1| 𝑶𝒏𝒆 𝒄𝒖𝒑 𝒐𝒇 𝒉𝒂𝒑𝒑𝒊𝒏𝒆𝒔𝒔
Where crows lay
Chapter one
The calm before the storm is the quietest of all
La neve di Dicembre, uno dei più freddi che gli abitanti di quella regione avessero conosciuto, cadeva leggera sugli alberi e si posava sulle rocce che coprivano i pochi sentieri che si snodavano tra le montagne innevate, rendendo poco visibile o riconoscibile lo spazio circostante, un'unica e indefinibile distesa bianca che era solo leggermente illuminata dalla luce della luna che attorniata da numerose stelle, vegliava silenziosa su ogni cosa. Circondato dalle montagne, tra sentieri tortuosi e ripide strade sterrate che solo pochi incoscienti, visitatori attraversavano, un piccolo borgo giaceva come incastonato nella valle sottostante, unico suo compagno era un torrente che divideva il bosco dal villaggio, costringendo chiunque volesse raggiungerlo a oltrepassare un ponte in legno e ferro, reso sempre più instabile dal passare degli anni.
I boschi che circondavano il villaggio non nascondevano particolari insidie per chi li conosceva bene, i lupi che un tempo popolavano i dintorni se ne erano andati da anni ormai, a causa di un clima fin troppo caldo e poco dopo gli orsi avevano seguito il loro esempio, i cinghiali non erano ancora stati avvistati nelle vicinanze dunque, per il momento, l'oscurità della notte e la vegetazione spoglia garantivano una sicurezza sufficiente a chi stava attraversando i boschi verso il villaggio, facendo di tutto per passare inosservati. La neve e il ghiaccio producevano un piacevole scricchiolio sotto gli stivali in cuoio di una donna che ogni tanto si girava verso il fitto del bosco incitando con apprensione qualcuno, nascosto dalla notte a raggiungerla. Dietro di lei apparvero una volpe, un margay e una lince che la seguirono con sicurezza, avvicinandosi cautamente alla donna per poi affiancarla.
< aspettateci > una voce risuonò tra gli alberi e sembrò riscuotere la lince che ruotò il muso verso il fitto della foresta, nei suoi occhi si scorgeva una espressione preoccupata, tanto intensa da sembrare umana.
< non temere Alyc, non sono in pericolo > la donna , come se avesse compreso il timore dell'animale, si rivolse a lei con decisione, accompagnando la frase con un cenno del capo e indicando la foresta con la mano, come per mostrare alla lince la veridicità delle sue parole.
Come obbedendo ai suoi gesti, dal fitto della foresta sbucarono tre figure che camminavano velocemente senza curarsi del ghiaccio sul terreno, facendosi strada tra gli arbusti e i tronchi coperti di neve. Al chiarore della luna le loro figure si delinearono meglio, così come le loro fattezze giovanili, in netto contrasto con i volti che sembravano emanare un'aria matura e consapevole. Il loro sguardo era tutt'altro che puerile mentre osservavano con curiosità l'ambiente che li circondava. Intorno a loro tutto sembrava avvolto da una calma pacifica, anche il vento sembrava avesse smesso di ululare tra gli alberi come per lasciare che godessero di quel momento di pace, come se la semplice visione di un paesaggio montuoso fosse un evento straordinario.
< siamo vicini al villaggio, sembra ci sia una festa > una voce si fece strada tra la quiete, a parlare fu un ragazzo, il più grande fra i due. Pronunciò quelle parole con aria sognante ma decisa, mentre osservava le case a una a una, come se le stesse analizzando, sembrava quasi che il suo sguardo potesse vedere al di là dei muri, da quanto appariva intenso e serio.
< esatto Laerte, ormai siamo giunti al limite del bosco, dobbiamo solo superare il ponte e arriveremo a destinazione. Dobbiamo sbrigarci, sono sicura che Eleonora ci starà aspettando > la donna rivolse al ragazzo un breve sorriso e il suo sguardo parve rallegrarsi quando pronunciò quel nome. Cominciò ad avviarsi lungo il sentiero che portava al ponte mentre sembrava essersi persa nei ricordi di tempi perduti.
< Tessa, ci possono vedere ? > questa volta fu il più giovane dei tre, con voce carica di apprensione a prendere la parola. Guardò preoccupato il villaggio illuminato che si stagliava davanti a loro, sembrò cogliere un movimento sospetto tra le tende perché si appiattì velocemente contro un albero, incitando gli altri a fare lo stesso, a furia di strattoni e gesti eloquenti delle mani.
< non temere Kyle, oggi è la festa dei leggendari protettori del villaggio, sono tutti impegnati a festeggiare > Tessa si rivolse al ragazzo con tono calmo e per un momento soltanto apparve nel suo sguardo una punta di orgoglio, forse per la prontezza del ragazzo.
< dannazione, mi hai fatto prendere un colpo > questa volta fu la ragazza a parlare, mentre si staccava con aria stizzita dal tronco dietro il quale si era nascosta per poi proseguire lungo il sentiero che scendeva verso il torrente
< sempre amorevole Benedetta > questa volta fu Kyle a usare un tono stizzito, anche se sembrava esagerato solo per dare fastidio alla ragazza che infatti prese un po di neve dal terreno per poi lanciarla con forza nella sua direzione. Il contatto tra la neve fredda e il suo volto fece rabbrividire il ragazzo che iniziò a inseguirla lungo il sentiero, correndo come se un mostro lo stesse inseguendo, mentre lanciava palle di neve verso la ragazza. Corsero fino a che mancò loro il fiato e, mentre erano ancora piegati su loro stessi si resero conto di essere giunti presso un lato del ponte.
< possiamo attraversarlo Tessa ? > chiese Benedetta, fermandosi tra le parole per riprendere fiato, mentre cercava di scorgere la figura della donna che, insieme a Laerte, stava sbucando dall'oscurità della foresta.
< oh ma non dobbiamo attraversalo, dobbiamo passarci sotto, è l'unico modo per accedere all'anello > rispose la donna con un piccolo sorriso sul volto, mentre con ampi gesti delle braccia invitava i due a tornare indietro, indicando ai ragazzi un punto in cui la neve sembrava appiattirsi leggermente, come se celasse un sentiero. I tre ragazzi seguirono la donna lungo l'argine del fiume fino a che raggiunsero il punto che Tessa aveva mostrato poco prima, la neve infatti sembrava battuta e delineava un sentiero che scendeva lungo la sponda del torrente per poi seguirlo fino a raggiungere il ponte. Il gruppo seguì il rumore della corrente che si faceva più forte man mano che si avvicinano al ponte, lì il suono sembrava interrompersi improvvisamente, come se l'acqua invece di continuare il suo corso si fermasse. Davanti a loro si stagliava la bassa arcata in ferro ormai arrugginito, che sorreggeva il ponte. Si fermarono per un momento e presero un respiro profondo quasi all'unisono, scambiandosi occhiate complici, sapevano cosa sarebbe accaduto da lì a poco e, benché non fosse una prospettiva allettante, erano consapevoli che ciò che c'era al di là del ponte li avrebbe ripagati. Oltrepassarono l'arco di ferro con decisione e sui volti dei ragazzi apparve una smorfia, una risposta ormai immediata alla sensazione, simile a un pugno nello stomaco che provavano quando si viaggiava tra due linee temporali diverse.
Quando riaprirono gli occhi davanti a loro si profilava un luogo completamente diverso, i raggi del sole si facevano strada tra le travi disconnesse del ponte e la neve se ne era andata, lasciando spazio a un immenso prato verde, colorato da fiori variopinti di ogni genere facendo apparire il villaggio come un piccolo paradiso terrestre. Il suono dell'acqua li accompagnò mentre risalivano l'argine e, con rinnovata allegria, si dirigevano verso la piccola cittadina che, nascosta tra le montagne, poteva godere del calore del sole, rimanendo protetta dalla brezza forte e vigorosa che scuoteva gli alberi sui crinali delle montagne.
< sembra un sogno > restando un po indietro rispetto ai suoi compagni, Laerte osservava con tranquillità il paesaggio che lo circondava, nonostante sembrasse assorto nei suoi pensieri il suo sguardo era attento e scrutava ogni cosa con attenzione, come immerso in un sogno troppo reale per essere vero.
< questi sono bellissimi, potrebbero venire bene in un disegno , peccato che non mi sia portato la tela > Kyle parlò con voce gentile come se il paesaggio stesso potesse ascoltarlo, mentre coglieva un fiore viola tenendolo tra le mani con delicatezza. Lo fece girare tra le dita come se fosse una pietra preziosa, si voltò e corse incontro a Laerte per mostrarglielo con un sorriso orgoglioso sul volto e uno sguardo allegro per poi posarlo sul palmo della mano del ragazzo che, con delicatezza, lo mise nella tasca superiore del suo soprabito, con un piccolo sorriso sul volto.
< siamo qui ! Forza venite, Eleonora vi sta aspettando > Laerte e Kyle si girarono stupidi, cercando l'origine di quelle urla così vivaci. La trovarono in una figura minuta che stava correndo velocemente verso di loro, con un enorme sorriso stampato sul volte mentre dietro di lui un piccolo gruppo di persone sembrava esortarlo a tornare indietro. Il bambino riusciva a malapena a controllare le gambe lungo la discesa che portava dal villaggio al torrente, finendo per scontrarsi contro Kyle che dovette fare del suo meglio per sorreggerlo e non farlo cadere tra l'erba.
< scusami, scusami, io sono Milo , vengo dall'anello di Eleonora. Voi come vi chiamate ?> il bambino si staccò velocemente da Kyle e si rivolse ai due con un grande sorriso sul volto, pronunciando il nome della sua ymbryne con una punta di orgoglio nella voce. Il suo sguardo si concentrò poi sugli animali che cominciarono a girargli intorno con aria allegra, gli occhi del bambino parvero illuminarsi solo osservandoli < questa è una volpe e quella una lince se non sbaglio, questo però non lo ho mai visto, che animale è ? È magnifico > la sua voce riacquistò un tono normale, mentre si chinava leggermente per appoggiare entrambe le mani sul manto degli animali che sembravano essersi già abituate a lui.
< io sono Benedetta, loro sono Laerte e Kyle > la ragazza si accostò ai due e osservò il bambino quasi con affetto mentre si chinava per accarezzare i loro daemon
< è un margay, si chiama ignis. Sa essere molto affettuoso e si abitua velocemente alle persone, come avrai notato > Laerte rise osservando ignis girare intorno a Milo come se si conoscessero da sempre, non era una visione da tutti i giorni dato che raramente avevano l'opportunità di uscire dall'anello .
< il mio si chiama Saetta, dove si è cacciata questa volta ? > la voce del bambino si incrinò per un istante e nei suoi occhi apparve un bagliore di timore che cercò di nascondere, mentre cercava il suo ermellino tra l'erba. Il sorriso ricomparve sul giovane volto quando riuscì a trovarla, impegnata a giocare con delle coccinelle tra i fiori, la pose con cautela sulla sua spalla e le sussurrò qualcosa con tono così basso da risultare indecifrabile.
< forza ragazzi andiamo, abbiamo un sorpresa per voi e spero vi piacerà > Tessa che fino a quel momento si era limitata a osservare i ragazzi interagire con un sorriso orgoglioso sul volto, cercò di incitarli a seguirla con energici gesti delle mani. I suoi occhi parvero illuminarsi e cominciò a sfregare le mani con impazienza nominando la sorpresa che avevano preparato per loro, non sarebbe stata maestosa ma era certamente un modo per celebrare la loro riconciliazione dopo così tanto tempo .
Percorsero velocemente il breve tratto, leggermente ripido che li separava dalle prime case del villaggio, la loro allegria era visibile, ben dipinta su ognuno dei volti mentre osservavano con apprensione mista mista a contentezza la loro meta, presso la quale un altro piccolo gruppo di persone pareva che attendesse proprio loro, gli unici che popolavano le strade deserte in quelle ore così calde del pomeriggio. Una casa più grande di tutte le altre pareva sovrastare tutto il villaggio e spiccava tra tutte per il tetto scuro, quasi nero e i mattoni che erano stati dipinti di un bianco quasi immacolato come se non fossero soggetti allo scorrere del tempo o alla rovina. Un giardino circondava l'abitazione che apriva le finestre su di esso, lasciando che ogni lato della casa potesse godere della visione delle montagne o del fiume a valle. Il piccolo gruppo, guidato da Tessa si avvicinò sempre di più al cancello rosso in ferro battuto che circondava la casa, interrompendosi di fronte alla porta principale lasciando il posto a uno stretto vialetto acciottolato circondato da vasi colmi di fiori variopinti e di varie specie.
Tessa si avvicinò con passo deciso verso il gruppo che li aspettava in trepida attesa e rivolse un lieve cenno di saluto con la mano ai ragazzi per poi concentrarsi sul volto familiare di Eleonora, le rivolse un sorriso caloroso, carico di affetto e serenità
< spero di non averti fatto attendere troppo, non è stato un viaggio facile > il tono della ymbryne era calmo anche se si poteva notare una lieve nota di rimpianto, d'altronde pochi potevano comprendere quanto tempo fosse passato dal loro ultimo incontro, soprattutto dopo una chiusura nel loro stessi anelli che era durata così a lungo. Eleonora sembrò comprendere i sentimenti dell'altra donna e il suo sguardo si fece quasi comprensivo mentre abbassava il tono della voce per non farsi udire dai bambini o dai loro animali
< non ti preoccupare, anche noi siamo arrivati da poco. Andrà tutto bene vedrai anche se è da molto che non ci vediamo, c'è qualcosa che ci unisce > il tono era serio e deciso, così come il suo sguardo mentre si avvicinava a Tessa per non farsi udire per poi esortare i ragazzi a seguirle lungo il vialetto d'entrata.
I ragazzi che all'inizio erano completamente presi dall'ambiente circostante cominciarono a scambiarsi i primi sguardi e sorrisi, lasciando che l'atmosfera di disagio che si era creata andasse via via scemando per essere sostituita da una sorta di calore quasi fraterno come se si conoscessero da una vita intera senza mai essersi visti di persona.
< ci dobbiamo presentare presumo > la voce di Benedetta ruppe il silenzio che si era creato tra di loro, il suo sguardo allegro ed eccitata saettò velocemente tra tutti i volti presenti in un tentativo di inquadrarli subito
< come mai tutto questo entusiasmo ? > la risposta calma giunse immediata da parte di un ragazzo, forse uno dei più grandi data la sua altezza < mi chiamo Blaise, loro sono Peter e Ludovico, veniamo dall'anello di Eleonora > rivolse un veloce cenno del capo agli altri due ragazzi che rimasero fermi al loro posto, ancora a disagio mentre cercava di distrarsi osservando i tre uccelli che volavano vicino alle loro teste
< forse dovremmo andare, rischiamo di farle aspettare > questa volta a parlare fu un ragazzo piuttosto minuto a parlare con una nota di supponenza nel tono e una espressione seria in volto, scrutando con distacco gli altri. Accennò con una mano alla direzione da prendere ma il movimento si fermò a mezz'aria e sul suo volto si dipinse per un attimo una espressione di disagio che cercò di nascondere in fretta, riprendendo lo sguardo serio di poco prima.
< lui è Pietro, è uno stoccafisso ma a volte è una compagnia decente. Io sono Nancy > la ragazza che si era appena presentata rivolse un sorriso tirato ai presenti, il suo sguardo tradiva la diffidenza che provava e per un attimo sembrò perdersi in un altro mondo. Forse fu per questo che non notò lo sguardo di disappunto che le rivolse Pietro mentre percorrevano con calma il giardino che costeggiava la casa.
< dai forza andiamo, ci sono un sacco di cose che voglio farvi vedere > la voce allegra di Milo, accompagnata da una breve risata riuscì a spezzare anche quel momento di stallo che si era creato una volta che tutti si erano conosciuti. Il bambino condusse i ragazzi tra gli alberi, voltandosi ogni tanto con una luce allegra negli per vedere dove fossero gli altri per poi mostrare con orgoglio la casa che si stagliava davanti a loro. Il bianco dei mattoni, a contatto con la luce del sole sembrava quasi accecante e quell'abitazione modesta prese le sembianze di una apparizione angelica che si stagliava tra il verde della valle e delle montagne che la circondavano da ogni lato.
< c'è un posto bellissimo che Saetta adora, anche al tuo margay piacerebbe ne sono sicuro. Vieni, te lo faccio vedere > il bambino si rivolse a Laerte che fino a quel momento era rimasto accanto a lui con un grande sorriso sulle labbra, osservando con allegria il ragazzo che fino a quel momento era rimasto un po' in disparte rispetto agli altri.
< va bene, vengo > Laerte sembrò quasi stupito davanti alla richiesta di Milo, assorto com'era nel contemplare con grande attenzione la casa e il giardino circostante. Rivolse un piccolo sorriso al bambino per poi sollevare con delicatezza Ignis dall'erba e posarla sulla sua spalla, le sussurrò qualcosa di impercettibile all'orecchio, lasciandola poi libera a girovagare tra l'erba.
< sarò meglio che vada anche io, li terrò d'occhio > lo sguardo di Pietro seguì i due che si stavano allontanando verso un gruppo di alberi da frutto che delimitavano il lato più orientale del giardino. Prese la loro stessa direzione con una espressione seria in volto, tenendosi a una certa distanza ma continuando a osservarli con attenzione.
Quando i tre si furono allontanati, sugli altri ragazzi calò nuovamente il silenzio rotto ogni tanto dal fruscio delle fronde mosse dal vento, la distanza che li aveva separati così a lungo si percepiva nei loro sguardi diffidenti e nei movimenti impacciati, mentre ceravano qualcosa su cui focalizzare la loro attenzione, faticando a trovare uno spunto di conversazione.
< vi potrei far vedere l'interno se vi va > la voce flebile e timida di Nancy si fece strada tra il silenzio generale, osservò con incertezza gli altri aspettando con ansia le loro reazioni. Le sue parole furono seguiti da brevi mormorii di assenso e qualche sguardo sollevato e grato e, mentre si. dirigevano verso la scalinata che portava all'ingresso sembrava essere nata un'intesa tra di loro, seppur ancora invisibile.
< avete un pianoforte per caso ? > Kyle che fino a quel momento era rimasto in silenzio, parlò con voce curiose e colma di trasporto mentre i suoi occhi si illuminavano al solo pensiero della vista del tanto amato strumento
< se ci suoni di nuovo la ninna nanna dell'elefante giuro che ti spacco un tostapane in testa > la risposta ricca di sarcasmo di Benedetta non si fece attendere, generando in Kyle una piccola smorfia sul volto mentre la ragazza gli rifilava un pugno amichevole e senza forza sulla spalla. In risposta a questa sua battuta non mancarono alcuni sguardi sorpresi o perplessi da parte di alcuni ragazzi che la osservarono come se avesse parlato una lingua a loro sconosciuta.
< cos'è un tostapane? > fu la voce dubbiosa di Ludovico a dare voce agli interrogativi della maggior parte dei ragazzi, la sua espressione si fece sempre più corrucciata come se stesse seguendo un ragionamento tutto suo.
< è uno strumento per tostare il pane > Benedetta ricambiò lo sguardo di Ludovico con uno altrettanto stupito per poi emettere un sospiro, ricordandosi che molti di loro provenivano da epoche diverse.
< noi comunque non lo usiamo, l'ultima volta abbiamo dato fuoco al piano di cottura> Nancy rispose con una lieve nota di imbarazzo nella voce mentre spalancava agli altri la porta di casa. Cercò di non incrociare i loro sguardi, preferendo concentrarsi sui numerosi disegni appoggiati alla parete.
< cucineremo io e Peter allora, almeno se proprio creiamo un fuoco so che è colpa mia > Blaise rivolse alla ragazza uno sguardo serio ma il tono era ironico e riuscì a provocare delle brevi risate tra i ragazzi mentre attraversavano il corridoio principale che terminava in una porta vetrata, affacciata al giardino.
< al di là della porta c'è una veranda rivolta verso le montagne, possiamo rilassarci lì. Penso che il viaggio per arrivare fin qui sarà stato piuttosto lungo > Nancy guidò i ragazzi verso il luogo indicato, sembrava sempre più a suo agio man mano che il tempo passava e anche l'atmosfera tra i ragazzi sembrava più rilassata, dopotutto quella breve convivenza non sarebbe stata tanto fastidiosa.
᯾ ᯽ ᯾
Dorotea spostò lo sguardo verso i bambini mentre passavano il tempo tra loro, ognuno nel proprio modo, per tutte le ymbryne era un piacere e allo stesso tempo un sollievo vederli così affiatati benché si conoscessero da così poco tempo. Il loro intento era proprio quello, oramai era finita l'epoca dell'isolamento tra gli anelli, dovevano riconquistare la serenità che avevano perduto e lo avrebbero fatto con un sorriso stampato sul volto. Per un attimo le tre ymbryne si scambiarono uno sguardo di intesa e i loro sospiri sollevati sembrarono sincronizzarsi mentre insieme ai loro bambini, si godevano lo spettacolo di un paesaggio così idilliaco e tranquillo.
< vado a prendere una cosa in casa, torno subito> fu la voce della più giovane a rompere il silenzio che si era formato, parlando con voce calma poco prima di voltarsi e percorrere lentamente il giardino antecedente all'abitazione, dirigendosi con sicurezza verso la porta d'ingresso.
Gli stivali della donna producevano un suono secco sul pavimento di legno che ricopriva il pavimento della casa e sembrava echeggiare tra le pareti in pietra, quasi del tutto spoglie fatta eccezione per qualche disegno appeso alle pareti. Dorotea esitò davanti a ciascuno di essi, sfiorandoli appena con la punta delle dita come se avesse paura di poter far loro del male. Per un istante il suo sguardo si perse nel vuoto, la mano ancora ferma a mezz'aria intenta ad accarezzare l'ultimo disegno di quella particolare esibizione. La giovane ymbryne proseguì come se nulla fosse accaduto, si strinse nello scialle per combattere il freddo degli spifferi che venivano dalle crepe nelle pietre. La luce fioca della sera traspariva appena attraverso le finestre, gettando i corridoi e le stanza in una lieve penombra che allo stesso tempo allungava a dismisura l'ombra della giovane donandole un aspetto quasi animalesco, come di uccello. Diede uno sguardo veloce all'orologio che aveva al polso e affrettò il passo, non era il caso di essere in ritardo anche quella volta, il suo volto parve assumere un'espressione grave una volta imboccato l'ennesimo corridoio all'interno del quale giacevano orologi, gabbie, sassi e chiavi. Si mosse con agilità tra tutti quegli oggetti ammassati in disordine e senza alcun criterio, come se ormai fosse abituata a fare quel percorso per raggiungere la sua metà. Quest'ultima fu visibile molto presto, una porta di legno scuro, come tutte le altre che Dorotea spinse con forza socchiudendo gli occhi per farli abituare al buio pesto che regnava in quella stanza. La luce fioca di una candela, ormai ridotta a un mozzicone ma ancora accesa, illuminava appena lo spazio circostante, ovvero un tavolo con una sedia a lato e un telefono a fili posato su di esso. I vetri delle finestre, sporchi e chiusi da tempo, lasciavano passare solo qualche flebile raggio di sole che tuttavia non bastava a illuminare la stanza all'interno della quale regnava una lieve penombra. Un tempo quello poteva essere stato uno sgabuzzino, i segni lasciati dall'umidità erano ben visibili e molte linee scure solcavano la pietra nel luogo in cui forse erano stati posti degli armadi a muro o dei mobili. Dorotea si diresse velocemente verso il tavolo, afferrò la cornette e per un attimo la sua mano fu scossa da un tremito, la avvicinò all'orecchio e prese un respiro profondo
< eccomi > la sua voce parve incrinarsi ma il suo sguardo non lasciava trasparire alcuna emozione
< ti sento agitata, devo dedurre che tu abbia scoperto ciò che ti avevo indicato ? > una voce cordiale e melliflua rispose, per poi venire coperta da quelli che apparivano come sussurri indistinti in sottofondo.
< sì, oggi stesso > Dorotea chiuse gli occhi pronunciando quelle parole e il suo corpo fu scosso da un forte tremito, fissava un punto davanti a sè con sguardo serio e la mascella serrata, un'atmosfera tesa parve calare su quella stanza mentre la candela si faceva sempre più piccola.
< ora dimmi, sono state le chiavi o i cambiamenti a stupirti di più, mio piccolo coltello ? > questa volta alla voce di prima se ne aggiunsero altre che amplificavano le sue parole fino a farle diventare un urlo, sembravano riecheggiare tra le mura avvolgendo la ymbryne come se fossero una coperta
< entrambi hanno mentito > la ragazza parlò velocemente come se non si volesse soffermare troppo sulle parole che aveva appena pronunciato mentre con la mano libera giocava con un bordo dello scialle per distrarsi da quella conversazione.
< abbiamo fatto bene dunque, avevamo ragione ma tu non ti sei mai fidata completamente > ancora una volta mille voci riempirono lo spazio tra un capo del telefono e l'altro andando via via scemando. Il volto di Dorotea, alla luce della candela che ormai si stava per spegnere, parve illuminarsi per un secondo per poi diventare una maschera di terrore udendo le ultime parole.
< alcune cose sono cambiate, penso > il tono della giovane era indeciso, si incrinò e pronunciò quelle parole con grande fatica, quasi in modo forzato
< saremo felici di crederti Dorotea, ora sei pronta ma ricorda questi tre insegnamenti . In primo luogo renditi conto che la verità non è mai quella che sembra, ogni cosa può essere celata, sappi poi che tutti vogliono imparare dal passato a meno che non sia stato la loro ghigliottina. Infine non scordarti mai che quando la luce si spegnerà e il mondo verrà illuminato le chiavi spaccheranno la pietra e la spezzeranno, il marmo cambierà colore, gli spiriti soffriranno e il coltello dovrà girare dalla parte sbagliata. > la voce dall'altro lato si fece un sussurro appena udibile tanto che la ymrbyne fu costretta a premersi la cornetta sull'orecchio per sentire qualcosa. Il tono serio, austero e quasi profetico di quelle parole era inequivocabile e per lei potevano significare solo una cosa che aveva aspettato da lungo tempo ma che temeva ugualmente.
Dorotea sospirò, abbandonò la cornetta sul tavolo e un silenzio tombale crollò su quella stanza che fu pervasa da un'atmosfera tesa mentre ciò che era rimasto della candela riusciva ad illuminare solo un piccolo cerchio intorno a sè, lasciando che il resto della stanza sprofondasse nel buio più assoluto. La figura della giovane tuttavia era ancora visibile tra le ombre di quelle mura che sembravano iniziare a staccarsi dalle pareti, riempiendo la stanza di sospiri che si sovrapponevano al vento che filtrava tra le fessure delle pietre. La ragazza si rivolse verso la candela e le si avvicinò con calma, lasciando che la sua luce illuminasse il volto magro e dai tratti giovanili, chiuse gli occhi e soffiò con decisione sulla piccola fiamma, spegnendola definitivamente. Quel breve momento finì come era iniziato e sembrava che non fosse mai avvenuto, nella stanza regnava di nuovo un silenzio tombale, il cigolio della porta che veniva riaperta non si udì e anche il respiro della giovane sembrava aver lasciato la stanza. Eppure la cornetta ancora posata sul tavolo senza essere messa al suo posto, la candela che giaceva sulle tavole del pavimento e la porta ancora chiusa non lasciavano dubbi, qualcuno era davvero entrato in quella stanza anche se il silenzio disarmante che ora regnava tra le pietra suggeriva il contrario. Un soffio di vento entrò sibilando nella stanza rinfrescandola di un'aria pulita proveniente dalla finestra aperta che lasciava intravedere il prato che circondava la casa. La notte che aveva trovato un alleato in quella stanza era contrastata dalla luce abbagliante del sole che illuminava il giardino, colmo di fiori e alberi nel quale regnavano le voci allegre e giocose dei bambini mentre godevano un momento di tranquillità tanto agognato. Il verde della vegetazione non aveva un limite, superava la fitta boscaglia che circondava il fiume per poi procedere lungo i versanti delle montagne che circondavano il villaggio composto da case bianche con i loro classici tetti a spioventi, protette come delle gemme dalla presenza della natura.
Salve a tutti! Non nego che questo sia stato un capitolo difficile da scrivere, ho avuto mille ripensamenti e ho cancellato del tutto le bozze numerose volte, per questo ci ho messo tanto. Non ne sono ancora soddisfatta a dirla proprio tutta ma era un capitolo necessario, sono inoltre lieta di annunciarvi che per il prossimo ci vorrà molto meno perché è la diretta conclusione di questo capitolo.
Passiamo alle domande di rito che tutti conoscete: vi è piaciuto o meno? Cosa vi è piaciuto di più e cosa vi aspettate dal prossimo capitolo? Buttatevi pure con le vostre teorie già da adesso che un poco di materiale ve lo ho lasciato diciamo.
Passiamo a ciò che è successo, un bel po' di cosucce. Avete avuto una introduzione ai bambini dei vari anelli e le prime interazioni tra di loro, avete conosciuto un po' meglio le nostre amate ymbryne ed è successo un qualcosa a una di loro, ma cosa ? Vi invito e vi esorto a prendere seriamente i tre insegnamenti che sono stati rivolti a Dorotea, sono diretti un po' anche a voi diciamo. Per finire vi chiedo come sempre di rivolgervi ogni tanto alla profezia iniziale perché, guarda caso, più di qualcosa all'interno di questo capitolo mi ricollega a essa ma così per dire proprio. Inoltre ho sganciato una bella bomba che sarà fondamentale per il resto della trama, sono curiosa di vedere chi la ha colta e chi riuscirà a capire quali sono alcuni elementi che proprio non quadrano oppure sembrano contraddittori.
( la peculiarpeeps più buona vi consiglia da dietro le quinte di leggere molto bene l'ultima parte, ringraziatela dopo).
Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto, non vedo l'ora di lavorare al prossimo perché sarà un caos unico e, lasciandovi con un po' di sana ansietta, vi saluto.
Peculiarpeeps.
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