꧁Cap 14 - Primo Cavaliere꧂
<< aaaah! >> Agnes Waterfrey appallottolò la pagina del giornale che teneva in mano, e la gettò dalla parte opposta dell'elegante soggiorno.
<< non ci posso credere! >> strillo << Asena Kim ha ottenuto le attenzioni del Duca! >>
Priscilla sollevo lo sguardo dal ricamo che aveva in mano. Sua madre che non aveva smesso nemmeno per un attimo di strillare come una gallina, girava per casa come se gli avessero fatto esplodere un petardo sotto la gonna.
La donna si accigliò << come è potuto accadere, eppure eri presente anche tu a quella dannata festa! >>
<< il fatto che fossi presente madre non vuol dire...>>
<< ah, taci! >> la interruppe la donna, sventolando la mano in aria.
Priscilla sospiro affranta, mentre riportò l'attenzione verso il suo ricamo, ma ciò non fermò sua madre per rimproverarla a dovere << ero convinta di essere stata chiara! E invece non solo non ti sei avvicinata all'uomo più ambito al momento! Ma te lo sei fatta fregare sotto il naso da lei! >>
La bionda si limitò a rimanere in silenzio, non c'era motivo che rispondesse, dopotutto sua madre non l'avrebbe comunque ascoltata.
<< non avrei dovuto mandarti da sola, dopotutto, sei solo in grado di combinare disastri >> sbruffo irritata, mentre con un tonfo si sedette sul morbido sofà, di un intenso giallo senape.
Saggiamente Priscilla non disse una parola, increspando solo di poco le labbra, cosa che non sfuggì all'occhio acuto della madre che si affrettò a dire << spero tu ti renda conto di cosa comporta questo? >> le domandò irritata e con una voce così alta da sembrare quella di una gallina urlante << ormai sei ben oltre l'età da marito, a nulla è servito le mie raccomandazioni, o averti fatto frequentare le miglior feste! Mai un uomo si è affacciato a quelle porte proclamando il suo amore per te! O quanto meno uno straccio di interesse! >>
Priscilla strinse i denti. Rimanendo con gli occhi fissi sul pezzo di tessuto che stringeva tra le mani, cercando di fuggire il più lontano possibile, mentre sua madre continuava a rimproverarla.
<< mi avevi assicurato che questa volta sarebbe stato diverso! Che avreste trovato un uomo rispettabile e che avrebbe acconsentito a sposarvi! Ma mai nessuno ha bussato! >>
Con un sospiro la bionda rispose << sono desolata madre, ero convinta che...>> ma smise di parlare appena alzò lo sguardo su quello della donna che con disprezzo la guardava, sussurrando appena << perdonatemi >>
Priscilla si sforzo di mantenere la calma. Dopo quasi quattro anni, la parola " marito" le provocava sempre una sensazione di vomito, più che eccitazione.
Voleva sposarsi, era vero. Ma più gli anni passavano più si rendeva conto di come ogni uomo che sembrava provare per lei un leggero interesse scompariva come neve al sole nel giro di pochi giorni, fatto che faceva irritare sempre di più sua madre, che ogni giorno la rimproverava per ogni più piccola cosa.
A nulla era servito cambiare acconciatura, vestiario, portamento, amici, feste, modo di parlare.
Oramai era arrivata a un punto, in cui neppure di fronte allo specchio riusciva realmente a riconoscersi.
<< ormai non posso più temporeggiare Priscilla >> disse d'improvviso Agnes, facendo alzare il viso della bionda su di se << sei vicina ai tuoi ventotto anni, non c'è più molto che io possa fare per assicurarti un avvenire, se non accettare la proposta del Barone di Rhysand di sposarti >>
Ciò che disse fece perdere alla ragazza, la presa sulla piccola tazzina di thè che solo pochi instanti prima, stava avvicinando alle labbra. Infrangendosi al suolo.
<< santo cielo! stai attenta! >> urlò Agnes senza preoccuparsi se la ragazza di fronte a lei, che con sguardo perso e terrorizzato la guardava, si fosse fatta male in qualche modo.
<< n-no...>> balbettò a bassa voce
<< guarda che disastro! Le mie scarpe nuove! >> disse la donna sofferente, soffermandosi sulle calzature.
<< n-non... p-potete..>> balbettò, senza riuscire a smettere di tremare << non potete farlo >> replicò con insicurezza
<< non posso fare che cosa? >> domandò Agnes con astio
Priscilla strinse le mani a pugno sperando che smettessero di tremare << non potete darmi in sposa a quell'uomo >> replicò lei cercando di mantenere lo sguardo fermo
<< non hai altra scelta >> sentenziò la madre << sono passati anni dal tuo ingresso in società, e non sei riuscita ad attrarre nessuno. Il Barone è la tua unica possibilità >>
<< m-ma, il Barone ha più di cinquant'anni, e-e...>>
<< e? >>
<< sapete anche voi cosa si dica sul suo conto! >>
<< è un Barone, ciò che si dice non ha nessun fondo di verità >>
<< questo voi non potete saperlo >>
Agnes si accarezzo con delicatezza e assoluta calma i boccoli, che gli ricadevano sulle spalle, mentre fissava la ragazza dritta negli occhi << figlia mia >> sospirò << ti avevo avvertito che se non avessi fatto breccia nel cuore del Duca, il Barone sarebbe stato il tuo unico appiglio. In più sai meglio di me che nessuno in procinto di sposarsi sceglierebbe te, alla tua età >> disse ridacchiando appena.
Quello che diceva sua madre era vero. Molti matrimoni mondani, forse quasi tutti, vedevano uomini sposare ragazze di parecchi anni piu giovani.
Per qualche motivo strano, però, il divario di età tra Priscilla e il Barone sembrava anche maggiore forse perché....
<< lo sapete cosa si vocifera sul suo conto, si è sposato già quattro volte e nessuna delle sue giovani mogli è mai arrivata al secondo anno di matrimonio..>>
<< questo è perché ha scelto donne troppo cagionevoli >>
<< due anni fa ha sposato Gioia Valentine, è cresciuta con me, ricordate? >>
<< mh >> fu la la risposta
<< era giovane, allegra, e seppur forse troppo esile, non mi pareva cagionevole, eppure, neppure lei è arrivata al suo secondo anno di matrimonio >>
Agnes rimase in silenzio, mentre la bionda cercava di far breccia nel cuore di lei, ma sembrava che nulla funzionasse, considerato il suo sguardo prima di risponderle << il Barone è un caro amico di tuo padre, ed è stato più che paziente quando si è proposto come tuo marito, di attendere! Ma ciò che è troppo è troppo Priscilla! Non ammetto discussioni sposerai il Barone! >>
<< ma! >>
<< niente ma! >> esclamò alzandosi in piedi, mentre con eleganza si lisciava il vestito << dovresti essere più che felice, d'altronde il Barone ha parecchi agganci, soprattutto con il precedente Duca Min >>
Priscilla era disperata, mentre con forza stringeva i pugni. Lei sapeva che era il momento di lasciar perdere, nulla avrebbe smosso sua madre dalla decisione da lei presa. Ma non poté impedire alla sua bocca di aprirsi nuovamente << in verità, madre, ci sarebbe un uomo che potrebbe essere perfetto per me >>
<< ma davvero? >> domandò Agnes volgendo di poco il viso << e chi sarebbe mai questo fantomatico pretendente alla mano di mia figlia? >>
La bionda gemette. La sua vita si stava stagliando pericolosa davanti a lei, non era sua intenzione mentire, dopotutto colui che aveva in mente non sapeva neppure della sua esistenza nonostante i sentimenti di lei per lui....
[...
Il 10 aprile, precisamente due giorni prima del suo sedicesimo compleanno, Priscilla Waterfrey si innamorò.
Ecco cosa avvenne: Priscilla si trovava a Auryn Park con la madre e il fratello, quando sentì delle voci allegre in lontananza.
Sua madre la tenne saldamente per il braccio, guardandola con il suo solito sguardo di rimprovero, impedendole così di allontanarsi e capire da dove provenissero certi schiamazzi.
Costringendola a prendere parte alla conversazione tenuta con la Viscontessa Kim e le sue due figlie, dove la maggiore, essendo in procinto di iniziare la prima stagione di debutto,
avrebbe di certo, sotto la speranza di sua madre, portata a sposarsi presto.
I Kim erano una famiglia molto importante e una conversazione con loro non poteva essere ignorata.
<< Lady Waterfrey che piacevole sorpresa trovarla qui, ho saputo che vostro marito sta avendo un'enorme successo alla capitale >>
Agnes gli rivolse un largo sorriso << si, sono molto fiera di lui! >> esclamò lisciandosi il lungo abito color arancia, prima di rivolgersi alla ragazza che cercava di allungare il collo e così scorgere i movimenti oltre la siepe << dopotutto sapete meglio di me da quale famiglia proviene mio marito >> disse compiaciuta. La Viscontessa le sorrise, cercando come sua consuetudine di rimanere educata e impassibile alla provocazione della bionda.
Agnes e Mira si conoscevano dalla loro prima festa di debutto. Nonostante fossero vicine, a distanza di pochi isolati l'una dall'altra, non erano solite frequentarsi. Mira riteneva che Agnes fosse troppo sfacciata. E Agnes che la Viscontessa fosse troppo presuntuosa. Ma la crepa più grave che abbiano mai avuto, fu il giorno in cui, per puro caso del destino, colui di cui la bionda si era invaghita, aveva deciso, nonostante gli sforzi di Agnes di farsi notare, di sposare e così prendere in moglie la donna che gli si parava davanti, divenendo una delle donne più rispettata della città.
Fatto che faceva infuriare la bionda ogni volta che per caso si incrociavano.
<< signorina Priscilla >> la chiamò Mira, destandola dal suo pensare << ho sentito dire che avete fatto faville alla festa data da Lady Hilton la scorsa settimana, qualche pretendente all'orizzonte? >>
La giovane aprì le labbra per risponderle, ma non fece in tempo che sua madre prese la parola << si! più di uno in verità! >> esclamò compiaciuta, stringendo il braccio di sua figlia forse un po' troppo forte << siamo certi che la nostra Priscilla convolerà presto a nozze, magari con un Conte, o un Marchese >>
La ragazza guardò là propria madre, l'arte che aveva di inventarsi fandonie scioccava e compiaceva la bionda accanto a lei. Riusciva a far sì che ogni cosa le uscisse dalle labbra, risultasse più vera possibile.
Soprattutto se, come la ragazza sapeva, gli unici che era riuscita ad avvicinare, avevano si e no, l'età del padre.
<< ne sono felice >> rispose educatamente la Viscontessa, prima di rivolgersi al giovane accanto a loro << e invece voi? ho saputo che partirete presto >> commentò ottenendo immediatamente l'attenzione del giovane ragazzo che con passo aggraziato si avvicinò al gruppo di donne << spero che mio marito non sia troppo duro con voi, se dovesse, ditemelo immediatamente! >> esclamò la mora degli intensi riflessi ramati.
<< oh, Viscontessa Kim, non dovete preoccuparvi, non è la prima volta che mi trovo al servizio del Generale >> rispose pacatamente il giovane dai riflessi dorati, sorridendo con il suo sorriso angelico, che mandava in visibilio tutte le donne che osavano posare gli occhi su di lui.
Felix Waterfrey era un ragazzo non troppo alto, altezza media, leggermente più basso di Hoseok Kim come termini di paragone. Aveva un viso molto delicato, e lunghi capelli biondi esattamente come le due donne accanto a lui. Ma a differenza di loro che avevano gli occhi castani, i suoi erano neri, neri come la pece.
Era suo fratello minore, ma sebbene la poca differenza di età tra Priscilla e Felix non regnava di certo il solito rapporto fraterno.
Felix d'altronde non era suo fratello biologico, come del resto lei non era figlia diretta di suo padre, dopotutto era questo che accadeva quando i coniugi morivano, ci si doveva sposare per non vivere per strada o peggio.
Priscilla si soffermò sul viso del ragazzo che con calore sorrideva alla Viscontessa, con tale intensità che Felix, si girò verso di lei come richiamato.
Senza smettere di guardarla si avvicinò a lei piano, con movimenti lenti, sorridendole in un modo che la fece avvampare, atteggiamento che fece allargare il sorriso del biondo << sorellina dovreste controllarvi, o rischierete che qualcuno possa dire che io vi piaccia >>
Come sé quelle parole fossero lava incandescente, Priscilla si girò fronteggiando il fratellastro << solo un pazzo lo penserebbe >>
Felix senza smettere di sorridere, allungò le dita accarezzando un boccolo biondo, prima di aggiungere << ne parleremo più tardi cara sorella >> lo disse con un sussurrò, con voce calda e bassa prima di riportare l'attenzione alla Viscontessa.
La conversazione proseguì dolcemente, sotto i raggi dolci seppur caldi del sole.
Fino all'attimo in cui da dietro alla siepe sbucarono tre giovani ragazzi.
Che con garbo, mascherato a familiarità, si avvicinarono dolcemente alle due giovani figlie della Viscontessa, che con affetto li schernivano per i segni di terra che avevano sulle ginocchia.
Ma non fu certo questo ad attirare l'attenzione di Priscilla. Che sotto lo sguardo vigile di Felix guardava senza riuscire a distogliere lo sguardo, il giovane ragazzo di fronte a lei.
Lui era lì, bello, alto, dai lunghi capelli mori, sorriso quadrato, occhi del taglio felino, lunghe dita affusolate, naso pronunciato con un delicato neo.
Park Taehyung, era splendido. Seppur con la giacca sotto braccio, la camicia sporca di terra e i pantaloni macchiati d'erba.
<< vi siete di nuovo rotolati nel fango? >> domandò divertita Asena al moro, che con affetto le sorrideva << dovevo insegnare al nano come si lanciava una palla >> disse indicando il più basso, che gli rispose serrando le labbra << detto da colui che ha baciato l'erba più volte >> puntualizzò Jim.
<< sei solo invidioso >> disse avvicinandosi a lui, sussurrando << almeno io ho baciato qualcosa >> sogghigno in risposta, facendo digrignare i denti al corvino che prese a rincorrerlo, sotto lo sguardo divertito del minore dei tre che se la rideva.
Priscilla lo seguì con lo sguardo attento, mentre le sue orecchie venivano deliziate dal suono della sua risata.
La ragazza non aveva una grande esperienza con le risate maschili e le poche che aveva udito non erano mai state così piacevoli, dava l'idea di divertirsi un modo, tanto da farla sorridere.
La caccia tra Taehyung e Jim si faceva sempre più intricata, fino al momento in cui per una frazione di secondo il moro mise male il piede e andò a sbattere senza volerlo verso la giovane lady Waterfrey.
Cosa che fece strillare metà delle donne presenti, ma per sua fortuna il moro era un ragazzo agile, e prima che lei potesse farsi male cadendo, Taehyung la strinse a se, fermando la caduta.
<< state bene? >> le domandò con affanno << sono spiacente, non vi avevo vista >> le disse aiutandola ad alzarsi.
E in quel momento Priscilla si innamorò.
Quando riuscì a parlare ( ossia, come dovette tristemente ammettere, con due minuti di ritardo, dopo le varie grida date dalla madre, e dagli schiamazzi soffocati dal fratello, che era rimasto immobile godendosi lo spettacolo) riuscì a rispondergli << oh, no, sono io che dovrei scusarmi, non avrei dovuto mettermi in mezzo....>>
Si interruppe, rimanendo incantata nell'osservare lo sguardo di lui così intenso e acuto << non preoccupatevi Lasy Waterfrey, la colpa è stata mia, e di quello screanzato di mio cugino >> disse voltandosi appena, trovando dietro di lui il corvino che con difficoltà si scusò, facendo sogghignare il moro, prima di riprendere parola << forza venite, vi aiuto ad alzarvi >> le disse gentilmente porgendole la mano.
...]
Priscilla sorrise a quel piccolo "ricordo". A quel tempo tutto era possibile. Tutto era afferrabile. Il suo debutto in società il primo anno sembrava iniziato con il piede giusto, portandola a conversare e danzare con i più rispettabili gentiluomini del regno. Non c'era ballo o festa a cui non partecipasse, se avesse dovuto descriverlo, quell'anno per lei era di certo un anno d'oro.
Ma come dovette ammettere, quel dolce periodo duro poco.
Non una proposta, non un corteggiamento aveva bussato alla sua porta. È il suo primo amore non sapeva nemmeno dei suoi sentimenti per lui.
Aveva cercato negli anni di farsi notare da Taehyung, ma come aveva già notato nei loro primi incontri occasionali, nonostante i suoi occhi la guardassero, dopo nemmeno mezzo secondo erano già in cerca di colei a cui, lei pensò, aveva donato il cuore anni prima. Asena Kim.
Gli anni passarono, e senza accorgersene, Priscilla smise di essere una debuttante e si trovò seduta tra le accompagnatrici, ad assistere il debutto delle giovani signorine che facevano il loro ingresso.
Taehyung, insieme a suo fratello Jungkook e al cugino Jim, avevano preso parte anche loro all'onore di servire il regno, portandoli per alcuni anni oltre la fortezza.
E durante quei brevi periodi in cui lo intravedeva alle feste, pareva riuscissero ad aver almeno la cortesia di scambiarsi ancora piccoli ed educati saluti. Il che era tutto ciò che una zitella di ventotto anni poteva sperare no?.
L'amore non corrisposto non era mai gradevole, ma quanto meno Priscilla Waterfrey ne era consapevole.
Agnes ancora ferma, seduta sul suo sofà, in attesa, guardava intensamente sua figlia prima di domandare nuovamente << ebbene chi sarebbe costui? >>
La ragazza alzò il viso confusa << c-cosa? >> domandò
La donna la guardò con un sopracciglio alzato, sbuffando rumorosamente << avete detto che avete un pretendente, vi sto domandato chi fosse? >> la incalzò
<< oh si...>> disse sistemando meglio le pieghe del vestito
<< ebbene? >>
<< è-è...Taehyung Park, madre >>
Agnes la guardò, con un espressione talmente scioccata, che per un attimo Priscilla pensò che fosse diventata una statua.
<< Taehyung Park? >> domandò in risposta
Priscilla sapeva che ciò che stava dicendo era una bugia, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per guadagnare tempo e così non sposare il Barone.
<< si madre >> aggiunse, mantenendo lo sguardo fisso sulla donna di fronte a sé, che aveva piano piano assunto un'espressione che Priscilla non le vedeva in volto da anni, sembrava, compiacimento?
<< ma questa...questa è una notizia splendida! >> esclamò sorridendogli << Taehyung Park, il futuro Visconte di casa Park >> disse raggiante, mentre addento un biscotto << lo sapevo che se ti fossi impegnata avresti trovato l'uomo giusto! >>
La bionda sorrise di rimando, nervosa che la sua bugia la spingesse sempre di più verso il baratro che scorgeva non molto lontano da lei, mentre con sguardo basso, giocherellava con l'ago che aveva in mano.
I due uomini, si addentrarono sempre di più nella foresta scura e morta, sotto il cielo scuro dalle noti verdognole.
Il pendio, coperto di noccioli, di rami secchi e di fango che arrivava fin oltre le caviglie, non era sicuro per percorrerlo a cavallo.
I due cavalieri indietreggiarono e ridiscesero quel sentiero, con cautela e adagio, frenando di quando in quando alla loro vista si manifestava un'altro corpo.
I cavalli, sbuffarono, scuotendo la testa e pestando gli zoccoli sul terreno fangoso e melmoso.
Eunwoo saltò agilmente a terra e si portò vicino alla sua cavalla, cercando di calmarla. Le mise un braccio intorno al collo, e gli passò le dita sulla testa, accarezzandola piano, sussurrandole parole che Mingyu non riusciva nè a scorgere nè a capire.
<< va tutto bene Cyra, tranquilla >> le disse dolcemente, mentre le dita gli accarezzavano il manto nero << non temere >> disse prima di fermare il suo scalpitio e così rivolgersi al cavaliere dietro di lui.
<< penso che sia saggio lasciare qui i cavalli e proseguire a piedi >> disse senza soffermarsi sul corvino, troppo concentrato nell'osservare la foresta intorno a sé, che a ogni passo si faceva più cupa, più tenebrosa.
Mingyu sbuffò, mentre accarezzava il dorso del proprio cavallo, che esattamente come Cyra, aveva preso a nitrire e a colpire il terreno.
C'era qualcosa di assolutamente sinistro e spaventoso nella foresta più avanti. Il corvino lo percepiva, violento sotto la pelle, nelle ossa. Era come se sapesse che proseguire lì avrebbe portati entrambi alla morte.
<< Capitano >> mormorò portandosi al suo fianco, sapeva che era fatica sprecata. Ma la sensazione di morte che sentiva non voleva lasciarlo << dovremmo tornare indietro >> gli disse ancora una volta, cercando di persuadere il castano, che lo ignoró.
<< siamo arrivati fin qui Tenente >> gli rispose
<< perché non capite? >> gli domandò il corvino << il nostro accampamento è a poche ore da qui! Se solo ci tornassimo potremmo mandare un telegramma al Generale e così noi...>>
<< noi cosa? Siamo arrivati fin qui! Siamo vicini a scoprire la fine dei nostri compagni e voi vorreste tornare indietro? >> esclamò soffermandosi sul suo viso, tirato e stranamente nervoso pensò << cosa vi prende? >> gli chiese infine, scorgendo nel viso del ragazzo agitazione e paura. Ma non la classica paura che poteva avere un qualunque ragazzo alle prese con la sua prima missione. No, Mingyu non era così, non era il tipo da farsi prendere dal panico, non in quel modo, non così.
<< cosa volete dire Capitano? >> replicò
<< al ritrovamento del terzo cadavere ore fa, siete stato voi a incitarmi di continuare...>> mormorò fissandolo, << perché ora volete tornare indietro? Cosa c'è che vi terrorizza così tanto? >>
La domanda, sebbene fosse semplice, lasciò il corvino con una gran confusione in testa. Non sapeva neppure lui cosa gli stesse succedendo. Ma era come se ogni parte di lui gli stesse urlando, attraverso il vento, attraverso i rumori della foresta, addirittura nello scalpitio degli zoccoli dei cavalli, che la Morte li stava attendendo, nel folto della foresta.
<< nulla >> mentì serrando la mascella, stringendo con forza le redini del suo cavallo. Che riprese, forse accorgendosi dell'umore del suo cavaliere a innervosirsi << ma non sono nemmeno un folle >> replicò << Siamo oltre il confine a noi assegnato. Se dovessimo varcarlo, sapete perfettamente cosa potremmo rischiare. >>
I due cavalieri si mutarono, appena il vento si alzò di colpo, impedendogli addirittura di respirare.
Cessato il vento che con impeto aveva alzato le poche foglie morenti sul terreno, Eunwoo riprese ad accarezzare là propria cavalla, che lentamente smise di divincolarsi, permettendo al suo cavaliere di legarla, sia a lei che all'altro stallone, al primo albero nelle vicinanze.
Nulla li separava ormai dall'entrata del bosco: i vecchi alberi di quercia immensi e gli arbusti di ginepro mescolavano le proprie foglie con l'edera e della vite selvatica.
Il castano prese a camminare seguito da un giovane ragazzo con l'elsa della spada stretta a pugno nella mano.
Pochi passi in avanti e Mingyu alzò la testa. In quel preciso instante sentì un'invisibile mano che gli accarezzava l'incavo del collo prima di scivolargli sul cuoio capelluto.
Sapeva di cosa si trattasse. Erano osservati.
Si girò lentamente, con un movimento fluido, mano ferma sulla spada. Cyra poco distante sbuffò, contraendo i muscoli del collo.
Sul pendio dell'altura percorso pochi attimi prima, Mingyu vide quello che a prima vista sembrava un uomo, con il corpo appoggiato a un vecchio albero. Le sue vesti erano della stessa fattura dei cadaveri che avevano avvistato alle loro spalle.
<< Capitano >> sussurrò il corvino, con lo sguardo fermo sull'uomo che li fissava, fermo, immobile.
Eunwoo si girò lentamente, allarmato dal tono di voce del corvino dietro di lui, trovando di fronte ai suoi occhi uno sciame di mostri fermi a ogni angolo, immobili, in agguato, pronti a scattare.
<< ATTENTO! >>
Eunwoo arretrò di due passi. Prima che il pugnale lanciato pochi attimi prima gli colpisse il viso.
La creatura di fronte a lui balzò, allungando la mano sinistra, estraendo i lunghi artigli neri e affilati come lame.
Il castano saltò di lato, sfoderando la spada e così parare il secondo fendente dato dalla creatura, che si mosse a una tale velocità da sferzare l'aria.
Unì la lama, agli artigli della creatura, unendole in una breve piroetta, cercando di raggiungere il pugnale al polpaccio. Grave errore. La creatura gridò, vicino al suo viso, provocando nel castano un grido doloroso.
Mingyu gli era poco distante, mentre con svariate mosse e fendenti ben parati, cercava in ogni modo di fermare qualsiasi essere che cercasse di raggiungere il suo capitano.
<< EUNWOO! >> lo chiamò, appena le sue orecchie udirono il grido doloroso, che con fatica cercava di tenere la spada salda, fermando così gli artigli della bestia che si avvicinava a lui sempre di piú.
Il castano era in ginocchio, ansimante, mentre quella mostruosità dall'aspetto di un enorme e minaccioso ratto, dai denti sporgenti, affilati come rasoi non spingeva i suoi artigli verso di lui.
<< MALEDIZIONE! >> urlò quest'ultimo, prima di concentrare tutte le sue forze, e così spingere per un breve insistente, la creatura lontano da lui, che replicò con un assordante lamento, prima gli scagliarsi contro di lui nuovamente.
Il castano riuscì a parare il colpo e subito prese il pugnale nelle mani, sferrando un fendente mirando al muso, ferendolo all'occhio.
La creatura, portò entrambe le zampe all'altezza degli occhi feriti, gridando come una sirena, esercitando intorno a sé, un richiamo così assordante che nel giro di pochi secondi, la terra tremò. Rivelando poco distante da loro, buchi nel terreno così grossi, da far sudare freddo i due giovani cavalieri.
Il corvino si girò appena in tempo, scovando dietro al castano, un'energumeno alto quasi 4 metri, avvicinarsi velocemente al ragazzo, che come spiazzato guardava attorno a sé.
Fu questioni di attimi, Mingyu scansò il castano, evitandogli la lama che per poco non gli trafiggeva al torace, impalandolo. Ruotando a pochi centimetri da lei. A quanto pareva quella creatura era diversa dal ratto di poco prima, strinse la spada ruotando con lui, talmente vicino che il cavaliere sentì il suo respiro, e con un gesto veloce e violento gli passò la lama sul petto. Il dolore lo lacerò, ma non alterò il suo ritmo.
Stinse la mascella, parando un secondo fendente, questa volta indirizzato a lui. Fece un veloce finta alla destra della creatura, inginocchiandosi, la trafisse dal basso con la punta della spada, dalla coscia scoperta fino all'inguine.
L'omone non gridò. Cadde in ginocchio, lasciò l'elsa della spada e alzò il viso, mentre con i suoi piccoli occhi gialli e feroci lo guardarono, prima di spalancare le fauci, in un sorriso inquietante e sinistro, rivolgendo al corvino solo poche parole << benvenuto alla vostra festa, Primo cavaliere >>
Jungkook non era sicuro in quale momento aveva deciso di baciarla.
Probabilmente non l'aveva mai deciso, soltanto sentito.
Fino a qualche secondo prima era più che convito che la stava spingendo dietro la siepe solo per poter continuare la loro inevitabile discussione lontano da occhi indiscreti.
Ma poi era accaduto qualcosa, oppure stava accadendo da molto tempo ma lui aveva finto fino a quel momento che non fosse nulla.
Ahvi era una costante nella sua vita. Un'amica, importante quanto una sorella, l'unica che era sempre pronta a sostenerlo, accompagnarlo, ridere, crescere. Il mondo però sembrava mutato. Dopo il suo ritorno, la castana era diversa. O forse era cambiato lui. Era diventata "importante", non che prima non lo fosse. Ci mancherebbe. Lei era la sua colonna, colei con cui condividere tutto. Per tutta la sua vita era stata semplicemente lì... ed ora aveva assunto tutto un'altro valore.
Il moro la guardò. Ahvi gli era sempre piaciuta? O sentiva quel peso solo per via del Marchese?
"Il Marchese" pensò, e una punta di irritazione invase ogni cellula del suo corpo. È colpa sua! Si disse, lui l'aveva spinto al limite, lui e le sue continue provocazioni.
Aprì gli occhi che per alcuni minuti aveva tenuto chiusi, permettendogli di ragionare su ciò che stava accadendo, soffermandosi così sul viso di lei. Senza smettere di accarezzarla con lo sguardo, notò come gli occhi di lei erano cambiati, erano diventati quasi luminosi. E poi aveva socchiuso le labbra solo un pochino, ma abbastanza perché lui non potesse più fermarsi.
La mano gli scivolò in alto, accarezzandole la guancia con le nocche, un tocco delicato, come se stesse accarezzando un fiore, preoccupato che troppa pressione potesse ferirla.
Scese di poco circondandole le spalle e la attirò verso di sé. La voleva più vicina, la desiderava così tanto da esserne lui stesso terrorizzato.
Ahvi era molto più piccola di lui, sentiva il calore del suo corpo e il respiro di lei farsi irregolare, per via, pensò, della sua coscia che premeva tra le sue gambe.
Jungkook tremò di desiderio.
Gli sfuggì un gemito, profondo, roco, mischiato a frustrazione. Non capiva cosa gli stesse succedendo, non era così che avrebbe voluto che andasse. Sotto le sue dita sentiva la seta leggera dell'abito che indossava, rosso come i petali delle rose che sbucavano dalle siepi, e mentre gli accarezzava la schiena, percepiva le curve del suo corpo sinuoso.
Ma la sua mente prese a viaggiare, non poteva averla, non così. Non in quel giardino. Dopotutto lui era promesso..."Corina" disse in un sussurrò, più come un pensiero che scivola al di fuori delle sue labbra e come spaventato, si staccò di colpo, trattenendola per le spalle, la guardò. E ciò che vide lo fece esplodere.
<< J-Jung...>> balbettò lei, confusa, disorientata, persino spaventata. Dal turbinio di quelle nuove sensazioni che si infrangevano dentro di lei con violenza.
Il moro aveva ancora le mani ferme sulle sue spalle, fermo a guardala, desideroso si avvicinarla a sé, azzerare la distanza e baciarla.
Quante volte l'aveva immaginato? Si chiese, quante volte aveva soffocato quel desiderio, che divampava, come fiamme dentro di lui? Come aveva fatto a non accorgersi di quanto fosse bella? Di quanto fosse desiderabile?
Quando la vedeva attraversava l'intera sala solo per raggiungerla e poter vedere il sorriso ampio quando lo salutava. Riusciva a scaldargli il cuore, a farlo sentire leggero, a permettergli di nuovo di respirare ed essere se stesso. Perché era così che si sentiva con Ahvi. Senza imposizioni, senza regole comportamentali.
Eppure il suo comportamento verso di lei in quelle ultime settimane era stato deplorevole. Se nè rendeva conto solo in quel momento, l'aveva ferita, si era burlato di lei e di ciò che provava. Si era sentito, geloso, dell'uomo che aveva avuto il fegato di avvicinasi ala castana e di trattarla come lui non aveva mai fatto. Facendola sentire desiderata, provocandole quel delizioso sorriso, che aveva quando lui gli sussurrava chissà cosa nell'orecchio, rendendo Jungkook pazzo di gelosia.
Senza lasciare la presa gli prese dolcemente il viso tra le mani, tenendola ferma.
Era troppo buio per vedere i colori del suo viso, dei suoi occhi, ambrati e con l'oro al loro interno.
<< mi dispiace >> sussurrò guardandola dritto negli occhi, occhi lucidi da un qualcosa che non era sicuro di comprendere, e senza che lei potesse in nessun modo anticipare, fece l'unica cosa che si era ripromesso di non fare.
La baciò, in una esplosione di desiderio e rabbia, premendo le sue labbra sulle sue, forzando l'entrata, finché lei in totale shock non dischiuse le labbra, facendo scivolare così la sua lingua nella sua cavità orale.
Lei era rigida tra le sue braccia, ma più per la sorpresa che per altro e quindi Jungkook era scesa una mano giù fino alla dolce curva del fondoschiena.
<< Ahvi >> le sussurrò contro le labbra, ma non fece cenno di lasciarla andare.
<< J..Ju - kook >> fu la sua risposta, il suo nome, soffocato da un gemito.
Il moro sapeva di dover smettere, che quella pazzia confusa per desiderio non avrebbe dovuto nemmeno cominciare, ma il sangue gli fremeva, e si sentiva cosi bene.
Desiderio che aumentò, dopo aver sentito il suo nome pronunciato sulle labbra di lei, labbra che avrebbe voluto baciare ancora e ancora.
Fino al momento in cui, con sua confusione non si sentì spingere via.
Lei mise le mani sul petto e lo allontanò, lasciandolo confuso e ansimante.
<< A-Ahvi? >> domandò cercando di riavvicinarsi a lei, ma il suo gesto spaventò la castana che si allontanò di qualche passo, mettendo distanza tra di loro, prima di domandarli << p-perché lo avete fatto? >>
Lui mosse le labbra, senza emettere un suono, confuso anch'esso di ciò che aveva appena compiuto << I-io... non lo so >> confessò a bassa voce.
Ahvi lo fissò un'istante, incapace di credere che lui non sapesse trovare una motivazione per tale gesto << non lo sapete? >> domandò in un turbinio di shock e irritazione.
Lui serrò le labbra, stringendo i pugni ai lati del corpo, consapevole dell'errore appena compiuto, tendendo lo sguardo fisso a terra, mentre lei ferma a pochi passi da lui borbottava a bassa voce.
<< mi dispiace >> disse di nuovo lui << non era mia intenzione arrecarvi danno..>> ma non finì la frase, che si sentì un "ciaf " violento, distinto, con una nota bruciante sulla sua pelle << come avete potuto? >> domandò lei in preda all'ira, mentre con decisione stringeva l'abito, tremante.
<< come avete potuto! >> esclamò di nuovo, insistente mentre il moro, ancora stordito dallo schiaffo, girò il viso nella sua direzione, scoprendo come quel gesto l'avesse ferita più di quanto credesse.
Il suo volto che pochi attimi prima era splendido sotto la luce della luna, ora era rigato da due profondi segni ai lati delle guance.
Jungkook, avanzò nuovamente afferrandole le braccia e così riportarla vicino a lui, costringendola a fissarlo nuovamente. << Ahvi >> la chiamò << sono sincero io non..>> il moro si bloccò.
Ahvi restò immobile, fissandolo negli occhi, tremante tra le sue braccia, spaventata << vi prego >> sussurrò << lasciatemi andare >>
Lui si scansò di scatto, farfugliando delle scuse. Non sapeva nemmeno lui cosa stesse facendo. Impaurito prese a torturarsi le dita, scioccato di come quella serata stava procedendo. Ma la scia di pensieri venne interrotta da una voce alle sue spalle << credo Sig. Park, che sarebbe ora che voi andaste >>
Taehyung era nascosto nell'angolo più nascosto della sala. Non sapeva neppure lui cosa ci facesse realmente lì. Sebbene si era ripromesso che il suo unico desiderio, sarebbe stato quello di sostenere il cugino nella conquista della donna di cui entrambi erano innamorati.
Non aveva di certo calcolato, l'immenso dolore di vederli assieme mentre sorridevano tra di loro imbarazzati.
Ma nonostante ogni parte di lui lo incitasse ad andarsene, fu come se una forza estranea e incalzasse, lo tenesse ben saldo nel punto in cui i suoi piedi appoggiavano.
All'entrata quella sera, mentre varcava la porta con accanto a sé, un nervoso e preoccupato nano da giardino, il moro non sapeva ancora come la sua presenza avrebbe potuto aiutarlo.
Non aveva fatto nemmeno pochi passi al suo interno, seguito da un febbricitante ragazzo, che alzò lo sguardo come attirato da una forza misteriosa, osservando la giovane donna, che con distrazione guardava la sala sotto di sé.
Taehyung rimase fisso sul suo viso, sulla sua espressione, così vuota e triste, e sul suo tic nervoso, verso il bracciale che anni prima suo padre gli aveva donato, nel giorno del suo diciottesimo compleanno.
Ricordava ancora quell'avvenimento. Non era solito per il Generale, tornare nei pressi di casa. Nemmeno in giorni importanti come compleanni o celebrazioni. Ma quel giorno, quando Asena l'aveva visto sulla soglia, la felicità aveva fatto sì, che si mise a pingere dall'emozione.
E il moro ricordò ancora cosa gli disse dopo che suo padre gli aveva donato il bracciale.
La mora gli si era avvicinata, come era di consuetudine fare e gli sussurrò, quanto il mistero che quel gioiello sprigionava.
<< pare essere un vecchio cimelio di famiglia >> gli disse sorridente, mentre con delicatezza prese ad accarezzarne i piccoli diamanti gialli << nostro padre, mi ha detto che pare essere appartenuto a sua sorella, morta molti anni fa...>> mormorò cambiando espressione, diventando improvvisamente triste.
<< Asena, state bene? >> domandò il moro preoccupandosi del cambio repentino della ragazza accanto a lui, avvicinando di poco le dita, spostandole un ciocca ribelle dal viso. Gesto che la fece sorridere << mh, si... pensavo >>
<< a cosa? >> domandò nuovamente
La ragazza teneva gli occhi fissi sul bracciale, mentre lo accarezzava lentamente, osservandone i colori, e le linee che si intrecciavano e si rincorrevano, mutando nuovamente il suo sguardo, in un'espressione da far dividere il cuore a metà.
<< A-Asena? >> sussurrò
Lei alzò lo sguardo, perdendosi nei suoi occhi scuri << avete sete? >>
<< s-sete? Mh si, ma...>>
<< state qui vi porto un po' di limonata! >> esclamò, correndo verso il tavolo, lasciando il moro, fermo, imbambolato a fissarla correre via.
Taehyung chiuse gli occhi e sospirò. Prima di sentirsi tirare la manica, da una mano che conosceva più che bene << non riesco a vederla >> sussurrò il corvino alle sue spalle.
Il moro si girò appena, notando un Jim sempre più impaziente, mentre si sistemava il colletto.
<< forse è perché non sei abbastanza alto >> disse il moro, canzonandolo divertito. Frase che fece immediatamente imbronciare il più basso che gli diede una piccola gomitata.
<< invece di prendermi in giro, aiutami >> disse sporgendosi in modo di poterla vedere.
Taehyung si voltò di nuovo, alzando lo sguardo e così osservarla ancora, in silenzio. Non disse nulla per svariati minuti, in cuor suo non voleva che Jim la vedesse. No. Voleva tenerla solo per sé. Aver solo lui la possibilità, di guardarla, toccarla, baciarla.
Ma era stato lui a impedire al cugino di partire, era stato lui a convincerlo a presentarsi, ed era stato sempre lui a promettere a se stesso di lasciar campo libero al corvino.
Perché mai nessuno meritava Asena tanto quanto Jim.
La guardò per l'ultima volta prima di aggiungere << se alzassi il viso la vedresti >> gli disse senza spostare lo sguardo.
Jim alle parole del moro alzò il viso, trovandola lì, ferma e bellissima nel suo splendido abito, che chiacchierava amabilmente con il fratello.
<< hai intenzione di rimanere piantato qui, manco fossi un albero? O vai a parlarci? >> domandò il più alto, alzando un sopracciglio
Jim si morse il labbro, con troppa insistenza, prima di domandare << e se non volesse parlarmi? >>
<< e se invece non spetta altro? >> domandò il moro a sua volta, mentre con sguardo attento lo fissava << dovresti andare, dopotutto sei qui per questo no? >>
Jim sospiro, prima di partire a passo spedito verso le scale, che lo avrebbero portato di lì a poco, al primo piano.
Taehyung osservò ogni sua mossa, sia dai suoi primi passi sulle scale, sia al momento in cui i loro sguardi si incrociarono.
E per un momento, dopo che li aveva visti sorridersi a vicenda, il moro era più che convito di aver sentito il suo cuore incrinarsi.
E gli bastò quella sensazione, quell'unico momento a farlo uscire in fretta e furia dalla residenza. Portandosi a passo veloce, fuori, e così lontano dal dolore che gli attanagliava il petto.
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