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━━━━━━━━━ 𝒂 𝒘𝒂𝒊𝒕𝒊𝒏𝒈 𝒈𝒂𝒎𝒆
𝒂𝒄𝒕 𝒐𝒏𝒆 // 𝒔𝒆𝒂𝒔𝒐𝒏 𝒔𝒊𝒙
〔 capitolo dieci . . . . the vampire diares〕
༄ // ❝ baby steps ❞
Molly era incazzata.
Una musica tranquilla risuonava in cucina mentre Kai si sedeva di fronte a lei e mangiava la cena che aveva preparato. Prendendo felicemente un morso di bistecca, inarcò le sopracciglia come per chiederle cosa c'era che non andava mentre la bruna lo fissava, facendo respiri profondi nel tentativo di mantenere la calma.
Molly strinse la mascella. "Mi hai umiliato." disse. "Non c'è nessuno qui. Nessuno ha visto." lui scrollò le spalle. "Possiamo fare quello che vogliamo."
"Ma c'è comunque in gioco la mia dignità." la Denver si sporse in avanti e aggrottò la fronte. "Vedi, questi sono i vantaggi dell'essere amica di un sociopatico. Non mi interessa davvero cos'è successo prima." Kai sorrise. "Anche se è stato incredibilmente appagante."
La bruna ignorò il suo commento. "Amica? Pensi che io sia tua amica?" chiese severamente. "Amante?" ribatté Kai, sapendo che avrebbe ottenuto una reazione dalla ragazza ━ e aveva ragione.
Molly afferrò il piatto di fronte a lei e glielo lanciò in testa senza esitazione. Kai si abbassò sulla sedia in tempo e il piatto si schiantò contro il muro dietro di lui. "O-okay." il sifone sospirò e posò la forchetta mentre Molly si alzava in piedi arrabbiata, facendo cadere la sua sedia per terra.
"Dove stai andando?" chiese Kai con impazienza mentre la seguiva fuori dalla cucina. La bruna lo ignorò e afferrò una giacca dall'attaccapanni accanto alla porta d'ingresso. Guardando fuori dalla finestra notò che l'unica fonte di luce era il lampione in fondo alla strada, ma una volta arrivata in città sarebbe stato più facile vedere nella notte.
Molly aprì la porta e, mentre stava per uscire, Kai le afferrò il braccio. "Rispondimi." le ordinò, alzando le sopracciglia. "Fottiti." rispose la bruna, avvicinandosi alla sua faccia. Il sifone serrò la mascella mentre incominciava ad arrabbiarsi, spingendo Molly contro lo stipite della porta e bloccandola con l'avambraccio.
"Non credo che tu mi abbia sentito prima." disse Kai a bassa voce. "Io posso... e vorrei... ucciderti." le sue labbra si contrassero in un sorriso sinistro. "Quindi ti consiglio... di non farmi incazzare." alzò le sopracciglia. "E in questo momento stai camminando su una linea sottile."
Molly non poteva più stare zitta e buona per la paura, quindi si sporse in avanti e lo spinse con forza contro il lato opposto della porta, gli artigli spuntarono fuori dalle sue unghie e i suoi occhi scintillarono di giallo.
"Con o senza magia, sono più forte di te." la bruna ringhiò. "No, non puoi morire qui, ma non illuderti pensando che non passerò il resto della mia eternità a farti a pezzi ogni volta che ne ho l'occasione." disse, a pochi centimetri dalla sua faccia. "Quindi, mi lasci andare a prendere del bourbon a casa di Damon, o devi rompermi i coglioni?"
Non era arrabbiata perché Kai l'aveva umiliata al lago, ma per tutto. Perché era rimasta bloccata nel mondo prigione e invece Damon e Bonnie erano riusciti ad andarsene, perché probabilmente non la stavano cercando, perché l'unica persona che l'aspettava a casa era il suo gatto e perché per tutta la sua vita era stata guidata dalla paura.
Il sifone respirò pesantemente, senza rispondere, e quindi Molly decise di allontanarsi da lui, precipitandosi fuori dalla casa senza dire un'altra parola.
. . .
Era passata almeno un'ora da quando Molly se n'era andata. Kai stava cercando di rimettere insieme l'ascendente ma non riusciva a concentrarsi, continuava a pensare a lei. Così si arrese e la andò a cercare a casa dei Salvatore.
Quando arrivò, sentì della musica ad alto volume provenire dall'interno. Strinse la mascella ed esaminò le finestre della casa per capire se riusciva a vederla. Era andato lì solamente per assicurarsi che fosse ancora viva, ma quando non la vide, dovette entrare.
La porta d'ingresso era aperta e, mentre si avvicinava, la musica si fece più forte mentre osservava il casino che aveva combinato la bruna. C'erano vetri rotti ovunque e degli oggetti erano stati buttati giù dagli scaffali.
Kai fece un passo avanti e il vetro scricchiolò sotto i suoi stivali mentre camminava lentamente. Le assi di legno avevano segni di artigli dappertutto, e Kai iniziò a temere che Molly si fosse trasformata.
Delle pagine coprivano il pavimento del corridoio. Il sifone si chinò per vedere che erano stati strappati dai libri della biblioteca, procedendo poi lungo il corridoio. Tuttavia si bloccò al suono di qualcosa che si rompeva nel soggiorno, voltandosi in quella direzione. La musica si fece più forte e quando svoltò l'angolo trovò Molly che beveva quella che sembrava una vecchia bottiglia di whisky.
Kai emise un sospiro impaziente e si appoggiò all'angolo mentre la bruna ballava al ritmo della musica. Fece un debole sorriso e continuò ad osservala finché la Denver non si rese conto della sua presenza.
"Ti stai divertendo?" chiese Kai, alzando il mento. Molly lo ignorò e alzò il volume della musica, avvicinando la bottiglia alle labbra mentre gli passava accanto ed entrava in cucina.
Il sifone si lasciò sfuggire una smorfia prima di seguirla in cucina, entrando nella stanza mentre Molly che gli puntava una pistola contro. Lui fece un passo indietro, ma lei fece un passo avanti.
"Metti giù la pistola, Molly." Kai fece un respiro profondo. "Ti farai solo del male." la Denver si lasciò sfuggire una risata mentre agitava di nuovo la pistola verso di lui. "Non mi farò più spaventare da te" deglutì rumorosamente e un po' del contenuto della bottiglia di whisky si rovesciò mentre gesticolava drammaticamente.
"Ah si?" Kai alzò le sopracciglia. "Cosa hai intenzione di fare? Spararmi, e poi quando tornerò in vita, spararmi di nuovo?" la bruna serrò la mascella e poi lasciò cadere la bottiglia. Kai fece un salto indietro osservando il vetro in frantumi sul pavimento.
Molly si portò la pistola alla tempia, respirando affannosamente e gli occhi di Kai si spalancarono. "Metti giù quella fottuta pistola, Molly." disse, camminando lentamente verso di lei.
"Come mai?" la Denver alzò le spalle, lasciandosi sfuggire una smorfia. "Non c'è nessuno qui... possiamo fare quello che vogliamo, ricordi?" deglutì. "Ci ho già provato in passato e preferisco farlo da sola piuttosto che mi uccida tu."
Kai elaborò le sue parole e per un secondo giurò di aver sentito qualcosa, qualcosa di non familiare. Un'emozione. "Molly sei ubriaca, non stai ragionando." mormorò alzando le sopracciglia, non essendo sicuro su come affrontare la situazione.
Il sifone tese le mani in avanti mentre si avvicinava lentamente a lei. "E quindi?" la bocca di Molly si contrasse in una linea armando la pistola e quel rapido movimento mandò Kai nel panico.
"Molly! Dammi quella fottuta pistola!" le urlo mentre la sua faccia diventava rossa. "Se no?!" urlò la bruna di rimando, cominciando a piangere istericamente. "Mettila giù!" gridò di nuovo Kai "Mettila giù!"
Le cose andarono al rallentatore. Kai stava urlando e la musica si era fermata. Molly poteva solo sentire il suo respiro. Le sue mani tremavano e la gola le faceva male per il pianto. E non voleva farlo, ma il suo dito sfiorò il grilletto, e questo fece balzare Kai verso di lei.
Il tempo tornò alla normalità e il giovane Parker le afferrò il braccio, strappandole la pistola dalle mani e mettendola rapidamente sul bancone, voltandosi poi verso la Denver. La ragazza stava fissando il terreno mentre tremava in modo incontrollabile, inconsapevole delle sue azioni.
Kai respirò pesantemente, in piedi di fronte a lei. E per la prima volta in vent'anni ━ voleva piangere. Non poteva, ma voleva. Sentì una strana sensazione in gola, come se stesse bruciando. E senza pensarci, prese la bruna tra le braccia, stringendola forte.
Molly non esitò a ricambiare l'abbraccio, seppellendo la testa nel suo collo e iniziando a singhiozzare in modo incontrollabile. Kai le portò la mano dietro la testa e la tenne semplicemente mentre piangeva.
Per un secondo, la bruna pensò che l'abbraccio di Kai era tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento perché era il primo abbraccio che la fece sentire desiderata, amata.
Lui le aveva fatto questo, l'aveva fatta sentire notata ━ e le piaceva, le piaceva molto quella sensazione.
Ma poi si ricordò chi era e cos'aveva fatto.
Molly lo allontanò da sé e gli passò accanto, asciugandosi le lacrime e rimboccandosi le maniche mentre vagava per il soggiorno. Kai restò in cucina da solo per un secondo, chiudendo gli occhi e facendo un respiro profondo.
'Piccoli passi' pensò 'stai migliorando.'
Poi si voltò e seguì la bruna in soggiorno, che camminava barcollando, e si chiese quanto aveva bevuto in solo un'ora. "Stai bene?" chiese Kai mentre la guardava afferrare un'altra bottiglia dal tavolino. Lei lo prese in giro. "Non comportarti come se ti importasse."
Il sifone strinse la mascella. Voleva che gli importasse, ma lui non era fatto così. "Forse dovresti rallentare." fece un gesto verso il bicchiere che aveva in mano la Denver. "Forse dovresti andare a farti fottere." ribatté Molly, sbiascicando.
"Gesù cristo, Kai." sbuffò agitando le braccia. "Sto bene. È stata solamente un'altra piccola svista nella storia della mia vita." disse con orgoglio.
Un'altra.
"Solo perché a me non importa non vuol dire che non dovrebbe importare anche a te." disse. "Sai, mi ricordo ancora come si provano i sentimenti" Molly aggrottò la fronte. "Non hai idea di cosa provo." disse e si asciugò le labbra con la parte posteriore del braccio dopo aver bevuto un altro po'.
"Ne sei così sicura?" chiese Kai, inarcando le sopracciglia. "Pensi che non abbia mai cercato di uccidermi? Prima di essere stato chiuso qui?" Molly non rispose. "Ho preso venti dei miei antidepressivi una notte. Apparentemente non erano abbastanza per uccidere un ragazzo di diciannove anni. Non erano nemmeno abbastanza per convincere i miei genitori a mandarmi all'ospedale." confessò, mentre la Denver si mordeva l'interno della guancia, ascoltandolo attentamente.
"Però so anche che l'ultima cosa che devi fare è ubriacarti." Molly deglutì e poi fece un respiro profondo. "Va bene." alzò le spalle e smise di bere.
"Andiamo a casa." ordinò, essendo ancora un po' incerto, non sapendo cos'altro l'avrebbe potuta far crollare di nuovo ━ non gli piaceva occuparsene. Non sapeva come gestire le proprie emozioni, figuriamoci quelle di qualcun altro. "Va bene?" la bruna alzò di nuovo le spalle prima di uscire dalla porta principale, senza aspettare il sifone.
Alla fine la raggiunse, osservandola mentre la Denver camminava sul bordo del marciapiede con le braccia tese nel tentativo di tenersi in equilibrio. Kai la guardò confuso, cercando di capire cosa le passasse per il cervello.
"Oh merda." borbottò Molly tra sé e sé mentre il suo stomaco iniziava a gorgogliare. Correndo verso il cortile della casa di qualcuno, si chinò rapidamente e vomitò nell'erba. Kai la guardò disgustato prima che la bruna si alzasse e si asciugasse la bocca, iniziando a ridacchiare.
"Ew." mormorò, guardando Kai prima di riprende il cammino verso casa.
. . .
Molly aprì la porta d'ingresso, quasi cadendo per terra prima di appendersi alla maniglia. "Facciamo dei margarita!" sorrise voltandosi verso Kai. "Sai come fare..."
"No." la interruppe il sifone, afferrandole delicatamente il braccio e indirizzandola verso le scale. "Adesso vai a letto.
"Faccio quello che voglio" farfugliò lei in risposta. "Puttana." Kai alzò le sopracciglia, sentendo il nomignolo con cui l'aveva chiamato la Denver. "Bene." nascose il suo sorriso. "Dai, andiamo su." la guidò su per le scale come se fosse un cerbiatto che stava imparando a camminare.
Molly fece cadere una foto dal muro mentre lo usava per mantenere l'equilibrio. "So che a volte dici cose tipo-" Molly si fermò, facendo un rutto silenzioso. "cioè tipo minacce di morte e cose del genere- che tipo- capisco perfettamente." iniziò. "Cioè, sei un sociopatico- ma tipo- se tu non lo fossi, ti avrei già scopato." aggiunse mentre Kai la spingeva gentilmente nella sua stanza.
"L'avevo già capito, ma grazie comunque." disse, accendendo le luci. "Oh, siamo a casa!" gridò Molly, lasciandosi cadere sul letto. Kai la prese in giro mentre la guardava leggermente confuso. Come poteva vivere così tante emozioni in così poco tempo. Paura, rabbia, tristezza, felicità.
Non sapeva cosa fare con lei, così si appoggiò allo stipite della porta ed emise un gemito. "Puoi... andare a letto?" chiese, massaggiandosi le tempie. Molly non rispose, facendo uno sbadiglio. Kai pensò di chiudere la porta e andare a letto, ma non poteva lasciarla lì così.
Il sifone sospirò e si avvicinò, sedendosi sul letto accanto a lei. "Ora ti tolgo le scarpe, okay?" disse, non volendo che lei si spaventasse al suo tocco ━ ma non ottenne risposta. Tuttavia lo fece comunque, slacciandole scarpe da ginnastica bianche e gettandole a terra.
Poi guardò i suoi jeans, rabbrividendo al pensiero di dormire vestito così, ma togliere i pantaloni a una ragazza quasi svenuta avrebbe superato un po' i limiti. Invece decise di toglierle la grande giacca a vento, facendola ridere sommessamente.
La ricoprì con la coperta e ammirò il suo viso addormentato.
Aveva una lentiggine scura sul lato destro del mento e una sotto il suo occhio. Le guance erano naturalmente rosee e il suo labbro superiore era stranamente più grande di quello inferiore. Ma era tutto perfetto su di lei, tutto funzionava alla perfezione.
Poi pensò a come sarebbe stato se avesse afferrato il cuscino accanto a lei e l'avesse soffocata. Come sarebbe stato sentirla afferrare le sue braccia e graffiare per liberarsi. O se avesse reagito, dato che era mezza addormentata.
I suoi occhi indugiarono troppo a lungo sul cuscino accanto a lei, prima che un lieve gemito sfuggisse dalle labbra di Molly, riportandolo alla realtà. Si voltò e si diresse verso la porta prima che la sua mente potesse fare qualcosa di sbagliato. Spense la luce e iniziò a chiudere la porta quando lei parlò di nuovo.
"Kai?" sussurrò la Denver, facendo bloccare il sifone, aspettando che lei continuasse la frase. "Puoi... puoi restare qui con me?"
Kai rimase sulla soglia della porta per un momento, esitante, contemplando se sarebbe riuscito o meno a controllare i suoi impulsi. Ma poi chiuse la porta e si voltò, avvicinandosi lentamente al lato libero del letto.
Si tolse le scarpe da ginnastica e si sdraiò sul letto accanto a lei, sopra le coperte. Il suo respiro era affannato e il cuore gli batteva forte mentre fissava il soffitto buio. "Sono felice che tu non ti sia sparata in testa." disse piano dopo un lungo momento di silenzio.
Ma non ottenne risposta, perché Molly stava già dormendo.
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@ -𝒏𝒙𝒑𝒕𝒗𝒏
𝒘𝒐𝒓𝒅 𝒄𝒐𝒖𝒏𝒕 // 2406
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