VI. A dream



╭──────╯ ⁰⁶, STARS.
VOLUME ONE ▅▅▅
A DREAM




IL RICCIO SI SVEGLIÒ DI SOPRASSALTO, con il viso occupato dalle gocce di sudore che a poco a poco ricadevano. Con gli occhi a dir poco sgranati, si guardava intorno cercando di mettere a fuoco dove si trovasse, e cosa fosse appena successo.

Intanto la sveglia continuava ad emettere quel fastidioso rumore, ma quella era l'ultima cosa di cui si preoccupava in quel momento. Il suo respiro era irregolare, e il suo petto continuava ad alzarsi in sincronia con i respiri, tutto un sogno?

Si alzò poi lentamente dal letto, e si incamminò in cucina. Erano solo le 7 di mattina e fuori continuavano a cadere piccoli fiocchi di neve candidi. Era dicembre, quindi optò per una cioccolata calda. Mentre quel cioccolato caldo riscaldava il suo palato, Keiji non poteva fare a meno di pensare al sogno che avesse appena fatto, perché sì, era tutto un sogno.

Si sentì sprofondare, quando giunse alla conclusione che quel ragazzo di cui si era follemente innamorato non esistesse, che fosse stato tutto frutto della sua immaginazione. I suoi occhi si inumidirono, mentre si poggiava a quel piccolo bancone nella sua cucina;

sospirò deluso e poggiò la tazza di cioccolata calda, prendendo il telefono.

Scorrendo tra le chat, si imbatté in quella di classe -o meglio- quella con i suoi tre migliori amici: Shoyo, Tooru e Kozume. "257 messaggi" di prima mattina non erano il massimo, ma ormai si era abituato a riceverne anche di più.

"Avete sentito? Ci sarà un ragazzo nuovo in classe, e se é un super figo!? Meglio che mi prepari"

"Tooru, ma tu pensi solo ai ragazzi?"

"COSA!? UN RAGAZZO NUOVO!? interessante!"

"Anche tu ora, Shoyo..?"

"Keijii~ ma ancora non ti svegli?"

"Fallo dormire, sta sempre con la testa sui libri!"

Posò il telefono, e andò a prepararsi per un'altra giornata di scuola. Era ancora assonnato, e non notò i messaggi sul ragazzo nuovo.

Individuò un maglione beige a collo alto, e dei pantaloni con gamba svasata scuri. Non era un ragazzo a cui piaceva vestirsi alla moda come le ragazze, solo gli faceva piacere indossare ciò che lo faceva stare comodo.

Il ragazzo alloggiava nel suo stesso college, come molti altri ragazzi e suoi amici. Le stanze erano una accanto all'altra, in diversi piani; lui era nella 285, e si trovava abbastanza bene da solo -senza contare alcuni ragazzi che facevano casino fuori dalla sua stanza alcune volte- senza un compagno di stanza, stava bene in solitudine.

Prese i libri dalla sua camera e a passo veloce andò in classe, dove lo aspettavano già i tre che chiacchieravano animatamente. Si avvicinò silenzioso facendo prendere un colpo ad Oikawa e facendo scoppiare a ridere il mandarino; era ancora con la testa tra le nuvole, e quasi il cuore a pezzi, si sentiva vuoto ora che si era accorto che la vita era davvero stronza a volte.

«Ma ti sembra il modo di arrivare, facendomi prendere 4 infarti consecutivamente!?» il castano era ancora li che si teneva il petto per lo spavento, mentre Keiji scrollava le spalle. Nel frattempo la classe si era riempita, dando spazio ad altri chiacchierii o schiamazzi. Fecero la loro entrata anche quei ragazzi "popolari" che il riccio non ebbe mai la possibilità di conoscere a fondo, fino al secondo anno. I loro nomi erano Tetsuro, Hajime e Tobio, e di fatto ci provavano sempre con i suoi amici.

Infine entrò il professore, e cominciò la lezione di italiano. C'era qualcosa di più noioso del dover ascoltare un professore di italiano? Per niente. Prese il suo album da disegno ed iniziò a buttare giù qualche idea, prendendo spunto da quadri astratti ben tenuti in mente, o frasi. Non sapeva di preciso perché e quando avesse iniziato a disegnare, sapeva solo che gli conferiva una grande calma, e lo isolava dal mondo reale.

Ritornò alla realtà solo quando vide un'ombra dinanzi al suo banco, questa non ci voleva. Il professore lo fissava infuriato, mentre con lo sguardo lo incitava a recarsi in presidenza. Un po' spaesato prese l'album, e tenendolo stretto a se uscì dalla classe, con lo sguardo sospettoso di Kozume puntato sulla sua figura.

Aspettò alcuni minuti prima di entrare, bussò e il preside lo accolse con il suo sguardo perennemente serio e distaccato. Vi era anche un'altro ragazzo in quello studio -molto più robusto di lui- girato di spalle. Solo quando l'uomo fece il nome del riccio, l'altro si girò. In quel momento Akaashi pensò di stare cadendo.

Quando si accorse di starlo fissando, distolse lo sguardo e salutò il preside cordialmente sedendosi. Non ci poteva credere, era lui? E se fosse ancora un'altro sogno? Tutto si fece confuso, quando sentì un dito picchiettare sul suo braccio. Portò lo sguardo ancora una volta al ragazzo, e poi all'uomo che lo guardava spazientito.

«O-oh si, il professore di italiano mi ha mandato qui perché..non ero stato attento alla lezione.» strinse ancora un po' l'album al suo petto e abbassò il capo, pronto alla sfuriata del preside.
Si pose una mano sulla sua spalla, e un sorriso innondò la sua visuale.
«Avanti, é solo un vecchio, non devi prendere seriamente ciò che ti dice. Fai quello che ti piace!» senza farsi sentire, indicò l'album da disegno.

Il suo cuore pareva essersi messo a soqquadro, in quel momento. Lui, i suoi occhi, il suo sorriso, erano li a qualche centimetro da lui: si sentiva in un certo senso sollevato da un grande peso.













MIRIAM SPEAKS !
finale inaspettato, forse 
(⁄  ⁄ •⁄- ⁄• ⁄  ⁄ ) ;BEH, mi sono
risparmiata qualche colpo
in testa da parte vostra forse.
vi amo mwahmwah

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