7| 𝑹𝒖𝒏


Where crows lay

Chapter six

I'm not half the man I used to be, There's a shadow hanging over me

Le prima luci del giorno iniziavano ad illuminare la stanza del teatro, lo spesso tendone verde dietro il quale si erano nascosti i ragazzi lasciava filtrare qualche accenno di luce mentre dalle finestre sulla parete opposta trapelava una lieve frenesia. Proprio allora Parigi iniziava a svegliarsi, molti si erano alzati già da un pezzo per dirigersi a lavoro e il rumore delle ruote sulle mattonelle che coprivano la strada davanti al teatro aveva riempite le vie intorno. Ora uscivano dalle case donne e bambini vestiti e pettinati con cura, passeggiando tra le vie che circondavano l'edificio sontuoso sede del teatro, mentre conversavano con tranquillità.

I caffè si riempirono delle voci di donne e uomini di ogni età, soli o con i loro bambini accanto, mentre discorrevano del più e del meno davanti ad una tazza di caffè, latte e ad un piatto di tartine per i più piccoli. Anche il teatro non era estraneo a quel risveglio, una piccola folla di una decina di persone si stava radunando davanti al portone di ingresso ancora chiuso, mentre alcuni che arrivavano dalle vie esterne si dirigevano verso l'ingresso laterale, aperto da ormai qualche ora. Così tra le scale e nei piani inferiori iniziò a farsi strada un vociare assonnato, unito al rumore di casse che venivano spostate, il fruscio di vestiti e qualche rumore più forte, forse qualcosa che cadeva.

Fu quest'ultimo rumore a destare Benedetta dal suo sonno profondo, esausta a causa del lungo viaggio e delle preoccupazioni del giorno precedente. Si strofinò gli occhi con forza e si guardò attorno sospirando quando si ricordò di come fossero arrivati fin lì. Nessuno era ancora entrato in quella stanza e la spessa tenda verde lasciava che quell'area fosse ancora avvolta da una certa oscurità. Ragione per cui nessuno degli altri ragazzi si era ancora svegliato, tutti abituati ad alzarsi alle prime luci del sole. Erano immersi in un sonno tanto tranquillo che Benedetta non ebbe il cuore di svegliarli, non c'era fretta anche se iniziava ad avvertire il peso di tutte quelle ore trascorse a digiuno.

Decise che avrebbe sbirciato attraverso la porta al di là della tenda, cercando di capire dove fossero e quale strada potessero usare per uscire. Facendo attenzione a non fare rumore si mosse con cautela tra le scatole, sollevò appena la tenda e ci passò sotto, rimanendo abbagliata dall'improvvisa luminosità. Le finestre di quella stanza del teatro non avevano alcuna protezione, dunque i raggi del sole potevano passare indisturbati. Si avvicinò ad una di essa, curiosa di vedere cosa si potesse scorgere della città. Si affacciava direttamente sulla strada principale, togliendola dalle opzioni per la loro fuga.

Benedetta si avvicinò al muro accanto per paura di essere vista e da lì si concesse qualche minuto per osservare i palazzi delle vie circostanti, candidi e ordinati disposti alla stessa di stanza l'uno dall'altro e attraversati da piccole vie costeggiate da numerosi alberi e su cui si affacciavano locali di piccole dimensioni, ognuno dipinto con un colore diverso.

Pian piano il vociare si fece più intenso e Benedetta si diresse di istinto verso la tenda, pronta a nascondersi e a svegliare gli altri nel caso in cui qualcuno fosse entrato. Tuttavia, fermandosi ad ascoltare con maggiore attenzione si rese conto che non c'era alcun rumore di passi, più di qualcuno stava urlando e il suono giungeva smorzato, forse da qualche piano più in basso. Ignorando la sensazione di allerta si avvicinò alla porta ma non riusciva a distinguere le parole, il tono però sembrava accalorato, molte voci si parlavano l'una sopra l'altra e ogni tanto si univa anche il rumore di qualcosa che sbatteva o che veniva spostato bruscamente.

Finalmente Benedetta decise di volerne sapere di più, rivolse un ultimo sguardo alla tenda ma tutto sembrava tranquillo, se si erano svegliati dovevano essere ancora mezzi addormentati. Abbassò la maniglia con cautela, usando entrambe le mani per fare meno rumore possibile, aprì uno spiraglio grande abbastanza per sgusciare fuori dalla porta. Si trovò in quello che sembrava un atrio, alla sua sinistra vide le scale che avevano usato per arrivare lì, si accorse che davanti a lei il piano si interrompeva per un'area di appena qualche metro, circondato da una ringhiera imbottita di tessuto rosso.

Avvicinandosi si accorse che anche gli altri piani avevano la medesima apertura, dandole la possibilità di scorgere direttamente il piano terra attraversato da un grande movimento di persone impegnate in qualche attività frenetica.

Benedetta si abbassò sulle ginocchia, sbirciando attraverso le piccole colonne che sorreggevano il corrimano di quell'apertura. All'inizio si limitò ad ascoltare cercando di cogliere le parole ma per quanto le conoscesse la lingua erano pronunciate troppo velocemente, con foga quasi innaturale. Ad aggiungersi a questa stranezza c'erano le espressioni dei presenti, accigliate, alcune sembravano impaurite, non come si potevano immaginare se fossero stati impegnati in un compito per loro normale. Per capire meglio non poteva basarsi su parole che non riusciva nemmeno a distinguere con chiarezza, se qualcosa non andava doveva scoprirlo e avvertire gli altri.

Poco lontano di fronte alle scale che avevano usato e portavano direttamente al primo piane ce ne erano altre che percorrevano ogni piano del teatro, erano quelle che facevano al caso suo. Si appoggiò al muro e passò sopra ogni gradino muovendosi in punta di piedi per non farsi sentire, finché non avessero udito rumore di passi prima di vederla non sarebbe stato un problema. Ben presto si accorse però che la sua preoccupazione era inutile, sembravano tutti così indaffarati e la confusione era tale che un cadenzato rumore di passi non avrebbe causato loro alcun sospetto.

Iniziò quindi a muoversi con più sicurezza e preso raggiunse il primo piano dove poteva scorgere cinque o sei persone spostare scatoloni con una certa fretta. Si appiattì di nuovo al muro, iniziò a battere un ritmo lento sulla coscia destra con l'indice e il medio concentrandosi solo su di esso mentre teneva gli occhi chiusi. Quando li aprì si diresse verso l'atrio di quel piano, scelse a caso una donna che stava passando da una stanza all'altra e la guarda con decisione finché non si girò. Benedetta non ruppe mai il contatto visivo e lo stesso fece la donna, come un burattino si diresse verso la stanza più nascosta del piano, seguita da Benedetta.

Una volta aperta la porta si nascosero entrambe dietro un cumulo di scatoloni che pareva sul punto di cadere da un momento all'altro. Tra le due cadde il silenzio, ogni tanto la donna sembrava sul punto di interrompere il contatto con Benedetta ma dopo qualche istante lo riprendeva con ancora più decisione.

Man mano che i minuti passavano la donna rimase impassibile mentre sul volto della ragazza si disegnarono prima fastidio e rabbia, poi tristezza e infine preoccupazione, l'ultima espressione che rivolse alla donne fu particolarmente allarmata. Si ricompose in fretta e dopo qualche altro secondo uscì dalla stanza trafelata, lasciando la porta aperta e salì le scale fino a raggiungere il piano superiore dove si trovavano gli altri. Sbirciò per un'ultima volta dall'apertura e vide la donna riprendere il suo lavoro di poco prima, come se nulla fosse accaduto.

Tirò un sospiro di sollievo e si diresse verso la porta da cui era uscita abbassando la maniglia senza curarsi di non fare rumore. Ormai abituata alla luce del sole non ne rimase abbagliata ma, troppo concentrata sulla tenda davanti a lei, non riuscì a scorgere le figure accanto alla porta, prima di vedere quello che sembrava un oggetto piatto indirizzato verso il suo volto.

< Pietro fermo >

< è Benedetta >

< ma per tutti i corvi >

Aprì gli occhi al suono di quelle voci familiari e tirò un altro sospiro di sollievo togliendosi la mano dal viso ,si appoggiò con la schiena alla porta, cercando di tornare a respirare con un ritmo controllato. Davanti a lei gli altri la guardavano con curiosità, Milo le cinse la vita con le sue braccia minute, affondando il viso nella maglietta

< scusa Benedetta, pensavamo che fossi uno delle persone che volevano entrare e poi non ti abbiamo trovato, mi sono preso uno spavento > la voce giunse appena smorzata ma non distolse la ragazza da aprirsi in un sorriso, dando qualche pacca sulla schiena del ragazzino. Davanti a lei Pietro si grattava il collo, guardandola con aria ancora dubbiosa mentre nella mano sinistra impugnava ancora l'oggetto piatto che ora Benedetta riconobbe come una vecchia lampada a gas.

< esatto, cosa diamine ti salta in mente ? Avrei potuto colpirti > il tono di Pietro che alla ragazza non sembrò tanto arrabbiato ma dispiaciuto generò un sorriso in Laerte che tossì appena per rivolgere verso di sè l'attenzione degli altri, cercando di esprimere meglio ciò che l'altro ragazzo aveva detto

< non vedendoti abbiamo pensato che fossi uscita ma poi abbiamo sentito dei passi trafelati ed eravamo convinti che fosse qualcuno del teatro, anche perché è da qualche minuto che sentiamo un certo frastuono provenire sia dal palazzo che da fuori. Ci sono molte persone raccolte qui sotto, preoccupate, ma non capiamo il perché, insomma parlano in francese. > Laerte alzò le spalle e indicò a Benedetta la finestra come invitandola ad avvicinarsi.

La ragazza non mosse un solo passo ma si limitò ad annuire e sul suo volto non c'era alcuna traccia di sgomento o paura, come se sapesse già ogni cosa. Laerte alzò le sopracciglia rivolgendole uno sguardo interrogatorio, inclinando appena la testa di lato formulando con tale espressione una domanda ben comprensibile a tutti.

< era per questo che sono venuta di fretta qui da voi, statemi a sentire e non fate domande. Ho parlato con qualcuno che lavora qui, c'è un incendio due piani sopra il nostro, è piccolo ma è probabile che cresca, stanno cercando di sistemare tutto in attesa che arrivi qualcuno. Dobbiamo andarcene > Benedetta li guardò tutti ad uno ad uno mentre parlava, tralasciando solo Milo per non spaventarlo troppo. Omise molti dettagli con un gesto sbrigativo della mano, parlando velocemente senza dare alcuni spazio per eventuali domande

< frena, frena e tu tutto questo come lo hai saputo? Davvero hai parlato nel vero senso della parola, cioè hai conversato con qualcuno? Credi che non si sia fatto due domande su come mai una ragazzina si trovi qui? > Kyle fu il primo a sollevare una obiezione, Laerte alzò gli occhi al cielo rivolgendo uno sguardo che raccomandava cautela a Benedetta.

< quale parte di nessuna domanda non ti è chiara? > ignorando del tutto Laerte, rivolse uno sguardo penetrante verso Kyle, come se la risposta fosse ovvia

< sa leggere e manipolare la mente genio, lo so io che la vedo solo durante queste allegre riunioni di famiglia > Pietro che aveva ascoltato la domanda di Kyle con sguardo incredulo gli rispose senza nemmeno guardarlo, non vedendo lo sguardo del ragazzo illuminarsi davanti a quella informazione di cui si era del tutto scordato. Si concentrò piuttosto su Benedetta

< qual'è il piano? Tu puoi passare inosservata ma altri quattro ragazzini non credo >

< non dovrebbe volerci molto, sono tutti presi dal panico, potremmo anche passare attraverso il portone centrale senza che nessuno ci faccia domande > Benedetta si espresse con sicurezza, rivolgendo uno sguardo allarmato alla porta sentendo qualcosa che cadeva

< cosa che non faremo > Laerte si intromise con altrettanta convinzione, mani poste sui fianchi come erano solite fare sia Eleonora che Tessa.

Benedetta si aprì in un sorriso malinconico, riconoscendo l'atteggiamento ma si riscosse in fretta, continuando a parlare < cosa che non faremo esatto. C'è un'entrata secondaria, usata da molti di quelli che lavorano qui. Ora sono tutti sparsi tra piano terra e primo piano, ci dovrebbero essere poche persone fuori, anche perché sono solo loro a usarla e conoscerla. Dobbiamo usare le scale di ieri sera, arrivare al piano terra, cercare di passare inosservati e raggiungere la porta che dovrebbe essere dalla parte opposta, esattamente di fronte >

< sembra un piano che sicuramente non ha nemmeno una falla al suo interno, senza contare il fatto che siamo cinque ragazzini italiani vestiti con abiti di qualche secolo più avanti > Pietro lasciò cadere la lampada a terra con un rumore secco che coprì il suo sospiro esasperato.

Laerte alzò nuovamente gli occhi al cielo < se come ha detto Benedetta sono tutti presi dal panico nessuno ci parlerà e se anche ci notassero ci dovrebbe voler poco per confonderli, abbiamo delle peculiarità o ce ne siamo dimenticati? >

< ha senso > convenne Kyle < io posso farvi trovare la porta già aperta ancora prima di avvicinarci, Laerte potrebbe usare i suoi cloni per mandarli avanti e nasconderci dietro di loro e>

< e io potrei rompere i vetri delle finestre se servisse una distrazione > concluse Pietro con allegria

< e io ? > la voce minuti di Milo si fece strada, coprendo quella di Laerte che stava per rivolgersi a Pietro

< tu starai accanto a noi e in caso potrai creare distrazioni buttando giù qualche oggetto > Benedetta rispose in modo sbrigativo ma non disse altro, data l'espressione soddisfatta di Milo

< fai strada Benedetta, noi ti seguiamo > Laerte rivolse un cenno alla ragazza, rivolgendole un sorriso di incoraggiamento. Lei annuì e aprì la porta con entrambe le mani. Controllò per l'ultima volta che fossero tutti e con uno sguardo si accertò che avessero tutti chiari il piano

< usa un'altra volta questa peculiarità su di me e di faccio esplodere i timpani > il brontolio di Pietro ruppe il silenzio ma quello che sembrò un leggero colpo sulla sua spalla lo fece cessare.

Non c'era ancora nessuno su quel piano, anche senza avvicinarsi a quel piccolo balconcino Benedetta sapeva bene che tutti erano ai piani inferiori, lì erano contenuti i materiali più importanti mentre le zone superiori erano quasi dimesse, ricche di oggetti rotti o che non venivano più usati, come la lampada a gas usata da Pietro. Tuttavia Benedetta non volle rischiare e, tenendo accanto a sè Milo prendendolo per mano, si diresse verso le scale facendo meno rumore possibile. Una volta raggiunta la rampa si girò e fece cenno a Laerte di avvicinarsi. Il ragazzo capì al volo le sue intenzioni e le rivolse un cenno di assenso.

Battè una sola volta l'indice e il medio sulla coscia, sembrò che non si fosse nemmeno concentrato un istante prima che il suo corpo fosse scosso da un tremito. Milo allungò una mano verso di lui, preoccupato ma Pietro lo fermò, accompagnando il gesto da un piccolo sorriso per rassicurarlo. Quando Milo tornò a osservare Laerte accanto a lui era comparso un altro ragazzo, del tutto identico a lui tranne per i vestiti, simili ma di un colore diverso per rendere più facile il distinguerli.

Il clone sparì lungo il vano delle scale e i ragazzi potevano sentire il rumore dei suoi passi affievolirsi sempre di più, interrompersi e poi continuare, questa volta facendosi più sonoro. Quando tornò aveva un sorriso sornione sul volto, si rivolse direttamente a Laerte, aprendo la bocca come per formare una frase ma senza che ne uscisse alcun suono. Tuttavia il ragazzo sembrò capirlo al volo perché lo ringraziò a voce bassa e fece un cenno a Benedetta indicando che si poteva proseguire. Il clone era sempre davanti a loro con Laerte dietro di lui mentre percorrevano la rampa fermandosi ogni tanto quando sentivano dei passi, per poi proseguire una volta che il clone avesse controllato che la via era libera.

Raggiunsero in poco tempo il piano terra e si scambiarono uno sguardo di sollievo che si trasformò presto in timore quando, osservando meglio, videro il numero di persone nell'atrio. Dovevano essere circa una ventina, si muovevano di fretta e in modo nervoso, spesso scontrandosi l'uno contro l'altro

< non possiamo usare i miei cloni per nasconderci, ci verrebbero addosso > Laerte lasciò che Benedetta potesse osservare meglio l'atrio, sussurrando quelle parole all'orecchio

< intanto Kyle può aprire la porta > il ragazzo rispose subito alla parole di Benedetta, si avvicinò ai due e si sporse appena per riuscire a vedere meglio la porta che come previsto era davanti a loro. Gli altri si appiattirono meglio contro il muro per non farsi vedere. Kyle fece un respiro profondo, battè tre volte l'indice e il medio sull'avambraccio sinistro, rivolse uno sguardo deciso verso la maniglia e dopo qualche istante Milo, il più vicino a lui la potè vedere abbassarsi.

< ora come facciamo? > Kyle si girò verso gli altri, avvicinandosi a sua volta al muro. Scrutò ancora una volta il piano ma non c'era alcun modo di passare attraverso tutte quelle persone senza farsi notare o perdersi di vista anche solo per un istante.

< lasciate fare a me > tutti si girarono verso Pietro e Benedetta era sul punto di obbiettare quando Laerte intervenne

< non abbiamo scelta temo, non fare troppi danni >

< perfetto, si va in scena > il ragazzo si sfregò le mani e passò accanto agli altri mettendosi dove poco prima c'era Kyle. Tuttavia davanti agli sguardi straniti dei ragazzi e quello esasperato di Laerte uscì dal vano rimanendo comunque attaccato al muro e si spostò lungo esso, voltandosi appena per riuscire a vedere bene le finestre. Si trovavano sulla parete sinistra rispetto alla rampa di scale e ora erano di fronte al ragazzo, erano le uniche presenti nell'atrio di quel piano ma la loro grandezza e ampiezza le rendeva sufficienti.

Due si trovavano sopra il portone di ingresso mentre altre tre percorrevano il lato frontale dell'edificio, fornendo anche una buona visuale dell'esterno. Il ragazzo iniziò a concentrarsi ma si fermò all'improvviso, accigliato. Si spostò nuovamente, tornando verso le scale che tuttavia oltrepassò avvicinandosi sempre di più alle finestre. Si mise tra due scatole colme di costumi e attrezzature, abbassandosi per non essere visto.

Annuì compiaciuto e si concentrò nuovamente, aprì le mani portando i palmi davanti a sè, prima le punte delle dita, poi le dita e infine il palmo iniziarono a tremare dal loro interno, come se pulsassero di vita propria, si potevano quasi scorgere dei fili si diradavano dai polsi alle singole dita mentre si muovevano come delle corde di violino. Le aprì ancora di più, poi osservò le finestre inferiori, accanto al portone principale, chiuse i pugni e li tirò a sè.

In quello stesso istante i vetri delle finestre si ruppero in mille pezzi e una pioggia di schegge invaso l'atrio, coprendo vestiti, attrezzature e generando il panico tra i presenti che, presi dallo spavento, iniziarono a dirigersi in fretta verso ciò che rimaneva delle finestre, un sottile bordo dorato con ancora qualche residuo di vetro. Pietro si era abbassato ancora prima che si rompessero e non appena si generò quella confusione tornò verso le scale dove gli altri si stavano già sporgendo per cercarlo.

< forza andiamo, ora > fece cenno di muoversi, prendendo per mano Milo e conducendolo tra la folla, voltandosi spesso per controllare che fossero tutti dietro di lui. Arrivarono alla porta trafelati, dovettero solo spingerla e furono fuori dal teatro. Laerte tenne la porta aperta mentre anche Kyle usciva e poi la chiuse con un colpo secco. Quel rumore attirò l'attenzione di un piccolo gruppo di persone che si trovava poco distante, intento ad osservare ciò che era appena avvenuto. Dovettero ritenere cinque ragazzini uno spettacolo alquanto noioso perché dopo nemmeno qualche secondo scossero la testa mormorando qualcosa sottovoce e si avvicinarono alla facciata del teatro.

< ci ha dato dei pezzenti quel bastardo > Benedetta digrignò i denti, carica di frustrazione

< e che ti importa? Andiamo lungo questa via, sempre più nascosta delle altre > tutti iniziarono a seguire Kyle, seppur titubanti e iniziarono a percorrere quella strada che per quanto potesse essere più piccola delle altre era comunque abbastanza ampia ed elegante.

Cercare di passare inosservati tra le strade attorno al teatro, per quanto ormai molti fossero radunati lì attorno, si rivelò più difficile del previsto. La sera prima, aiutati dall'oscurità e dalla frenesia per la prima del balletto, nessuno aveva avuto modo di osservarli con cura ma ora, alla luce del sole, non potevano passare inosservati ai passanti che camminando accanto a loro li superavano in fretta, voltandosi solo per guardarli con circospezione. Tutti e cinque quindi erano alla disperata ricerca di un posto dove nascondersi e osservavano con aria speranzosa bar, locali e librerie, rimanendo sempre delusi dopo una seconda occhiata attraverso le vetrate.

Non conoscendo la città si muovevano attraverso quelle che sembravano le vie più strette e meno frequentate, girando bruscamente a qualche incrocio non appena notavano un gruppo troppo numeroso di persone poco distante da loro. Finalmente quando ognuno di loro iniziava a stancarsi e a chiedere di entrare nel primo negozio che trovavano aperto, la strada che stavano percorrendo in quel momento si interruppe e si trovarono davanti a un incrocio dove tutte le strade si congiungevano in una rotonda a quell'ora molto trafficata.

Al di là di essa però Benedetta fece notare la presenza di un ampio spazio verde senza alcuna recinzione, per il momento poteva fare al caso loro e si scambiarono sguardi vittoriosi. Cercarono di passare inosservati tra la folla che stava attraversando quella strada per dirigersi come loro verso il parco, alla ricerca di un riparo dal sole di quella mattina. Di per sè non offriva molti spazi per nascondersi o passare inosservati tanto era ampio e quasi privo di alberi ma si resero presto conto che nessuno alzava lo sguardo per osservarli, chi dormiva, chi leggeva, chi era impegnato in una conversazione, insieme a qualche bambino che giocava lì intorno.

Riuscirono a percorrerne metà senza che nessuno li fermasse, in cerca di un posto dove sedersi per discutere ciò che sarebbe accaduto. Individuarono una quercia, posizionata a un margine del parco che non dava sulla strada ma su quello che sembrava un quartiere residenziale, con palazzi alti e ben curati, immerso in una profonda quiete interrotta solo dal rumore di ruote e da qualche voce. Lì, seduti sotto la quercia, appoggiati al tronco o seduti sulle sue radici riuscirono a godersi qualche minuto di tranquillità, abbastanza lontani dalla strada principale per non essere disturbati dal traffico. Si guardavano tra di loro ogni tanto ma nessuno iniziava mai a parlare nonostante sembrasse sul punto di farlo, per non guastare quella pace che erano certi sarebbe stata di breve durata.

Avevano tutti dormito a lungo ma erano comunque stanchi, la preoccupazione per il proprio destino e quello dei compagni aveva reso il loro sonno agitato e anche la speranza di riuscire ad uscire da quell'anello era scarsa, non sapendo bene né da dove fossero entrati né se quel punto potesse essere anche l'uscita.

< troviamo un modo per uscire da qui, non possiamo rimanere a lungo senza destare curiosità soprattutto se non parliamo la lingua giusta > Laerte prese parola, rompendo il silenzio, riscuotendo tutti gli altri da quel torpore

< io ho anche fame > la voce di Milo si fece sentire con decisione e forse solo allora si resero davvero conto di quanto tempo fosse passato dalla loro partenza forzata dall'anello di Tommaso

< credo sia lo stesso per tutti ma prima usciamo prima ci sfamiamo, no? > Kyle alzò le spalle, indeciso

< dovremo dividerci. Due di noi ripercorreranno la strada verso il bosco per cercare di ritrovare l'entrata di questo anello o mettersi in contatto con Tessa ed Eleonora in qualche modo. Gli altri possono rimanere in città, cercare qualcosa da mangiare > la proposta di Benedetta raccolse segni di assenso, tutti convinti, al momento era il piano migliore.

< ha senso, troviamoci qui prima del tramonto, chi rimarrà in città dovrà fare attenzione mentre i due del bosco non dovranno stare lì troppo a lungo, qualche tentativo e poi subito di ritorno, veloci > Pietro completò la proposta della ragazza, guardò il sole sopra di loro, ancora nascosto dalla chioma dell'albero

< Dunque io e Milo andremo verso il bosco voi state qui > Laerte rispose con sicurezza, prendendo una mano di Milo nella sua con grande gioia del ragazzino, che rispose con un piccolo sorriso.

Si alzarono tutti a loro volta anche se non mancarono gli sguardi di rammarico verso quel rifugio sotto la quercia, sarebbe stato abbastanza comodo per passare ancora qualche ora ma non avevano tempo.

< stai bene attento a lui, mi raccomando > Pietro sussurrò un'ultima raccomandazione a Laerte, facendo un cenno del capo verso Milo, prima di allontanarsi dalla collina senza aspettare che Benedetta o Kyle lo seguissero. Dopo essersi scambiati un breve saluto anche gli altri si separarono scendendo dai versati opposti rispetto alla quercia.

La strada non era cambiata molto da quando la aveva lasciata, solo il flusso delle persone si era modificato insieme alla luce del sole che ora, alto nel cielo, illuminava del tutto le strade, i marciapiedi e le vetrine colorate rendendo qualunque cosa vi fosse esposta ancora più accattivante. Cercarono di non fare troppo caso al crescente appetito mentre passavano tra pasticcerie, negozi di caramelle e piccoli caffè incastonati all'incrocio tra due vie.

< oh ma andiamo, ci sarà pure un altro modo per arrivare fino al centro >

Alcuni passanti rivolsero a Kyle sguardi a dir poco sconcertati, Benedetta rivolse loro un sorriso mentre Pietro gli diede una pacca sulla spalla

< sta zitto genio, se non vuoi che scoprano che siamo tre ragazzini alla deriva >

Continuarono a camminare in silenzio, cercando di immergersi tra la folla senza dare troppo nell'occhio mentre si dirigevano verso quello che doveva essere il punto più centrale della città, dove nessuno si sarebbe curato della loro presenza. Trovare un luogo adatto ai loro scopi non fu difficile, avrebbero potuto scegliere tra una decina di caffè e ristoranti diversi che costeggiavano la piazza principale, offrendo ristoro e riparo dal caldo estivo.

I tre ragazzi fecero un giro attorno alla piazza ma importava bene poco quale avrebbero scelto, dovevano presentarsi come degli amabili ragazzini che passeggiavano tra loro, ordinare un succo di frutta e lasciare che Kyle facesse la sua magia, rubando sotto gli occhi dei presenti qualunque cosa potesse essere loro utile, in particolare cibo di ogni tipo. Entrarono in quella che aveva tutto l'aspetto di una taverna, fuori tavolini e tende bianche davano l'idea di un posto tranquillo ma all'interno il soffitto basso, le banche coperte di velluto rosso e le sedie di un marrone intenso, quasi tendente al nero, rendevano l'atmosfera quasi opprimente. Era un peccato dunque che avesse ciò che faceva al caso loro. Sbirciando tra i piatti ordinati dalle persone sedute fuori sembrava offrire una grande varietà, da panini a semplici antipasti, c'era di che divertirsi.

Si sedettero ad un tavolo posizionato sotto ad una finestra e si concessero il lusso di rilassarsi per un istante contro le panche che per quanto rigide potessero essere, erano comunque una sistemazione migliore dei materassi improvvisati della sera precedente o delle radici dell'albero di quella mattina. Lasciarono che fosse Benedetta ad ordinare, nonostante lei avesse provato ad insegnare loro come pronunciare i piatti che volevano, seppure con scarsi risultati. Il ragazzo che li servì rivolse loro appena uno sguardo ma si dimostrò disponibile, come se fosse una cosa da tutti i giorni vedere quattro ragazzini stremati seduti all'interno di una taverna in un caldo giorno d'estate. Purtroppo erano tutti e tre troppo affamati per pensarci o per rendersi conto che tranne loro e un'altra coppia non c'era nessuno nel locale che era sprofondato in un pesante silenzio, nemmeno i camerieri o i cuochi parlavano tra loro.

La loro missione si rivelò un successo, mangiarono a sazietà e mandarono Kyle vicino alle cucine o al bancone un paio di volte, tenendolo d'occhio da lontano mentre con calma rubava o meglio chiamava a sè una vasta gamma di cibi. Avrebbero potuto andare avanti così per ore ma quando anche le uniche altre persone lì dentro se ne andarono decisero di smettere, per paura di dare troppo nell'occhio, d'altronde avevano già il loro bottino.

Rimasero seduti ancora un po', godendosi una leggera brezza che iniziava a circolare, finché una cameriera venne a chiedere se volessero pagare, questo secondo quando Benedetta disse loro una volta che se ne fu andata. Anche nel tradurre però lo sguardo della ragazza rimase ancorato sulla donna che ora si stava dirigendo verso le cucine e non rispose quando gli altri due le chiesero spiegazioni

< non vi è sembrata familiare per caso ? > Pietro e Kyle si scambiarono una occhiata perplessa e ci pensarono un po' su prima di negare.

< non la ho vista bene ma non mi pareva >

< io non la ho nemmeno guardata, insomma non capivo nemmeno cosa stesse dicendo> Pietro alzò le spalle con indifferenza ma questo non fece alcun effetto su Benedetta che mantenne la stessa espressione preoccupata anche mentre cercava tra le tasche dei pantaloni in cerca di qualcosa con cui pagare il conto

< ho io qualcosa > Kyle la precedette, mettendo qualche moneta sul tavolo ignorando gli occhi sgranati di Pietro che lo guardava come se non lo riconoscesse neppure

< mi stai dicendo che tu, Kyle, li hai rubati? > il tono scettico ma contemporaneamente quasi soddisfatto di Pietro non tradiva la sua espressione, facendo sorridere gli altri due

< da qualche tizio del teatro mentre scappavamo, mi dispiace terribilmente però, non avrei dovuto > la risposta del ragazzo fece alzare gli occhi al cielo a Benedetta che spostò le monete accanto al bordo del tavolo, le contò due volte e poi le impilò con cura

< al diavolo il dispiacere, andiamocene di qui, quella donna è troppo familiare per i miei gusti >

< ti ricorda una tua fidanzata ? > il tentativo di Kyle di scherzare gli procurò una gomitata ben assestata sul fianco al quale rispose con un gemito strozzato.

I tre ragazzini si alzarono con calma, non c'era nessuno lì vicino se non un ragazzo al bancone che salutarono con un cenno della mano, indicandogli dove avessero lasciato i soldi, per poi uscire di fretta dal locale verso l'esterno. Dopo essersi ripresi dall'esposizione alla luce naturale si fermarono per qualche minuto ad un lato della piazza per controllare di non essersi scordati nulla e poi ripartirono trafelati verso il luogo stabilito per l'incontro.

Quando arrivarono, percorrendo ancora una volta quella medesima strada, riuscirono a scorgere, appoggiati all'albero Milo e Laerte, l'uno seduto accanto all'altro mentre si scambiavano qualche breve frase ogni tanto. Sembravano quasi persi nel loro mondo e sembrò quasi un peccato raggiungerli per interromperli ma da vicino si poteva vedere la preoccupazione nello sguardo di entrambi trasformarsi in sollievo, una volta visti i compagni.

< avete trovato qualcosa ? > fu Milo il primo a parlare, correndo incontro a Pietro e prendendogli una mano

< si, a sufficienza per tutti > Kyle allungò una pagnotta a testa ai due, accompagnandola con una fetta di affettato e di formaggio per ciascuno < non so quanto sia fresco ma è quello che sono riuscito a prendere >

Dopo aver rassicurato gli altri che sarebbe andato benissimo così, ruppero a metà il pane e ci misero formaggio e affettati dentro senza troppi complimenti, iniziando ad assaporare quello che era il primo pasto della giornata.

< noi non abbiamo avuto così tanta fortuna purtroppo. Siamo riusciti ad arrivare più o meno vicini all'ingresso dell'anello per quanto ci potevamo ricordare ma i miei cloni non hanno trovato nulla >

< e io allungavo le braccia ma non sentivo nulla, nessuna sensazione di pugno allo stomaco, nulla di nulla > Milo abbassò le spalle, per un attimo quasi afflitto ma la presenza del cibo rendeva quel bocconi un pò meno amaro da digerire

< fa nulla, almeno adesso conosciamo la strada del ritorno. Il sole è ancora alto, saranno le prima ore del pomeriggio, riprendiamoci e poi potremo riprovare, magari avremo più possibilità essendo di più > tutti annuirono alla proposta di Benedetta e si misero in cerchio attorno allo zaino di Kyle, allungando la mano per prendere ogni tanto qualcosa da mangiare. Forse il cibo, forse la compagnia o forse entrambe fecero svanire a poco a poco la sensazione di solitudine che li aveva resi tanto frenetici e riuscirono a trascorrere qualche ora in serenità, tra brevi conversazioni e risate spontanee come non ricordavano di avere fatto da settimane. Si lasciarono andare, qualcuno raccontò un po' di sè, altri rimasero zitti ad ascoltare, riscoprirono il piacere di essere ragazzini senza un grande dovere sulle spalle e si tranquillizzarono al pensiero di essere di nuovo assieme.

Rimasero seduti sull'erba ancora per qualche ora e quando il sole dava i primi segni di voler calare e sparire al di là degli alberi che decoravano le colline Pietro fece cenno che era giunto il momento di alzarsi. Così tutti, scambiandosi ancora qualche parola scesero dalla collina lasciando l'albero alle loro spalle e si diressero verso il boschetto dal quale erano usciti solo il giorno prima , sebbene sembrassero passate settimane. Sotto le loro scarpe l'erba non produceva alcun rumore e poterono continuare indisturbati tra i campi ancora verdi, facendo bene attenzione a non avvicinarsi troppo ai gruppi di case che incontravano, sempre più radi man mano che camminavano.

Poi il terreno cambiò di nuovo aspetto e all'erba si sostituì il terriccio del sottobosco, coperto di cortecce, foglie e costeggiato da piccoli e medi arbusti che con i loro rami accarezzavano dolcemente le braccia dei ragazzi che li scostavano ora con delicatezza ora con un certo fastidio. Le fronde degli alberi alti, ancora verdi e lussureggianti nascosero ai più curiosi le loro intenzioni e tutti e cinque sparirono nella fitta coltre del bosco, allontanandosi dalla valle, dalla città e dal chiasso della gente e dirigendosi verso le colline, la fitta boscaglia. Chissà se sarebbero arrivati fino alla sommità di quelle modeste alture, se le avrebbero oltrepassate o se si sarebbero fermati prima, presso quella casa sotto a un ponte che non copriva alcun fiume, circondata da un giardino rigoglioso, alberi di pino e montagne rocciose che avevano ancora la cima innevata.

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Pecy space

Sì, sono viva salve. Dire che ci è voluto un po' sarebbe un eufemismo ma mi son voluta godere le vacanze estive dopo la maturità, senza scordarsi di un blocco dello scrittore che più che blocco era un grosso macigno. Ad ogni modo tra poco i due gruppi si uniranno da quanto si può evincere anche perché avranno ancora delle grosse sfide da superare. Prima o poi farò solo un capitolo in cui si siedono attorno a un tavolo da picnic e fanno gli stupidi, giuro.

La parte centrale del capitolo mi fa un po' schifo e possiamo pure ignorare il fatto che io abbia scritto le prima tre mila parole in una sola mattinata, vabbè.

Comunque spero vi sia piaciuto abbastanza, detto questo vi auguro una buona serata o giornata dipende da quando lo pubblico.

Tanti cari saluti e in bocca al lupo per l'inizio della scuola/ uni ( me lo dico anche da sola mannaggia santa )

Peculiarpeeps

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