Biscotti rinsecchiti;
16 Febbraio 1996
La luce che filtrava dalle finestre mi arrivò immediatamente agli occhi, costringendomi pigramente ad aprirli.
Un profumo mi inondò le narici e prima che potessi capire quale fosse due braccia mi tirarono in avanti.
Mi scontrai con il petto caldo e rilassato, alzai gli occhi e il volto di Draco era davanti a me. Gli occhi ancora chiusi e le labbra leggermente aperte, era calmo, non con la solita espressione corrucciata. Le familiari rughe che si formavano intorno alle sue sopracciglia quando si arrabbiava lasciavano ora spazio alla fronte liscia e pulita.
Mi incantai a guardare il volto angelico così da vicino. Arrossii quando tutti i ricordi della notte che avevamo appena passato riaffioravano dentro la mia mente. Lo sfarfallio nello stomaco che ormai accompagnava ogni mia giornata si fece ancora spazio in me.
Contro ogni aspettativa era stato dolce, cauto e delicato, ma il buio non mi aveva permesso di vedere bene quello che accadeva.Le labbra morbide mi avevano riempita di baci leggeri e i suoi occhi blu non si erano staccati neanche un singolo minuto dai miei.
Quegli stessi occhi ghiaccio ora mi stavano guardando. «Ciao Eve.» mormorò con voce roca facendomi sussultare.
Ingoiai rumorosamente. «Buongiorno Draco.»
Le sue labbra si allargarono in un sorriso furbo. «Vedo che non sei scappata mocciosetta.» ricadde con il viso nei cuscini.
Scossi la testa. «Ieri ci siamo baciati.» affermai quasi incredula nel sentire quelle parole uscire dalla mia bocca.
«Anche l'altro ieri, qualche problema?» chiese guardandomi male, ma allo stesso tempo afferrandomi saldamente e tirandomi verso di lui.
«Vorrei capire perché.» sussurrai confusa.
«Perché di cosa?» affondò il viso nei miei capelli mentre il mio veniva schiacciato contro il suo petto candido.
«Perché mi hai baciata?» chiesi un tantino spazientita.
«Perché ne avevo voglia. Ora zitta.» rispose facendomi sbuffare.
Mi scostai poco delicatamente mettendomi seduta. «Che ti prende?» chiese stropicciandosi un occhio.
«Smettila di far finta che quello che sia successo non é stato strano Malfoy.» sbottai irritata.
«Ritorniamo ai cognomi.» rise alzandosi anche lui. «Beh Mckinnon non ti sembrava strano sta notte no?» chiese duramente.
Arrossii. «Non cambiare discorso.» quasi balbettai.
Rise ancora. «Ora se non ti dispiace, vorrei dormire almeno un'altra ora, dato che è domenica mattina. Quindi se vuoi venire qui a dormire con me, il letto è grande.»
Presi un bel respiro. «Mi hai baciata perché ti piaccio?» inclinai la testa verso la sua direzione.
«E tu Eveleen? Mi hai baciato perché ti piaccio?» alzai le spalle.
«Non lo so.»
Lui afferrò il mio braccio e ancora una volta mi fece stendere con il capo su di lui. «Mi sa che dovremmo scoprirlo no, mocciosa?» annuii distrattamente.
Perché mi ero lasciata andare in quel modo, soprattutto con lui? Io e Draco ci siamo sempre odiati, fin dall'inizio? Cosa stava cambiando adesso?
Cosa avrebbero pensato tutti gli altri se avessero saputo...
Ma lui era stato così gentile, anche in quel momento, mentre lentamente passava le dita sulla mia schiena nuda. I baci che stanotte aveva lasciato sulla mia pelle e le sue braccia nelle quali mi ero addormentata.
E allora perché avevo così paura di questa cosa? Perché mi sembrava strana, irreale, che io Eveleen Mckinnon mi ritrovavo nuda ora nel letto di Draco Malfoy. Era da perderci letteralmente la testa.
Decisi che era meglio probabilmente andare via, dovevo pensare lucidamente e capire cosa stesse davvero accadendo nella mia testa.
«So che stai facendo frullare quel cervellino maledettamente.» ridacchiò. «Non c'è niente di male Eve, non stiamo infrangendo nessuna legge magica.»
«Ci siamo insultati fino a una settimana fa Draco.» borbottai.
«Sono d'accordo.» sospirò. «Ma in una settimana le cose cambiano.»
«Mi hai sempre descritta come uno sgorbio e ora finiamo a letto insieme, scusami se questa cosa mi puzza.» mi alzai.
«Cosa avrei dovuto dirti? Che non riuscivo a staccarti gli occhi di dosso?» si alzò anche lui controvoglia.
«Sarebbe stato gradito anche il silenzio.» sbottai afferrando la gonna e infilandola, in quel momento non ebbi neanche il tempo di accorgermi che indossavo solo l'intimo.
«Quindi dovevo guardarti e starmene zitto?» incrociò le braccia al petto, facendo risaltare tutte le vene che circondavano l'arto.
Smettila scema di una Mckinnon!
«Mi hai insultata per anni, mi hai fatto credere di essere dannatamente disgustosa.» quasi gridai.
«Non lo sei!» gridò anche lui. «Te lo dicendo ora.»
«Ora non ripara tutto, poi comodo dirlo dopo avermi portata a letto. Saprai di cosa ridere con i tuoi amici.» non sapevo perché stavo dicendo tutte quelle parole, ma forse un po' se le meritava.
«Non l'avrei detto a nessuno. E non azzardarti a dire le solite cazzate, del tipo che mi vergogno..-» lo bloccai.
«I primi anni a malapena mi parlavi, ti disgustavano i mezzosangue. E quindi io penso che mi pare e piace. E si Draco, non lo diresti perché ti vergogni di essere venuto a letto con me.»
«Perché tu l'avresti detto a qualcuno?» ghignò. «Te ne saresti andata per il castello a sventolare ai quattro venti che sei venuta a letto con me?»
«No.» ringhiai. «Mi si rivolterebbe contro addirittura la mia famiglia.»
«Fammi indovinare?» si batté una mano sul mento. «Perché la tua famiglia pensa che io sia un fottuto assassino vero? Me l'hai detto tu.»
«Io non penso niente di te.» abbassai il tono della voce. «Penso solo che sta notte abbiamo sbagliato e la cosa peggiore è che mi è piaciuto.»
Lui sorrise amaro. «Parlare con te è come stare in un labirinto. Volevo passare la giornata con te sai? Stare qui, fare colazione, parlare un po'. Ma invece in dieci minuti sei riuscita a rovinare tutto, persino la mia meritata tranquillità.»
Sospirai. «Tranquillo ora vado via.» infilai le scarpe.
«Si infatti togliti dal cazzo.» sbraitò entrando in bagno e sbattendo forte la porta.
Afferrai la sua felpa e la infilai, gliel'avrei riportata quando sarei arrivata in camera a cambiarmi. Ora dovevo cercare di non pensare a quello che era successo per nulla al mondo.
Non capisco come tu riesca a farlo così facilmente.» sbottò Ron incrociando le braccia mentre io mi smaterializzavo di qua e di là.
«Perché hai la testa troppo vuota.» gli dissi battendo una mano sulla sua nuca. «Devi pensare bene a dove vai a finire.» gli ricordai.
Il vista dei G.U.F.O il professor Silente aveva delimitato una sottospecie di linea magica nella quale potevamo smaterializzarci per imparare almeno le basi.
Io ero abbastanza brava, anche perché zio Ernest mi aveva fatto provare un paio di volte.
Non era troppo difficile, bastava chiudere gli occhi e visualizzare dove si voleva andare, anche se oggi l'unica cosa che vedevo davanti agli occhi era Draco.
Era come se sfogliassi un album dei ricordi e lo rivedevo dormire, russare, ammiccare verso di me. Scuotevo in continuazione la testa, come se questo avrebbe potuto scacciare via quei pensieri.
«Nemmeno Harry ci riesce.» il rosso lo indicò mentre l'altro continuava a fare tentativi.
«Ma io si!» commentò Hermione spuntando prima sul tetto della capanna diroccata e poi al mio fianco.
«Dovreste ascoltare Eve, voi due fannulloni!» li riprese Hagrid mentre batteva una mano sulla testa di Thor.
«Avanti Ronny!» lo schernì guadagnandomi un occhiataccia.
Per la ventesima volta in quella giornata il ragazzo cercò invano di smaterializzarsi, così come Harry che l'ultima volta aveva quasi smarrito un sopracciglio.
«Pausa?» propose quest'ultimo con il fiatone,portandosi le mani sulle ginocchia nel tentativo di reggersi.
Acconsentii immediatamente, ero stanca anche io come loro.
Entrammo nella piccola, ma accogliente capanna di Hagrid, dove ci offrì del the e qualche biscotto rinsecchito, ma bastava il pensiero. Il luogo era caldo, il camino restava praticamente acceso da quando arrivavamo a Settembre fino a Maggio. Era piena di cianfrusaglie, pentole che non servivano a niente e soprattutto animali.
Rispetto agli altri non avevo mai avuto un legame molto forte con Hagrid, ma lui mi aveva sempre trattata con estrema gentilezza e non potevo far altro che ricambiare. Mi aveva raccontato di conoscere la mamma, che era una ragazzina dispettosa e che faceva sempre rizzare i capelli a zia Lily, che poverina passava le sue giornate a rimediare all'una o l'altra delle sue stupidaggini.
Addentai un biscotto rischiando di fracassarmi i denti. «Certo Hagrid che sono un po' durini questi biscotti.» commentai mentre Ron ne sputava uno nella pianta di erbacce alla sua destra.
«Solo un po'.» mormorò Harry per poi farmi posto e permettermi di sedermi accanto a lui.
«Mia mamma li faceva così.»poi ne prese uno dalla scatola e dopo averlo addentato capì il perché della mia affermazione. «Forse hai ragione.»
Ridacchiai scuotendo la testa ritrovandomi gli occhi di Harry addosso, mi voltai a guardarlo «Ti sei innamorato di me?» chiesi avvicinandomi a lui.
In tutta risposta mi spinse leggermente sbuffando, amavo prenderlo in giro, diventò immediatamente tutto rosso.
Risi per poi afferrare il suo braccio e facendo passare il mio, lui mi sorrise «Stupida. No non mi sono innamorato di te, volevo chiederti come fai a smaterializzarti così velocemente.»
«Beh non è mica semplice.» Hagrid prese la parola «io avrei voluto imparare.» la tristezza nella sua voce mi fece male, non potevo pensare ad una vita senza la magia.
«Beh sei il custode di Hogwarts.» cercai di sdrammatizzare. «Tanti ucciderebbero per avere quest'opportunità.»
Gli altri tre accordarono. «Si ragazzi lo so, ma è dura a volte sapete. Mi sento addirittura peggio di Gazza.» si coprì la bocca. «Non devo parlare male dei miei colleghi.» scosse la testa.
«Di lui puoi dirne quante ti pare.» alzò le spalle Ron. «Lo detesto.»
«Che vi ha fatto mai di male quello lì? É solo un po' scorbutico.»
«Un po'?» dicemmo in coro per poi scoppiare a ridere.
Per un attimo dimenticai Draco, la guerra imminente e tutto il resto. Mi concentrai sulle risate dei miei amici e sulle mie. La leggerezza che aleggiava nella stanza mi placò di poco l'ansia terrificante che mi pressava sul petto.
Sentivo che qualcosa stava cambiando, che io stavo cambiando.
Era un pensiero stupido, ma forse la paura mi stava lasciando andare e forse era ora che smettessi di farle prendere il controllo su di me. Appoggiai la testa sulla spalla di Harry, che con l'amore di chi ti capisce fino in fondo, appoggiò anche la sua. Ma qualcosa mi mancava in quell'attimo, qualcosa di essenziale.
Mi mancavano due mani piene di anelli e due occhi color ghiaccio a guardarmi.
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