Metà della tua anima;

30 Ottobre 1997

Cara Eveleen,
mi dispiace lasciarti andare, ma sappi che sono lí con te e questo è l'unico modo immaginabile per tenerti al sicuro, il signore oscuro stava cominciando ad insospettirsi, probabilmente il tuo odore sulla mia pelle era troppo evidente e forse il mio stato di felicità costante in questo periodo buio. So che con la tua famiglia nessuno ti farà del male come potrebbe accadere qui, ti chiedo di essere forte e di non perdere la fiducia in me, ci rivedremo presto e mi raccomando non avvicinarti ad Hogwarts o nel modo più assoluto qui, voglio vederti viva e lontana dal pericolo.
Io staró bene, Erik è lí con te, so che posso fidarmi di lui.
Sono certo che sarai intelligente abbastanza da capire che era meglio cosí.

Sei metà della mia anima.
Eterno amore, Draco.

Fissavo il soffitto ormai da ore.
Finestra aperta e profumo di mare che mi inonda le narici.
Zia Felicité sta preparando lo stufato, avverto da qui il rumore del mestolo che gira nel pentolone, ma la mia pancia non borbotta, non ho fame.

I miei occhi di vetro, fissi al soffitto, il cuore che batte piano e il respiro lento. Sembra quasi di stare in pace, immersa nelle tiepide mura della mia stanza di infanzia, tra le braccia stretto il libro di Draco e la sua collana che mi cinge il collo. Il suo odore impregnato nelle mie narici e i suoi occhi incastrati nei miei, il suo calore. Mi mancava come l'aria.

Stringo con forza la lettera nelle mani, le mie nocche diventano bianche, la rabbia mi invade, quella lettera d'addio mi spezzava il cuore, avrei fatto di tutto per tornare a vedere il suo viso, attraversare l'inferno per lui.

Tutto d'un tratto soffocco, annaspo in cerca di ossigeno e cado in un pianto silenzioso.
Perché non era venuto con me? Perché non aveva colto quell'occasione? Chi lo attendeva dietro la porta bianca pronto a fargli del male?

«Non puoi piangere per sempre.» Erik era fermo sullo stipite della porta, le braccia conserte mentre mi guardava compassionevole.

Lo guardai inviperita. «Chi ti ha detto che puoi entrare in camera mia?»

Sbuffò. «La cena è pronta, vieni a mangiare?»

Mi alzai e dopo essermi asciugata gli occhi con un fazzoletto, mi diressi verso la porta sorpassandolo. «Non entrare in camera mia.»

Scesi le scale velocemente ritrovandomi lo sguardo di tutti rivolto addosso, avevo qualcosa in faccia forse. «Sembri un fottuto cadavere.» mi derise George.

«E tu sembri Van Gogh.» sorrisi, l'unico uomo sulla faccia della terra in grado di farmi sorridere.

«Questo era davvero un colpo basso.» rispose Fred. Mi limitai a lanciargli un occhiata, non ero ancora completamente a mio agio, anzi lo detestavo ancora, ma in tempi come questi non potevamo prenderci il lusso di litigare per cose passate.

Zio Ernest era a capo tavola, circondato a destra e sinistra da Remus e Felpato, parlavano a voce bassa di qualcosa, mentre il primo continuava a toccarsi insistentemente la cicatrice sul volto.

Molly e Zia Felicité, accompagnate da Arthur, avevano il volto stanco, segnato dalla stanchezza ma non troppo da permettere agli altri di notarlo.

«Siediti qui Eve.» Ginny mi indicó la sedia alla sua destra, tra lei e Ninfadora, il pancione di quest'ultima era cresciuto il minimo per notarlo e il suo aspetto era raggiante come sempre.

Mi accomodai a fianco a loro lasciandomi scivolare sullo schienale rigido della sedia. Lo stufato si trovava già lí, bollente e invitante, ma come sempre non avevo assolutamente appetito.

Sei metà della mia anima, quelle cinque parole mi rimbombano nella mente, balzano da un angolo all'altro, mi stordiscono, mi annebbiano la vista. «Voglio tornare ad Hogwarts.» dico convinta. Draco mi diceva esplicitamente di stare alla larga dal castello e c'era un solo motivo, lui era lí.

Zio Sirius ride. «Perchè non ti metti direttamente una corda al collo allora?»

Zio Remus mi guarda, il suo viso è dolce, ma lo sguardo che mi riserva non era quello che mi sarei aspettata. Zia Felicitè non risponde, la faccia immersa nel piatto, so che non vuole affrontare l'argomento.

«E perché mai dovresti tornarci?» Chiede Zio Ernest con l'aria infastidita. «Per correre dietro a Malfoy.» risponde Erik senza guardarmi.

«Non metterlo in mezzo.» ringhiò. «Sarebbe dovuto essere qui ora.»

Ride. «Perché non c'è? L'amore è una cosa cosí insignificante persino per te Eveleen.»

Finalmente zia alza gli occhi dallo stufato. «E tu che ne sai di cos'è l'amore?»

Erik strabuzza gli occhi, quasi stupito che gli abbia rivolto la parola. «Preferisci che torni in quel luogo infestato da mangiamorte a morire o che si disperi per un altra settimana e poi si dimentichi di quel viziato?»

Le finestre sbattono tutte contemporaneamente, i vetri quasi si infrangono e le luci soffuse iniziano a lampeggiare a scatti. Un fischio sordo mi implode nelle orecchie facendomi male. Tutti si zittiscono ma Erik non smette di fissarmi, immobile, aspettando quasi che la casa esploda.

La mano di Ninfadora arriva sulla mia, l'afferra stretta e mi guarda. «Non dargli quello che vuole.» sussurra e il rumore cessa.

Rivolgo lo sguardo ai presenti aspettando che dicano qualcosa, ma è Ginny a prendere la parola. «Anche io voglio tornare, qui mi sento inutile.»

Molly la zittisce. «E cosa potresti mai fare lí? Trovare il modo per farti ammazzare?.»

«Siamo ricercarti come i babbani.» Continua Arthur.

«Non potete tenerci rinchiuse qui mentre fate spedizioni.» si alzò in piedi. «Voglio, anzi vogliamo combattere anche noi.» la guardai fiera e le sorrisi.

«Permetteteci di renderci utili, non ve ne pentirete.» affermai con voce decisa.

Zio Remus scosse la testa. «No.» tuonò sordo. «Non andrete da nessuna parte.»

«Marlene avrebbe voluto cosí.» non capisco immediatamente da chi arriva la voce. Tutti si voltano verso l'uomo, sorpresi che il nome di mia madre fosse uscito dalla sua bocca. Lo dice con dolcezza, flebile quasi non volesse che qualcuno lo sentisse.

Il suo sguardo si posa su di me, sembrava tremante, ma nell'immediato momento fu l'ultima cosa che notai prima di alzarmi.
«E tu che ne sai avrebbe voluto, nemmeno la conosci.» non mi guarda più.

Il silenzio invade la stanza, pronto ad essere colmato dalla voce degli altri che sicuramente avrebbero sostenuto quello che avevo appena detto. Non accade. Tutti restano in silenzio. Non mi guardano e un senso di malessere si instaura nel mio petto, perché non dicono nulla?
Guardo zio Sirius, gli occhi pieni di rabbia mentre stringe i pugni sul tavolo. Eccola lí, quella scintilla nel suo sguardo, come se fosse fuoco vivo nei suoi occhi.

«Non devi nemmeno dirlo il suo nome.» con uno scatto le sue mani vanno sulla bacchetta rigida e senza proferire parola scaraventa Erik dall'altra parte della stanza, cade con un tonfo e sbatte la schiena al muro.

Molly grida e si alza in piedi, ma viene fermata immediatamente da zia Felicité che le blocca il passaggio con il braccio teso. «Non è affar tuo Molly.» poi si rivolge a lui. «Hai perso il diritto di pronunciare quel nome anni fa.» sibila sprezzante.

Non capisco, perché mai non dovrebbe? «Conoscevi mia madre?» dico confusa fissando tutti gli altri.

Lui non parla, si alza dolorante e si mette in piedi appoggiandosi allo schienale della sedia difronte a lei. «Eve è meglio che vai in camera tua.» ora è zio Ernest a parlare. «Ginny va con lei.»

Lei annuisce, mi afferra il braccio spingendomi leggermente verso il piano superiore.
Decido di ignorarla e di risalire in camera mia, sbatto rumorosamente i piedi sul pavimento e la porta si chiude in un tonfo sordo appena entro.

Apro l'armadio, afferro i vestiti e li lancio sul letto. La borsa penso al volo, quella che mi ha regalato Hermione al mio sedicesimo compleanno, enorme e capiente grazie ad un incantesimo. Getto i vestiti lí dentro velocemente.

La porta si apre e Ginny entra richiudendola alle sue spalle. «Mi dispiace.» dici solo.

Rido. «Voi mi state nascondendo qualcosa e io mi sono stancata, sta notte vado ad Hogwarts.» dico mordendomi la lingua subito dopo, dannata bocca larga.

Lei si siede sul mio letto, si affaccia sul lato della finestra dove è solita dormire e afferra sotto il materasso uno zaino. «Io vengo con te.» dice poggiandoselo sulle gambe.

«È pericoloso.» dico soltanto continuando a riempire quella borsa. «Non posso assumermi la responsabilità, se ti succedesse qualcosa ne morirei.»

Assume un cipiglio sul volto. «La responsabilità? Non ho mica quattro anni, io vado, con o senza il tuo consenso.»

Sospiro. «Mi dispiace, non volevo darti ordini.» sono diventata zio Remus in due secondi. «So che vuoi dare una mano.»

«E so che tu vuoi trovare Draco.» si alza e mi stringe a se, mentre mantengo stretta tra le mani la sciarpa serpeverde. «Sta bene di certo Eve, lo troviamo insieme.»

La stringo a me lasciandole un bacio nel capelli al sapore di lavanda. «Partiamo sta notte.» dico solo staccandomi e continuando a frugare nel mio armadio.

«Abbiamo un piano?» chiede facendo lo stesso.

«Beh sono maggiorenne ora, posso smaterializzarmi senza troppi problemi, ti porto con me.» affermo sicura. «Ma non lo faremo qui, potrebbero accorgersene. Quando tutti dormono ci caliamo dalla finestra e ci allontaniamo, cosí non possono seguirci.»

«Ma non possiamo farlo nei pressi di Hogwarts.» mi ricorda, è tutto circondato da mangiamorte e dissennatori.

Mi siedo ai piedi del letto e rifletto attentamente. «Potremmo smaterializzarci ad Hogsmade.» dico in fretta. «Ma continuerebbe ad esserci il problema della guardia.»

Ginny si morde l'interno delle guance, mentre si stravacca sul letto, sento che il suo cervello sta ingranando qualcosa. Poi dice un nome. «Neville.» esclama. Non comprendo.

«Cosa diamine centra Neville?» le chiedo.

«Oh, tutto!»

«Avanti smettila di essere enigmatica.»

«Abbiamo bisogno di un camino.»

«Cosa ci devi fare con un camino?»

«Oh abbi un po' di fede!» esclama e mi trascina fuori dalla stanza.

Le voci sotto sono deboli ma stanno sicuramente discutendo, vorrei affacciarmi, ma Ginny mi tira verso la camera di zia Felicitè e zio Ernest, dove sul letto matrimoniale si trovano Mia e Clarke strette l'una all'altra stringendosi.

Lí c'è un camino. «Avanti accendi.» mi dice.

Tiro fuori la bacchetta dalla tasca e confusa la punto verso la legna. «Incendio.» il fuoco divampa immediatamente bruciandoci il viso. «Non è la mia bacchetta.» preciso immediatamente.

Ginny estrae la sua di bacchetta con un annesso foglio di pergamena, recita velocemente un incantesimo. «Tieniti.» mi dice prima che la testa cominci a vorticarmi velocemente, sembrava che qualcosa me la stesse spremendo con una forza inaudita. Chiudo gli occhi e se inizialmente avvertivo il freddo del pavimento sotto le mie ginocchia, ora avvertivo un leggero calore intorno al viso.

Apro gli occhi e non posso crederci, quella è la sala comune grifondoro. Mi volto a guardare Ginny e le fiamme le inondano il viso. Era lo stesso incantesimo usato da zio Sirius il quarto anno quando Harry era finito nel Torneo Tre Maghi.

«Neville.» grida Ginny.

Nessuna risposta.

«Neville.» cominciamo a gridare all'unisono. Gridiamo per minuti interminabili, probabilmente erano a cena.

«Non penso ci sent-» non termino la frase che un ragazzo alto, spalle larghe e barbetta sul viso scende velocemente le scale del dormitorio.

Neville? No non credo.

Si avvicina velocemente cadendo in ginocchio vicino al camino. «Non siete davvero voi.» dice con voce profonda. Per Salazar, è davvero Neville! Che diavolo aveva bevuto per diventare cosí?

«Si che siamo noi.» dice in fretta Ginny. «Non abbiamo molto tempo.»

Lui annuisce. «Come arriviamo vive ad Hogwarts?» chiedo ma lui strabuzza gli occhi. «Risparmiami la paternale, non ci farai cambiare idea.» dico velocemente.

Lui sospira rassegnato. «Hogsmade, cercate Albertforth, lui ha un passaggio per arrivare qui incolumi.» senza proferire un altra parola, dopo aver sentito cigolare lontanamente una porta, sposta la brace sul nostro viso e improvvisamente sento di nuovo le mie ginocchia sul pavimento di casa mia.

«Neville?» chiedo.

«Ha bevuto molto succo di zucca.» dice Ginny ridacchiando e alzandosi pronta ad uscire, io la seguo a ruota chiudendomi la porta alle spalle, non prima peró di aver lanciato un ultimo sguardo a quel letto.

So che tornare al castello significava perdere tutto, ma dovevo provarci. Sapevo che Draco mi aveva detto di non andare, ma non l'avrei lasciato lí da solo, dovevo andarci a tutti i costi.


Una volta appurato che arrivare ad Hogwarts non ci avrebbe ammazzate, decidemmo di aspettare che tutti andassero a dormire. Erano le due del mattino, era il momento perfetto. Ci calammo dalla finestra e con passo felpato aggirammo la casa, cercando di raggiungere la spiaggia.

«So che stai andando via.» ancora lui? «Non te lo impedirò Eve.»

Mi voltai verso di lui, quasi sul portico. «Non ne avresti il diritto.» dico fredda mentre Ginny si ferma dietro di me.

Lui ride amaro e abbassa lo sguardo. «Hai ragione, fai bene ad odiarmi.» si infila le mani in tasca. «Sono stato orribile, mi pento ogni giorno della mia vita di averti abbandonata.»

Scuoto la testa. «Abbandonata?» lo scruto bene. «Ma si può sapere chi ti credi di essere? È stato Draco ad assumerti, resta al tuo cazzo di posto.»

Poi una lacrima gli taglia il viso. «Ti prego non morire.» mi dice in un sussurrò. «Non posso perderti di nuovo.» ma io mi sono già voltata.

Il cervello mi sta esplodendo, cammino verso Ginny, le afferro le mani e mentre lui cade in ginocchio a pochi metri da me lo guardo ancora una volta.

Quegli occhi, quel viso spigoloso, quei capelli scuri, perché sei cosí familiare?
Tutto diventa chiaro non appena decido di smaterializzarmi, lo guardo ancora. «Papà.»

Il buio.






HOLAAA
lo so probabilmente nessuno si ricorderà di me, ma spero che questo capitolo vi sia piaciuto.

Come sempre lasciate un like o un commento, vi voglio bene, la vostra Arya.

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