4| 𝑷𝒓𝒆𝒚
Where crows lay
Chapter four
I wanna take you somewhere so you know I care, but it's so cold and I don't know where.
Uno stridio lacerò l'aria e tutti i presenti poterono assistere alla caduta dell'uccello: fu un attimo, la poiana scomparve dal cielo limpido per gettarsi tra i fitti rami dei pini emettendo qualche verso di dolore, precipitando senza alcun controllo sull'erba appena bagnata dalla rugiada, le ali aperte in una posizione innaturale e la coda intrisa di sangue che sporcava il bianco candido del suo manto.
Davanti a quello spettacolo orrendo molti accorsero, per vedere quello che doveva essere un predatore formidabile accasciato a terra come un pupazzo abbandonato. Tommaso fu il primo ad avvicinarsi, per niente intimorito alla vista del sangue che si riversava sull'erba, tingendo i fiori sottostanti di una tonalità inusuale e sporcandogli le dita quando cercò di trovare la ferita. Al solo contatto con la pelle del ragazzo l'addome dell'uccello si irrigidì e dal suo becco uscì uno stridio sommesso. Il volto del giovane si fece contratto, strinse i denti e i suoi tratti si fecero subito più duri, gli occhi chiari fissi sul piumaggio che copriva la coda dell'animale cercavano altri danni evidenti ma senza risultato. Gli altri ragazzi lì attorno si guardavano straniti, alcuni furono costretti a voltarsi, altri rimasero distanti, troppo impauriti per osservare la situazione. Il silenzio copriva tutti come una cupola di vetro, dalle cui vetrate ogni tanto si poteva avvertire uno sbuffo preoccupato o irritato di Tommaso che si divideva tra le condizioni della poiana e il paesaggio circostante, sempre più in affanno. Nonostante il desiderio di poterlo aiutare i ragazzi si sentivano impotenti e nessuno osava pronunciare una sola parola.
< dobbiamo lasciargli un po' di spazio > Ludovico intervenne, uno tra i pochi ad avere ancora lo sguardo fisso sul volatile e sulle mani di Tommaso che tremavano sempre di più con lo scorrere del tempo. Cercò di avvicinarsi all'uccello per dargli una mano ma il più grande lo allontanò bruscamente per poi passarsi una mano sulla fronte, ora mandida di sudore.
< Ascoltami, dobbiamo portarla dentro casa > tentò un secondo approccio posando una mano sulla spalla dell'altro, poteva sentire i muscoli delle spalle rigidi, contratti, come se stessero sopportando uno sforzo immane. Quando il corpo di Tommaso fu scosso da un brivido Ludovico fu tentato dal sottrarsi ma decise di sorreggerlo afferrandogli saldamente i gomiti. La presa però non fu abbastanza forte e quando il corpo del più grande cadde a terra, scosso da tremiti anche Ludovico crollò a terra, cercando di attutire la caduta con le mani.
< si..si va bene portala dentro > le parole uscirono come un sussurro e Ludovico non esitò un istante, si alzò asciugandosi le mani bagnate di rugiada sui pantaloni e prese tra i palmi della mani la poiana, dovette sforzarsi per guardarla controllando il senso di nausea che lo invase vedendo la ferita che attraversava il petto dell'uccello.
Mentre Tommaso seguiva con lo sguardo il più giovane dirigersi verso la casa nascosta tra gli alberi gli altri ragazzi si strinsero intorno a lui, posando una mano sulla spalla o rivolgendogli una parola di rassicurazione, per quanto fosse possibile. Anna fu la prima ad avvicinarsi a lui, continuando a osservarlo quando, ignorando ogni consiglio si alzò in piedi guardandosi attorno. Lo tirò per una manica per attirare la sua attenzione, invano. Tommaso vagava con lo sguardo per il bosco circostante e a nulla servirono i richiami degli altri ragazzi, sembrava perso. Il bosco sembrava chiudersi su di loro, o forse era solo un brutto scherzo dato dal calare del sole che si nascondeva dietro le montagne facendo sprofondare quella vallata nell'oscurità. Le ombre degli alberi scomparvero e ormai tra l'erba verde e il colore chiaro del cielo non c'era differenza, era tutto compreso da un manto nero. Anna avvertì una presa salda sulla sua spalla e, alzando lo sguardo incrociò quello di Tommaso che subito dopo si concentrò sul bosco e poi sul cielo.
< guarda >
Anna fu l'unica a udire quel sussurro alzò lo sguardo a sua volta, per contemplare il cielo. Voleva convincerlo a tornare dentro, anche perché le fronde degli alberi iniziavano a essere mosse dal vento e il freddo che prima era mitigato dal sole iniziava a farsi strada tra le felpe dei ragazzi. La mano di Tommaso però non si sollevava di un millimetro e la prese rimaneva salda, un invito silenzioso. Continuò a guardare spostandosi appena a sinistra, avvicinandosi al ragazzo. Non aveva mai visto il cielo di notte, c'era sempre troppo freddo per rimanere fuori, fu dunque la prima volta che lo vide cambiare in quel modo. Sul cielo nero senza stelle iniziava a stagliarsi la luce della luna, appena visibile tra gli alberi, pian piano un turbine altrettanto scuro simile a fumo si faceva strada tra le fronde: volava di qua e di là trasportato dal vento. Non potè fare a meno di pensare che si stesse allargando perché a poco a poco raggiunse quella piccola fetta di luna e dopo essersi fermato la coprì del tutto, facendo sprofondare nel buio ogni cosa ancora una volta. Era in procinto di allontanarsi per tornare dentro quando tra il rumore del vento che soffiava tra le foglie si erse un verso di un animale molto simile a un urlo, strabuzzò gli occhi, portandosi una mano al petto, sentì le orecchie fischiare e poteva quasi sentire il battito del suo cuore. Accanto a lei anche gli altri ragazzi si misero in guardia, portando tutti gli occhi verso il cielo e quella nube che copriva la luna con una oscurità quasi innaturale. In quel momento regnava il silenzio, l'eco di quel verso si era placato, il vento si era fermato e le foglie degli alberi non producevano alcun suono. Fu solo allora che la nube riprese a muoversi, prima restringendosi poi allargandosi nuovamente, sembrava sempre più vicina ma si spostava con calma e ogni suo movimento seguiva un ritmo regolare dettato da un orologio invisibile.
Fu questione di pochi secondi, udirono in lontananza la porta della casa aprirsi e Ludovico che scendeva le scale per poi incamminarsi verso di loro, facendo spostare le foglie cadute a terra con le sue scarpe. Quando gli altri si girarono per guardarlo mentre si avvicinava la nube si fece più ampia, più nera e più vicina, un altro stridio lacerò l'aria ma i ragazzi non si girarono in tempo. Ludovico fu il primo ad assistere a quello spettacolo, percorse quei pochi passi che lo separarono dagli altri correndo e spinse quelli che gli stavano vicino a terra. Cercò di parlare ma nel frattempo anche gli alberi avevano iniziato a urlare con fragore. Si buttarono tutti a terra, gli uni sugli altri, si udì qualche lamento soffocato per un piede o una mano pestata nella foga, alcuni cercarono di sbirciare tra i capelli o gli abiti dei compagni per capire cosa stesse accadendo ma Tommaso fece cenno di rimanere con la testa bassa. Chi riusciva a scorgere qualcosa però vedeva solo il buio attorno a sè, senza riuscire a distinguere le sagome degli alberi o la luce della luna che ora avrebbe dovuto illuminare la vallata. Ogni tanto i ragazzi sentivano qualcosa che li toccava, per poi sparire come era arrivato era un tocco leggero, come una piuma che si posa a terra. Anche l'erba coperta di rugiada non era più così soffice, era rigida e solida al tatto e sembrava che si sarebbe potuta spezzare da un momento all'altro anche con una minima pressione. A poco a poco non riuscirono a vedere più nulla, il tocco che prima era lieve ora si fece incessante e doloroso, come mille aghi che precipitavano in un solo momento. I ragazzi gridarono all'unisono quando avvertirono una forte pressione allo stomaco e alla schiena, unita ad altri piccoli dolori ai gomiti e alle ginocchia, come se i loro corpi stessero rotolando per la vallata. Quando finalmente si resero conto di cosa stava accedendo si ritrovarono tutti separati a uguali distanze gli uni dagli altri, si ressero sulle gambe barcollanti mentre i loro demon che fino a quel momento erano rimasti nascosti tra le loro vesti uscirono da quel rifugio emettendo versi allarmati.
Davanti ai loro occhi il paesaggio era cambiato, intorno a loro c'era solo oscurità e un odore pungente, simile al bruciato impestava l'aria, costringendo molti a forti colpi di tosse. In mezzo al buio più fitto si potevano comunque distinguere delle figure anch'esse scure appoggiate agli alberi.
< cosa volete? > Tommaso cercò di rivolgersi verso di loro ma ogni volta che riusciva a soffermarsi su una figura essa spariva, spostandosi di qualche metro. Posa la domanda una seconda volta, in tutta risposta mille voci si si sovrapposero l'una sull'altra pronunciando ognuna una frase diversa, rendendo le parole indistinguibili. Una figura si mise davanti a lui, il ragazzo riuscì a cogliere di sfuggita il movimento che essa fece con una mano prima di trovarsi gettato a terra. La stessa cosa accadde anche per gli altri ragazzi e tutti vendere scagliati sull'erba, chi ha qualche metro di distanza chi senza spostarsi minimamente. I daemon si scagliarono contro le figure per distrarle mentre i ragazzi si rialzavano, provarono a beccarle, graffiarle e a morderle ma ogni attacco non le toccava, sembravano immateriali.
Anna fu la prima a reagire, mentre il suo pappagallo volava in cerchio attorno alla figura scura chiuse gli occhi e un attimo dopo si trovò sopra il ramo di un pino poco distante, cercando di trovare un modo per resistere. Ispirati dalla velocità della ragazza anche gli altri si concentrarono, cercando di opporre più resistenza possibile. Tommaso sradico un albero dopo averne toccato la corteggia e lo stava usando come scudo per proteggersi dagli attacchi della figura, fatti di fiume e forgie che lo attaccavano da ogni direzione. Blaise giunse in suo soccorso, dando fuoco alle foglie e alle piume per poi incendiare anche un albero vicino, creando una imponente torcia che illuminava la vallata.
< state lontani da me, veloci > l'urlo di Peter si fece sentire tra il fragore e i compagni seguirono il suo ordine, Nancy si spostò con rapidità e subito dopo la raggiunse anche Anna, seminando le due creature che lottavano contro di loro.
Solo quando fu sicuro che tutti fossero almeno abbastanza distanti poggiò entrambe le mani sul terreno e un misto di ghiaia e fango seguì i suoi gesti, creando una foschia che si muoveva tutta intorno alla creatura. L'urlo di Ludovico, poco distante da lui quando il suo daemon venne scaraventato su un albero distrasse Peter che vide crollare quella piccola difesa creatasi, lasciandolo indifeso. In poco tempo si trovò la creatura affianco e fu scagliato contro il tronco di un albero, emettendo un lamento sordo. Cercò di rialzarsi ma una forte pressione lo spinse di nuovo a terra, premendo il suo corpo contro le rocce e le schegge del tronco e del terreno che iniziavano a passare attraverso i suoi vestiti. Ludovico si accorse dell'amico ma anche il suo nemico non gli lasciava tregua, aveva bisogno di tempo per usare il suo potere ma gli attacchi continui che copriva la sua visuale con gli lasciavano lo spazio per concentrarsi. In quel momento un albero tra lui e le piume scure. Immaginò che si trattasse di Tommaso ma decise di non perdere tempo e concentrarsi. Tenendo gli occhi aperti, fissi sull'erba allargò le braccia rivolgendo i palmi al cielo a gridò. Il suo urlo, unito al fragore già presente doveva essere sufficiente, dal punto dove si trovava si creò una piccola palla di luce che aumentò sempre di più fino a ricoprire la maggior parte del bosco. I ragazzi si coprirono il volto con le manie perfino i loro nemici sembravano infastiditi, Ludovico approfittò di quel momento di distrazione per portare Peter in un posto più nascosto ma fu interrotto da un'altra creatura che si pose davanti a lui e con un movimento brusco delle meni li gettò entrambi sull'erba. Ludovico si rialzò mentre attorno a lui si udivano le grida dei suoi compagni e i rumori che accompagnavano ogni attacco. Il ragazzo si mise davanti a Peter cercando di fargli da scudo ma prima che potesse concentrarsi un altro movimento della creatura lo spinse in alto, così tanto che gli parve di poter toccare i rami del pino vicino e un momento dopo lo fece precipitare a terra. Si girò mentre cadeva e non riuscì a trattenere un urlo quando il suo corpo impattò di lato con il terreno, causandogli una forte fitta al fianco e sulla parte sinistra della testa.
La vista gli si offuscò, non poteva dire se di lacrime o a causa del forte impatto alla testa, riuscì comunque a vedere la figura scura in procinto di sollevare un'altra volta le mani ma prima che potesse solo provarci un grosso masso si mise tra essa e i ragazzi. Ludovico riuscì a scorgere il volto di Tommaso e la voce concitata di Nancy prima che i suoi occhi si chiudessero.
< me ne occupo io > Nancy cercò di far udire la sua voce flebile tra tutto quel trambusto, ottenendo un cenno con il capo da parte di Tommaso che stava cercando di spostare la roccia di qua e di là per proteggersi dagli attacchi della figura. La ragazza carica Ludovico ancora incosciente sulle proprie spalle, rivolse poi uno sguardo verso Peter, consapevole che non sarebbe mai stata capace di sollevare entrambi.
< merda > il suo sussurro fu appena udibile ma gli alberi sembrarono ascoltarla perché proprio in quel momento qualche ago di pino cadde dai rami e Anna scese da essi con una grazia invidiabile, come se per lei fosse abitudine. La più giovane sorrise a Nancy, stringendole una spalla in un gesto deciso per poi caricarsi Peter sulle spalle. Le indicò con la mano la direzione che dovevano prendere per raggiungere sane e salve la casa e dopo qualche secondo scomparve, come se non fosse nemmeno mai apparsa. l'altra ragazza si guardò intorno, per un attimo confusa poi, ricordandosi di come Anna avesse mostrato la sua peculiarità, seguì le sue indicazioni senza esitare, muovendosi come una saetta tra gli alberi tanto che al posto del suo corpo si vedeva solo una macchia indistinta.
Nel frattempo Blaise si era avvicinato a Tommaso, ormai gli unici rimasti mentre Anna e Nancy riportavano gli altri due dentro casa. Subito dopo il ragazzo apparvero le due sagome contro le quali stava lottando fino a qualche istante prima, riuscendo a distanziare quel tanto che abitava per raggiungere il compagno. In quel momento la barriera di Tommaso si ruppe a causa dei continui attacchi della creatura. La roccia si spezzò in parti più piccole che si dispersero senza alcuna direzione precisa nello spazio circostante, alcune si diressero vero i due ragazzi che non furono abbastanza veloci per evitare i pezzi più piccoli che si scontrarono sui loro volti scoperti. Blaise pronunciò alcune parole indecifrabili prima di sputare a terra del sangue, passandosi una mano sulle labbra per eliminarne le tracce. L'aria intorno a lui iniziò a sfrigolare e Tommaso si girò con aria preoccupata sentendo odore di cerne bruciata, Blaise gli rivolse un sorriso vuoto per poi spingere le fiamme che aveva creato sulla sue mani sull'erba che li circondava, guidando il percorso del fuoco verso le due figure dietro di loro. Tommaso intanto approfittò di quel momento per attirare su di sè l'attenzione della terza creatura che lo seguì a rotta di collo mentre correva tra i pini. Ogni tanto si voltava indietro, cercando di evitare i rami o quando meno di chiudere gli occhi quando gli aghi gli sfioravano il volto. Ogni tanto accelerava il ritmo per poi rallentare di colpo accanto a un albero che toccava leggermente, spingendolo a terra, cercando di ostacolare il percorso dell'avversario. Sperava di riuscire a correre il più a lungo possibile anche perché gli sembrava che l'altro non si stancasse facilmente ma dopo quelli che gli parvero minuti interminabili il fianco iniziò a bruciargli e le gambe si fecero deboli, inciampò qualche volta sulle radici degli alberi ma si mise in fretta in piedi, non aveva più la concentrazione necessaria per schivare i rami che spesso lo prendevano in pieno volto.
Doveva trovare un'altra soluzione, gli venne qualcosa in mente e girò bruscamente a destra dove i pini lasciavano pian piano spazio alla vallata e al grande lago al suo centro. Usò le sue ultime energie per impedire alla geme di cedere allo sforzo, una volta arrivato a pochi metro dall'acqua non fu più necessario proteggersi il volto, ormai c'erano solo bassi arbusti. Le sue gambe incespicarono per l'ultima volta sull'argine del lago e sembrò sul punto di inciampare ma fermò la caduta con una mano, riuscì a gettarsi in acqua in modo scomposto e l'ultima cosa che percepì prima che il lago si chiudesse sopra di lui fu la pressione dell'acqua sulla schiena. La creatura non lo raggiunse, rimase a osservarlo sulla sponda mentre gli schizzi generati da tuffo di Tommaso gli passano attraverso senza che lui ne sembrasse infastidito. Non si fermò a osservare se il ragazzo sarebbe riapparso, si voltò in fretta e allargò le braccia che presto si trasformarono in ali, piegò le gambe e quando il suo corpo si sollevò di poco dal terreno cambiò forma e al suo posto un corvo spiccò il volo, lasciando che la sua figura si stagliasse davanti alla luna, emettendo un verso gioioso.
Poco dopo si unirono a lui altri due corvi e il bosco si fece silenzioso per qualche istante, rotto da una voce che chiamava Tommaso a gran voce. Blaise, seguito da Anna e Nancy, percorreva la coltre di alberi con foga, il volto coperto di polvere e pieno di piccoli tagli anche sulle gambe e sulla braccia. Anna e Nancy cercano di insistere perché tornasse a casa ma lui non diede loro ascolto. I tre continuarono a camminare, rallentando il passo man mano che il tempo passava e nelle loro espressioni si facevano sempre più evidenti la stanchezza e la fatica. Anna cercava di tenere il passo ma l'uso così frequente del suo potere la aveva affaticata, inciampò un paio di volte sulle radici sporgenti prima di cadere sulla ginocchia senza cercare di attutire il colpo. cercò di rialzarsi in fretta per non dare nell'occhio ma Nancy la precedette tornando indietro per raggiungerla. Le posò una mano sulle spalle e un braccio intorno alla vita per poi tirarla su senza troppo sforzo, camminarono così, dietro a Blaise finché non raggiunsero la vallata dove i pini diventavano più radi e arbusti di bacche selvatiche prendevano il loro posto.
< Tommaso > l'urlo di Blaise riscosse Anna che accelerò il passo, facendo inciampare Nancy sui suoi stessi piedi mentre cercava di mantenere la velocità. Tommaso era disteso sull'argine sassoso del lago, sembrava incosciente ma quando i tre si avvicinarono il suo corpo fu scosso da dei forti colpi di tosse. Blaise si avvicinò a lui, sentendo qualcuno avvicinarsi il ragazzo si alzò velocemente, fin troppo, perché fu costretto ad appoggiarsi agli arbusti per non cadere sui sassi. Il più giovane lo sorresse, spostandosi leggermente con aria infastidita quando Tommaso fu scosso da altri colpi di tosse. Così i quattro si diressero senza fretta verso la casa, il silenzio regnava su di loro, ancora increduli difronte a quello che era appena accaduto, al perché ma soprattutto alla determinazione dei singoli attacchi. Ognuna delle loro menti stava costruendo centinaia di soluzioni diverse, anche se in quel momento avrebbero fatto di tutto pur di non pensarci. Nel frattempo i raggi del sole iniziarono ad illuminare la valle, allungando le ombre degli alberi e svegliando gli uccelli che si riposavano sui rami. I ragazzi si voltarono increduli a quel suono e negli sguardi che si scambiarono c'era ormai solo stanchezza. Sospirarono quasi all'unisono e varcarono la soglia di casa, chiudendo la porta e le tende che celavano il suo interno al resto del paesaggio.
᯾᯽᯾
Faceva freddo, umido, secco, caldo. C'era vento, afa, sole, neve, grandine pioggia. Il suolo su cui il suo corpo posava era roccioso, sabbiosa, argilloso. Non sentiva alcun rumore, le allodole, il vento, il sole che le scottava sulla pelle, il nulla. Si sentiva stanca, serena, arrabbiata, spossata. Le sue mani avevano toccato il tutto e il nulla durante la caduta, aveva battuto la testa su rocce e sulla sabbia, aveva visto solo oscurità attorno a sè. Aprire o chiudere gli occhi non faceva alcuna differenza, nessuna distinzione tra orizzonte e suolo, tra vegetazione e cielo, tutto una unica miscela di sfumature di grigio. Si mise a sedere e il suo cuore accelerò sentendo i rumori della foresta dopo quelli che sembravano anni, la spaventò il cinguettio degli uccelli, il rumore di un tonfo sull'acqua di un lago e il vento che faceva cantare le foglie. Passò una mano sulla fronte, mantida di sudore, cercò di togliersi le foglie e il fango di dosso dagli abiti e dalla pelle. Cercò di tirarsi su ma le gambe non ressero il suo peso e si trovò a carponi, a terra. Respirò a fondo e ci provò una seconda volta, barcollò un poco e la sua mano vagò nel buio per trovare un punto di appoggio, si fermò sulla corteccia di un albero. Il suo corpo, come stremato da un viaggio del quale lei non sembrava ricordare nulla si accasciò sotto al suo stesso peso e lei dovette mettere tutta la forza possibile per appoggiarsi al tronco d'albero senza cadere.
< Tessa mi starà aspettando, devo uscire da qui > la sua voce era come un sussurro e generò un piccola nuvola di fumo accanto a sè mentre gli uccelli cinguettavano allegri, come se fosse giorno.
᯾᯽᯾
Pecy space
Well....dopo un po' di tempo, poco poco eh, ce la ho fatta dai. Non è stato difficile il capitolo in sè ma proprio trovare l'ispirazione ma non è questo il motivo per cui il capitolo è corto. Da qui in poi le situazioni si divideranno in due o anche in tre ogni tanto, ne approfitterò per dedicare più tempo ai singoli personaggi anche se ogni tanto i capitoli saranno forse più brevi del normale.
Dunque ovviamente non tutti i personaggi si potranno vedere in un capitolo se no farei prima a buttarmi io nel lago.
Questo in particolare è stato un po' un capitolo di transizione per quanto fondamentale. Premetto che a scrivere scene di azione non sono esattamente un asso ma spero sia stato comunque di vostro gradimento. Abbia conosciuto altri amici a quanto pare ma ovviamente poveretti avranno anche loro dei motivi e forse anche delle buone ragioni, si vedrà...
Oltre a sapere in generale cosa ne pensate di questo capitolo la domanda ovvia è, chi è che parla alla fine. Vi direi che avete ovviamente due scelte più ovvie, non è detto che siano giuste però, prendete la vostra decisone, non siate timidi!
Con la promessa che il prossimo capitolo arriverà a breve perché ehm ehm cose che non posso dirvi, vi auguro una buona serata e spero che vi siate divertiti (?)
Always yours
Pecy
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