𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟹𝟸
❝𝑊𝘩𝑒𝑟𝑒 𝑎𝑟𝑒 𝑦𝑜𝑢 𝑛𝑜𝑤?
𝐴𝑟𝑒 𝑦𝑜𝑢 𝑙𝑜𝑠𝑡?
𝑊𝑖𝑙𝑙 𝐼 𝑓𝑖𝑛𝑑 𝑦𝑜𝑢 𝑎𝑔𝑎𝑖𝑛?
𝐴𝑟𝑒 𝑦𝑜𝑢 𝑎𝑙𝑜𝑛𝑒?
𝐴𝑟𝑒 𝑦𝑜𝑢 𝑎𝑓𝑟𝑎𝑖𝑑?
𝐴𝑟𝑒 𝑦𝑜𝑢 𝑠𝑒𝑎𝑟𝑐𝘩𝑖𝑛𝑔 𝑓𝑜𝑟 𝑚𝑒?
𝑊𝘩𝑦 𝑑𝑖𝑑 𝑦𝑜𝑢 𝑔𝑜?
[...]
𝑁𝑜𝑤 𝐼'𝑚 𝑟𝑒𝑎𝑐𝘩𝑖𝑛𝑔 𝑓𝑜𝑟 𝑦𝑜𝑢
𝑊𝑖𝑙𝑙 𝑦𝑜𝑢 𝑤𝑎𝑖𝑡?❞
||𝐻𝑦𝑚𝑛 𝑓𝑜𝑟 𝑡𝘩𝑒 𝑚𝑖𝑠𝑠𝑖𝑛𝑔 - 𝑅𝑒𝑑||
||Play: Hymn for the missing - Red||
Portare avanti la solita routine quando si avverte qualcosa di diverso è complicato, se non impossibile.
Quella sensazione ti si aggrappa dentro e non ha nessuna intenzione di lasciarti andare, rende ogni cosa più difficoltosa, ogni gesto apparentemente forzato.
Kayla la stava provando in quel preciso istante.
Su di lei incombeva un'aria di freddezza, dovuta al comportamento che Akashi stava mostrando nei suoi confronti, che la faceva sentire a disagio.
Quella mattina si era recata a lavoro domandandosi come sarebbe stato il loro allenamento pomeridiano.
Tutto si muoveva attorno ad una nuvola di mistero con lui.
La ragazza aveva sospirato nel pensare alla situazione, doveva assolutamente parlarne con Seijuro, non credeva di poter sopportare a lungo quella distanza che si era ricreata tra di loro.
Faceva male.
Non aveva la più pallida idea di come la vivesse il giovane, visto che era stata una sua decisione allontanarsi, ma a lei faceva male.
Aveva scelto di percorrere quella strada, trascinandola con lui senza nemmeno chiederle il permesso. Aveva semplicemente agito.
Proprio per questo motivo Kayla si fermò senza dire una parola, bloccando il loro allenamento e costringendo Akashi a fare lo stesso.
Poteva quasi vedere un muro che la divideva dal ragazzo. Non poteva continuare così.
«Perché ti sei fermata?» Quello di Seijuro era più un rimprovero che una domanda.
«Perché hai ricominciato a comportarti con freddezza?» Chiese invece Kayla, ignorando ciò che aveva detto l'altro.
Akashi si raddrizzò, osservandola con il suo solito sguardo di superiorità.
«Quindi è per questo che hai interrotto il gioco» disse lui con voce pacata.
Kayla strinse le mani in due pugni.
«Rispondimi.» Insistette, con tono autoritario, ricambiando lo sguardo, non intendeva farsi intimorire.
«Per quanto non mi piaccia il tono che stai usando ti risponderò, così da mettere in chiaro le cose.» Chiunque avesse incrociato i suoi occhi sarebbe rimasto congelato sul posto tanto era gelido il suo sguardo.
«Non c'è nulla di diverso, sei tu che cerchi disperatamente qualcosa che non c'è e che non puoi avere da me.»
A quel punto lei fece dei passi nella sua direzione.
«No, non rifilarmi questi discorsi, sai benissimo che è completamente diverso dal rapporto che si stava creando tra di noi!»
Lo sguardo di Akashi non mutò.
«Spesso vuoi così tanto qualcosa che cominci a vedere cose che non ci sono, Kayla.»
«Tu hai paura» disse improvvisamente la ragazza, con tono tagliente.
«Come?»
«Mi hai sentita, tu hai paura.»
Lui la guardò, non lasciando passare troppi secondi senza dire niente.
«E di cosa avrei paura?»
«Quando ti sei reso conto di cosa stava diventando il nostro rapporto ne hai avuto paura. Ne hai avuto paura e ti sei tirato indietro!» Serrò maggiormente le mani, sentiva chiaramente le unghie nelle dita contro i palmi.
«Sbaglio o tu sei quello che non ha paura di niente? Hai forse trovato qualcosa che ti spaventa?»
«Non è così.» La risposta di Akashi era stata repentina e secca.
«E allora spiegami com'è» disse lei, avvicinandosi e mettendo una mano sul suo petto, stringendo appena il tessuto della maglietta del giovane.
«Dimmelo tu com'è!» La voce di Kayla tremò leggermente.
Chiuse gli occhi nel pronunciare quell'ultima frase, scuotendo energicamente la testa.
Seijuro le afferrò il polso, facendole lasciare la presa e alzare il viso su di lui, e d'istinto la tirò verso di se, portando così i loro volti a poca distanza l'uno dall'altro.
La ragazza sentì il suo cuore accelerare di battito, come accadeva ogni volta che era così vicina a lui.
Nonostante volesse provare a contenere quelle emozioni, vista la situazione in cui si trovavano, non riusciva a gestirle. Non quando si trovava a così poca distanza dal ragazzo che aveva occupato ogni suo pensiero.
I due si guardarono per dei lunghi secondi, entrambi ad esaminare gli occhi dell'altro, nemmeno loro sapevano alla ricerca di cosa.
Akashi aveva agito impulsivamente.
Non voleva attirarla in quel modo verso di se, ma quando ha sentito il contatto della mano di lei sulla sua maglia il corpo si è mosso automaticamente.
Per quanto le sue parole erano apparse dure e distanti non poteva evitare di nascondere il fatto che fosse stato lui, in quel momento, a portarla vicino a se.
Era stata una sua decisione, seppur presa inconsciamente.
Kayla d'altro canto non riusciva più a capire cosa trasmettessero gli occhi del ragazzo.
Sembrava stesse combattendo contro ciò che aveva detto, contro quello che aveva deciso, contro ogni cosa lo stesse portando lontano da lei.
Ma nonostante tutto continuava a sostenere quella folle idea.
Akashi fece per parlare, probabilmente per rispondere all'ultima domanda posta dalla giovane, però non fece in tempo a dire nulla perché una signora si stava dirigendo verso di loro, chiamando Kayla a gran voce.
Anche se con difficoltà, la diretta interessata si allontanò da lui, interrompendo definitivamente il contatto che li aveva tenuti legati fino a quel momento.
Fu ancora più arduo distogliere lo sguardo dagli occhi eterocromatici di Seijuro.
«So che hai finito di lavorare per oggi, ma Pioggia non sta bene, si è sentita male.» Le disse la signora tra un respiro e l'altro, affannato a causa della corsa che aveva fatto.
«Cosa?!» Esclamò Kayla, l'apprensione prese possesso della sua espressione.
«Abbiamo già chiamato il veterinario, ma ho pensato di avvertirti ugualmente.»
«Grazie, vado subito da lei» disse prima di cominciare a correre verso le stalle, in quell'istante voleva solo assicurarsi che non fosse così grave da farla preoccupare in quel modo.
Corse più velocemente che poteva, incurante di riprendere fiato correttamente.
Il vento che si era generato attorno a lei per la corsa le muoveva prepotentemente alcuni ciuffi dei capelli, rimasti fuori dalla coda alta che si era fatta.
Quando arrivò vide la sua cavalla distesa a terra, il respiro era rapido e ad intervalli brevi.
La ragazza si avvicinò e si buttò con le ginocchia a terra, accanto all'animale, con il petto che si alzava e si abbassava prepotentemente nel tentativo di recuperare l'ossigeno perso.
Poggiò una mano sul suo muso, accarezzandolo delicatamente.
Era bollente, si sentiva la febbre che l'aveva colpita.
«Eppure prima stavi bene» sussurrò Kayla, non interrompendo l'azione ritmica del suo gesto.
Poco dopo Akashi fece capolino all'entrata della stalla, trovando la ragazza seduta accanto alla sua cavalla.
Fece qualche passo nella sua direzione, allungando poi un braccio verso di lei.
«Prima di correre via come un fulmine dovresti controllare di non aver lasciato niente dietro di te, indipendentemente dalla situazione.»
Kayla alzò gli occhi verso l'oggetto che l'amico le stava porgendo, era la sua borsa.
Non aveva pensato di prenderla, l'agitazione per la notizia ricevuta l'aveva fatta scattare, eliminando ogni altra cosa dalla sua mente.
«Grazie» disse lei afferrando l'oggetto e poggiandolo a terra.
«Questa mattina sono stata con lei tutto il tempo, eppure non mi sono accorta stesse covando la febbre.»
Seijuro la guardò e non disse niente. Si limitò ad osservare ogni suo gesto.
La vide aprire la borsa e tirare fuori una piuma bianca, dalla punta nera.
Kayla si apprestò a metterla tra la criniera di Pioggia, sistemandogliela con cura.
«Ti prometto che starai meglio, un veterinario è già sulla strada per venirti a visitare» sussurrò con dolcezza.
«Tranquilla, andrà tutto bene.»
Aveva suggellato quella promessa con una piuma, esattamente come avevano fatto lei e Akashi.
E una promessa fatta in quella maniera deve essere mantenuta ad ogni costo.
Fu un dettaglio che non sfuggì all'occhio attento del ragazzo.
Anche se voleva evitarlo quell'argomento tornava da loro in ogni occasione, sembrava quasi come se il destino volesse dirgli qualcosa.
Qualcosa che lui non stava ascoltando.
«Seijuro.» Lo chiamò Kayla ad un certo punto.
Era passata ormai un'ora e Pioggia era stata visitata, però la ragazza non se l'era sentita di andarsene, aveva preferito rimanerle accanto.
Quello che non si aspettava era la permanenza di Akashi, che invece di andarsene aveva deciso di appoggiarsi contro il legno della stalla, con le braccia incrociate al petto.
Certe volte faticava a capirlo. Credeva veramente se ne sarebbe andato.
Probabilmente quello era uno dei segni del suo essere combattuto per le scelte che stava prendendo.
Non aveva detto niente. Nessuno dei due lo aveva fatto, non c'era molto che dovessero dire in quella circostanza.
Il ragazzo la guardò non appena si sentì chiamare, intimandola con lo sguardo ad andare avanti.
«Non eri costretto a rimanere» disse lei poggiando il mento sulle ginocchia, tirate verso il petto e circondate dalle sue braccia.
«Lo so benissimo, non c'è bisogno che me lo faccia notare tu» rispose lui con tono neutrale.
«E posso sapere perché?» Lo guardò con curiosità.
«Perché sei rimasto?»
Con tutto quello che era successo la ragazza aveva decisamente smaltito il nervosismo di qualche ora prima, dovuto proprio al quel suo comportamento. Ora poteva portare avanti una conversazione con calma.
«Stavo solo aspettando il momento giusto per dirti un'ultima cosa prima di andare.»
Kayla sorrise sotto i baffi, ecco un'altra delle sue scuse per aver fatto qualcosa al di fuori dell'ordinario.
«Che cosa?»
Il giovane si staccò dal legno e sciolse le braccia, facendole ricadere lungo i fianchi.
«Per le prossime sfide vedi di liberare la tua mente da pensieri futili.» Come al solito non suonava affatto come un consiglio, ma più come un ordine da seguire ciecamente.
«Sai che non accadrà, perché per me non sono futili. In ogni caso questo non mi toglierà delle possibilità per batterti al torneo» ribatté la ragazza con sicurezza.
«Tu credi ancora di potermi battere?» Chiese Akashi, guardandola con il suo solito sguardo intimidatorio.
«Ti ricordo che sono stato io ad insegnarti a giocare, di conseguenza la tua sconfitta è assoluta.»
Fece per andarsene ma Kayla lo bloccò, non avrebbe avuto l'ultima parola, non quel giorno.
«Non ti conviene sottovalutarmi, potrei sorprenderti in partita.»
xxx
Il sole stava calando, tingendo il blu del cielo in un arancione acceso, quasi infuocato.
La fine del giorno è sempre uno spettacolo affascinante.
Esso non è sempre lo stesso, ogni tramonto ha le sue sfumature, i suoi colori, c'è sempre qualcosa di diverso a caratterizzarlo.
Kayla era incantata da tale vista, tanto che non aveva ancora distolto gli occhi dal cielo.
Trovandosi vicina all'entrata della stalla poteva vederlo perfettamente e aveva deciso di osservarlo, persa nei suoi pensieri.
Pensieri che, come succedeva spesso, erano diretti verso una persona sola.
«Proprio non riesco a togliermelo dalla testa» sussurrò a se stessa con un sospiro.
Anche se provava a pensare ad altro, senza che poi se ne accorgesse finiva con il rivolgere tutte le sue attenzioni su Akashi.
Più si diceva di non pensarci e più la sua mente invece lo faceva, esattamente come in quel momento.
«AAAAH!» Esclamò la ragazza passandosi varie volte le mani nei capelli, precedentemente sciolti e fatti ricadere sulle spalle.
«Ormai ha occupato ogni mio pensiero, è inutile cercare di dirigerli verso altro.»
«Parli da sola?» Al suono di quella voce Kayla scattò sull'attenti, trovando Kagami di fronte a lei, che la guardava con fare indagatorio.
«Io non-» Arrossì lievemente per l'imbarazzo.
«Non sto parlando da sola! Stavo solo facendo delle considerazioni.» Si giustificò senza perdere tempo.
L'amico si sedette accanto a lei.
«Sul tuo amico d'infanzia?» Si guardò poi attorno, esaminando il posto.
«Ho curiosato un po' in giro, quindi è qui che vi allenate? Non è male come posto» commentò il ragazzo finendo poi con il puntare gli occhi sulla cavalla.
«Come sta?»
Kayla lo guardò per qualche secondo, sbattendo ritmicamente le palpebre prima di rispondere.
«Mi hai bombardata di domande, in quanto? Nemmeno un minuto? A quale vuoi che ti risponda per prima?»
L'altro si lasciò andare in una risata.
«Hai ragione, hai ragione. Puoi benissimo andare in ordine.»
L'amica si sistemò meglio contro il legno dietro la sua schiena.
«Si, le mie considerazioni erano nei confronti di questo mio amico.»
«Di cui sei praticamente cotta.»
A quelle parole la faccia di Kayla divenne dello stesso colore dei capelli di Kagami, non c'era nessuna differenza.
«Io non l'ho mai detto! Ho solo detto che provavo qualcosa di più.»
Lui le puntò il dito contro il viso.
«Il rossore sulla sua faccia dice il contrario, e poi non è la stessa cosa?»
Kayla aveva ammesso di essersi innamorata di Akashi, ma non lo aveva mai detto a nessuno, parlarne con qualcuno è decisamente più difficile che ammetterlo a se stessi.
«In ogni caso, si, è qui che ci alleniamo.»
Kagami fece un piccolo sorrisetto, non gli aveva risposto direttamente, però aveva capito che era come aveva detto lui.
La sua amica si era innamorata, e visto come ci teneva al loro rapporto non c'era da sorprendersi poi così tanto, si stava letteralmente struggendo per capirlo e rimanergli accanto.
«Per quanto riguarda Pioggia invece...» Girò gli occhi verso la cavalla, che si stava riposando, ancora a terra, muovendo di tanto in tanto la coda.
«Si riprenderà, le cure che le sono state date l'hanno già fatta sentire meglio.»
«Mi fa piacere sentirlo» disse lui seguendo il suo sguardo.
«Comunque, hai veramente mollato il tuo allenamento per venire fino a qui? Potevo tornare da sola, so quanto ci tieni a non saltarli.» Gli disse poi la ragazza.
«Aah!» Kagami si portò entrambe le mani dietro al collo, incrociandole l'una all'altra.
«Secondo te ti avrei fatta tornare da sola? Si sta facendo tardi.»
«Quanto sei protettivo» commentò Kayla con una risatina, dopodiché si alzò, avvicinandosi alla cavalla per darle un'ultima carezza prima di andare a casa.
Quando uscì dalla stalla, seguita dall'amico, incontrò la proprietaria del ranch, che la rassicurò immediatamente. Non c'era da preoccuparsi, Pioggia era in buone mani.
«Taiga.» Lo chiamò Kayla, sistemandosi la borsa sulla spalla.
«Si?»
«Facciamo una gara.» Lo guardò con un sorrisetto.
«Una gara?» L'espressione di Kagami aveva assunto una nota di interessamento.
«Si, vince chi arriva per primo alla stazione» propose lei.
«Oh, interessante! Ci sto!» Incrociò le braccia al petto.
«E cosa si vince?»
«Una volta arrivati andiamo a mangiare al Maji Burger, paga chi ha perso» rispose Kayla, aumentando ancora di più la voglia di vincere del rosso.
«Sei pronto?» Domandò la ragazza, mettendosi in posizione per cominciare a correre.
«Dai tu il via.» Le disse il rosso, imitandola.
Kayla sorrise e si prese il suo tempo per dare inizio alla gara.
«Via!»
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