocco, portarsi verso il bar che era accanto all'ingresso...]
Il Visconte ancora fermo con accanto suo fratello Namjoon, fissò senza sentimento il ragazzo che aveva smesso di respirare di fronte a loro
<< m-miei signori >> balbettò il moro << n-non è come sembra >> passando lo sguardo dal Visconte al fratello che lo guardava in cagnesco
<< fammi capire, mi stai dicendo che Taehyung sposerà Asena? >> domandò Namjoon scrutando il ragazzo che sosteneva faticosamente lo sguardo e del maggiore cercando di rimanere il più impassibile possibile
<< bè nostra madre e la Viscontessa Park, stanno spingendo perché ciò accada >> rispose il Visconte sorridendo al fratello
<< ah è così! >> esclamò lui << quindi si sposeranno?! >> mormorò fissando il moro
Jin aveva deciso di "dare una tastata al terreno" come diceva lui, prese il giovane, ancora immobile per il braccio e dopo un piccolo gesto al fratello si congedarono tutti e tre nella piccola saletta adiacente che dava per gli aranceti.
<< allora mi dica giovane Park >> iniziò il maggiore << siete d'accordo con l'idea di vostra madre? >> gli domandò, osservandolo
Taehyung si sentiva come una gazzella in mezzo a due leoni, una sola frase fuori posto, e poteva dire addio alla propria vita.
<< i-io.. ecco >> il moro si ammutolì. Riflettendo su cosa cosa poteva dire al Visconte di casa Kim; Che l'idea di lui maritato con sua sorella lo riempiva di gioia e eccitazione? Ma che per via del suo legame con il cugino, non avrebbe mai potuto accettare? E quale scusa avrebbe potuto usare per spiegare la cosa? perché il ragazzo in questione, troppo timido e burbero per fare la prima mossa, era innamorato cotto e lui non poteva fargli una cosa del genere? Gli avrebbero riso in faccia.
Taehyung rimase con la bocca semi aperta, a fissare il vuoto.
I due fratelli Kim fermi di fronte a lui, si guardavano, confusi << signor Park? >> lo richiamò il maggiore << state bene? >>
Il moro si voltò di scatto incontrando quattro occhi scuri che scrutavano il suo viso, il moro sperò che l'abilità del Visconte di leggere le persone, quella sera avesse fatto cilecca, in modo che lui potesse continuare a far finta che quella notizia non lo turbasse, come invece stava facendo.
<< ma certo miei signori >> rispose cercando di apparire più convincente possibile
Il Visconte lo osservò, conosceva Taehyung ormai da anni, e quella era assolutamente la prima volta che lo vedeva a disagio << siete sicuro? >> gli domandò di nuovo
Il moro gli sorrise, con un sorriso che non gli aveva mai visto fare prima di quel momento << si signor Kim, non si deve preoccupare, >> gli disse << ero solo soprappensiero >>
Seppur il ragazzo gli avesse dato quella che secondo lui fosse una vera e propria scusa, Jin decise di non approfondire.
C'era qualcosa che non gli tornava, aveva capito quel ragazzo molto tempo addietro, e anche se era riuscito senza difficoltà a mascherare quel sentimento verso la sorella, a lui non era sfuggito.
Eppure lo vedeva agitato, titubante e stranamente pensieroso. Come se l'intento delle loro famiglie di farlo sposare con la ragazza per cui provava qualcosa, lo preoccupasse.
Il Visconte si avvicinò al ragazzo, ma proprio mentre aprì bocca, una voce squillante li raggiunse
<< vi ho trovati!>>
Jin si stoppò all'istante riconoscendo immediatamente il tono di voce del loro caro fratellino.
Portò il suo sguardo verso il fratello, che lo guardò spaventato di rimando << scappiamo! >>
Prima che Taehyung potesse salutarli vide i due fratelli Kim superarlo, scappando in direzione dell'ingresso, con Hoseok che li rincorreva, sbraitando furente << se vi acchiappo siete morti >>.
Ahvi dopo aver lasciato la sorella, si diresse a passo spedito verso le scale che davano, a colpo d'occhio, verso il primo piano, non aveva molto tempo prima che sua madre e i suoi fratelli, iniziassero a cercarla per costringerla a parlare con chissà chi, di chissà cosa.
La fortuna volle che, non subì incontri inaspettati, verso la sua corsa su per le scale.
Arrivò senza intoppi al primo piano, costeggiò il piccolo corridoio, che dava una grande visuale della sala da ballo sotto di sé.
La ragazza costeggiò il corrimano, osservando senza recare rumore, tutte le persone che al suo di sotto, ballavano, chiacchieravano, e bevevano dalle loro piccole coppe di champagne, mentre con lo sguardo si giudicavano a vicenda. La ragazza non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma a differenza di sua sorella, lei odiava quei mondo, seppur nè facesse parte anch'essa.
Rimase ferma a osservare la sala, mentre con gli occhi seppur non volesse, cercò la figura del ragazzo che non aveva visto da quando era arrivata.
Aveva incontrato Taehyung, scendendo le scale insieme a sua sorella, anche se, era più che convita che il ragazzo non l'aveva per nulla notata, dato il grande interesse che aveva per la donna accanto a sè.
Nè era rimasto totalmente affascinato, come se fosse stato stregato da lei, solo guardandola. Ahvi si rese conto di quanto in quel momento la invidiasse, nessuno aveva mai posato sguardo più dolce e desideroso su di lei.
Riprese a osservare la sala, vari gruppetti si erano formati, aveva intravisto sua madre Mira che confabulava con la Viscontessa Emily, sua grande amica e madre dei giovani Park, poco più avanti, intravide i suoi fratelli maggiori, Namjoon e Jin che parlavano con colui che aveva intravisto all' ingresso.
Qualche gruppo qua e là di giovani donne che conosceva. E alla fine proprio vicino al tavolo del buffet, scorse seppur girato di spalle, il ragazzo che Ahvi era convita si trattasse di Jungkook.
Osservò come fosse impegnato ad assaggiare ogni pasticcino che quella tavola imbandita gli metteva sotto gli occhi, come un bambino, in estasi a una festa.
Per quanto la ragazza provò a odiarlo, vederlo così preso e gongolante mentre si cibava indisturbato, le fece tanta tenerezza, sentimento che lui riusciva sempre a scaturire in lei, senza nessuna difficoltà.
Ferma sulla sua postazione, rimase a osservarlo, chiedendosi se si chiedesse lei dove fosse? se fosse preoccupato di non vederla? o se la sua intenzione fosse di andarla a cercare?
Tutti pensieri che si fermarono, non appena vide accanto a lui una ragazza, lunghi e lisci capelli corvini, passò leggiadro, movenze delicate. Corina Barker era splendida, nel suo sontuoso abito blu, senza spalline, ricamato con fili di seta così pregiato, che rendeva ridicolo quello che qualsiasi altra giovane indossasse quella sera.
Ahvi osservò il loro incontro che seppur sembrasse accidentale, per la giovane pareva tutt'altro. Era come se lei sapesse esattamente dove lui fosse e lo stesse cacciando, come un abile cacciatore cercasse il suo cervo.
Strinse i pugni, aggrottando le sopracciglia, guardando il ragazzo con cui era cresciuta inchinarsi e sorridere alla corvina << stupido Jungkook >> mormorò ringhiando << sei veramente uno stupido >>
Senza indugiare oltre, voltò le spalle alla scena che la stava ferendo più di quanto volesse ammettere, e si incamminò verso il corridoio che dava, pensò, alle stanze private del Duca e ospiti.
Seppur la sala era illuminata, Ahvi costato come, più passeggiasse e più quelle pareti sembravano stringersi intorno a lei, come se volessero fermare il suo passo.
Faceva insolitamente freddo in quella tenuta per essere fine agosto, all'improvviso le candele nel corridoio si spensero. Ahvi trasalì nell'improvvisa oscurità. Aveva sentito il vento, una folata fredda che aveva spento le candele, arrivatogli da una porta finestra rimasta aperta, così si voltò di scatto, con le mani tremanti che si stringevano nel vestito. Avrebbe giurato che quando era passata poco prima quella porta fosse chiusa.
Qualcosa si mosse nell'oscurità. Ahvi fu invasa dal terrore, che spazzò via la sua arrabbiatura nei confronti dell'amico, l'unica cosa che desiderava in quel momento era di correre da lui e farsi stringere tra le braccia. Le si strinse il cuore, e si sentì come se fosse stata gettata in uno dei suoi incubi. Era tutto buio, ma anche stranamente silenzioso; non solo non vedeva nulla, ma si sentiva come se le sue gambe avrebbero ceduto da un momento all'altro.
<< signorina? >> disse una voce in fondo al corridoio
La castana presa dal terrore affrettò il passo, sollevando di poco l'abito che altrimenti, l'avrebbe fatta cadere, fermando così la sua fuga, da colui, che era alle sue calcagna.
Era stanca, e quell'abito non la stava affatto aiutando, senza soffermarsi troppo su dove fosse, si infilò nella porta accanto al grande quadro.
Con un po' di fortuna, colui che la inseguiva avrebbe tirato dritto permettendo così a Ahvi, di sgattaiolare di nuovo fuori per proseguire, le sue *ricerche*. Non sapeva nemmeno lei cosa cercasse, non aveva ben chiaro, chi fossero gli esseri di cui i suoi fratelli parlassero qualche sera prima in salotto con i giovani Park.
La castana si guardò velocemente attorno a chiuse la porta. Era immersa nel buio, come se nessuno ci abitasse da anni. Lentamente cercando di stare attenta a dove mettesse i piedi, cercò a tentoni un qualcosa che gli fornisse luce.
Allungò una mano e dopo vari mobili spogli, trovò una piccola lampada che accese subito. La stanza che fino a quel momento era immersa nell'oscurità, prese piano piano a illuminarsi, rivelando alla giovane cosa celasse. A un primo sguardo sembrava una semplice e vecchia camera che faceva anche da piccolo studio.
Le pareti erano coperte di scaffali, piena di libri, ma non abbastanza per riempire l'intera stanza.
Di certo, nessuno usava quella dimora da anni, lo si poteva dedurre dall'odore di chiuso e muffa che aleggiavano in essa, seppur avessero aperto le finestre ore prima, ci sarebbero volute settimane prima che quell'odore svanisse.
Mentre Ahvi, era intenta a osservarla, assaporando la tranquillità solitudine, sentì una voce che le gelò il sangue
<< ah eccoti qui >> disse una voce maschile con un tono di rimprovero
Ahvi si sentì immediatamente il cuore in gola. " mi hanno scoperta" pensò.
Stavano per cacciarla da quella serata, o peggio arrestata per aver frugato nelle stanze che pensava appartenessero al Duca.
L'uomo che aveva parlato si era avvicinato e stava dicendo qualcosa che la giovane non capiva, parlava con lei? O con qualcun altro?
<< mi sembrava di essere stato chiaro quando ho detto che non volevo essere disturbato >> disse scocciato << non mi sembra di parlare il latino antico >>
Ahvi si girò appena, osservando l'uomo dietro di lei gesticolare contro un cameriere
<< mi dispiace sua signoria >> disse il giovane mortificato
<< potrei perdonarvi solo se porterete a me e alla mia dolce metà, dell'ottimo vino, che so che il Duca, nasconde nelle sue cantine >> disse il ragazzo appoggiato allo stipite della porta.
Il cameriere lo guardò confuso per poi biascicare << non s-sono certo che sua eccellenza mi dia il permesso >> rispose timoroso
Yoon lo guardò con sufficienza, prima di rivolgergli un largo sorriso << allora sarà meglio non chiederglielo >>
Ahvi ancora ferma, osservò la discussione in atto, come se lei non fosse nemmeno lì.
Il cameriere guardò il ragazzo che ancora gli sorrideva mormorando << come desiderate vostra eccellenza >> rispose prima di correre verso la cantina.
Il giovane guardò il cameriere allontanarsi prima di portare i suoi occhi sulla giovane che sembrava congelata sul posto, Yoon prese la maniglia della porta e la richiuse dietro di sé.
<< e ora...sono curioso, potrei sapere chi sareste? E cosa fate nei miei alloggi? >> gli domandò incuriosito
Ahvi lo guardò, era un ragazzo alto, molto più di Jungkook, fisico slanciato, capelli scuri, occhi piccoli, naso pronunciato, e labbra sottili, ma con un sorriso che lasciava la castana senza parole.
Yoon non ricevendo risposta gli si avvicinò, portando il suo viso all'altezza di quello della giovane << siete rimasta senza parole? >> sussurrò con fare accattivante
La ragazza al suono della sua voce roca indietreggiò mettendo distanza tra lei e quello strano ragazzo.
<< non vi hanno insegnato l'etichetta? >> domandò Ahvi stizzita
Yoon la guardò << etichetta dite? Si me l'hanno insegnata >> rispose sorridendogli << forse è a voi che manca >> riprese divertito
<< me l'hanno insegnata invece! >> esclamò irritata
Il ragazzo fece una "O" con le labbra, irritando la giovane ancora di più.
<< quindi fa parte dell'etichetta intrufolarsi nelle camere di chi vi ospita? >> domandò
La castana serrò le labbra rendendosi conto che ciò che gli stava puntualizzando fosse oltremodo vero << no....>> sussurrò << ma vedete, io in verità cercavo il bagno >> rispose agitata
Yoon si spostò, sedendosi poco più avanti sulla sua poltrona di pelle marrone imbottita << il bagno >> ripetè, dandole le spalle
<< si >> mormorò
<< non sapevo che le nuove tecniche di seduzione, consigliassero di intrufolarsi nelle stanze private di un Marchese usando come scusa "cercavo il bagno" >>
Ahvi lo guardò senza parole, era questo che stava pensando? Che lei volesse sedurlo?
<< vi state sbagliando! >> esclamò << non sono di certo venuta qui per sedurvi! >> rispose con un leggero stridio nella voce
Il corvino osservò il rossore sulle gote della ragazza di fronte a lui. Che anche con la mascherina addosso riusciva a scorgergli senza problemi, mentre lo guardava con puro astio e imbarazzo
<< allora perché siete qui? >> le domandò di nuovo, con tono freddo
<< ve l'ho detto cercavo il bagno >> replicò alzando la voce
<< mh >> mormorò portandosi le dita a toccarsi le labbra << perché invece non mi dite la vera ragione del perché vi trovo nelle mie stanze private? >>
<< è la verità! >> protesto la ragazza << stavo cercando il bagno, avevo chiesto aiuto a uno dei camerieri e...>> si stoppò osservando il giovane che si issò dalla poltrona avvicinandosi a lei pericolosamente
<< e? >> chiese facendosi più vicino
<< e uno di loro, mi ha fatto cenno che fosse in questo corridoio >> deglutì.
Lui era avanzato ancora e ora era vicinissimo << n-non...non sapevo fossero l-le vostre stanze >>
<< dovrei credervi? >>
<< certamente! Non so a cosa siate abituato, ma il mio passatempo non è entrare nelle stanze di un uomo >> Ahvi trasalì << che non conosco.. >>
<< perché se invece mi conoscevate, è vostra abitudine entrarci? >> gli domandò divertito
Ahvi rossa in viso si limitò a serrare le labbra e a guardarlo con ferocia.
L'uomo le si era avvicinato ancora. Lei lo sapeva che lo stava facendo deliberatamente, che cercava di intimidirla, con la sua prestanza fisica e il suo charm, ma seppur lo sapesse, non riusciva a far smettere al suo cuore di battere all'impazzata.
<< mh volete sapere cosa penso io invece? >> le domandò senza permettergli di rispondere << penso che sapeste esattamente che queste erano le mie stanze >> mormorò lui, passandole le dita sulla mascella << forse...volevate vedermi, >> fece una piccola pausa osservando gli occhi di lei << conoscere un Marchese >>
Ahvi deglutì ancora.
<< mi sbaglio forse? >> fece scivolare le dita sulla guancia, fino a toccargli le labbra morbide e rosse << allora? >>
La castana era immobile. Quel ragazzo la guardava come mai nessuno aveva mai fatto prima di quel momento, lasciandola priva di ogni possibile buon senso, il cuore le pulsava nelle orecchie, le mani le sentiva sudate, e uno strano senso di eccitazione la mangiava dall'interno.
Era come se ogni parte di lei fremesse perché lui gli si avvicinasse ancora, che la toccasse ancora, che continuasse a guardala come stava facendo, senza smettere.
<< forse, >> sussurrò Yoon, tanto vicino che il suo respiro le sfioró le labbra << era proprio questo a cui miravate >>
Ahvi cercò di negare, ma ogni suo muscolo sembrava non intenzionato ad ascoltarla
<< non è così? >>
Questa volta lei riuscì a scuotere leggermente la testa, il ragazzo sorrise e in quel momento Ahvi capì che era nei guai fino al collo.
Jungkook Park, decise mentre addentava l'ennesimo bignè alla crema, che non era male tutto sommato partecipare a quelle strazianti e sontuose feste.
Di fatto, era strano ammettere che c'erano volte in cui riusciva anche a divertirsi, oltre che poter assaggiare senza nessuna interruzione, tutto il ben di dio che gli si parava di fronte.
<< mio dio >> gemette. Mentre con occhi chiusi si gustava il pasticcino, al sapore di cioccolato e menta, se il peccato avrebbe potuto materializzarsi avrebbe preso forma di quella prelibatezza.
<< buono vero? >>
Preso alla sprovvista il bignè gli andò di traverso, quindi iniziò a tossire, preoccupando chi gli si era avvicinato di soppiatto << o mio...,signore stare bene? >> gli chiese una voce melodiosa
Jungkook sollevò lo sguardo. Miss Barker era accanto a lui, impossibile non riconoscerla, lunghi capelli lisci e neri come l'antracite, viso ovale, e anche se gli occhi erano coperti da una sontuosa mascherina, il loro taglio era così particolare, da permettergli di poterla riconoscere anche se si fosse vestita di stracci.
<< Miss Barker >> disse ansimando, cercando di ricomporsi
<< signor Park >> rispose lei, sorridendogli amabilmente << sono felice di vedervi >>
<< ne sono lieto anche io >> rispose lui, mentre si raddrizzò, riprendendo il suo portamento elegante e statuario << avete un bel vestito >> le disse lui, indicando il lungo abito di seta loyal blue.
Lei gli sorrise felice del complimento << vi ringrazio! >> esclamò << mio padre me lo ha fatto recapitare dalla capitale sapete? >>
Il corvino non era la persona più adatta con cui parlare di abbigliamento, ma suo fratello Taehyung gli aveva spiegato quanto, fosse importante, seppur abbastanza noioso, per le giovani debuttanti parlare dei loro ornamenti.
Jungkook le sorrise contagiato dal sorriso di lei << vi sta veramente d'incanto >>
<< anche voi mio signore, siete veramente molto bello stasera >> glielo disse con un tono così amabile e civettuolo, che per un attimo il corvino si era sentito come se fosse lui, la donna da incantare. Fermo a osservarla gli passò nella mente il viso della ragazza che doveva cercare; capelli castani con sfumature caramello, occhi color del miele, pelle liscia a bianca, labbra morbide e rosee, e un temperamento così, vitale e impetuoso, che spesso lo lasciava interdetto su ciò che poteva o non poteva dire in sua presenza. Completamente l'opposto della ragazza che gli era di fronte, Corina era molto più pacata, a confronto con Ahvi, molto più educatamente amabile e composta. Ma anche se nulla poteva togliere alla dama che aveva di fronte si sentì profondamente agitato di non avere la peste con cui era cresciuto accanto a sé.
Con impellente imbarazzo distolse lo sguardo, tossicchiando prima di riportare di nuovo la sua attenzione sulla ragazza che lo osservava << vi state divertendo? >> le domandò cambiando argomento
<< molto mio signore >> disse cordialmente << e voi? >> gli domandò curiosa
Il corvino con ancora il bignè mezzo mangiato nella mano, le sorrise << ora che ci siete voi molto di più >>
Il suo sorriso lo colse impreparato, un sorriso così genuino, da farlo sentire stranamente a disagio.
Se ne domandò il motivo, non era la prima donna che gli sorrideva eppure, era la prima con cui si sentisse terribilmente agitato e nervoso, come se avesse sempre la toppa dei pantaloni aperta, o del prezzemolo tra i denti.
Jungkook stava pensando a qualcosa di divertente da dire, quando sentì uno strano rumore.
Un cameriere alle sue spalle, che con molta fretta correva impacciato nella sala con un vassoio di bicchieri pieni di un frizzante liquido, inciampò nell'abito di una giovane signora, rovesciando i bicchieri di champagne, addosso al giovane che guardava la scena come se lui non fosse nemmeno presente.
Immediatamente ci fu il caos accanto a lui, il primo a urlare fu lo stesso ragazzo << o buon dio! mio signore mi dispiace! >> disse il ragazzo che il corvino pensò non fosse poi molto più grande di lui << mi dispiace così tanto! Sono mortificato >> esclamò tremante << il Marchese mi ucciderà! >>
Il corvino lo guardava senza emettere un suono, cosa che mandò ancora più in agitazione il domestico che cercava inutilmente di asciugarlo con dei ridicoli tovaglioli.
Il cameriere continuò a tamponare non alzando mai il viso, per timore che quel ragazzo potesse prenderlo a parole, per cui si stupì, nel costatare il suo strano comportamento.
Jungkook si tirò su in piedi, tirando con sé il cameriere << non vi preoccupate >> gli disse << non è stata colpa vostra >>
Il giovane alzò il viso in quello del ragazzo che lo guardava con un ampio sorriso, che gli fece tremare le gambe per quanto fosse bello.
Il ragazzo ancora fermo a fissarlo non si accorse, della giovane donna che lo scansò brutalmente, appena il corvino girò il viso, scorgendo da sotto la mascherina uno sguardo che gli fece accapponare la pelle, prima di rivolgersi di nuovo a quest'ultimo.
<< mio signore! >> esclamò << mio signore state bene? >> gli domandò Corina mostrandogli un'espressione preoccupata
Il corvino si guardò, il completo che sua madre gli aveva fabbricato per quell'occasione era rovinato da una grossa macchia, giallognola sulla sua camicia bianca fatta di seta.
Jungkook alzò il viso incontrando quello della corvina che tentava di tamponargli lo champagne dalle vesti
<< siete completamente bagnato >> gli disse
<< non vi preoccupate è solo una macchia >> gli rispose il corvino << la coprirò con la giacca >>
Corina si avvicinò, talmente tanto che kook si allontanò di rimando << dobbiamo pulirvi >> sentenziò << dobbiamo pulirvi! >>
Il ragazzo la guardò confuso << p-pulirmi? >> domandò << Miss Barker, veramente non dovete preoccuparvi, é solo una macchia >> le disse sorridendo
Come se la giovane non lo stesse ascoltando, si rivolse al ragazzo che ancora li osservava << tu >> lo chiamò << dove si trovano le cucine >>
Asena era sempre più consapevole che il piano che aveva architettato con sua sorella, faceva acqua da tutte le parti, e sapeva che probabilmente non solo non avrebbero trovato assolutamente nulla, ma che si sarebbero cacciate entrambe nei guai, anche se erano in due diversi punti di quella enorme casa.
La mora si guardò attorno, era certa di aver svoltato a destra e poi a sinistra, ma per quanto cercasse di ripercorrere i propri passi, si ritrovava sempre nello stesso punto. Avrebbe dovuto raggiungere le stanze dei domestici, eppure più camminava e più si rendeva conto che quelle stanze erano tutto, tranne della servitù.
<< non ci credo, sono riuscita a perdermi >> mormorò guardando intorno a sé, preoccupata che qualcuno potesse scoprirla e cacciarla.
Erano passate ormai più di 40 minuti, da quando si era allontanata dalla sala principale. Aveva, aperto e richiuso ormai un enorme quantitativo di stanze, trovando ogni volta, non solo il deserto più assoluto ma anche lo stesso mobilio, stessi mobili, stesse tende, colore delle pareti.
E soprattutto lo stesso odore di muffa e di stantio, come sé quella casa non avesse avuto ospiti per moltissimo tempo.
La ragazza si fermò, osservando come quel corridoio gli sembrasse così famigliare, alzò il viso guardando il quadro appeso alla parete, la luce della candela che aveva con sé era fioca, come se minacciasse di spegnersi da lì a poco.
Ma proprio mentre si concentrò sulla persona dipinta nel quadro, sentì un rumore alle sue spalle.
Lentamente si girò verso il rumore, trovando di fronte a sé il nulla, stringendo tra le mani il candelabro, si mosse verso il punto dove aveva sentito quello strano rumore.
Svoltò a sinistra, trovandosi in un corridoio totalmente diverso da quello percorso fino a quel momento. Se finora aveva trovato, muri tempestati da vecchi ritratti, curati, in questo lato della residenza, invece c'erano pareti, spoglie e rovinate. Come se anni prima fosse successo qualcosa di orribile.
Asena si avvicinò toccando delicatamente i solchi che quel muro possedeva, osservandone le scanalature, e la profondità della ferita che esse avevano.
Un'altro rumore, si impadronì della sua attenzione, richiamando la ragazza verso una porta rossa rovinata dal tempo, poco più avanti, dove da sotto la fessura si intravedeva una piccola luce.
<< allora >> disse una voce profonda oltre lo spessore della porta di fronte a lei << hai parlato con sua eccellenza ? >>
<< intendete quel moccioso? >> domandò una voce, che seppur dovesse essere melodiosa ad Asena parve gracchiante e rauca << si, ci ho parlato >> rispose
<< immagino che siate riuscita nel vostro intento >> continuò divertito
<< mi dispiace mio signore, >> disse la donna << ma immaginate male >>
Un forte tonfo, allarmò la ragazza ferma a guardare la superficie vecchia e degradata dal tempo.
<< AVEVATE DETTO CHE NON SAREBBE STATO DIFFICILE PER VOI, PIEGARLO AL VOSTRO VOLERE >> urlò l'uomo preso dall'ira
<< non mettetemi in bocca parole mai pronunciare >> rispose la donna con innaturale tranquillità
<< e con questo cosa cercate di dire? >> le domandò sempre più spazientito
<< voglio dire, mio signore che al momento non credo che cercare di mettersi contro una delle famiglie più potenti di tutta la nazione, sia consigliabile, >> ci fu una lieve pausa prima che la suddetta donna si avvicinò con passi leggeri all'uomo << soprattutto se è grazie a loro che noi possiamo essere qui >>
<< e quanto pensate di durare? >> domandò sogghignando << non avete fatto in tempo a superare la fortezza che subito avete iniziato a mietere vittime >>
<< una vittima >> lo corresse
<< come se ci fosse differenza! >> puntualizzò
<< rilassatevi mio signore, era solo una misera domestica >> disse con sufficienza << con un orrendo abito color salvia bruciata >> rispose disgustata
<< domestica a no! Avreste dovuto tenerlo al guinzaglio! >> urlò ancora più forte
<< tenerlo al guinzaglio dite?! >> esclamò divertita << mio signore, non stiamo mica parlando di un cane >> puntualizzò
Asena ancora ferma immobile dietro alla porta, gli si gelo il sangue nelle vene << un abito color salvia? >> mormorò sottovoce << la domestica....>> gli si fermò la voce in gola come se avesse perso l'uso della parola, ricordandosi della giovane ragazza che al ballo di qualche settimana prima, gli aveva allungato il bigliettino per farla correre in giardino.
<< quanto pensate che vi copriranno le spalle? >> ringhiò
<< i patti erano chiari, lui lo sapeva benissimo >> disse puntigliosa
<< il fatto che lo sappia, non vi preclude che possiate fare tutto ciò che volete >>
<< questo è da vedere >> disse ridendo appena
<< le famiglie parleranno, sempre se non lo sappiano già >> esclamò << se non vi date una regolata, ci scopriranno >> disse nervoso
La giovane ancora in ascolto sentì un innaturale e ghiacciate silenzio. Questo prima di udire, una voce rauca, così gracchiante da ferirla, risata che gli fece venire la pelle d'oca ad ascoltarla
<< ahahahahah mio signore, se anche dovesse, li uccideremo uno per uno, >> disse divertita << a cominciare da colui dagli occhi ambrati > > concluse con voce fredda
La ragazza strinse con le mani sudate il vestito, tanto forte da renderle le nocche bianche
<< ve l'ho già detto! L'asciate perdere il Generale Kim! Se proverete a colpirlo, avremmo alle costole tutto l'esercito! >> esclamò furente << lasciate perdere questa inutile vendetta che vi portate appresso! >>
<< ahahahahah lasciarlo perdere? State scherzando spero? È solo per questo motivo che ho accettato questo ridicolo accordo! >> disse gracchiante
<< così vi farete ammazzare, e noi con voi! >>
stavano parlando di suo padre? Perché? Perché dovrebbe voler morto suo padre? Chi erano quelle persone oltre la porta?
Asena presa dallo sconforto e dal terrore, iniziò a tremare. Il caso volle che le gambe gli cedettero facendola sbattere goffamente contro il muro accanto a se, creando un forte boato.
La giovane si immobilizzò, le voci all'interno della porta cessarono, segno che avessero sentito il frastuono.
Senza indugiare, si alzò malamente in piedi, allontanandosi senza voltare le spalle alla porta.
Prese a ripercorrere i propri passi fino a raggiungere il corridoio da cui era arrivava.
Appoggiandosi con la mano al muro, cercando di fermare il cuore che gli batteva all'impazzata, non poteva svenire lì, non in quel momento, non dopo ciò che aveva sentito.
Il cuore le martellava nella cassa toracica senza dargli il tempo di pensare o di regolare il respiro, la testa le faceva male, e il terrore stava vincendo contro la ragione.
Reggendosi alla superficie mal messa, Asena riprese a camminare. Non capiva perché si sentisse così, il suo corpo era pesante, la sua mente annebbiata.
Fece pochi passi in avanti e lo sentì, altri rumori alle sue spalle, dei passi, veloci e pesanti. Si voltò di scatto per osservare il corridoio buio dietro di lei, aguzzando gli occhi per vedere nell'ombra, cercando di non respirare nemmeno.
Aveva il terrore che se avesse fatto rumore la cosa, lì fuori l'avrebbe afferrata. Ma non riusciva a vedere niente, a sentire niente a parte la sensazione di essere osservata.
L'urlo le si gelò in gola, come i muscoli anch'essi immobili. Impotente, osservò la forma nell'oscurità uscire dall'ombra e avvicinarsi a lei, prendeva sempre di più forma umana, la forma di un giovane.
<< eccoti! >>
Asena osservò il ragazzo di fronte a lei, che la guardava come se la cercasse da ore intere << T-Tae...Taehyung? >> il sollievo fu così improvviso e totale da essere quasi doloroso. Stremata si lasciò cadere sul pavimento.
<< Asena! >> il moro gli arrivò subito al fianco afferrandola per le braccia << Asena stai bene? >> le domando mentre le accarezzava delicatamente il viso << siete pallida >> disse sempre più preoccupato
Osservava i suoi lineamenti dolci e al tempo stesso seri e freddi, i suoi occhi dal taglio felino che lo rendevano così bello, da non permettergli di posare il suo sguardo su niente altro.
<< venite, dovete sedervi >> le disse
La ragazza lo guardò stranita << sono già seduta >> sussurrò
Taehyung gli sorrise divertito << siete seduta sul pavimento >> disse tirandola in piedi insieme a lui << la mia intenzione era farvi sedere su una sedia o una poltrona, in un posto più consono non ne convenite? >> gli disse mostrandole quel bel sorriso quadrato che lei tanto adorava << venite, entriamo in questa stanza avete bisogno di riposare >> insistette
Asena si fece guidare dalla sua presa, così calda e gentile, verso una stanza che era certa non avesse mai visto prima, oltrepassarono la porta e si trovarono in una piccola stanzetta, dalle vesti spoglie e con pochissimi mobili al suo interno, giusto un letto e una piccola cassettiera, perfetta per riposarsi.
Lei lo guardò, c'era qualcosa di magnetico in quel momento e non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Ma come se avesse avuto una secchiata di acqua gelata, ricordò ciò che aveva udito
<< Taehyung.. >> lo chiamò tremante
<< non crederai mai a ciò che è successo in sala da ballo! >> disse divertito, non ascoltandola << per poco vostro fratello Hoseok non uccideva qualcuno >>
<< mio signore.. >> provò di nuovo
<< I vostro fratelli sono tremendi! >> continuò
<< Signor Park! >> lo riprese Asena, cercando di attirare la sua attenzione.
Taehyung si girò di scatto, confuso dal richiamo, aggrottando la fronte non capendo il comportamento della ragazza di fronte a lui
<< dobbiamo andare via da qui >> gli disse in un sussurrò
<< andare via? >> le domandò << andare dove? E perché? >> disse confuso
Asena cercò di rimanere concentrata ma sentiva ancora quella brutta sensazione e quell'orribile dolore alla testa << Taehyung, ti prego dobbiamo andarcene! >> esclamò con voce tremante << questo posto è pericoloso...>> disse avvicinandosi a lui
Il moro osservò i suoi lineamenti e i suoi occhi terrorizzati << Asena che cosa è successo? >> le domandò
<< non c'è tempo dobbiamo andare >>
<< prima dimmi cosa è accaduto! >>
<< no non capisci! >> urlò << vogliono ucciderlo! >>
<< Asena >> la richiamò << Asena parlami! Che cosa è successo? >> le domandò di nuovo. Taehyung la guardava preoccupato, non l'aveva mai vista così terrorizzata
<< vogliono ucciderlo Tae >> disse tra un singhiozzo e l'altro << oddio..ti prego >>
<< chi? >> disse con impazienza << di chi parli? >>
<< L-Lei..>> boffonchiò << L-Loro...hanno detto che lo uccideranno..>>
<< vogliono uccidere chi? >>
<< mio padre! >>
La giovane aveva gli occhi chiusi e continuava a fare di no con il viso << dobbiamo andarcene, ti prego...ti prego Taehyung >> mormorò stanca e affranta
Il ragazzo l'attiro verso di se, abbracciandola, sentendo sotto i polpastrelli la tensione dei suoi muscoli << Asena...va tutto bene >> le disse sussurrandole all'orecchio con voce roca << andrà tutto bene, ci sono io >> disse stringendola di più a se
La ragazza rimase abbracciata a lui, sentendo come tutta la sua paura, a contatto con il suo corpo caldo e rassicurante venisse sempre meno. Permettendole così di potersi abbandonare a quell'abbraccio confortevole e rassicurante
<< Taehyung? >>
<< mh? >>
<< come facevate a sapere che ero qui? >> gli domandò allontanandosi per poter vedere il suo viso
Taehyung non gli rispose. Ponderando nella sua mente quale scusa avesse potuto usare per non dirle che non aveva fatto altro che cercarla, che non aveva fatto altro che pensare a lei, e che non vedendola tornare, gli aveva fatto prendere la decisione di andarla a cercare lui stesso. Ma seppur tutto ciò fosse vero, si ricordò che non poteva dirglielo.
<< oh bè! Vostra madre era preoccupata, >> disse << i vostri fratelli erano imprigionati nelle sue grinfie così ha mandato me! >> mentì, piegando le labbra in un forzato sorriso.
Asena apri la bocca, chiundendola subito dopo << oh, >> mormorò << capisco vi ha mandato mia madre >> la ragazza fece una piccola pausa, sconsolata nel rendersi conto che lui era lì ma non per i motivi che lei sperava << mi dovete scusare mio signore, mia madre non avrebbe dovuto farvi venire a cercarmi >> gli disse senza guardarlo << per causa sua, vi avrà di certo strappato a qualche ballo a cui stavate partecipando, con qualche graziosa giovane donna >> concluse mentre si guardava i piedi, terrorizzata che se lo avesse guardato, il moro avrebbe visto più di quanto lei avesse voluto fargli sapere, su ciò che lei provasse in quel momento.
Taehyung la fissò << non è stato di certo un problema per me venirvi a cercare >> le disse con voce ferma << e mai lo sarà >> dichiarò.
Asena alzò il viso di scattò incontrando i suoi profondi occhi scuri << ti cercherò sempre >> sussurrò << sempre e per sempre >> le disse talmente vicino da sentire il suo fiato sulla guancia
Come stregata dalla sua voce profonda e da quello sguardo così magnetico e serio, Asena si ritrovò immobile, ferma a fissare quel ragazzo che con interesse la fissava a sua volta, non riusciva a parlare, a pensare, riusciva solo a respirare mentre lo fissava in volto, mentre seguiva il suo sguardo, rendendosi conto del suo desiderio di azzerare quella distanza e poggiare le labbra sulle sue, quelle labbra sottili e tremendamente invitanti. Lo desiderava, lo desiderava ardentemente.
Il moro così vicino da sentire il suo profumo accarezzarlo, passò le dita tra i suoi capelli, scoprendone la morbidezza, prima di sfiorargli delicatamente il mento con le dita, alzandoglielo leggermente, accarezzandole la guancia. Accarezzandogli la pelle e sentendo il calore che emanava, perdendosi nei suoi occhi, così caldi e annebbiati da un velo di desiderio latente.
Sentì la sua voce chiamarlo, in un sussurro. Sentì una morsa al petto, e il suo cuore battere più veloce di un tamburo.
Si avvicinò ancora e in un attimo seppe che ciò che credeva impossibile, in quel momento era inevitabile.
Con estrema lentezza, le sfiorò appena le labbra, come se l'accarezzasse, era il genere di bacio, che ti faceva fremere, desiderandone il successivo.
E Asena glielo concesse, socchiuse di poco le bocca, e lui aveva sfruttato il momento in cui la giovane apriva le labbra per farvi scivolare dentro la lingua. Taehyung iniziò a stuzzicarla con il proprio muscolo in una danza pericolosa.
Il moro la avvicinò ancora di più a se, accarezzandole con la mano libera la colonna vertebrale fino a raggiungere la curva del fondoschiena, mormorando il suo nome con voce roca e carica di desiderio.
Asena riuscì solo ad afferrarsi a lui, a stringerlo, a ricambiare quel bacio che lei stessa si rese conto di desiderare.
Taehyung era come stregato, sentiva il corpo andargli in fiamme. La mano del moro scese, lasciandole dietro una scia di fuoco. Le accarezzò una spalla, scese lungo il braccio e si fermò sul suo seno.
Asena gemette, infuocando ancora di più il ragazzo che la stringeva forte a se.
Taehyung si distaccò un momento, passando lo sguardo in quello di lei, i suoi occhi erano di un inteso color del miele, occhi che lui trovava stupendi. Così particolari, travolgenti, con quella nota di luce paragonabile al sole o all'oro.
È proprio mentre, prese a contemplarla, la sua razionalità riprese il sopravvento. Ricordandogli, chi lei fosse, e soprattutto, mostrandogli il volto di colui che amava quella donna più di sé stesso.
Come se si fosse risvegliato da un sogno, il ragazzo si discostò dalla giovane che lo guardava con confusione
<< mi dispiace >> disse in un sussurrò, allontanandosi da lei << perdonami >>
Jim gemette, emergendo a fatica dallo stato d'incoscienza, ma la nebbia lo sommerse prima che potesse di nuovo aprire gli occhi.
Quella voce cosi armoniosa e dai tratti velenosa, tornò ad affollargli la mente. Si sentiva come se non riuscisse più a muoversi con libertà, come se ci fosse qualcosa o qualcuno che lo tenesse fortemente immobile.
Questa volta, quando tentò con tutte le sue forze di aprire gli occhi, ci riuscì, ritrovandosi in una camera, poco illuminata.
<< A-Asena >> mormorò con un filo di voce
La donna che si trovava a pochi passi da lui gli mostrò un sorriso, un sorriso astuto e compiaciuto << mi dispiace molto mio signore, ma non sono Miss Kim >> replicò.
La voce era gracchiante e nasale, pensò il ragazzo, sbattè di nuovo gli occhi, mettendo lentamente a fuoco la donna che era ferma di fronte a lui << l-lady Waterfrey? >> domandò confuso
Priscilla lo guardò mostrandogli un largo sorriso << vedo che ora siete sveglio >> gli disse.
Il ragazzo spalancò gli occhi, scioccato, cerco di alzarsi in piedi, ma capì che c'era qualcosa che gli impediva tale manovra.
Girò lentamente la testa di lato, notando come i suoi polsi fossero ben stretti da una rude corda, assicurandolo strettamente allo schienale del letto di legno d'acero.
<< ma che? perché sono legato? >> ringhiò, mentre con lo sguardò incontrava la bionda di fronte a lui << slegatemi immediatamente! >> urlò.
Sebbene la giovane avesse sentito l'urlo da parte del ragazzo, non fece una sola mossa, rimanendo ferma a fissarlo. La figura del corvino legato allo schienale del letto, con la camicia bianca aperta sul davanti, e quello sguardo come se avesse potuto ucciderla sul posto, mischiato con la presenza di quelle labbra piene e invitanti, la stava eccitando più di quanto potesse ammettere ad alta voce.
Persa a contemplarlo, immaginando varie posizioni in cui avrebbe avuto il piacere di metterlo, venne riportata alla realtà dal secondo grido da parte del ragazzo
<< vi ho detto di liberarmi! >> esclamò
<< solo dopo che vi sarete calmato >> mormorò
<< calmato? Sono legato a un letto! Mi chiedo come possiate pensare che io possa calmarmi? >>
<< non vi fa bene urlare così mio lord >> disse con innaturale calma
Priscilla si scostò dal muro avvicinandosi lentamente al letto << soprattutto se non volete che ci trovino in queste posizioni >> gli disse sussurrando
Il corvino la guardò, come si guardava una pazza appena uscita dal manicomio << che posizioni? >> domandò << non c'è nessuna posizione! Siete voi che mi avete non solo legato! Ma addirittura spogliato delle mie vesti! >> urlò infuriato
La ragazza che ormai gli si era avvicinata così tanto da poterlo toccare, si chinò in modo che il suo viso fosse a pochi passi dal suo << volete veramente dirmi che se qualcuno entrasse, crederebbe che io vi abbia legato? E che addirittura vi abbia spogliato mio lord? >> mormorò << senza che voi ne foste a conoscenza? >>
Jim la guardava in pieno shock, mutandosi all'improvviso
Le labbra di Priscilla si incurvarono in un sorriso misterioso << che bravo il mio signorotto dei ratti >> cantilenò << sapevo che avreste capito >>
<< che cosa volete? >> le domandò
<< io?, oh è molto semplice >> disse portando i suoi occhi su di lui << voglio sposarmi >>
Il corvino scuro in volto gli rispose << non vi sposerò mai >> sentenziò duro.
Priscilla mosse un passo indietro facendo una fastidiosa risata nasale << ahahahah non vi preoccupate >> gli disse facendo una piccola piroetta, il lungo vestito che portava gli stringeva il giro vita, mettendo in risalto ancora di più il suo décolleté, rendendo un abito dall'aspetto candido del tutto volgare e nauseante << non intendo, nel senso che io voglia sposare voi! >> esclamò tornando sui suoi passi sedendosi accanto a lui, in modo da rendere il concerto ancora più chiaro << perché mai dovrei sposare qualcuno che non ha diritti sulla successione della propria casata? >> gli domandò << voi non sarete mai Visconte, è già tanto se arriverete alla vecchiaia >> ridacchiò << no io ambisco a posizioni più...come dire, >> si stoppò portando le sue lunghe dita a giocare con lunghi capelli biondi, che gli ricadevano sulla pelle esposta << privilegiate >> concluse sorridendo con fare maligno.
Nauseato, Jim girò la testa guardando le corde strette ai suoi polsi << e io con questo vostro così astuto piano cosa centrerei? >> domandò riportando lo sguardo nel suo.
Gli occhi scuri riempirono il suo campo visivo di Jim quando Priscilla si chinò su di lui, quasi sfiorandole le labbra con le sue << oh ma è molto semplice caro il mio ratto >> continuò Priscilla << voi mi farete sposare vostro cugino >>.
Il corvino aveva le braccia intorpidite e indolenzite. Si accorse che istintivamente stava forzando la corda, talmente irritato dalle parole di Priscilla da non riuscire a stare fermo.
Si costrinse invece ad appoggiare la schiena per riacquistare un po di sensibilità alle mani.
Guardandola incredulo, non poteva credere a ciò che aveva appena udito << voi siete pazza >> le disse divertito, mentre una risata rilasciò le sue labbra
La bionda ancora con quel sorriso sornione sul volto, lo guardò maliziosa << mi state dicendo che vi rifiuterete? >> gli domandò
<< con ogni fibra del mio corpo! >> esclamò convinto << mio cugino non vi sposerà mai >>
Priscilla allungo la mano libera, accarezzando lentamente la pelle esposta del corvino << e se vi dicessi che potrei aiutarvi con Miss Kim? >>
Gli occhi di Jim erano fissi su quelli scuri di Priscilla; sembrava stesse prendendo in considerazione lo strano accordo che gli aveva appena proposto. Poi quell'espressione stranamente divertita riapparve sul suo volto, e lentamente Jim sorrise.
La ragazza gli restituì il sorriso, affascinata << se voi mi aiuterete con vostro cugino, io potrei fare in modo che la vostra cara Asena sia vostra, che ne pensate? Potreste addirittura sposarvi con lei >> allungò una mano e gli toccò la pelle esposta degli addominali.
<< Miss Waterfrey >> disse, stava ancora sorridendo.
<< si >> si chinò più vicino
<< Priscilla...>>
<< si mio lord? >>
<< va' all'inferno >>.
Il sorriso della bionda gli morì sul volto, trasformandosi in qualcosa di non umano, si vedeva in lei la collera, cieca e velenosa.
Si scansò dal letto alzandosi in piedi << pensate di potermi prendere in giro in questo modo? Senza il mio aiuto non avrete nessuna possibilità con Miss Kim! >> urlò
<< preferisco non avere nessuna possibilità che accettare un tale accordo! >>
<< non avete idea di cosa state facendo non è così? >>
Jim la guardò confuso << sentiamo, quale grande crimine avrei commesso >>
La bionda gli si avvinò di nuovo << io lo so >> gli disse accarezzandogli la guancia << so quello che è veramente successo alla fortezza >> sussurrò vicino al suo viso
Il corvino sempre più confuso, deglutì a fatica, tornando a osservare la donna ferma di fronte a lui, che lo guardava come se avesse appena vinto
<< vi hanno visto mio signore...>> mormorò << voi e quella creatura >>
A quella frase il respiro gli morì nei polmoni, mentre un senso di puro terrore si impossessò di lui << c-...i-io..>>
Priscilla non demorse tornando ad accarezzargli il viso << se accetterete il mio accordo nessuno lo saprà mai >>
Il corvino serrò la mascella, sostenendo lo sguardo velenoso della bionda di forte a lui, apri forzatamente le labbra nauseato.
<< allora siamo d'accordo? >> gli domandò sorridendogli
Jim strinse le labbra << siamo d'accordo >> ringhiò
Sentiva lo sguardo del ragazzo addosso. Come se la stesse sondando.
Ahvi non si era più mossa, mentre il giovane dai capelli scuri come la notte e lisci come la seta le accarezzava il viso, con le sue mani lunghe e calde.
La guardava come se fosse un opera d'arte, come se stesse marchiando a fuoco la sua immagine nella sua mente.
<< allora signorina >> mormorò << volete dirmi il vostro nome? >> le domandò con un pizzico di sensualità nella voce.
Yoon gli si era avvicinato ancora, tenendola stretta a sé con una mano che le cingeva la vita, portando il suo viso così vicino al suo da destabilizzarla
<< i-io...>> provò a dire alzando lo sguardo verso di lui
<< voi >> mormorò Yoon
<< v-voi siete troppo vicino, s-sua eccellenza >> balbettò la castana, cercando di mantenere lo sguardo fermo
Vide il suo sorriso allargarsi, mostrandole due graziose fossette ai lati delle guance << e questo, >> sussurrò << è un problema per voi? >> le domandò non allontanandosi di un centimetro
Ahvi sentiva il suo intero corpo andare in fiamme, il suo respiro si era fatto irregolare, le sudavano le mani, e provava uno strano senso di eccitazione ad averlo così vicino.
Si leccò velocemente le labbra, aveva la gola secca, ma non poteva demordere, doveva uscire da lì, e soprattutto con la sua dignità intatta.
<< è un problema, se la vostre intenzioni sono deplorevoli >> gli disse con voce abbastanza ferma, da far allargare se era possibile ancora di più, il sorriso del Marchese.
Yoon socchiuse gli occhi, piegando la testa di lato per poi dire << quindi, se invece fossimo in una stanza da ballo, e io volessi avvicinarmi a voi, >> mormorò << sarebbe consentito? >>
<< s-si >> balbettò in risposta
<< molto bene >> disse, staccandosi così velocemente da lei, da procurargli un giramento di testa << m-molto bene cosa? >> gli domandò frastornata
Il Marchese a pochi passi da lei si girò << come cosa? Andiamo in questa sala da ballo >> le disse invitandola a uscire dalle sue stanze.
La castana non aveva idea di come, o che cosa stesse succedendo, sapeva solo che quello strano Marchese la spiazzava, rendendogli difficoltoso addirittura pensare, l'aveva tenuta stretta a sé per tutto il tragitto da quella sperduta camera, fino al corridoio verso la sala da ballo, senza mai smettere di sorridergli con quei occhi così sensuali e accattivanti
<< spero che mi direte il vostro nome, non vorrei chiamarvi "intrusa" per tutto il mio soggiorno qui >> le disse
La ragazza si irritò << chi vi dice che mi vedrete di nuovo? >> gli domandò con un sorriso
Il liscio si fermò, guardandola negli occhi << sensazione, >> le disse << sono certo che questa non sarà affatto l'ultima volta >>
La sala da ballo era vicina, Ahvi lo sentiva, gli archi, e i violini, il loro dolce suono arrivò così dolce alle sue orecchie da fargli venire i brividi sulla pelle.
Seguita dal ragazzo, prese a camminare a passo veloce, voleva tornare in un posto familiare, ricongiungersi con amici, e sentirsi rassicurata dallo sguardo dei suoi fratelli. Ma appena girò l'angolo una risata le fermò il cuore e la falcata.
Jungkook aveva un compito quella sera, trovare informazioni sulla bruxa, e cercare la sua amica di infanzia, compiti a cui aveva pensato potesse adempiere più tardi, dopotutto la serata era appena iniziata, e lui voleva divertirsi un po'. Si rendeva conto che probabilmente il giorno dopo sarebbe stato ripreso da suo fratello, ma in quel momento non gli interessò molto. Aveva potuto mangiare, chiacchierare e scherzare amabilmente con la giovane con cui aveva passato l'intera serata. Aveva avuto un piccolo incidente, questo era vero, ma grazie alla corvina era riuscito a salvarsi almeno i vestiti
<< voi Miss Barker avete le mani magiche >> le disse sorridendo
<< oh mio signore siete troppo gentile! >> disse imbarazzata
<< no veramente se non fosse stato per voi, sono certo che mia madre mi avrebbe ucciso >> esclamò.
<< allora per sdebitarvi, potreste invitarmi a ballare? >> domandò Corina
<< sarà la prima cosa che farò! >> esclamò
Le loro risate erano alte, come gli schiamazzi mentre a passo leggero si avviarono di nuovo verso l'ingresso.
Yoon che era accanto alla ragazza seguì il suo sguardo, verso un ragazzo; poco piu basso di lui, capelli corvini semi mossi, spalle larghe, e con un espressione che sembrava un coniglio. Con accanto a lui una giovane donna, dai capelli corvini lisci e dallo sguardo da cerbiatto, che nascondeva a colpo d'occhio più di quanto mostrasse.
Il Marchese guardò la coppia, senza provare alcun che, ma appena il suo sguardo passò sulla ragazza accanto a lui, notò come un senso di fastidio, gli aveva oscurato gli occhi che Yoon aveva notato avessero vita propria.
Ahvi guardava il ragazzo di fronte a sé che rideva e scherzava con accanto Corina, mentre passeggiavano stretti l'uno all'altra. Strinse d'impulso i pugni, provando un profondo astio nei confronti del corvino.
Jungkook alzò il viso guardando di fronte a sé, scorgendo una figura; capelli chiari, legati in una crocchia morbida, vestito prezioso di un delizioso color avorio, con splendidi fiori ricamati, e due occhi fiammeggianti sotto la mascherina, che lo guardavano con odio. Il corvino si bloccò, avrebbe riconosciuto quello sguardo ovunque << A-Ahvi >> balbettò
Taehyung pensò di essere impazzito.
Non c'era altra spiegazione, aveva intenzione di consolarla, fargli sapere che poteva contare sempre e comunque su di lui, e invece...
L'aveva baciata.
Era stato offuscato dagli incentivi che aveva ricevuto: prima la propria madre che per giorni, se non mesi, gli aveva parlato della possibilità di sposarla, come quella stessa sera, poi il Visconte Kim, e infine da Asena stessa, che gli stava davanti senza la minima idea della verità. E quel che era peggio, era che dopo aver saltato oltre la linea di confine che per tanti, tantissimi anni si era imposto di non oltrepassare, si era ritratto. Scorgendo sul volto di Asena, il dolore e la confusione di quel gesto.
Lei era lì, del tutto inconsapevole del fatto che l'uomo che aveva di fronte, desiderava spogliarla di ogni pregiato indumento, adagiarla su quel letto mal messo, aprirle le gambe, sprofondare dentro di lei e....dirle quanto in verità lui l'amasse.
Eppure non poteva. Non poteva fare questo a Jim, a colui che gli aveva guardato le spalle, colui che gli aveva salvato la vita.
Strinse i pugni, allontanandosi di qualche passo.
Asena seguiva la sua figura, con una strana luce negli occhi, mani strette giunte di fronte a sé, tremanti, e in assoluto cosi dignitosa, che fecero sentire il moro se era possibile ancora più in colpa.
<< Asena...>> cominciò
<< va tutto bene >> lo zitti lei in fretta << non dovete dire nulla >>
<< a-aspetta...permettimi di spiegarmi >>
<< preferirei di no >>
Il moro la fissò, sperando di incontrare di nuovo i suoi occhi. Ma per quanto lo sperasse, il suo sguardo rimase fisso a guardarsi i piedi
<< dovrei andare.. >> disse a voce bassa
Lei strinse di più le mani, senza emettere un suono
<< io dovrei... >> ripetè, trovandosi a suo malgrado il corpo non intenzionato a muoversi
Lei annuì
<< A-Asena..io..>> cominciò a dire. Ma le parole gli morirono lì, non appena gli occhi di lei si soffermarono nei suoi << va tutto bene mio signore >> disse << non vi dovete preoccupare >>
Taehyung non sapeva cosa risponderle, la voce con cui lei gli parlava, era bassa e tremante, come se si stesse forzando di non perdere il controllo, come se il suo cuore fosse in frantumi.
Il moro fece un leggero passò avanti, bloccandosi, nel vedere lo sguardo di lei.
<< Ase..>>
<< va tutto bene >> gli ripetè sorridendogli, cercando di sostenere il suo sguardo << si è fatto tardi...dovrei tornare alla sala principale >> gli disse, allontanandosi da lui fino a raggiungere la porta che dava per il corridoio.
Asena gli diede le spalle, sperando, pregando che riuscisse a mantenere ancora per qualche minuto nascosti quei sentimenti, che violenti volevano uscire, stringendo le mani cosi forte, da sentire le mani pizzicare, afferrò tremante la maniglia, mormorando un saluto appena udibile alle orecchie del moro.
Taehyung osservò ogni suo più piccolo movimento, incapace di distogliere lo sguardo, e più la osservava e più vedeva riflesso in lei. Ciò che gli aveva provocato gli spezzava il cuore. Avrebbe voluto afferrarla, spingerla contro la porta e unire di nuovo le loro labbra, solo per fargli sentire che ciò che era successo, non era stato un caso a un incidente. Ma l'unica cosa che si limitò, fu lasciarla uscire, rimanendo da solo in quella piccola stanza non illuminata.
Asena subito fuori, rimase immobile con ancora la maniglia tra le mani, mentre la stringeva come se il solo pensiero di lasciarla, avrebbe messo la parola fine su qualcosa a cui nemmeno lei riusciva a dare un nome. Chiuse gli occhi, respirando a fatica, distaccandosi lentamente, prima di riprendere lentamente a camminare verso quella che pensò essere la via del ritorno verso la grande sala.
Jim, si massaggiò i polsi, le corde gli avevano lasciato dei fastidiosi segni sulla pelle.
Dopo che aveva accettato quel ricatto da parte della bionda, finalmente quella pazza lo aveva liberato, uscendo dalla stanza con nonchalance.
Lasciandolo irritato e confuso.
Aveva imprecato, colpendo più e più volte il muro accanto alla porta. Cercando di scaricare la frustrazione e quel profondo senso di disperazione che si faceva sempre di più strada verso il suo cuore.
Aveva accettato un patto, con una strega, solo per salvarsi la vita e la reputazione.
<< maledizione >> farfugliò << maledizione! maledizione!! >>
Con passo deciso, si avviò verso il corridoio, la sala non era troppo lontana o così supponeva. Svoltò vari corridoi fino a trovarsi vicino alle cucine, dove uno strano suono gli accarezzò le orecchie. Jim si fermò seguendo con curiosità quel suono, che gli sembrava un gemito come quello di un gatto. Girò a destra in un corridoio piccolo e poco illuminato, fece solo pochi passi e con sua sorpresa vide una ragazza, seduta per terra, che cercava di piangere facendo meno rumore possibile.
Il ragazzo si avvicinó con lentezza, l'ultima cosa che voleva era spaventarla << signorina? >> la chiamò << signorina va tutto bene? >>
La ragazza alzò il viso incontrando quello del giovane, aveva gli occhi rossi e gonfi con calde lacrime che gli segnavano il viso, appena Jim la vide, rimase senza parole << M-Miss Kim! >>
La ragazza che ancora lo guardava, cercò di ricomporsi, ma seppur cercasse di nascondersi, Jim fu più veloce portandosi immediatamente di fronte a lei << Miss Kim! state bene? >> le chiese preoccupato << che cosa vi è capitato? >> le domandò
Asena lo guardava come se non fosse veramente lì, il suo silenzio era così assordante da preoccupare ancora di più il corvino << Asena...>> la chiamò, con un tono di voce così basso e dolce che la lasciò interdetta che fosse stato proprio lui.
<< s-sto bene >> gli disse con voce strozzata dal pianto
<< non state bene, >> puntualizzò << perché piangete? E perché siete qui nascosta? >>
<< i-io...>> iniziò << n-non sapevo dove andare >> sussurrò con voce rotta.
Jim si guardò attorno, pensando a cosa avrebbe dovuto fare, prima di rivolgersi di nuovo alla castana << venite >> le disse porgendole la mano << avete bisogno di bere qualcosa >>
Asena si ritrovò in piedi, frastornata e con un dolorante e persistente mal di testa, mentre Jim la accompagnava verso quelle che dovevano essere le cucine. Appena furono dentro, il corvino l'accompagno a una sedia mentre si prodigò a riempirgli un bicchiere.
<< ecco bevete >> le ordinò dolcemente
Asena portò il liquido alla bocca, aspettandosi dell'acqua, ma appena il liquidò toccò la sua lingua si ritrovò a deglutire, una sostanza amara e decisamente calda, si allontanò dal bicchiere e guardò il corvino << cos-coff! Mi avete dato? >> disse con voce strozzata
<< ho pensato che l'acqua non fosse sufficiente per il vostro stato d'animo >> le disse, con un leggero sorriso << così vi ho riempito il bicchiere con un po' di whisky >>
Rimasero fermi uno di fronte all'altro, e in quel momento accadde qualcosa di bizzarro.
<< Jim? >> Il suo nome fu un sussurro sulle labbra di lei. Socchiudeva gli occhi in modo adorabile e...erano di una sfumatura tale da rendergli difficile respirare.
<< Jim? >> disse con un filo di voce << potrei chiedervi un favore? >>
Per un attimo il corvino, pensò che fosse una pessima idea, la voce che sentiva dentro di lui gli gridava di scappare, e che qualsiasi cosa gli avesse proposto era suo dovere rifiutare.
Ma Jim era un uomo, e di conseguenza un idiota.
<< certamente >> gli rispose
Asena increspò le labbra, mordicchiandole con nervosismo << potreste... >> mormorò << potreste baciarmi? >>
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