Naso spaccato;
1 Febbraio 1996
La mia camera era lentamente diventata il mio nascondiglio. Ci passavo ormai le ore rinchiusa, soprattutto tra le tende che avvolgevano il mio letto.
Daphne aveva scoperto tutto poiché i pettegolezzi erano girati piú veloci di un fulmine, ma non mi importava cosa dicevano di me, ero troppo stanca persino per pensarci.
Il dolore allo stomaco si era attenuato, lasciando spazio ad un orrendo mal di testa che sembrava perforarmi ogni secondo di più il cervello. Andavo a lezioni trascinandomi da una classe all'altra, sballottolata tra Hermione che cercava di farmi rinsavire dandomi volumi e volumi di libri da leggere e Daphne che pensava che portarmi a fare shopping fosse una buona idea.
Fred non aveva neanche provato ad avvicinarmi, avevo esplicitamente detto a Ginny e George, che erano venuti a chiedermi di parlarci, che non volevo mi rivolgesse neanche uno sguardo. Non avevo pianto dall'ultima volta, ero esausta anche per permettermi di far colare quelle due lacrime che mi erano rimaste.
Quel giorno, a differenza di quelli trascorsi, venni svegliata dalla furia bionda, che aprì le tende con una velocità che mi fece svegliare sul colpo, non che avessi dormito un granché.
«Ora basta!» gridò. «Devi smetterla Eve, dannazione! È un ragazzo, uno stupido, idiota e cretino di un ragazzo.» mi tolse le coperte di dosso guadagnandosi un mugolio infastidito.
«Lasciami in pace.» sbraitai tirando di nuovo il piumone verso di me.
Il letto si piegò alla mia destra e la mano della bionda finì sulla mia testa massaggiandomi i capelli. «Lo so che sei arrabbiata, delusa e depressa Eve.» mormorò. «Ma devi riprenderti, ti prego. Oggi c'é la partita di quidditch, vieni a guardarla, almeno ti svaghi un po', che dici?»
Sospirai, non avevo voglia di farmi vedere da tutti, ma dall'altra parte non era da me chiudermi nel mio guscio e forse mi avrebbe fatto bene prendere aria.
«Vado a prepararmi.» mormorai alzandomi e facendola saltellare dalla gioia.
Afferrai dei semplici jeans neri e un maglione della casa serpeverde, che mi assicurai non fosse di Draco. Le mie occhiaie erano diventate più profonde del solito, marcate di nero come se ci avessi passato un pezzo di carbone.
Non mi importava.
Lavai i denti e il viso, mi vestii aggiungendo anche una canotta al tutto, solo per non morire di freddo. Pettinai i capelli rendendoli più o meno decenti e dopo aver indossato un giubbotto nero, mi avviai verso il campo insieme a Daphne.
C'era letteralmente una folla di persone che si dirigeva verso il piccolo stadio, non mi sforzai neanche a chiedere quale squadra giocasse, dato che i giocatori dei grifondoro e dei serpeverde erano gli unici con le uniformi.
Perfetto, pensai, ora devo anche guardarlo giocare.
Un gridolino mi fece voltare, Draco era in tenuta da quidditch, circondato, e dico circondato, da una decina di ragazze che variavano dal primo anno al quinto. Pansy era stretta al suo braccio mentre Astoria camminava a qualche metro di distanza, lanciandogli occhiate furtive che lui non ricambiava poiché stava guardando me.
«Bene bene, allora sei viva mocciosa.» me lo ritrovai di fianco, mentre cercava di scrollarsi di dosso il corvetto che appena mi vide cominciò a camminare più avanti.
«Sfortunatamente si.» sbottai guardando bene dove mettevo i piedi. «Tu non dovresti fare finta di non conoscermi? Non rovina la tua reputazione?»
Si limitò a ridere. «Te l'ho detto mille volte Eve.» arrossii di botto, perché arrossivo sempre? «Io faccio quello che mi pare.»
«Non l'avevo notato sai?» affermai restando fredda e stringendomi nel giubbotto.
«Tiferai per me oggi?» chiese cominciando a camminarmi difronte con un ghignò sul volto
Ma che gli prendeva oggi?
Sbuffai. «Ovvio che no.» alzò gli occhi al cielo.
«Sono il migliore, dovresti tifare per me.»
«Hai una folla di ragazze che tifano per te, non ti bastano?» alzai un sopracciglio.
Lui scosse la testa e prima di sparire disse. «Mi piacciono le cose che non posso avere.» lo sentii a malapena, ma vi assicuro che assimilai molto bene le sue parole.
Ci stava provando con me o sbaglio?
Scacciai immediatamente di quei pensieri, perché mai Malfoy avrebbe dovuto provarci con me? Poi non ci sarei mai stata!
Non mi piaceva affatto, era un bulletto razzista, e poi ero appena uscita da quella che poteva definirsi una relazione finita male.
Mi ritrovai a camminare da sola, accorgendomi dopo un po' come lo sguardo di Fred bruciasse sulla mia pelle. Mi aveva sicuramente vista in compagnia di Draco, ma non mi importava di quello che poteva pensare. Lui aveva preso le sue decisioni e aveva fatto le sue scelte, era abbastanza grande da prendersi le sue responsabilità.
Sicuramente mi dispiaceva com'era andata a finire, ma preferisco stare da sola che con qualcuno di cui non posso più fidarmi.
Il piccolo stadio si ergeva enorme sulle mia testa facendomi rivolgere lo sguardo verso l'alto. Le tribune enormi erano addobbate dalle bandiere delle case e circondavano perfettamente il campo. Daphne ritornò al mio fianco e con Tracey dall'altra parte, salimmo sulla tribuna serpeverde. Da lì si vedeva perfettamente la partita, poiché strategicamente avevamo scelto quella al centro.
Era una bella giornata stranamente e Lee Jordan stava giá annunciando i giocatori di quel giorno. I grifondoro, che erano proprio di fronte a noi, schiamazzavano e gridavano mentre la loro squadra entrava in campo. Salirono in groppa alle scope e posizionandosi.
Noi serpeverde invece decidemmo di fare i buffoni quel giorno. La squadra, capitanata da Draco, si librò in aria facendo un giro completo del campo, tenendosi molto vicini agli spettatori, quando passarono davanti a me mi scompigliarono i capelli a causa del vento.
Un gruppetto di ragazze sedute sotto di me gridarono come delle galline mentre sul viso avevano dipinto il numero del biondo. Perché erano così euforiche?
Non avevo mai visto in realtà una vera partita, più che altro me ne stavo lì seduta a farmi gli affari miei, esultando per fare scena.
Anche Ron quel giorno avrebbe giocato, era la prima partita e si guardava intorno un tantino intimorito. Già immaginavo il ghigno sul volto di Draco mentre pensava a come metterlo in imbarazzo. Ma di sicuro non mi sarei mai aspettata quello che sarebbe successo dopo.
La pluffa venne lanciata in aria e il boccino liberato. I cacciatori, cioé Draco e Harry, cominciarono la loro ricerca, mentre la squadra segnava a destra e manca punti.
Capii a mio discapito perché quelle ragazzine urlassero in quel modo.
Draco era letteralmente tutt'uno con la scopa, era veloce e agile, sembrava una fottuta aquila.
Il mio sguardo rimase fisso su di lui, come faceva ad essere cosí bravo e allo stesso tempo così composto? Harry a differenza sua era più impacciato, si vedeva che il biondo aveva tanto allenamento dietro le spalle, ma nonostante questo se la combattevano alla pari tutti e due.
Dalle mie spalle, mentre Ron perdeva un'altra pluffa facendo segnare i serpeverde, partì un inno al dir poco imbarazzante.
«Perché Weasley è il nostro re, ogni due ne manca tre; Weasley è nato in un bidon, ha la testa nel pallon, così noi cantiam perché; perché Weasley è il nostro re.» tutti intorno a me cantavano quella canzone di scherno contro Ron.
Pansy Parkinson era la prima in fila a gridare con quella voce stridula. Daphne mi guardò mortificata e cominciò insieme a me a spintonare a destra e manca per farli smettere.
«È stato Malfoy, ci metto la mano sul fuoco.» strillai talmente tanto che lo vidi guardarmi con un sorrisetto sul volto.
«Ron non starli a sentire!» gridai. «Continua così!» mi affacciai pericolosamente alla ringhiera in legno che mi separava dal vuoto.
Il mio sguardo e quello di Hermione di incrociarono e prima che potessimo rendercene conto Harry aveva preso il boccino.
I serpeverde si zittirono immediatamente, mentre la tribuna dei grifondoro scoppiava in un grido di vittoria. Sia io che Daphne ci precipitammo giù, per correre da Blaise e Theo che stanchi si accasciavano per terra.
Troppo tardi probabilmente mi resi conto che Draco e i Weasley erano troppo vicini.
Arrivammo in campo giusto in tempo per sentire le parole che il primo rivolgeva ai tre ragazzi.
«Sapete.» cominciò acido. «Avrei voluto scrivere qualcosa anche su vostra madre, ma non trovavo una rima per grassa e brutta.»
Draco non fece in tempo a dire un'altra parola che Fred e Harry si scagliarono su di lui.
Volarono calci e pugni tra i tre ragazzi mentre Angelina teneva stretto George tra le braccia per tenerlo fermo.
«Harry smettila!» gridai avvicinandomi a lui e afferrandolo per le braccia. Scansai una gomitata dritta in faccia.
«Eve togliti dalle palle!» Fred mi spinse via mentre con il naso sanguinante si avventava ancora sul biondo che dolorante non riusciva neanche a mettersi in piedi.
Tenevo Harry stretto tra le braccia mentre violentemente lo spingevo via dai due e stupidamente mi interposi tra i due inginocchiandomi sull'erba dura.
« Basta Fred.» appoggiai le mani sul suo petto facendo forza e spingendolo via.
«Siete dei fottuti animali.» il rosso mi guardò addolcendo lo sguardo per poi guardare le mie ginocchia sanguinanti, i jeans mi si erano strappati, ma ora non era tempo di pensare a quello.
La professoressa arrivò come una furia. «Che vi é saltato in mente.» gridò e poi guardò Draco a terra.
«Zabini, Mckinnon, portatelo in infermeria.»
Mi avvicinai a lui, il sangue ormai scorreva sul suo viso mentre si manteneva le costole dolorante, si lamentava rumorosamente e solo dopo che io e Blaise facemmo passare le sue braccia sulle nostre spalle riuscì ad alzarsi.
Lo trascinammo verso l'infermeria, mentre mi sporcavo la felpa e le gambe cominciarono a farmi un male cane. Sentivo che ad ogni passo le due ferite si aprivano sempre di più, ma non mi lamentai.
«Che diavolo è successo?» Madama Chips lo fece accomodare sul primo lettino disponibile.
Mi accasciai sulla sedia guardando come le ginocchia erano sporche di sangue e terra, che visione disgustosa. «Questo farà un po' male.»
Prima che puntasse la bacchetta verso le costole di Draco disse. «Mckinnon stringigli la mano.»
Sbuffai e cercai la sua mano tra le coperte che ora stringeva con forza. Erano fredde ma più grandi di quanto avessi immaginato, lui l'afferrò e la strinse con la sua. Mi sentii arrossire sulle guance con quel contatto, cosa che passò immediatamente quando me la stritolò. Mugolai dolorante e lui allentò la presa.
Un gemito di dolore uscì dalle sue labbra mentre chiudeva gli occhi e spingeva la testa nel cuscino. «Cazzo.» sibilò senza farsi sentire.
«Deve restare a risposo.» gli disse tamponandogli il naso sanguinante. «Lo tenga d'occhio un secondo.» disse a me che annuii.
Respirava ancora pesantemente dal dolore ma aprì gli occhi guardandomi. «Metti qualcosa.» mormorò indicando con lo sguardo le mie ginocchia.
«Sta zitto, non sforzarti.» sbottai. «Sta volta te le hanno date di santa ragione.»
Lui sbuffò sistemandosi meglio. «É stato divertente.»
«É stato crudele.» ringhiai assottigliando lo sguardo.
«Forse.» chiuse ancora gli occhi e io mi appoggiai sullo schienale della sedia.
«Te le sei meritate.»
«Chissà quanto sei contenta di vedermi così.» sorrise.
«Dovrei esserlo!» sbottai guardando fuori alla finestra.
Sentii un pezzo di stoffa circondarmi le ferite. «Ferula.» mormorò per poi ritornare a stendersi. Guardai le ginocchia finalmente pulite e poi mi soffermai su di un particolare di cui non mi ero resa conto fino a quel momento.
Eravamo rimasti tutto il tempo con le mani intrecciate.
Salveeee, Buona Pasqua a tutte.
Come state? Spero bene.
Come vi é sembrato questo capitolo? Il rapporto tra Eve e Draco comincia a diventare più evidente.
Vi piace il loro rapporto?
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Ci vediamo domani con il prossimo capitolo, baci baci.❤️
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