꧁Cap 12 - Profumo di fiori꧂
<< dovremmo rientrare >> Mingyu osservò la valle sotto di loro farsi più oscura << avremmo dovuto fare rapporto ore fa >> sbuffò, mentre si stringeva le spalle sotto il lungo mantello fatto di pelliccia.
<< avete paura del buio Sig. Kim? >> c'era l'accenno di un sorriso sul volto del Capitano Eunwoo.
<< l'unica cosa di cui ho paura è il perdere l'uso delle dita >> mormorò, stringendo e allargando la mano come prova di ciò che temeva.
<< siamo su questo crinale da nemmeno cinque ore, sono certo che riuscirete ad attendere ancora qualche ora >> rispose mantenendo il sorriso.
<< dite la verità Capitano, il vostro intento è uccidermi non è forse così? >> domandò l'altro battendo di poco i denti << non credevo che potesse essere così vendicativo, solo per aver perso una partire a carte >>
<< oh suvvia Tenente Kim, sapete che non sono un uomo che porta rancore >> disse alzando di poco un sopracciglio e allargando così il suo seducente sorriso, che sapeva irritava il più giovane accanto a lui.
<< ci aspetta una lunga cavalcata, di almeno un'ora o due >> disse Mingyu alzando il viso osservando le nubi grigie, e sentendo il vento forte sulla pelle << sempre se non ci raggiunge la tempesta prima, in quel caso ci metteremo dalle tre alle quattro ore >> mormorò stringendosi ancora di più il mantello, affondandoci la faccia all'interno.
<< siete così ansioso di incontrare vostro zio, Tenente? >>
Eunwoo, vide le labbra di Mingyu stringersi e la sua mascella tirarsi. Il giovane aveva passato in quella fortezza quasi tutta la sua adolescenza, crescendo in quel campo di battaglia che per lui ormai era diventata casa sua.
<< dico solo...>> mormorò puntando l'occhio sano verso l'alto << che se oltre la notte, avremmo a che fare anche con una tempesta, dubito che torneremo con le nostre gambe alle porte dell'accampamento >>
Il Capitano osservò quel giovane ragazzo. La prima volta che lo incontrò, era poco più di quattro anni prima.
Era di guarnigione alla fortezza da sette anni. La prima volta che lo avevano mandato oltre la grande porta, tutte le antiche, sinistre storie gli erano tornate in mente come una valanga. Aveva sentito le viscere attorcigliarsi e il sangue diventargli piombo.
Negli anni a seguirsi ne aveva riso, di ciò che aveva provato la prima volta.
Era un Capitano ormai, con centinaia di pattuglie alle spalle. Per lui la notte non gli faceva più paura, nella sterminata estensione di terriccio nero ricoperto dalla neve candida, che i cadetti più giovani avevano chiamato la Foresta degli echi.
O per lo meno non c'erano stati terrori per tutta la durata dei suoi anni.
C'era qualcosa di diverso però quella notte, Eunwoo la percepiva, la sentiva e il giovane Kim con lui.
Per l'intera giornata il castano l'aveva osservato. Lo aveva visto stranamente silenzioso e irrequieto, come se si sentisse continuamente osservato.
Mingyu Kim era di pochi mesi più piccolo dell'uomo accanto a lui, giovane nipote del Generale conosciuto da tutti come il Quarto cavaliere .
Era bello; ventisei anni, occhi e capelli scuri, cieco dall'occhio sinistro reduce di un combattimento finito male, storia che non aveva mai convinto il castano, Mingyu era un vero esperto nel combattimento corpo a corpo, la prima volta che aveva combattuto contro di lui in allenamento non era riuscito a colpirlo nemmeno una volta, era come se vedesse le sue mosse ancora prima che le vedesse lui stesso. Fisico atletico e agile come un felino. Indossava stivali di cuoio, pantaloni di lana, guanti di camoscio, tunica, gilè di pelle, con infine un lungo e pesante mantello di pelle esterno con pelliccia all'interno. Tutto rigorosamente nero.
Orfano dei genitori, era stato cresciuto seppur nel peggior modo possibile, dal maggiore dei fratelli di suo padre. Un uomo che tutti conoscevano, e che tutti temevano.
<< il Generale ci aveva ordinato di rientrare prima che le luci calassero Capitano >> disse Mingyu
<< ci aveva anche ordinato di osservare i movimenti della foresta a est >> puntualizzò il ragazzo con lo sguardo rivolto a una piccola luce fioca in mezzo alla foresta.
<< ve l'ho già detto >> replicò irritato il più giovane << siamo ancora in tempo, se torniamo adesso avremmo ancora la protezione del sole, ma se tardassimo anche solo di mezz'ora, rischieremo seriamente di venir ammazzati da quei mostri! è questo ciò che volete? >>
Il maggiore parve non udirlo, troppo preso a studiare le ombre incombenti con quel suo modo di fare tra il superficiale e l'annoiato.
Mingyu aveva fatto abbastanza pattuglie con lui da sapere con solo un'occhiata che era meglio lasciarlo perdere quando faceva così.
<< e sia, Tenente >> disse infine il maggiore sospirando rumorosamente << sellate i cavalli >>
Il minore non se lo fece ripetere, si voltò così in fretta mentre si avvicinava ai destrieri che per un attimo a Eunwoon gli era parso di veder scorgere in lui un sorriso.
Senza prestare troppa attenzione a ciò che il minore stava facendo, riportò lo sguardo verso il punto che stava osservando solo pochi attimi prima, notando come la luce che era accesa fosse spenta.
Il Capitano, sì immobilizzò. Preoccupato che potessero in qualche modo a lui sconosciuto, aver capito che qualcuno li stava osservando.
Cercò di assottigliare lo sguardo, cercando di captare il più piccolo fruscio, accanto e sotto di loro. Se fossero stati scoperti, sarebbe stata la loro fine.
Senza far rumore Eunwoo, si avvicinò di soppiatto al minore che era intento a sellare i grossi cavalli neri, legati a un enorme albero ormai morto e secco.
<< Tenente >> lo chiamò il maggiore
Mingyu preso alla sprovvista e preoccupato dal tono del maggiore si girò di scatto, incontrando i suoi profondi occhi scuri.
<< venite qui >> sussurrò, avvicinandosi a lui il tanto da sentire il suo alito caldo sulla pelle << immediatamente! >>
C'erano quattro principi che governavano la relazione tra il giovane Min Yoongi e il vecchio Duca.
Uno; non conversavano se non era strettamente necessario.
Due; ogni conversazione seppur importante era ridotta all'osso.
Tre; nel caso fosse successo che dovevano rivolgersi più di un saluto doveva sempre e comunque essere presente una terza persona.
E infine quattro; il giovane ragazzo doveva sempre e comunque incontrare quell'uomo per il minor tempo possibile.
Ma nel complesso dopo innumerevoli anni passati in quella lussuosissima dimora, era riuscito ad affinare in maniera impeccabile quelle quattro regole in modo tale, da poter sopravvivere a ogni convocazione datagli dal Vecchio.
D'altro canto andavano bene anche al proprietario della residenza stessa. Sebbene confronto al cugino, lui avesse da quell'uomo un piccola seppur impellente marcia in più.
Per cui non gli parse strano ricevere quell'invito, che lo chiamava con così tanta urgenza a incontrarlo.
Ma seppur sapesse, che suo nonno nutriva per lui un profondo amore. Lo irritava.
Lo irritava terribilmente, lui e quella creatura che aveva portato in casa.
Colei che si faceva chiamare la Duchessa.
Si guardò attorno nell'atrio, ed emise un sospiro frustrato. Avrebbe voluto essere ovunque ma di certo non lì.
Cosa diavolo voleva quel vecchio da lui? Eppure era stato chiaro l'ultima volta, che volesse di nuovo aprire quel maledetto discorso?
Mentre attendeva che il maggiordomo lo chiamasse in modo così di dare inizio a quella strana e seccante visita, il corvino si sentì un estraneo in quella grande e maestosa residenza. Come se tutti gli anni passati tra quelle mura non lo avessero mai fatto sentire veramente a casa. E solo in quel momento a Yoongi parve vero.
Era cresciuto a Lily House, dopo che sua madre era scomparsa. Suo nonno lo aveva preso con sé, non lasciando obiezioni all'uomo che si considerava suo padre, permettendogli così di sparire nel nulla.
Lo aveva visto lasciare la residenza, raccogliere le sue cose, e sparire. Senza mai più far ritorno.
Yoongi accarezzò con lo sguardo quelle pareti fatte di pietra, dalla sensazione fredda e sinistra.
<< vostra eccellenza >> alzò lo sguardo udendo la voce alle sue spalle del maggiordomo << il Duca è pronto a riceverla, lo troverete nel suo studio >>
Il corvino annuì, senza proferire parola all'uomo che guardava fisso per terra, dirigendosi verso il punto indicatogli, la stanza della casa che meno gli piaceva in assoluto. Era lì che era solito ricevere da quel vecchio consigli non richiesti.
Avvicinò il pugno alla porta bussando con decisione, ricevendo un sommesso << avanti >>
Quindi aprì la pesante porta di quercia ed entrò. Suo nonno era seduto alla sua scrivania con al suo fianco la donna che sperava almeno in quell'occasione di non incontrare.
<< nipote! >> esclamò con un sorriso, lasciando il corvino sul chi va là. Era raro vederlo di buonumore, ed era ancora più raro vederlo sorridere.
<< nonno >> rispose con tono neutro, che si avvicinò alla poltrona al centro della stanza, su cui si sedette non prima di aver accennato un inchino alla donna che nemmeno per un attimo aveva smesso di fissarlo, con quel sorriso velenoso.
<< ditemi,>> mormorò fissando il vecchio dritto negli occhi << a cosa devo la vostra chiamata? >>
<< ho saputo dalla Duchessa, che la vostra festa è andata bene >> disse, mentre con abitudine passò le sue dita callose e dalla pelle ormai vecchia, ad accarezzare la coscia scoperta di quella donna che tanto detestava.
<< molto bene in effetti >> precisò il giovane, sorridendo sornione alla donna che accarezzava distrattamente i capelli argentati dell'uomo di fronte a lui
<< ne sono felice >> disse infine, ottenendo lo sguardo smarrito da parte del corvino.
Yoongi non capiva cosa stesse succedendo. Nella loro ultima discussione, gli era parso chiaro come al Duca, la sua idea di dare un ballo per cercare moglie fosse un'idea malsana e del tutto inutile, considerando il suo accordo con colui che dimorava nelle foreste oltre la fortezza.
Quel vecchio che con disinvoltura e con ostentata felicità lo guardava, come ubriaco da una sostanza a lui sconosciuta, lo rendeva insolitamente preoccupato e nervoso.
<< ne siete felice? >> domandò
<< certamente >>
<< e perché se posso chiedervi? >>
Il Duca, lo fisso assottigliando lo sguardo, rendendo quel viso ormai segnato dagli anni stranamente sinistro e pericoloso.
<< perché chiedete? >> commentò, passando lo sguardo dal nipote alla donna seduta accanto a lui << so che alla vostra festa, avete fatto incontri interessanti >> disse soffermandosi più del dovuto sul suo viso.
<< alludete a qualcuno in particolare? >> domandò il corvino
<< particolare dite? >> commentò di rimando
<< immagino che il vostro interesse sia dovuto a ciò che la Duchessa vi ha raccontato, e immagino che riguarda una famiglia in particolare >> disse il minore sorridendo compiaciuto.
Il vecchio sorvolò come se non avesse sentito le parole del giovane, continuando a parlare << avete visto le ultime notizie? >> incalzò l'uomo che si alzò e si versò del brandy
Yoongi inarcò un sopracciglio e alzò lo sguardo incontrando gli occhi scuri del vecchio
<< per notizie, intendete le morti avvenute in queste settimane? >> domandò scocchiando uno sguardo gelido alla corvina, che si limitò a serrare le labbra << oppure intendete le cronache di gossip, a cui non dò nessuna importanza? >> domandò rivolgendosi di nuovo all'uomo che gustava il suo brandy.
<< dalla vostra risposta posso dedurre che sapete perfettamente di cosa parlo >>
<< allora ho ragione >> disse sorridendo al Duca << non credevo nonno che vi interessasse il Gossip >> mormorò sorridendogli, prima di aggiungere << vi facevo un uomo superiore a certe dicerie >>
<< sono superiore a tutto ciò che è al di fuori di questa famiglia >> precisò << ma non è questo che voglio sapere da voi oggi >>
<< e cosa volete sapere dunque, di così urgente da farmi partire immediatamente >>
<< avete ballato con una delle figlie del Generale? >>
<< e se anche fosse? >> domandò di rimando il corvino, prima di aggiungere << siccome non siete riuscito a controllare il mio matrimonio, volete controllare con chi io possa o non possa ballare? >> ringhiò il più giovane
Il Vecchio si limitò a sorridere, prima di scoppiare in una sonora sé non gracchiante risata.
<< cosa avete da ridere? >> Incalzò innervosito dallo strano comportamento di quel vecchio << vi ho fatto una domanda! >> esclamò stringendo con tutte le sue forze i braccioli ai lati delle braccia.
Il vecchio continuava a ridere, una risata stridula, come di una forchetta contro una lavagna.
Yoongi era ormai un fascio di nervi, non riusciva a capire perché quell'uomo lo aveva chiamato in tutta fretta. In verità se doveva essere del tutto onesto si era aspettato una lavata di capo, per aver disobbedito e così aver contrariato la creatura con cui suo nonno aveva contatti. Ma mai si sarebbe aspettato non solo che suo nonno fosse felice della riuscita della sua festa ma che addirittura ne ridesse come se fosse lo spasso della giornata.
<< oh caro nipote >> disse infine, tossicchiando un poco dopo quell'improvvisa esplosione << ho finalmente chiaro in mente come la tua ribellione possa giovarci tutti >>
Il corvino lo guardò confuso << davvero? >>
Suo nonno si riportò a sedere accanto alla donna che non si era né mossa né aveva proferito alcuna parola << già >> si voltò in direzione della mora che gli sorrise complice con uno strano sbrillucichio negli occhi prima di aggiungere << ti sposerai >>
<< sposarmi? >> sbottò il corvino, rischiando di strozzarsi, alzandosi furiosamente in piedi << vi ho già detto che non intendo sposarmi con quegli esseri che voi signore chiamate alleati >>
Yoongi si allontanò a grandi passi verso l'uscita. Era convito che aveva chiuso con quella faccenda, invece lo aveva chiamato per rivolgergli di nuovo le sue assurde decisioni?
<< non mi riferivo a lei >> continuò il Duca, fermando la falcata del giovane a pochi passi dalla porta.
<< se non è colei per cui avete cercato in ogni modo, l'imposizione a convolare a nozze, di chi mai parlate? >> domandò il corvino
<< non ditemi che vi siete già dimenticato della dama con cui avete ballato quella sera, e di cui le cronache hanno riportato alla nostra attenzione >>
Yoongi si girò, osservando il vecchio che lo guardava divertito << è un'ottima unione >> commentò, sorridendogli. Provocando nel giovane un brivido freddo sulla schiena.
Il corvino inchiodò il Duca con lo sguardo << perché siete così ossessionato da quella famiglia? >>
La domanda fece morire il sorriso stampato sulle labbra di quell'uomo
<< perché avete cambiato idea così in fretta sulla donna che avrebbe dovuto essere mia moglie? Appena avete letto che ho danzato con la maggiore della famiglia Kim, ho visto il vostro sguardo cambiare! Cosa mi state nascondendo? Perché tutti questi misteri? Perché...>>
<< ADESSO BASTA! >> l'urlo fu assodante << i motivi del perché ho preso questa decisione non sono faccende che vi riguardano >> sentenziò irremovibile.
<< non mi riguardano? >> domandò Yoongi allargando il sorriso << si tratta della mia vita! Della mia unione! La faccenda mi riguarda eccome! >> replicò avvicinandosi con passo pesante verso il tavolo intarsiato di ciliegio << esigo sapere il perché avete cambiato idea! Immediatamente! >>
<< I motivi che mi hanno spinto a tale decisione non hanno bisogno di esserti spiegati, sono il Duca della casa Min e anche se tu sei il mio futuro discendente, colui che otterrà tutto ciò che questa casata ha da offrire, non hai comunque nessun diritto al momento di usare questo atteggiamento in CASA MIA! >>
Yoongi serrò la mascella così forte da sentire un crack. Senza continuare oltre si girò, aprendo la porta alle sua spalle e chiudendosela furiosamente dietro, creando un forte boato che avrebbe riecheggiato tra quelle mura fino all'ingresso. Lo stesso punto dove il corvino prese a grande falcate a raggiungere, prima di sentire un vento gelido alla sue spalle che lo immobilizzò all'istante.
<< se lo desiderate, vi dirò io il motivo >>
Il giorno dopo, Asena si trovava, sul cornicione del primo piano, lontana dalla folla elegante e da occhi indiscreti.
Non voleva partecipare a quella ridicola festa, non voleva essere circondata da dozzine di corteggiatori intenti a trascinarla sulla pista da ballo. In verità non voleva nemmeno essere lì.
Questo non voleva dire che era destinata a fare da tappezzeria per tutta la serata. Le previsioni datagli da sua madre si erano dimostrate corrette e Asena, che era sempre stata la ragazza che piaceva a tutti, ma di cui nessuno si innamorava era diventata di colpo il "gioiello" della stagione. Superando perfino la figlia del governatore, a detta delle cronache mondane.
Tutte sciocchezze pensò la ragazza, che con irritazione e noia osservava le persone che si avvicinavano fra loro, per rivolgersi dei saluti, o segreti.
Ogni giorno da una settimana, vari uomini si erano appostati di fronte alle sue porte, dichiarando senza aver mai conversato prima di quel momento, sentimenti che alle sue orecchie risultavano falsi tanto quanto i loro sorrisi.
Vani erano state le sue speranze, nel credere che almeno uno dei giovani Park, le facesse visita. Ogni giorno sperava e ogni giorno le sue speranze si spegnevano diventando cenere.
Trascinandola sempre più giù, in quel vortice di pensieri confusi e ricordi che si stavano pian piano facendo sempre più presenti, più vividi.
Non sapeva nemmeno lei quale fosse la verità, ogni volta che cercava di ricordare si rendeva conto che gli mancava sempre un pezzo, un particolare, che le permettesse di mettere ogni tassello al suo posto. E il solo fatto che i due protagonisti della sua confusione facevano di tutto per non chiarirle le idee, la facevano irritare ogni giorno che passava.
Ma era nulla confronto a ciò che provava contro i suoi fratelli.
Asena dopo ciò che il Visconte gli aveva chiesto, dopo quello strano favore, non aveva più cercato di parlare con lui. Nè con il maggiore nè tanto meno con gli altri due.....
[...
<< non ho intenzione di adempiere a tale richiesta >> replicò seccata
Il Visconte non aveva calcolato un "NO" da parte della ragazza, lasciandolo del tutto impreparato << sorella, se è per la vostra incolumità vi assicuro..>>
<< non è certo per la mia sicurezza che mi preoccupo! >> esclamò la giovane sempre più irritata << non ho idea di come vi sia venuto in mente, ma non intendo fare da esca a questa pagliacciata >> disse alzandosi in piedi furiosa.
<< non è affatto una pagliacciata! >> rispose il Visconte alzando la voce, << c'è qualcosa di strano in quel ragazzo, ed è mio compito preoccuparmi per le mie sorelle soprattutto quando.. >>
<< quando? >> lo interruppe la sorella << quando cosa? >>
<< nulla >> si affrettò a dire il maggiore, era certo che Mira non avesse messo al corrente Asena che aveva intenzione di farla sposare al Duca. E se c'era una cosa che non voleva era scioccare ancora di più la sua sorellina << mi sono espresso male >> si corresse << volevo dire che è mio dovere proteggervi, nostro padre e lontano e solo io posso adempiere a tale compito in sua assenza >>
La ragazza aggrottò le sopracciglia certa che il maggiore le stesse nascondendo qualcosa d'importante << in ogni caso non ho intenzione di prendere parte a questa cosa >>
Il Visconte sospirò, il piano proposto da Hoseok non aveva fatto impazzire nemmeno lui all'inizio, creando numerose discussioni anche con il fratello di mezzo.
Ma seppur sapesse quanto pericoloso potesse essere, in quel momento era la loro unica speranza per scoprire qualcosa. Asena era colei che aveva ottenuto l'attenzione del Duca senza difficoltà, e seppur era questo a dover farlo preoccupare maggiormente, aveva problemi più grandi a cui dar la precedenza.
<< Asena te lo chiedo per favore >>
<< vi ho detto di no, mi avete capito? >>
<< non sono affatto stupido, capisco le vostre riluttanze ma...>>
<< bene dunque. Fine del discorso >>
<< sorella! >>
Asena sospirò rumorosamente incrociando le braccia a petto
<< hai idea di quanto mi costi chiederti questo? >> chiese lui, ottenendo un broncio poco convinto dalla mora, segno che, gli avrebbe permesso di farle cambiare idea sul suo nò secco.
<< sono tuo fratello, non ti metterei mai in pericolo >> disse avvicinandosi a lei << ma ho veramente bisogno che tu ti avvicini al Duca >>
<< perché è così importante? >>
Il Visconte fissò lo sguardo acuto della sorella, ponderando se fosse una buona mossa metterla al corrente di ciò che stava succedendo, ma proprio quando era pronto a parlare, Asena lo precedette << ho bisogno di pensarci >> mormorò
Il maggiore fece un lungo sospiro e la ragazza notò la sua espressione alleggerirsi un po'.
<< va bene >> disse mostrandole un dolce sorriso << aspetterò >>
...]
La mora sospiro appoggiandosi pesantemente alla parete dietro di lei.
<< ehi. Perché sei quassù? Ti stanno attendendo tutti >>
Era Hoseok. Con il solito sorriso solare e gentile.
<< con tutti intendi, la moltitudine di uomini appositamente scelti da nostra madre? >>
<< bè dovresti ringraziare che si sia limitata ai nostri confini, conoscendola se avesse potuto avrebbe invitato ogni gentiluomo presente nel regno >> disse strappandole un fugace sorriso.
<< ti ha mandato lei presumo >> commentò in risposta.
<< presumi male, >> disse il fratello << non ti vedevo arrivare, così mi sono preoccupato e sono venuto a cercarti >>
<< bè mi hai trovata >> sbuffò la ragazza facendo sorridere il fratello, espressione che non sfuggì a Asena << perché sorridi? >> domandò con espressione corrucciata.
<< ti sei nascosta al primo piano, in bella vista, dove tutti possono vederti se solo alzassero lo sguardo >> disse ridendo appena << questo mi fa dedurre che in verità volevi essere trovava, ma forse la domanda giusta sarebbe da chi? >> domandò Hoseok picchiettandosi le dita sul mento
<< nessuno >> rispose immediatamente la ragazza << assolutamente nessuno >> disse di nuovo con più convinzione.
<< ne sei certa sorella? >> domandò ancora
<< sicurissima >> replicò lei
<< quindi non aspettavate un Park? >>
<< No. certo che no! >> esclamò alzando la voce prima di aggiungere << comunque, so che entrambi non ci sono stasera >>
<< si invece >>
Poiché i suoi fratelli non sapevano ciò che era successo, Asena si limitò a fingere indifferenza e così domandare << davvero? >>
Hoseok annuì e indicò con la testa sotto di loro << li ho visti entrare pochi minuti fa >>
<< è impossibile! >> si affrettò a dire << nostra madre mi ha detto che non avevano accettato l'invito >>
<< eppure sono venuti >>
<< bè non è detto che siano qui per ciò che pensi, sicuramente non sono qui per me >>
<< perché mai presentarsi a una festa data da nostra madre per i tuoi pretendenti, se non sono interessati a te? >> chiese lui fissandola con ovvietà
<< potrebbero essere venuti per voi! >> disse guardandolo << magari devono consegnarvi informazioni importanti >>
<< e con tutti i giorni in cui potevano farlo, scelgono proprio questa serata? >> replicò.
Asena voltò lo sguardo, guardando le molteplici teste sotto di lei. Mentre con agitazione giocava con il braccialetto d'argento che portava al polso sinistro.
Gli occhi color cioccolato di Hoseok si fecero stranamente seri << mi stai nascondendo qualcosa vero? >>
<< non so di cosa stai parlando >>
Lui fece un sorriso di chi la sapeva lunga << mh, dovrò chiederlo ai due giovani Park allora >>
<< fratello!>>
<< la scelta è tua sorella, o confessi, oppure sarò costretto a far intervenire nostro fratello Namjoon >>
<< n-nostro...>> balbettò immaginando immediatamente il maggiore che teneva tra le mani il colletto di colui che odiava di più. Senza perdere la calma, cercò di regolare il respiro prima di riportare l'attenzione su Hoseok che aspettava una risposta da parte sua << perché mai chiamare Namjoon? >> domandò lei << ve l'ho detto non c'è assolutamente nulla >> replicò
<< se non fosse accaduto nulla non avresti quell'espressione appena sentito i loro nomi >> mormorò il castano << è successo qualcosa tra voi e i signori Park? >> incalzò curioso il fratello, irritando ancora di più la mora.
<< ve l'ho già detto, non è accaduto nulla! >> esclamò aggrottando la fronte e stringendo le labbra.
<< non volete raggiungerli? È alquanto evidente come i vostri piedi tradiscano le vostre parole, sorella >>
Irritata che Hoseok avesse facilmente captato il comportamento traditore del proprio corpo, Asena abbassò lo sguardo, guardandolo subito dopo con l'espressione più truce di cui era capace.
Ma Hoseok scoppiò a ridere << la vostra espressione è molto attraente, mia dolce sorella. Ma scommetto che scomparirà presto, appena i vostri occhi si soffermeranno sull'uomo che si sta avvicinando >>
La ragazza rimase a fissarlo non credendo affatto alle sue parole, se avesse guardato era certa avrebbe di nuovo mormorato qualcosa che l'avrebbe fatta irritare maggiormente.
Hoseok, gli si avvicinò sussurrandole all'orecchio sorridendo sornione << non sto scherzando, lui è qui >>
Ma prima che Asena potesse rispondergli, una voce alle sue spalle la immobilizzò.
<< Miss Kim >>
" matrimonio" era una parola che istintivamente tendeva a provocare panico nella mente di Ahvi.
Lei che da sempre malediceva il giorno in cui il destino, per screzio o per semplice divertimento non l'avesse tramutata uomo alla nascita, rendendo così la sua vita, un vero e proprio inferno.
Lei non era come Asena, non riusciva a rimanere composta e a sollecitare negli altri quell'innata e dolce sensazione di delicato, e di etereo. No. Lei era diretta, poco incline alle regole e soprattutto del tutto sgraziata. Per cui trovò ancora più strano, come invece quel ragazzo, alto, dai folti capelli scuri, sempre ben pettinati e dal largo sorriso, la cercasse e la deliziasse di svenevoli complimenti.
In quella settimana, oltre ai fiori che sua sorella, aveva ricevuto da innumerevoli corteggiatori, anche lei fu in qualche modo ricordata ricevendo un gran numero di mazzi di fiori a suo nome "Ahvi Kim". Cosa che fece drizzare ancora di più le orecchie alla loro madre, che già le vedeva maritate e con figli al seguito.
Ma non era ciò che la minore desiderava per sé stessa, lei voleva viaggiare, scoprire posti nuovi, avere il privilegio di seguire ciò che il suo cuore gli gridava, senza dover adempiere a nessun dovere, datogli dal proprio nome, o dal solo fatto di essere donna.
Lei non desiderava il mondo che sua madre gli tesseva attorno.
Chiuse gli occhi, giocando nervosamente con una ciocca del propri capelli di un intenso castano biondo.
<< se solo potessi...>> mormorò osservando un piccolo uccellino dalle piume azzurre appollaiato sul cornicione << volare proprio come te, lontano...>> si mutò osservando il manto piumato che con delicatezza mutava colore << sopra le nuvole, contro le tempeste, libera...>>
<< parlate da sola? >>
Ahvi si girò si scatto sentendo la voce profonda maschile.
Santo cielo! quasi gridò. Dietro di lei si palesò il Marchese Min, strepitosamente bello, con addosso un lungo e pregiato cappotto blu. Gli aveva fatto quasi venire un infarto, che ci faceva lui lì?
<< che fate qui? >>
Yoon sorrise, mostrandole quelle fossette che Ahvi iniziava sempre più a trovare carine, mentre impacciatamente scorgeva dietro di lui qualcosa che improvvisamente catturò la sua attenzione.
La castana, rapita da ciò che lui nascondeva, si mise a fissarlo, mentre il corvino prese la palla al balzo rispondendogli << come ho detto a vostra madre, accettando l'invito, sono qui per corteggiarvi >> mormorò
<< c-corteggiarmi? >> domandò lei in preda allo shock.
<< perché accettare sennò l'invito datomi da vostra madre? Se non era questa la mia intenzione >> replicò lui piegando leggermente la testa di lato.
in effetti, lei pensò, che la sua risposta non facesse una piega. Ma seppur la sua risposta fosse esemplare, la sua sensazione di confusione non accennava ad andarsene. Perchè un Marchese avrebbe dovuto interessarsi a lei? A lei che era stata sgarbata e scortese la prima volta che si erano visti? A lei che non trasudava grazia e bellezza?
Gli occhi scuri di lui rimasero fissi, sul volto di Ahvi che sembrava stesse combattendo una guerra interiore, cosa che trovava in qualche modo stranamente intrigante.
<< vi sono piaciuti i miei fiori? >> gli domandò avvicinandosi a lei
<< fiori? >> ripetè
Il Marchese inarcò un sopracciglio mentre la guardava con confusione << non vi sono stati recapitati? >> incalzò << è molto strano, ero stato chiaro con il domestico...>> mormorò preoccupato << che abbia sbagliato indirizzo >>
La castana si imbambolò a guardarlo, mentre preoccupato si faceva mille domande del perché quella ragazza non aveva ricevuto i suoi fiori. Cosa del tutto falsa, li aveva ricevuti, tanti, tantissimi, tutti diversi. Che lei trovò seppur non lo avesse mai ammesso ad alta voce bellissimi.
<< li ho ricevuti >> disse ottenendo la piena attenzione del ragazzo << li ho ricevuti >> ripetè abbozzando un sorriso << vi ringrazio per il pensiero >> disse infine con un fil di voce
<< e vi sono piaciuti? >> domandò lui di nuovo
<< si mio Lord >>
Lui sorrise << ne sono felice >> rispose avvicinandosi a lei un po' di più << non sapevo quale fosse il fiore che preferivate, così mi sono fidato della moda che va tra le signorine >> confessò leggermente in imbarazzo
<< bè, se può consolarvi, >> si fermò, giocherellando nervosa con il boccolo che gli ricadeva sul petto, in un modo talmente aggraziato e sensuale da accendere lo sguardo dell'uomo rimasto fermo a guardarla << non ho mai ricevuto dei fiori prima, e quindi non ho una preferenza >> sussurrò rendendosi conto solo in quel momento di avergli appena raccontato una piccola parte della propria vita. Disse quindi in fretta << cosa nascondete dietro la schiena? >>
<< oh questi? >> disse lui, scoprendo davanti agli occhi color ambra un piccolo mazzo con dei fiori che Ahvi non aveva mai visto prima di quel momento, lasciandola assolutamente a bocca aperta.
La castana rimase immobile incapace di staccare gli occhi dai perfetti boccioli di quello strano fiore.
<< questo >> disse infine beandosi dell'espressione che lei gli donava << sono il mio omaggio per voi >>
<< grazie >> disse lei esitante, prendendo in mano il piccolo mazzo << sono deliziosi >> avvicinò il volto e ne annusò la dolce e delicata fragranza, prima di aggiungere << non li ho mai visti prima, qual'è il loro nome? >> domandò perdendosi nel loro insolito colore, un misto tra il rosa e il verde acqua.
<< Smerald >> rispose lui
<< Smerald >> ripetè lei, sussurrando quel nome come se fosse una parola magica, sorridendo appena << è bellissimo, non nè ho mai visto uno in vita mia! Vi devono essere costati una fortuna >> disse preoccupata << non dovevate spendere così tanti soldi per me >>
Lui sorrise ancora << non vi dovete preoccupare, è la mia famiglia a coltivarli >> disse con stupenda calma << è il fiore simbolo della mia casa >> le spiegò, ottenendo da lei la sua piena attenzione << ne ho i giardini pieni nella nostra residenza >>
<< sono veramente maglifici >>
Lui si sporse leggermente in avanti, con sguardo ardente << se volete, se è vostro desiderio, >> sussurrò con voce calda << la prossima volta potrei portarvi a vedere i miei giardini >>
Ahvi passò dall'essere china sui fiori a alzare la testa, trovando di fronte a sé due pozzi neri, che la scrutavano, così intensi da provocarle un'improvvisa sensazione di caldo.
Non capiva cosa stesse succedendo; il Marchese era a pochi passi da lei, così vicino da poter notare la profondità dei suoi occhi scuri, sembrava sorpreso. E straordinariamente bello, con la camicia leggermente sbottonata che lasciava intravedere la clavicola, e i capelli perfettamente pettinati con un solo riccio ad accarezzargli la fronte.
Quando aveva iniziato a trovarlo attraente? Le si mozzò il respiro, mentre lo guardava beandosi di quella bellezza che le accarezzava la pelle, provocandole brividi e calore al tempo stesso.
<< Ahvi >> sussurrò Yoon
<< d-dovremmo tornare >> disse stringendo tra le mani il piccolo mazzo, superando in gran fretta il corvino.
Una luce crepuscolare innaturale avvolgeva Plum House. Le fioche luci delle candele accarezzavano la sagoma sinuosa e perfetta della giovane padrona di casa, mentre con passo leggiadro si muoveva all'interno della sua dimora, silenziosa e sinistra.
Corina danzò da una stanza all'altra, mentre canticchiava un motivetto. La sua voce era suadente, esile, simile a un sussurrò, ma non per questo meno incantatrice.
Le ore notturne le erano sempre piaciute, così sinistre e misteriose, da farla vibrare.
Quella sera si sentiva diversa. Era riuscita senza troppi intoppi a convincere suo padre il Governatore Han, che la miglior scelta per lei era quella di prendere parte della famiglia Park.
L'uomo gli era parso confuso, sul desiderio esercitato dalla sua unica figlia. Ma come volevasi dimostrare, a Corina bastò poche moine ben piazzate per far sì che suo padre accettasse, senza porgerle troppe domande sul perchè di quella strana richiesta.
Sebbene Jungkook Park fosse il minore di una famiglia poco illustre, non sarebbe diventato Visconte e probabilmente nemmeno Generale.
Ma non era certo questo il motivo dell'interesse che la corvina aveva per lui, dopotutto il suo compito era solo quello di eseguire ciò che il suo Signore gli ordinava, fare domande non erano ben accette sé voleva mantenere la sua testa attaccata al resto del corpo. Ma a Corina non importava, a lei bastava che il suo Signore fosse felice e avrebbe reso felice se stessa compiacendolo.
Quindi non si fece molte domande quando quella notte l'aveva chiamata a se...
[...
<< voglio che tu faccia una cosa per me >> la sua voce era un sussurrò
<< qualsiasi cosa per voi >> rispose Corina mentre sentiva le sue mani che le accarezzavano il viso, alzandole delicatamente il mento << vorrei che incantassi Jungkook Park per me >>
<< Jungkook mio signore ? >> domandò confusa << perché mai dovrei soggiogare quel ragazzino? >>
L'uomo piegò le labbra in un sorriso sinistro, prima di avvicinare il volto al collo di lei << è semplice, perché sono io a chiedertelo >> sussurrò con voce roca passando la lingua calda sulla pelle morbida.
Corina avvolta da un piacevole torpore si abbandonò, chiudendo gli occhi e portando la testa all'indietro, sperando che l'uomo che la tiene stretta a sé, gli dia il piacere che tanto attendeva, affondando i denti in lei, legandola a lui.
L'uomo la sorregge, impedendole così di cadere a terra. Sente le sue labbra, e il suo respiro sul collo, la pelle brucia di desiderio. Poi sente una fitta, come se venisse lacerata da degli spilli. La raggiunge un dolore momentaneo, e si abbandona subito dopo al piacere di sentire il sangue defluire in lei. Adorava quella sensazione, già dalla prima volta che quell'uomo l'aveva morsa si era sentita leggera, come se galleggiasse per aria.
Corina ha le dita sui capelli dello sconosciuto che la teneva salda come se lei fosse tutto ciò che gli permettesse di sopravvivere. Pigramente, le intreccia alle morbide ciocche scure. I suoi capelli sono come seta, caldi e leggermente umidi.
<< m-mio...>> balbettò in preda al piacere << mio signore >> lo chiamò in un sussurró, mentre con gli occhi ancora chiusi si mordeva le labbra.
Fu una questione di attimi, il corvino si staccò lentamente dal suo collo, leccando avidamente il punto dove pochi secondi prima, stava bevendo il sangue di quella giovane donna, che si era concessa a lui.
Alzò lo sguardo incontrando gli occhi di lei socchiusi che lo guardavano con desiderio << lo farete per me? >> domandò di nuovo, rivolgendole un sorriso lento e compiaciuto << lo incanterete? >> in quel momento solo pochi centimetri separavano le loro labbra.
Corina era perduta, desiderava quell'uomo più della sua stessa vita, quindi per lei era impensabile negargli ciò che gli aveva chiesto, acconsentendo immediatamente con un leggero assenso del capo.
E lo aveva sentito di nuovo subito dopo, grato a colei che avrebbe esaudito la sua richiesta.
...]
Corina sorrise compiaciuta, mentre passava le dita nel punto in cui sentiva ancora quelle due piccole e ormai rimarginate fessure.
Erano passate settimane da quando il suo Signore non le faceva visita.
Fatto che rendeva la corvina, impaziente e affamata. Ma sebbene soffrisse a stare così lontana da colui che gli aveva dato nuova vita, gli aveva fatto una promessa, una promessa che avrebbe mantenuto.
Chiuse di nuovo gli occhi beandosi dei ricordi che gli riempivano la mente. Sentiva il suo sguardo su di lei, mentre con lentezza e desiderio si abbassavano accarezzandole la pelle, occupando tutto il suo mondo. La puntura alla gola. E subito dopo lui che si toglie la camicia, permettendo a lei di poterlo accarezzare senza indumenti a ostruirle il passaggio. Dove lei presa da un'incontrollata fame lo aveva morso a sua volta, facendolo gemere nelle sue orecchie.
Con irrefrenabile desiderio, le sue mani presero a viaggiare sul suo corpo, eccitandosi al solo ricordo. Prima che un suono non la svegliò di soprassalto.
Corina aprì immediatamente gli occhi, cercando di regolare il respiro prima di scendere le scale arrivando così al piano di sotto.
Con un gesto secco apri la porta d'ingresso trovando di fronte a sé un giovane ragazzo, un domestico pensò. Che le porgeva con timidezza un piccolo foglio.
<< Miss Barker, mi è stato detto di consegnarvelo il prima possibile >>
La corvina allungò la mano, prendendo il piccolo biglietto su cui non c'era nemmeno scritto un nome a parte un inconfondibile sigillo con un fiore, osservò il biglietto prima di aprirlo, rivelandole le poche righe scritte sopra " so chi siete ".
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