prima prova - 𝑓𝑎𝑛𝑓𝑖𝑐𝑡𝑖𝑜𝑛

***

Camminavo nella neve riflettendo sul fatto che non so chi sono.
Certo, il mio nome è sempre Hanne Brum, ragazza fjerdiana cresciuta nei boschi e disapprovata dalla maggior parte delle donne, ma nella realtà, all'interno di quella figura mingherlina dai capelli ramati, non so chi ci sia veramente. Forse una ribelle, come quelle narrate all'interno dei libri proibiti che andavo a leggere di nascosto durante le riunioni di mio padre. O magari, come dicono tutti, solo una ragazza che cerca di attirare l'attenzione su di sė. In ogni caso, qualunque tipo di persona io sia, non sarò mai la tipica donna di Fjerda, quieta e accondiscendente, che tutti vorrebbero. Non che non ci abbia provato: mia madre ha perso anni e anni a cercare di istruirmi come si deve, ma non ci è mai veramente riuscita. Ormai credo che stiano pensando di mandarmi nel convento dedicato a Djel vicino alla cittadina di Gäfvalle. Uno tra i pochi che accolgono ragazze ribelli per cercare di riportarle sulla retta via prima del matrimonio e l'unico che si trova a pochi chilometri dalla nostra casa.
Continuando a pensare alla mia futura sorte non mi accorsi di essere arrivata al limitare del bosco, dal lato opposto rispetto a dove ero partita. A risvegliarmi dalla mia riflessioni furono le voci di due uomini: parevano parecchio ubriachi, anche se non riuscivo a capire chiaramente cosa dicessero. Urlavano e ridevano, fino a che, all'improvviso, non riuscii più a sentirli. Decisi di avvicinarmi a vedere, incuriosita e intimorita allo stesso tempo. Pur non avendo capito la precisa collocazione dei due continuai a camminare in allerta, pronta a qualsiasi cosa. Dopo qualche minuto iniziai a percepire dei respiri affannosi a qualche metro da me, dietro ad un mucchio di neve che non mi permetteva di dare un'occhiata dall'altra parte, se non girandoci intorno. Mi accucciai, ricordando i metodi che mi aveva insegnato mio padre per non farmi percepire dalle prede prima di ucciderle. Mi riparai dietro un albero e tirai fuori il coltello che portavo sempre con me in caso di emergenza. Mi avvicinai ancora e intravidi una gamba spuntare da dietro il mucchio. Pensai al peggio. Notai che la gamba si era mossa e non era più in vista. Al contempo mi avvicinavo sempre di più, finché non vidi i due uomini. Erano, in realtà, poco più che ventenni e, a giudicare dall'abbigliamento, due druskelle. Si stavano scambiando un bacio appassionato. Subito indietreggiai per la sorpresa e per sbaglio colpii il tronco dell'albero, facendo cadere un'abbondante quantità di neve per terra. Sentii un movimento affrettato provenire dai due ragazzi, probabilmente mi avevano sentito. Uno dei due, quello più sobrio, avanzò di qualche passo barcollando verso di me con un'aria minacciosa che però sospettavo coprisse il terrore che provava in quel momento. Capii al volo la situazione avendo sentito i pettegolezzi che a volte giravano e avendo visto ragazzi e ragazze finire impiccati. Capii anche che, se non avessi dimostrato loro che non avevano di che preoccuparsi con me, mi avrebbero uccisa. L'omicidio, da quelle parti, veniva punito con molto meno, nei rari casi in cui veniva realmente punito.
Seguendo l'istinto mi inginocchiai per terra e feci finta di aver perso qualcosa e di non aver visto il ragazzo, sperando con tutta me stessa che il mio stratagemma funzionasse.
<< Ragazzina, cosa stai facendo qui? >> mi chiese lui portando la mano alla cintola, probabilmente verso un'arma che io, da quella posizione, non riuscivo a vedere.
Subito sussultai e rivolsi la testa verso di lui, prestando bene attenzione a non guardarlo direttamente.
<< Io- >> cercai di controllare la mia voce e di inventarmi qualcosa alla svelta. << mi sono persa. Stavo facendo una passeggiata con mio fratello, quando, ad un certo punto, non l'ho più sentito vicino a me. L'ho chiamato, ma non mi rispondeva. >>
<< Innanzitutto dimmi come ti chiami. Hai provato a cercarlo in giro? >>
Sicuramente non potevo dirgli il mio vero nome. Tutti conoscevano mio padre, generale noto per il suo odio verso chiunque fosse diverso da lui.
<< Nial Lefeji >> risposi, ricordandomi una mia vecchia compagna di scuola. << e avrei voluto cercarlo, davvero, ma non so se l'ha notato, sono cieca. Ma la prego, mi aiuti a trovare un bastone e la via per tornare a casa. Una volta lì mi basterà chiedere a mio padre di andarlo a cercare. >>
Probabilmente, fosse stato sobrio, non se la sarebbe bevuta. Avrebbe notato le mie pupille ingrossarsi e rimpicciolirsi, avrebbe notato come il mio sguardo scappava al mio controllo e, sicuramente, avrebbe notato che ero la figlia del suo capo, tanto temuto quanto ammirato dai suoi fedeli druskelle.
<< Certamente >> borbottò il ragazzo, prima di chiamare l'amante e rassicurarlo a bassa voce.
Trovò quasi subito un bastone adeguato alla mia altezza e mi accompagnò per qualche metro in direzione del villaggio. Mi disse di proseguire dritto per quella strada e di fare attenzione, nulla di più. Si vedeva che quello era l'unico momento e luogo in cui potesse avere un po' di privacy, se così non fosse stato probabilmente mi avrebbe accompagnata fino a sotto la porta di casa o sarebbe andato lui stesso a cercare il mio presunto fratello.
Iniziai a camminare lentamente, finché i due non furono più visibili. A quel punto mi misi a correre sempre più veloce, la scarica di adrenalina si stava velocemente esaurendo ora. Una volta sfinita e senza fiato mi accasciai per terra ripensando a ciò che avevo visto e rischiato, ma anche a come dovevano essersi sentiti loro.
Magari, una volta che saranno sobri e aspetteranno di addormentarsi, sdraiati sui letti del dormitorio, circondati dai respiri regolari dei loro compagni, realizzeranno. Realizzeranno che la ragazza cieca che aveva interrotto il loro momento non era Nial Lefeji, morta annegata nel fiume circa cinque anni prima. Era Hanne Brum, la ribelle figlia del loro generale, con una vista perfetta e senza nessun fratello. Probabilmente vivranno nel terrore che abbia riferito a mio padre. Ma, dopo qualche giorno, senza notare particolari cambiamenti nel loro stile di vita, capiranno che non ho mai avuto intenzione di dire nulla e continueranno con la loro vita. Forse verranno scoperti, o forse riusciranno a cavarsela, ma in quel momento non mi importava: l'unica cosa importante era il tepore della giacca avvolta intorno al mio corpo e le mie palpebre che si abbassavano lentamente. Mi addormentai lì dov'ero, ed ebbi un sonno senza sogni.

***

~ informazioni generali ~

personaggio: Hanne Brum

libro di appartenenza: King of Scars, Rule of Wolves

ambientazione: prima delle vicende narrate all'interno dei libri

numero di parole totali: 1064

commento: onestamente non sono affatto brava a scrivere Fanfiction per cui ho seguito la prima idea che mi è venuta in mente e l'ho un po' sviluppata. e nulla spero non vi faccia del tutto schifo ^^

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