6| 𝑯𝒐𝒎𝒆

Where crows lay

Chapter five

At least I have her love, the city, she loves me
Lonely as I am, together we cry

I raggi del sole iniziarono ad illuminare la valle, allungando le ombre degli alberi e svegliando gli uccelli che si riposavano sui rami. I ragazzi si voltarono increduli e negli sguardi che si scambiarono c'era ormai solo stanchezza. Sospirarono quasi all'unisono e varcarono la soglia di casa, chiudendo la porta e le tende che celavano il suo interno al resto del paesaggio. Indugiarono sull'uscio, contemplando immobili la stanza che si trovavano davanti dove sembrava che il tempo si fosse fermato. Il tavolo da pranzo era così come lo avevano lasciato, le sedie spostate in gran fretta, alcuni bicchieri ancora colmi, piatti con del cibo, il profumo del pranzo solleticava ancora le loro narici, un odore che veniva dal passato quando erano trascorse solo poche ore. Blaise si diresse verso la sua stanza senza dire una parola, guardando per terra mentre oltrepassava la porta che conduceva al corridoio, cercava di fare meno rumore possibile per non svegliare gli altri e l'ultimo suono che gli altri udirono fu quella di una chiave che girava in una toppa.

Tommaso invece rimase lì, scosso da quello che era appena accaduto, si passò una mano tra i capelli mentre si dirigeva verso il rubinetto in cucina, ne uscì con un bicchiere tra le mani, riempito d'acqua fino all'orlo e si appoggiò alla cornice della porta, osservando Nancy ed Anna come se stesse cercando di dire loro qualcosa. Le due ragazze si guardarono e la preoccupazione della più giovane toccò anche Nancy che si avvicinò a lui

< Tommaso, sai che puoi dirci se qualcosa che è successo ti ha turbato. Non è stato facile per nessuno, se ci parli possiamo provare a capirti > la sua voce tremò per un istante, e cercò lo sguardo di Anna, aveva paura di dire la cosa sbagliata e far chiudere Tommaso ancora di più

< è solo che...mi dispiace, davvero tanto > dopo qualche istante di indecisione il ragazzo parlò ma Anna non potè trattenersi dal trasalire, udendo il tono così cupo della sua voce < avrei dovuto proteggervi, avrei dovuto farlo, siete miei ospiti insomma ma ....ma siete caduti in una trappola. Avrei dovuto avvertirvi, mandarvi via quando siete venuti ma non ce l'ho fatta e ora... ora non so come sistemare le cose > la voce del ragazzo si fece sempre più simile ad un sussurro tremolante e con lei tremava tutto il suo corpo. Nancy tolse dalle sue mani il bicchiere d'acqua che aveva già iniziato a spandere qualche goccia sul pavimento, scosso dai tremori.

< di cosa stai parlando? Non hai colpe tu...tu non devi darci protezione davvero e poi, da cosa avresti dovuto proteggerci ? > lo sguardo di Nancy oscillava tra Tommaso e Anna che ora sembrava concentrata su quelle poche gocce d'acqua ma, sentendo la domanda che la ragazza aveva posto, alzò subito lo sguardo, facendo cenno a Nancy di non continuare.

< forse riposare ti farà bene, sistemiamo noi qui > rivolse al ragazzo un sorriso appena accennato, porgendogli di nuovo il bicchiere e spingendolo con gentilezza verso la porta che dava sul corridoio. Prima di chiuderla Tommaso si girò per un attimo e con rivolse alle due uno sguardo che sembrava carico di rammarico.

Anna scostò la tenda del soggiorno, lasciando che qualche sprazzo di sole illuminasse l'interno, rimase ferma così a lungo, come se stesse aspettando qualcuno. Il suo sguardo si spostava di albero in albero e ogni tanto sembrava volere andare oltre, al di là delle montagne e dei boschi e forse ancora oltre, in luoghi dove era stata molti anni prima. Da come guardava quel luogo, quel piccolo angolo di verde che riusciva ad intravedere tra lo spiraglio lasciato dalla tenda, sembrava quasi che non lo conoscesse, i suoi occhi diventavano sempre più carichi di stupore notando prima un uccello, poi un fiore, poi un albero e un altro ancora. Nancy rimase lì, a guardarla, non osava avvicinarsi ma allo stesso modo non osava muovere un passo per allontanarsi da lì e dirigersi verso la cucina, anche se l'immagine di tutti quei piatti da lavare e da sistemare le faceva salire un nodo alla gola. Era quasi sul punto di andarsene, convincendosi che la ragazza la avrebbe raggiunta dopo quando le spalle di Anna sussultarono, il corpo minuto dell'altra fu scosso da un tremito e Nancy riuscì a udire un singhiozzo lasciare le sue labbra. Si precipitò da lei, togliendo la tenda dalla presa delle sue dita che pian piano si faceva più serrata, Anna fece un passo indietro, quasi spaventata ma Nancy le prese una mano e la trasse a sè con decisione. Lasciò che l'altra si sfogasse, senza chiedere nulla mentre sentiva le lacrime dell'altra sul suo collo, si limitò ad accarezzarle la schiena disegnando dei cerchi con le dita, ricordandosi di come Dorotea fosse solita fare lo stesso.

Quando le due si staccarono Anna si passò una mano sul volto, scacciando le ultime lacrime che ancora rigavano il suo volto, fece per muovere un passo verso la cucina ma Nancy la fermò sul posto

< devi riposare anche tu, sei giovane e non hai mai usato la tua peculiarità così a lungo, sistemo io qui, lo ho già fatto in passato non ti preoccupare > le rivolse un cenno rassicurante ma Anna esitava, Nancy cercò il suo sguardo e si aprì in un sorriso amaro quando in esso non lesse testardaggine ma paura.

< il peggio è passato, non oseranno attaccarci con la luce del sole, se ti rende più tranquilla jude può rimanere con te > Nancy emise un fischio basso e dall'ombra uscì un piccolo felino, dall'aspetto sembrava un ghepardo ma la statura era più simile a quella di un gatto adulto. Trotterellò goffamente fino ai piedi di Anna, rivolse uno sguardo a Nancy e poi si diresse verso il corridoio voltandosi indietro per assicurarsi che la ragazza lo seguisse. Le due ragazze emisero una piccola risata e poi la più giovane seguì il margay, Nancy vide la luce del corridoi accendersi, udì i passi della ragazza, una porta che si apriva, vide la luce spegnersi e infine la porta venne chiuse, girando la chiave nella toppa. Rimase in ascolto per un altro po', come se dovesse accadere qualcos'altro ma tutto attorno a lei era normale, ogni cosa era immobile, coperta dallo stesso silenzio. Sospirò, cercando di ignorare le palpebre che minacciavano di chiudersi a causa della stanchezza, imponendosi di non guardare il divano, convinta che se lo avesse fatto nulla la avrebbe trattenuta dal dormire qualche ora. Con passi lenti e pesanti si diresse verso la cucina, la luce che veniva dalla finestra la costrinse a distogliere lo sguardo, corrugando la fronte, tirò la tenda con impazienza e senza pensarci troppo iniziò subito a sistemare.

Potevano essere passati minuti o ore, aveva perso il senso del tempo, non era nemmeno sicura di quando fossero tornati a casa quella sera o meglio, quella mattina. Stare da sola però le faceva bene, solo ora ci stava facendo caso, dopo una vita intera passata con altri quasi si era dimenticata come ci si sentisse ad essere soli e non era sempre così male. Durante l'attacco aveva cercato di dare il meglio di sè eppure per quanto provasse a ricordarsi né Pietro né Milo erano lì con loro, sarebbero dovuti tornare ormai, avrebbero dovuto essere già lì. Le sue dita si strinsero attorno al canovaccio che stava usando per asciugare l'ennesimo bicchiere, come è possibile non accorgersi della sparizione di due ragazzini ? Il suo sguardo vagò per un attimo verso la porta d'ingresso che riusciva a mala pena a scorgere, come se si aspettasse di sentire qualcuno bussare, scosse la testa tornando a concentrarsi sul suo lavoro ma la sua mente era piena di ricordi, non poteva accettare di non vederli più, forse. Era difficile essere ottimisti, in chissà quale stanza Tessa era ferita, tutto quel sangue le aveva messo i brividi, tutto di quella sera la aveva spaventata, forse era meglio non essere andata a dormire, poteva solo immaginare gli incubi in cui sarebbe sprofondata.

< così ti si raggrinziscono le dita > una voce la fece sussultare e, persa tra le sue considerazioni, non riuscì a riconoscerla. Afferrò un coltello ancora bagnato dal lavandino e si voltò di scatto, guardando chi la aveva appena chiamata cercando di sembrare minacciosa

< cavolo, calmati Nancy >

< Ludovico santo Iddio mi hai spaventata, che diavolo ti salta in testa? > fece cadere il coltello di nuovo nel lavandino, fulminando con lo sguardo il ragazzo che ora aveva preso una sedia dal tavolo e si era seduto non molto distante da lei

< dai, prenditi una pausa, hai già sistemato tutto in pratica > cercò di sembrare divertito ma il suo sguardo tradiva la preoccupazione. Fece un cenno rivolto alla sedia davanti a lui, esortando la ragazza a sedersi

< e va bene, d'accordo > Nancy sbuffò ma quando si gettò sulla sedia emise un sospiro di sollievo e tutti i suoi muscoli si rilassarono di colpo, mentre sentiva che la stanchezza stava di nuovo cercando di prevalere < ma tu come stai? Hai preso una bella botta là fuori > non voleva dormire, ormai non ne valeva più la pena quindi cercò di farlo parlare, sperando che la avrebbe tenuta sveglia

< mi sento come se una macchina mi fosse passata sopra la schiena e la testa fa un male atroce ma almeno ho dormito bene, se non fosse per il casino che ha fatto Blaise in camera, quel ragazzo non riesce ad essere silenzioso > afferrò un pezzo di pane rimasto sul tavolo e ne mangiò un pezzo, facendo appena una smorfia quando si rese conto di quanto fosse duro < ma tu sei stata magnifica lasciatelo dire > agitò ciò che rimaneva del pane davanti alla ragazza con movimenti circolari della mano, in una patetica imitazione di una delle tre ymbryne, difficile dire quale

< io sono più esperta, mettiamola così >

< ovvero hai una peculiarità grazie alla quale è difficile farsi ammazzare?>

< difficile accettare che io sia più forte di te ? > aprì gli occhi e lo sguardò con aria di sfida per poi scoppiare in una risata, appena smorzata dalla mano che si mise davanti alla bocca, cercando di fare meno rumore

< mi rifarò, te lo posso giurare >

< spero di non doverlo vedere, mai > un velo di tristezza coprì lo sguardo della ragazza

< dovresti invece, vuol dire che sarai ancora qui > come se avesse capito a cosa volesse alludere anche il tono del ragazzo si fece più serio, Ludovico si alzò dalla sedia, sistemandola alla buona accanto al tavolo, iniziando ad aggirarsi lungo la cucina < cavolo, è quasi mezzogiorno >

Nancy sbuffò a quella considerazione, le palpebre che si facevano sempre più pesanti nonostante cercasse con tutte le sue forze di non lasciare che la stanchezza prevalesse. Appoggiò la testa tra le mani mentre la sua mente vagava ancora una volta, Ludovico la guardava da lontano, avrebbe voluto avere una peculiarità come quella di Benedetta in quel momento, per non farla sprofondare tra i suoi pensieri

< Nancy, ormai hai lucidato tutto da cima a fondo, è tutto in ordine e ogni cosa è al suo posto. Quale è l'ovvia conseguenza di questa mia affermazione ? > cercò di sembrare severo, mettendosi in piedi e a braccia incrociate davanti alla ragazza

< sto bene, non ho bisogno di dormire. E poi devo aiutare gli altri a pensare a cosa fare quando si sveglieranno >

< mi dispiace rompere l'illusione ma credo che ci penseranno meglio con una persona lucida piuttosto che con una che non dorme da più di ventiquattro ore > il ragazzo sbuffò quando l'altra non gli rispose < e il fatto che tu adesso ti senta bene si chiama adrenalina e non è del tutto positiva > finalmente lo sguardo della ragazza si alzò verso di lui, non ancora del tutto convinta

< e va bene facciamo così, tu adesso vai a dormire e poi io ti sveglio quando tutti saranno pronti a pensare a cosa fare, d'accordo? > Ludovico alzò un sopracciglio con aria decisa, anche il suo tono non ammetteva alcun tipo di replica

< se proprio insisti > Nancy alzò gli occhi al cielo, sollevandosi dalla sedia lentamente come se quello sforzo le costasse una grande fatica. Una parte di lei però aveva bisogno di riposare e le parole di Ludovico le avevano dato quella sicurezza di cui aveva bisogno, per essere certa di non stare per compiere un torto a nessuno

< prego  > Ludovico alzò appena la voce per farsi sentire dalla ragazza che ormai stava già imboccando il corridoio

< buonanotte > fu l'unica risposta che il ragazzo ottenne ma il rumore di una porta che si chiudeva fu abbastanza per farlo stare tranquillo.

Rimasto finalmente solo si concesse di prendere fiato e guardarsi attorno con attenzione, ora che osservava la stanza sembrava molto più piccola di come gli era parsa ad una prima occhiata ma trasmetteva comunque un'aria di casa. Nella cucina di Eleonora tutto era in perfetto ordine, i vecchi disegni risalenti a quando lui e Peter erano ancora bambini sempre appesi alle pareti con uguale distanza gli uni dagli altri, il tavolo spostato contro la parete perché non occupasse spazio, tutti i mobili in legno sempre puliti a lucido, coperti da un panno bianco per lasciare che Blaise potesse esercitare il suo controllo sul fuoco senza bruciare l'intera cucina. Anche se Nancy aveva fatto del suo meglio per costringere quel locale all'ordine a Ludovico parve evidente come nulla fosse stato fatto per essere sistemato. Il tavolo traballava leggermente su una gamba che si abbassava e si sollevava anche alla minima pressione, le maniglie delle ante erano state montate storte così come quelle del frigo e del forno, il legno delle pareti era scheggiato in più punti, si salvava appena quello più vicino ai mobili, coperti da impronte probabilmente di utensili lasciati lì a lungo.

Ludovico toccava ogni cosa e più si addentrava in quello che quasi gli sembrava un mondo a sè stante una amara considerazione iniziava a farsi strada nella sua mente. Le maniglie storte, il tavolo e le sedie traballanti, nessuno aveva mai provato a sistemarli, il ragazzo si piegò sulle ginocchia cercando di esaminarli meglio ma non c'era la minima traccia di un feltrino, nemmeno un rimasuglio di colla sotto le loro gambe, come se qualcuno avesse deciso che non valeva nemmeno la pena provarci. Continuò a guardarsi attorno spostando la sua attenzione sui disegni attaccati alle pareti, erano rovinati, ingialliti, attaccati al legno con qualche pezzo di nastro adesivo, messi lì in tutta fretta, come un tentativo veloce di far sembrare quel posto casa, accogliente. Sembrava che quando avevano deciso di stabilirsi lì in realtà non credevano di rimanere a lungo, una sistemazione provvisoria nella speranza di trovare presto una nuova casa, forse una nuova vita, tutti sogni che non si erano mai avverati e tutti quei ragazzi, alcuni dei quali non lo erano nemmeno più, erano bloccati in questa casa tra le montagne, rassegnati davanti al loro destino.

Ludovico arricciò le labbra mentre continuava a guardarsi attorno mentre si chiedeva da dove tutti quei ragazzi potessero venire, non aveva mai sentito parlare di un anello tanto popolato e ancora meno di un anello senza ymbryne. Doveva essere accaduto loro qualcosa, forse Tessa lo sapeva o anche Eleonora magari, se mai fossero riusciti a trovarla o se lei fosse stata capace di trovare loro. Pensandoci bene non aveva nemmeno mai sentito parlare di questo anello, tutti i libri che Eleonora gli faceva studiare sulla guerra dei corvi e sul mondo speciale non avevano mai nominato un anello tra le montagne, né la scomparsa della sua ymbryne. A dire il vero quei libri non riportavano i nomi delle donne uccello morte in combattimento, anche se si ricordava di quando Eleonora aveva portato lui e Blaise -Peter ancora non c'era- a vedere un memoriale in ricordo delle vittime di quella sanguinosa guerra. Sia lui che Blaise lo avevano trovato piuttosto anti-eroico, si trattava di una lapide di ametista alta sì e no mezzo metro, nascosta in un anello nel deserto di Tabernas in Spagna, creato appositamente per la sua conservazione perpetua.

L'unica cosa che lo colpì fu il modo in cui la luce attraversava il minerale, i raggi del sole sembravano scomparire, nascondersi tra il viola scuro e il grigio delle facce cristalline per poi uscirne mascherati, colorando con strane fantasie il suolo arido circostante e costringendo chiunque lo osservasse a distogliere lo sguardo, per un attimo abbagliato dalla luce. Eleonora però lo aveva esortato a guardare bene la sabbia in prossimità della pietra, dove la luce danzava creando motivi geometrici attorno ai loro piedi, nonostante sia il sole che la lapide rimanessero immobili. Per quanto ci provasse però non aveva mai visto nulla di inusuale e nonostante quel pensiero lo avesse tormentato per qualche mese se ne dimenticò piuttosto in fretta, credendo fosse una semplice storia, una credenza senza fondamento.

Ora però ricordare non sarebbe stato di alcun aiuto, dovevano trovare un modo per uscire da lì ed in fretta. Si diresse verso il frigo, sperava di trovare qualcosa di fresco per aiutarlo a schiarirsi le idee o magari del ghiaccio per alleviare il dolore alla schiena. Stava quasi per aprire l'anta quando la sua mano si fermò a mezz'aria, ancora prima di toccare la maniglia, si soffermò su quello che era attaccato al frigo, a quanto pare le uniche cose che erano state posizionate con un minimo di ordine. Scartò subito qualche cartolina raffigurante posti lontani e due o tre liste della spesa, concentrandosi poi su due pezzi di carta di uguali dimensioni, posizionati perfettamente l'uno sopra all'altro con minuziosa attenzione. Il primo era giallo e a con una calligrafia ben leggibile, con caratteri grandi c'erano scritte tre coordinate geografiche e accanto ad ognuna era scritto un luogo. 

Ludovico fece scorrere le dita su quei nomi, il primo era Utladalen che si doveva trovare in Norvegia secondo l'indicazione riportata tra parentesi, poi c'era Lanark seguito subito dopo da alla scritta Scozia e l'ultimo nome era Marly, in Francia. Aggrottò le sopracciglia, cercando di pensare a cosa ciò potesse voler dire ma alcuni raggi di sole che entrarono verticalmente dalla finestra gli ricordarono l'ora, probabilmente tra non molto anche gli altri si sarebbero alzati e non voleva farsi vedere mentre curiosava.

Passò subito all'altro biglietto, scritto su una carta rosata con una calligrafia disordinata, lettere minute e piccola ma stranamente allungate, sembrava una calligrafia fatta apposta per sembrare antica. Ludovico fu costretto a staccarlo dal frigo per riuscire a decifrare con più facilità ciò che era scritto. Dopo quello che doveva essere un numero di telefono la scrittura riportava "numero di soccorso delle ymbryne, centro di aiuto, soccorso e supporto", guardò quella scritta con stupore, cercando di ricordare se ne avesse già sentito parlare, quel nome gli ricordava qualcosa ma non riusciva a risalire a nulla. Trattenne a fatica un impeto di fastidio quando udì dei passi nel corridoio, accompagnati da voci sommesse. Mise in fretta il biglietto al suo posto, cercando di simulare esattamente la sua posizione iniziale per poi uscire dalla cucina spegnendo la luce, dirigendosi verso il soggiorno pronto per cercare di inventare un piano sfruttando al meglio le ore di sole che ancora restavano.

In circa mezz'ora si erano svegliati tutti e Ludovico andò a svegliare Nancy, come le aveva promesso, accompagnandola fino al soggiorno dove tutti gli altri ragazzi erano seduti intorno al tavolo, davanti ad una tazza di caffè e dei biscotti che Tommaso e Peter avevano tirato fuori dalla dispensa in un tentativo di risollevare l'umore e le menti degli altri. Erano tutti concentrati su quel pasto improvvisato ma era facile cogliere qualche sguardo che di nascosto si dirigeva verso i sette posti vuoti, lasciati liberi come se la loro presenza potesse equivalere a quella dei loro compagni o delle due ymbryne. Nessuno aveva avuto il coraggio di svegliare Tessa, nemmeno Tommaso, anche se erano tutti sicuri che fosse già sveglia, probabilmente li stava anche ascoltando con qualche strano trucchetto dato che alla fine sapeva sempre anche ciò che pensavano. La porta della sua stanza era rimasta aperta da quando Ludovico la aveva trasportata dentro casa e solo verso sera tardi qualcuno aveva deciso di socchiuderla, on volevano chiuderla per paura che, se fosse successo qualcosa, non sarebbero stati in grado di sentirla. 

< siamo tutti dunque > Tommaso fu il primo parlare, prendendo posto tra Anna e Peter

< o quasi > Nancy rispose con un sussurro così basso che nessuno la sentì ma non ce ne era bisogno, l'atmosfera si fece subito cupa e la ragazza fu la prima a riportare lo sguardo verso le due sedie vuote davanti a sè - Pietro e Milo - chiuse gli occhi per un istante rivolgendo ai due un pensiero, chiedendo loro di essere cauti e di tornare tutti interi, non poteva sopportare nemmeno l'idea di essere l'unica rimasta dell'anello di Dorotea. 

< cosa credete sia meglio fare? Cercare di uscire da questo anello o aspettare? > la voce sottile e acuta di Peter pose la domanda che occupava i pensieri di molti

< andarsene senza Tessa, senza un ymbryne? Non se ne parla proprio > Blaise ripose con decisione, senza pensarci due volte  < finché Tessa non si rimette in piedi da qui non uscirà nessuno, a meno che non vogliate farci ammazzare > 

< non potrete certo rimanere qui a lungo, non ho così tanto da mangiare > Tommaso inarcò un sopracciglio, agitando in aria la mano come se cercasse di afferrare qualcosa di invisibile

< se è questo che ti preoccupa non è un gran problema, conosciamo il passaggio che porta da questo anello a quello da dove veniamo, lì ci sono supermercati e botteghe, possiamo fare un salto lì al massimo. Che dici Nancy? >

La ragazza non stava nemmeno ascoltando gli interventi che si susseguivano quindi le sembrò di essere riportata bruscamente alla realtà quando Peter le chiese il suo parere  < sì, sì certo si può fare, non...non ci sono problemi > dopo quelle poche parole tornò a guardare il vuoto e la questione sembrò risolta

< nel frattempo rimaniamo qui senza fare nulla? Come se un branco di.... di cose non ci avesse appena attaccato e cinque nostri compagni non fossero appena scomparsi nel nulla? > il tono di Blaise si fece un po' troppo forte, carico di indignazione e fece trasalire sia Ludovico che Peter, non lo avevano mai visto così adirato

< Blaise forse.. >  il tentativo di Ludovico fu interrotto dal rumore di una sedia spostata bruscamente e i ragazzi osservarono Nancy uscire dalla stanza e uscire dalla porta che dava sul giardino, senza sapere bene cosa dire, la sentirono mormorare di avere bisogno di prendere un po' d'aria e nessuno osò fermarla. Tommaso potè giurare di avere visto un velo di lacrime coprire i suoi occhi mentre usciva, insieme a un tremito quasi impercettibile della mano che le impedì di aprire la maniglia al primo tentativo. 

< possiamo...possiamo comunque fare qualcosa, capire chi fossero per esempio e forse immaginare dove gli altri possano essere andati > Peter intervenne prontamente cercando di rivolgere l'attenzione degli altri su un altro argomento

< qualche libro sulla storia degli speciali sarebbe utile, insieme alle nostre conoscenze anche se piuttosto basilari si potrebbe arrivare ad una risposta > Ludovico concordò con la proposta dell'altro, entusiasta di poter concentrarsi su qualcos'altro  < a proposito, quei biglietti appesi al frigo, cosa indicano?>  si rivolse direttamente a Tommaso il quale non riuscì a contenere la sua sorpresa 

< beh sul primo mi sono scritto le coordinate degli anelli più vicini, nel secondo.... ma lasciami finire almeno > il ragazzo alzò entrambe le braccia in aria facendole poi ricadere sui suoi fianchi vedendo Ludovico alzarsi dal tavolo e dirigersi in cucina. Quando tornò aveva con sè solo quello giallo che posò davanti agli altri con aria vittoriosa 

< ascoltate, presumiamo che gli altri non siano stati portati via da quegli esseri, se fossero nelle foreste qui intorno sarebbero già qui, sarebbero tornati una volta al sicuro dall'attacco, al sorgere del sole o qualche ora dopo. Quindi a meno che non si siano avventurati verso le montagne colti da un impellente desiderio di esplorare è plausibile che siano finiti in un altro anello > 

< se ricordo bene non mi pare di avere visto altre creature oltre quelle che ci hanno attaccato, anche perché... aspettate ma qualcuno si ricorda di avere visto quei cinque ragazzini prima dell'attacco? > la domanda di Tommaso fece sprofondare tutti nel silenzio più assoluto, ognuno stava cercando di fare del uso meglio per ricordare

< no, ne sono sicuro perché quando Tessa è caduta a terra eravamo tutti attorno a lei e loro non c'erano e poi li avremmo visti combattere insomma la peculiarità di Milo non passa inosservata > Blaise si guardò attorno, cercando di fare chiarezza 

< e avremmo visto più di un Laerte, impossibile non vederlo > Peter annuì con vigore mentre i suoi occhi si accendevano di speranza

< proponi di dividerci quindi? > Tommaso si rivolse di nuovo a Blaise che aspettò  qualche secondo prima di rispondere

< si, fare a coppie sarebbe sufficiente dato che non dobbiamo dare nell'occhio. Così qualcuno potrà sempre stare con Tessa, per essere sicuri che stia bene > 

Gli altri annuirono, si scambiarono sguardi concitati, quasi allegri davanti a quella nuova prospettiva che finalmente lasciava aperta una speranza di trovare i loro compagni e le loro ymbryne. Anche i loro daemon percepirono quell'energia, uno a uno uscirono dai luoghi dove erano nascosti, tasche, zaini o sotto i cuscini e si misero a correre per la stanza, giocando tra loro come a volere incoraggiare i ragazzi, ricordando la loro presenza. 

< lo faremo quando Tessa si sarà svegliata > Tommaso pronunciò quelle parole senza smettere di osservare gli animali che giocavano, un sorriso si fece largo sul suo volto e si concesse di rilassarsi sulla sedia, afferrando un biscotto tra le mani, come se fosse la cosa più preziosa che potesse esistere. 

Persero il conto di quanto tempo fosse passato, nonostante alcuni fossero ancora stanchi dopo gli eventi nessuno sembrava intenzionato ad alzarsi dal tavolo. Ora che avevano trovato una soluzione, una speranza andarsene sarebbe stato come godersene solo una parte minuscola, inoltre negli scambi di sguardi, in qualche parole sussurrata alcuni avevano ritrovato il coraggio di prima, la voglia, la determinazione e la sicurezza che ce la avrebbero fatta. Così trascorsero qualche ora, seduti in soggiorno mentre oltre la finestra il sole tramontava, colorando il cielo di rosa e di rosso, mentre la stanza diventava sempre più buia, senza che nessuno volesse alzarsi per accendere la luce. 

Il rumore della porta d'ingresso che sbatteva contro il muro svegliò tutti dal loro torpore e qualcuno si alzò in tutta fretta, accendendo la luce del soggiorno. Nancy entrò trafelata in cucina, a corto di fiato come se avesse appena corso con tutte le sue forze, stava per dire qualcosa ma le urla e le esclamazione degli altri ragazzi la precedettero. Si diressero tutti verso l'entrata, ignorando la brezza fredda che entrava dalla porta ancora aperta, troppo concentrati sulla figura che si stagliava avanti ad essa e, anche nell'oscurità, riusciva a far percepire la propria presenza, la propria forza. 

Peter fu il primo ad andare incontro alla donna, gettando le braccia attorno alla vita, subito seguito da Ludovico che le saltò quasi addosso, costringendola a fare qualche passo indietro per non cadere. Blaise esitò per un attimo, chiedendosi se tutto fosse un sogno, se fosse una trappola per ingannarli ma il sorriso sul volto di Nancy e degli altri sembrò convincerlo del contrario e si unì a quello strano abbraccio, cingendo le spalle della donna e di Peter, con una delicatezza dettata da un certo imbarazzo. 

< sono felice di vedervi anche io, bambini > Eleonora riuscì finalmente a parlare, facendo sentire la propria voce tra i bisbigli vivaci dei ragazzi che ancora non accennavano a volerla lasciare andare

< fatela respirare, forza > l'affermazione di Tommaso, detta con un sorriso sornione sulle labbra li fece staccare in fretta, come se si fossero accorti solo in quel momento di ciò che stava accadendo. Si concessero di guardarla bene, per essere sicuri che fosse davvero lei e non una sua imitazione. Il suo aspetto fece nascere molto domande su dove fosse stata e cosa fosse accaduto, il cappello che portava a cena era sparito, così come parte del suo vestito scuro che ora si apriva con uno strappo sul fianco sinistro, i capelli erano in disordine, sporchi di quella che sembrava terra o fango forse, anche il volte era più scuro, quasi tendente al grigio e chi era più vicino a lei potè notare qualche graffio sulla fronte e sulle mani, oltre alle unghie, spezzate e macchiate di un rosso intenso. Eleonora sembrò notare quegli sguardi perché raddrizzò la postura in un attimo, togliendosi dalle spalle e dal volto la polvere, cercò di sistemarsi i capelli raccogliendoli velocemente, per poi nascondere le mani dietro la schiena

< adesso non vi posso raccontare molto, ma voi dovete farmi un favore > la richiesta della ymbryne lasciò tutti di stucco e la stanza sembrò aver risucchiato tutto l'ossigeno dato che molti quasi si dimenticarono come si respirava

< qualunque cosa >

< dove è Tessa ? >  un sospiro di sollievo lasciò le labbra di molti, per un attimo avevano temuto che fosse una richiesta troppo grande per loro. Presi com'erano dal conforto per tale domanda non risposero subito e il volto della ymbryne si fece serio, le spalle si alzarono appena e abbassò il volto, preoccupata

< è nella sua stanza, una di quelle nel corridoio, è rimasta ferita durante l'attacco quindi la abbiamo portata dentro, ora sta meglio e credo si sia anche svegliata > Blaise rispose tutto d'un fiato, cogliendo l'espressione di Eleonora, sperava di darle consolazione ma se possibile il volto della donna si incupì ancora di più

< quale attacco? Non importa, me lo racconterà lei stessa. Non mi ci vorrà molto bambini, tra poco sarò da voi e potremo parlare dell'accaduto > Eleonora rivolse a tutti un sorriso, posando una mano sulla spalla di Tommaso prima di superare tutti e dirigersi verso il corridoio con passo concitato. Non riusciva a guardarsi intorno, tutta la sua attenzione era focalizzata solo verso quell'unica stanza, cosa avrebbe dovuto dirle, come glielo avrebbe detto, a mala pena riusciva a mettere in ordine i pensieri per conto suo, farlo con altri non sarebbe stato facile. Ogni tanto sbirciava nelle stanze dei ragazzi, sistemate in fretta e altrettanto in fretta disfatte, era evidente che fosse una sistemazione provvisoria e che si fossero alzati da poco, i letti erano ancora sfatti, vestiti e zaini lasciati appoggiati alle pareti con noncuranza, senza nemmeno essere stati disfatti.

 Si chiedeva cosa avrebbe trovato nella stanza di Tessa, i bambini le avevano detto che si era svegliata ma le avevano anche rivelato che era stata ferita. Sperava di non essere costretta a svegliarla, ciò che doveva dirle non poteva aspettare, era una questione urgente che forse avrebbe risposto ad alcuni loro dubbi, almeno in parte. 

La porta era socchiusa e scricchiolò appena quando Eleonora la spinse per entrare. Nonostante fosse uguale a tutte le altre c'era qualcosa di diverso in quella stanza, le finestre aperte lasciavano entrare la lieve brezza estiva della sera e tutto era in perfetto ordine, lo zaino disfatto e ogni cosa riposta al proprio posto: le matite e le stilografiche sulla scrivania, il soprabito sulla sedia e il cappello appeso sul bordo del letto, in modo così curato che nemmeno una burrasca avrebbe potuto farlo cadere. L'esame della stanza fu però interrotto quando Tessa, distesa sul letto, aprì gli occhi come se sapesse già da prima che stava per arrivare. Eleonora non potrà nascondere uno sguardo di apprensione mentre esaminava l'altra, concentrandosi soprattutto sulla fascia che le avvolgeva il busto, la ymbryne tirò un sospiro di sollievo notando come non fosse macchiata di sangue, sembrava avere solo funzione di sostengo

< mi chiedevo quando saresti tornata, mi hai fatto preoccupare > la voce di Tessa risultò debole, appena un sussurro ed Eleonora non esitò ad avvicinarsi, spostando la sedia dal tavolo per metterla accanto al letto. Nonostante l'apparente fatica che quelle parole le costavano lo sguardo dell'altra era comunque determinato, quella vecchia scintilla di entusiasmo non si era spenta

< sarei potuta non tornare, devi credermi se ti dico che non so come abbia  fatto  > Eleonora la osservava negli occhi, scrutando i suoi lineamenti per ricavare qualche informazione sul suo stato di salute che lei non avrebbe sicuramente rivelato di sua spontanea volontà.

< e dire che era proprio ciò che volevo chiederti > sospirarono entrambe, consapevoli che quella era una delle molte risposte che mancavano

< dovresti sapere che Pietro, Milo, Kyle, Benedetta e Laerte sono scomparsi. I ragazzi avranno sicuramente delle teorie a riguardo, dovresti ascoltarle dopo, quando lo crederai opportuno > Tessa cercò di pronunciare quelle parole con calma, rendendole più dolci possibili per non fare percepire la preoccupazione che in realtà provava

< svaniti nel nulla? > l'espressione incredula di Eleonora lasciava poco all'impaginazione

< esatto, poco prima dell'attacco c'erano poi quando è iniziato tutto erano già scomparsi >

< se non te la senti non rispondermi ma, cosa o meglio chi credi che vi abbia attaccato ? >

< non saprei dirlo con certezza anche se ... > 

< anche se ? > Eleonora cercò di incoraggiarla accarezzandole la mano, come a volerle ricordare della sua presenza

< il modo in cui combattevano, le loro forme animali, come tutto è finito senza che  loro spendessero tutte le loro forze, credo siano sempre loro, roek >  tanta sicurezze espressa da una voce così flebile spaventò l'altra ymbryne

< i corvi dunque... hanno molti conti in sospeso è vero. Siamo nel torto anche noi però, non avremmo dovuto lasciare che la situazione degenerasse >

< temo tu abbia ragione, eravamo ancora inesperte, così preoccupate per i nostri bambini, d'altronde le ymbryne più anziane erano segregate all'interno dei loro anelli. Era una situazione difficile >

< lo diventerà ancora di più se non agiamo in fretta > l'urgenza nella voce di Eleonora era evidente e Tessa alzò un sopracciglio, aspettando qualche secondo prima di formulare una domanda

< che tu sappia siamo l'unico anello ad essere stato attaccato? > Eleonora si limitò ad annuire e Tessa, abbassò lo sguardo sulle lenzuola bianche, pensierosa  < allora credo che la situazione possa essere risolta prima che degeneri >

< intendi convocare il concilio ? > lo sguardo di Eleonora si illuminò davanti a quell'idea, l'unica sensata ma allo stesso tempo così difficile da attuare

< siamo noi le più anziane ora, posso fare pressione sulle altre sottolineando la criticità di quanto accaduto, se mandiamo le lettere oggi stesso dovrebbero arrivare domani > Tessa iniziò a parlare più lentamente, misurando ogni sillaba assicurandosi che seguisse il filo logico di ciò che voleva esprimere < passami carta e penna per piacere, inizierò subito > Eleonora aggrottò la fronte ma non disse nulla, prese quattro fogli dalla scrivania e ne porse due all'altra, tenendo gli altri per sè 

< concordo con la tua idea ma dobbiamo dividerci il lavoro, non esiste che tu avvia tutto da sola, tu scriverai uno schizzo della lettera e io le scriverò, così intanto potrò ascoltare le teorie dei ragazzi > era già pronta ad argomentare ulteriormente ma con sua sorpresa Tessa accettò senza contestare 

< oddio, perdonami, non ti ho chiesto come stai. Insomma non hai nemmeno avuto occasione di dirmi dove sei stata, cosa ti sia accaduto > Tessa attese, paziente, una risposta ma Eleonora sospirò, facendo un gesto di diniego col capo

< ogni cosa a suo tempo, ovvero domani quando avrai dormito e sarai più capace di ascoltarmi. Per ora ti basterà sapere che non mi ero nemmeno resa conto di essermene andata e quando finalmente è accaduto mi sono trovata in un luogo buio, sembrava sempre attraversato da una tempesta di neve ma allo stesso tempo c'era un caldo arido. Non lo so, credo di avere bisogno anche io di tempo per mettere in ordine le mie idee > Tessa annuì, comprensiva e mentre l'altra si alzava per rimettere la sedia al suo posto le rivolse un piccolo sorriso che venne ricambiato poco dopo. 

< ci vediamo tra poco, cerca di non sforzarti > furono le ultime parole che Eleonora rivolse a Tessa prima di dirigersi verso la porta 

< aspetta, avverti i ragazzi che sono sveglia e che mi sento meglio, credo potrebbe fare loro piacere > sorrise divertita e Eleonora constatò con gioia che nel suo sguardo c'era una scintilla di vivacità che aveva sostituito lo sguardo debolmente allegro di poco prima. Annuì, sorridendo di nuovo e poi uscì dalla stanza, socchiudendo con cura la porta così come la aveva trovata. Percorse il corridoio con i fogli ancora in mano, cercò di sistemarsi per l'ultima volta i capelli e i vestiti, tornando alla sua consueta compostezza, ora era davvero pronta per ascoltare ciò che i ragazzi avevano in mente. Fece un respiro profondo e poi varcò l'arco che metteva in comunicazione il corridoio con il soggiorno, dove fu accolta da qualche voce allegra e qualche sguardo sollevato 

Beh... salve, dopo tanti mesi finalmente ce la ho fatta ma dovete credermi se vi dico che tra la scuola e impegni vari è stato davvero difficile scrivere. Infatti questo capitolo lo ho finito nell'arco di cinque giorni ma questa è una storia per la prossima volta. 

Nel caso ve lo siate dimenticati vi ricordo che la storia continuerà ad essere divisa in due almeno finché questo arco narrativo non si concluderà. 

Non è successo molto ma mi serviva un capitolo per concludere e chiudere quello dello scontro, facendovi conoscere meglio anche altri personaggi, spero comunque che possa esservi piaciuto. L'ultima parte è decisamente più movimentata e forse anticipare il ritorno di un personaggio è stato un bene per aumentare un po' la tensione. 

Detto questo se avete idea di cosa potrebbe succedere ora, sono sempre aperta ai vostri pensieri/ scleri/ insulti, insomma sapete dove trovarmi. Vi saluto

Buona serata

Pecy

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