𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟹𝟽
❝𝐴𝑓𝑡𝑒𝑟 𝑎𝑙𝑙 𝑡𝘩𝑎𝑡 𝑤𝑒'𝑣𝑒 𝑏𝑒𝑒𝑛 𝑡𝘩𝑟𝑜𝑢𝑔𝘩
𝑌𝑜𝑢 𝑎𝑟𝑒 𝑠𝑡𝑖𝑙𝑙 𝑏𝑦 𝑚𝑦 𝑠𝑖𝑑𝑒 𝑎𝑛𝑑 𝐼'𝑚 𝑔𝑟𝑎𝑡𝑒𝑓𝑢𝑙 𝑦𝑜𝑢'𝑟𝑒 𝑡𝘩𝑒𝑟𝑒❞
||𝑀𝑦 𝐸𝑠𝑐𝑎𝑝𝑒 - 𝑅𝑎𝑣𝑒𝑛𝑠𝑐𝑜𝑑𝑒||
Era notte fonda e i due ragazzi erano ormai tornati a casa da un paio d'ore, però Kayla ancora non si era addormentata.
Fissava il soffitto della sua stanza con sguardo perso, tanti erano i pensieri che vagavano per la sua mente.
Tutti indirizzati a quanto successo quella sera, ancora non credeva che Akashi l'avesse baciata.
Già quello l'aveva sorpresa, ma quando si erano baciati di nuovo e lui non si era tirato indietro la ragazza era rimasta veramente di stucco.
Si portò istintivamente una mano sulle labbra, avrebbe tanto voluto poter sentire nuovamente quelle di Seijuro sulle sue.
Voleva sentire la dolcezza del suo bacio ancora una volta.
Voleva sentire il suo tocco delicato.
Voleva sentire il corpo del ragazzo vicino al proprio.
Allo stesso tempo però non poteva fare a meno di chiedersi cosa avrebbe deciso di fare Akashi dopo ciò che avevano condiviso.
Non era stato un semplice bacio, in esso c'erano stati anche tutti i sentimenti che non si erano mai detti a parole, non ne avevano mai parlato direttamente, ma con quel gesto era come se lo avessero fatto.
Kayla aveva paura decidesse di tirarsi indietro, conoscendolo probabilmente sarebbe andato incontro a quelle scelta.
Non sapeva cos'era successo quel giorno, però era sicura che Seijuro avrebbe provato a tornare sui suoi passi.
Lo sapeva, ma allo stesso tempo non voleva sentirselo dire, le avrebbe fatto male.
A distoglierla da quei pensieri fu lo squillo del suo cellulare, che prese a suonare ininterrottamente.
La ragazza balzò dal letto, lanciandosi sul comodino per afferrarlo, per poco non cadde a terra nella fretta che aveva di farlo smettere di suonare, si era totalmente dimenticata di mettere il silenzioso e nella notte ogni suono sembrava amplificato.
Lesse il nome di Kagami e si sistemò sulle coperte, poggiando la schiena contro il muro.
«Taiga, tutto bene?» Rispose lei non riuscendo a nascondere il suo tono apprensivo, credeva fosse successo qualcosa di grave che l'avesse portato a chiamarla così tardi.
«Eh? Si, va benissimo-»
«Scemo! Mi sono preoccupata!» Esclamò la giovane interrompendolo e facendo un sospiro di sollievo, poi però si ricordò che il ragazzo non si trovava in Giappone e si diede della stupida per non averci pensato prima.
Sentì una piccola risata dall'altra parte del telefono.
«Questo dovrei dirlo io, ho preso il telefono per vedere che ore fossero e ho letto il tuo messaggio che diceva "Appena puoi chiamami, è successa una cosa e devo parlarne con qualcuno".» Le fece notare il rosso.
«Oh.» Fu l'unica parola che pronunciò Kayla, in effetti anche lei nel leggere un messaggio simile si sarebbe preoccupata.
«Ops, scusa.» Gli disse ridacchiando appena.
«Su dimmi, che è successo?» Le chiese il ragazzo, sedendosi su una panchina accanto al campo dove si stava allenando.
A causa del fuso orario tra Giappone e America i due ragazzi si trovavano in momenti della giornata completamente differenti, mentre da Kagami era pomeriggio, da Kayla invece era notte inoltrata.
«Non vorrei portarti via troppo tempo, ti stavi allenando, vero?» Replicò l'amica, sentendo il rumore di altri ragazzi che giocavano poco lontano da Taiga.
«Tranquilla, dovevo comunque fare una pausa, e poi se non ne parli adesso credo che difficilmente riuscirai a prendere sonno.» Kayla rise nell'udire quelle parole, la conosceva fin troppo bene.
«Sai che sono andata a casa di quel mio amico d'infanzia, ecco... Siamo usciti, principalmente perché volevo visitare il festival dei matsuri anche di sera, con i fuochi d'artificio.» Iniziò a dire mentre l'altro ascoltava con attenzione.
«È stata una giornata strana e particolare fin dalla mattina, lui non si è comportato come fa di solito.»
«Quindi non è stato freddo e distaccato?» Kagami sapeva i problemi che Kayla stava affrontando per potersi avvicinare al suo amico.
«No, è stato carino, lo è stato senza cercare di mascherarlo.»
«E questo ti ha preoccupata in qualche modo? Non mi sembra una cosa negativa.»
La ragazza sospirò leggermente.
«Mi preoccupa il fatto che possa tirarsi indietro, sai... Ci siamo baciati, quindi ho timore che-» Dovette bloccarsi quando sentì un rumore dall'altro capo del cellulare.
Kagami aveva appena sputato tutta l'acqua che stava per bere, facendola finire a terra.
«Ferma! Ferma! Cosa avete fatto?!» Esclamò con un tono di voce fin troppo alto, tanto che attirò su di se gli sguardi degli altri ragazzi che si stavano allenando.
«Ci siamo baciati» ripeté Kayla, forse prima doveva prepararlo in qualche maniera ad una notizia del genere.
La giovane cercò di non ridere nell'immaginarsi la faccia del suo migliore amico.
«Forse avrei dovuto avvertirti che stavo per sganciare una bomba» continuò lei con un sorriso sul volto.
«No, è che semplicemente non me l'aspettavo, visto quello che mi hai raccontato non credevo sareste arrivati a questo punto» ammise Kagami in tutta sincerità.
«Ora capisci meglio perché ho paura possa tirarsi indietro dopo quanto è successo?»
L'amico sentì quanto fosse preoccupata nell'immaginarsi uno scenario simile, quel sentimento era veramente ben radicato nella ragazza.
Lui non poteva capire alla perfezione cosa stesse passando, ma poteva sempre cercare di comprenderlo al meglio delle sue capacità.
«Secondo me se non si è tirato indietro durante il bacio allora significa che lo voleva anche lui, questo dovrebbe bastarti per continuare a non mollare, indipendentemente da ciò che deciderà di fare.» Le disse tentando di aiutarla e infonderle fiducia.
Kayla si sentiva fortunata ad avere un amico come lui, trovava sempre le parole giuste da utilizzare.
«Tranquillo, arrivata a questo punto sarei un'idiota a mollare, la sola idea mi fa stare malissimo, quindi non lo farò.» Se la scelta che poteva fare Akashi sarebbe stata in grado di farle male, allontanarsi da lui avrebbe fatto anche peggio.
A quel punto Kagami la fece parlare di altro, cercando di distogliere anche solo per un istante i suoi pensieri su quello che poteva succedere, voleva darle un po' di leggerezza.
Parlarono a lungo, fino a che Kayla non sentì il sonno prendere possesso dei suoi occhi, solo in quel momento i due amici decisero di salutarsi.
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Kayla aveva da poco fatto colazione, essendo rimasta sveglia fino a tardi quella mattina aveva dormito più del dovuto, motivo per il quale ancora non aveva incrociato Akashi, non sembrava essere nei paraggi.
Nel passare vicino al salone gli occhi le caddero sul pianoforte, posto accanto ad una grande finestra, dalla quale si poteva godere della vista del giardino.
Si avvicinò ad esso e fece scorrere delicatamente le dita della mano sui tasti, immaginandosi Akashi seduto davanti allo strumento, intento a suonare.
Quando era piccola le faceva sentire spesso come suonasse, non solo il pianoforte, ma anche il violino.
Sorrise nostalgicamente al ricordo di quei giorni ormai lontani.
||Play: My Escape - Ravenscode||
Un rumore alle sue spalle la portò a voltarsi di scatto, presa completamente alla sprovvista.
Akashi era lì, e la stava guardando.
Era appena arrivato ed evidentemente non si aspettava di trovarla lì, i suoi occhi mostravano un cenno di sorpresa, che però si impegnò a nascondere subito.
«Credevo volessi dormire per tutta la giornata.» Le disse avvicinandosi al pianoforte.
Kayla puntò i suoi occhi su quelli eterocromatici dell'altro.
«Qualche volta anche io ho bisogno di un bel riposo ristoratore, sai?» Rispose incrociando le braccia al petto.
Il modo in cui si parlavano, il modo in cui si rispondevano, sembrava che il giorno prima non fosse successo assolutamente niente.
La ragazza si aspettava più imbarazzo, ma aveva a che fare con Akashi, non con una persona qualunque, avrebbe dovuto immaginare che non avrebbe permesso a quel sentimento di farsi spazio tra di loro.
«Eppure sei sempre così vispa, mi pare che ti riposi quanto basta» ribatté lui, come suo solito cercava di avere l'ultima parola.
«Essere sempre così scattante porta via molte energie, quindi rimango della mia idea.» Gli fece una scherzosa linguaccia prima di far vagare ancora una volta lo sguardo sullo strumento che avevano di fianco.
«Suonare è una di quelle cose che non ho mai imparato a fare, nonostante potevo averne la possibilità» cominciò a dire lei.
«Ti andrebbe di insegnarmi qualcosa?» Chiese a Seijuro, rimanendo con gli occhi rivolti verso i tasti.
Akashi non rispose, semplicemente si mosse verso lo sgabello davanti al pianoforte, quella era la risposta alla richiesta di Kayla.
«Tu sai che non imparerai da un giorno all'altro, vero?» Le domandò il rosso mentre la ragazza si sedeva accanto a lui.
Kayla ridacchiò.
«Certo che lo so, ma voglio sentire cosa si prova a far uscire un suono udibile da qui.»
Notò poi il giovane valutare la sua postura.
Arrossì lievemente nel sentirsi osservata in quel modo, ma non le dispiaceva.
Nel momento in cui sentì la sua mano sulla parte bassa della schiena una serie di brividi la percorsero.
«Stai troppo indietro, tirati un po' più in avanti.» Seguì il suo consiglio, dopotutto lui suonava praticamente da una vita, quindi si fidava del suo giudizio.
Il ragazzo si sporse verso di lei, per poterle spiegare alcune cose fondamentali sui tasti prima di farle provare una sequenza.
Quella vicinanza non lasciò indifferente nessuno dei due, che sentivano il sentimento della sera precedente farsi ancora più vivo.
«I tasti neri possono essere chiamati in due modi, dies e bemolle.» Iniziò a spiegarle, dopo averle detto i nomi dei tasti bianchi, indicando gli oggetti a cui stava facendo riferimento.
«Tra il DO e il RE abbiamo il DO dies e il RE bemolle.» Le disse portando il dito su ogni tasto, così che lei potesse memorizzare quanto le stava dicendo.
«Allo stesso modo tra il RE e il MI abbiamo il RE dies e il MI bemolle, e così via.»
Kayla osservava con attenzione ogni movimento dell'amico.
«Perché possono avere due nomi diversi?»
Quella era la prima domanda che si era fatta, se producevano lo stesso suono allora perché erano denominati con due differenti note?
«C'è una piccola differenza, ma è talmente sottile che possono essere messi nello stesso tasto. Ciò che devi ricordarti è che se vai da sinistra verso destra allora quello che stai usando è il dies, se invece vai da destra verso sinistra stai usando il bemolle.»
Da lì cominciò a spiegarle altri piccoli dettagli a cui doveva fare attenzione, il suo modo di esporre i concetti era incredibile.
Anche quando le aveva insegnato come giocare a basket era stato sublime nelle spiegazioni, infatti si era trovata bene ad imparare con lui.
Non si resero conto del tempo che passava, erano troppo presi da quello che stavano facendo, Kayla si stava impegnando per seguire ogni passo che Akashi le mostrava.
Non mancarono gli errori, però la ragazza non era una che mollava facilmente.
«Kayla.» La richiamò lui quando smisero di provare.
«Riguardo quello che è successo ieri, non è stato un bene cedere a quella mia debolezza.» Ammise il giovane andando dritto al punto, senza esitare ulteriormente.
Akashi aveva avuto modo di pensare a quanto successo, quella notte.
Esattamente come Kayla non era riuscito a prendere sonno molto facilmente, tanto che era uscito per dirigersi verso le stalle, dal suo cavallo.
Cosa che non lo aveva aiutato a non pensare alla ragazza, visto che era lì che avevano deciso di uscire, era lì che l'aveva ammirata in tutta la sua bellezza.
Non si era pentito di ciò che aveva fatto, ma se l'avesse accolto per quello che era realmente allora cosa ne sarebbe stato di tutti i suoi ideali?
Debolezze come quelle sono ciò che ti possono portare a sbagliare, perché si è troppo presi da esse per potersi concentrarsi totalmente sugli obiettivi da raggiungere.
«Debolezza?» Ripeté Kayla, non voltando lo sguardo nella sua direzione.
«La vedi veramente come una debolezza?» Il discorso che tanto temeva stava venendo a galla, ma alla fine sapeva di non poterlo evitare.
«È così, non può ricapitare una seconda volta, ho sbagliato a baciarti.» Gli costò non poco sforzo pronunciare quelle parole, però non voleva assolutamente ricadere nelle sensazioni che il fallimento porta con sé.
La ragazza si morse leggermente il labbro inferiore, nessuno l'aveva ferita fisicamente, ma riusciva comunque a sentire un dolore proprio al centro della sua anima.
«Di cos'è che hai veramente paura? Del bacio che c'è stato, o di quello che hai provato dopo?» Domandò Kayla con voce bassa.
«Non ho paura, lo sai benissimo, sto solo portando nuovamente i miei pensieri su quello che è davvero importante.» Fece una breve pausa.
«Devo pensare al torneo, e tu devi fare lo stesso.»
La giovane strinse la mano in un pugno, per poi scioglierlo poco dopo.
«Ovviamente» sussurrò.
«Sono stata una stupida a sperare in una risposta diversa.» Dopodiché si alzò senza aspettare che l'altro replicasse.
«Vado a prepararmi per l'allenamento» disse con tono seccato prima di uscire dal salone, non aggiungendo più un'altra parola.
Come già aveva detto, non si sarebbe allontanata da lui, ma questo non significava che gli avrebbe fatto passare il fatto di averle detto che il bacio era stato uno sbaglio, secondo lui.
Se era arrabbiata o delusa lo avrebbe mostrato, senza nascondere nulla.
Akashi la guardò uscire dalla stanza, avrebbe voluto richiamarla e farle sapere che ciò che aveva detto non era quello che pensava realmente.
Voleva andare da lei, afferrarle il braccio per girarla nella sua direzione e baciarla fino a non avere più fiato.
Ma non fece niente di tutto questo, il suo sguardo si limitò a rimanere addosso alla porta che la ragazza si era chiusa dietro.
Kayla non si sarebbe allontanata, no, però per quanta pazienza potesse avere, anche questa può arrivare al suo limite.
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