𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟹𝟷

❝𝐴𝑏𝑏𝑖 𝑐𝑢𝑟𝑎 𝑑𝑒𝑖 𝑡𝑢𝑜𝑖 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑟𝑑𝑖 𝑝𝑒𝑟𝑐𝘩𝑒́ 𝑛𝑜𝑛 𝑝𝑢𝑜𝑖 𝑣𝑖𝑣𝑒𝑟𝑙𝑖 𝑑𝑖 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑜.❞

||𝐵𝑜𝑏 𝐷𝑦𝑙𝑎𝑛||

[ℱ𝓁𝒶𝓈𝒽𝒷𝒶𝒸𝓀]

Un'altra estate era arrivata e con lei anche la possibilità di passare interi pomeriggi sul campo da basket della città, dove ogni anno si tenevano dei tornei con squadre formate dai giocatori del posto.

Kagami e Himuro vi avevano sempre partecipato, ma al momento nessuno dei due poteva dire di detenere il numero maggiore di vittorie, entrambi si trovavano allo stesso punto, nessuno superava l'altro.

La cosa però li stimolava a dare il meglio a tutte le partite che disputavano.

«Ho come la sensazione che oggi ci sarà qualcosa di diverso dal solito» disse improvvisamente Himuro mentre si dirigevano al campo, come ogni mattina.

Il rosso lo guardò per un istante, poi riportò gli occhi sulla strada.
«Sei diventato un veggente per caso?» Lo prese scherzosamente in giro.

«Se così fosse significherebbe che probabilmente questa mia sensazione è dovuta al fatto che oggi vincerò io» rispose l'altro con un sorriso sicuro, provocando la reazione immediata di Kagami.
«Eh?! Non se ne parla! Non ti lascerò vincere così facilmente!»
«Lo so, nemmeno io, per questo non è mai noioso.»

Quando arrivarono notarono qualcosa di diverso, solitamente trovavano sempre qualcuno ad allenarsi prima delle partite, ma in quel momento era in corso una vera e propria sfida.

Videro qualcosa che fino a quel giorno non era mai successa.

Una ragazza stava giocando e aveva appena superato dei ragazzi che avevano cercato di bloccarla.

La sua rapidità attirò l'attenzione di Kagami e Himuro, che rimasero a guardare, curiosi di sapere come sarebbe andata a finire.

Il modo di portare avanti la sua azione di gioco era veloce e pulito.
Li superava con estrema facilità, dopodiché tirava a canestro senza perdere tempo, riuscendo nel suo intento di fare punto.

Nonostante si trovasse in una condizione di inferiorità, per quanto riguardava l'altezza, lei compensava tutto con la sua velocità e i suoi movimenti fluidi.

Ciò che colpì i due amici fu la capacità della ragazza di adattarsi alla squadra che le era stata assegnata.
I suoi passaggi erano perfetti, come se giocasse con loro da molto tempo. Aveva una capacità di adattamento incredibile.

«Te l'avevo detto che avevo la sensazione che sarebbe successo qualcosa di diverso.» Fece notare Himuro al rosso, che nel frattempo continuava a guardare la nuova arrivata con curiosità crescente.

«Qualcosa di interessante...» Sussurrò Kagami mentre un sorriso nasceva sul suo viso.
«Dobbiamo assolutamente giocare con lei!» Si precipitò a bordo campo senza dar tempo al corvino di rispondere.

Anche quest'ultimo era della stessa idea, infatti raggiunse l'amico subito dopo.

«Se ti hanno sottovalutata non credo lo faranno di nuovo dopo questa batosta» commentò Himuro quando la giovane passò accanto a loro.

La diretta interessata fermò i suoi passi e si girò nella direzione della voce.
«In effetti lo hanno fatto» sorrise compiaciuta, avvicinandosi ai due.
«Pensavano che una ragazza non potesse giocare e competere con loro» disse guardandosi per un secondo dietro, dove quelli che l'avevano sfidata alla leggera ora si stavano chiedendo come fosse possibile aver perso con quel distacco.

«Eppure glie lo avevo detto che dovevano abbassare la cresta, ma non mi hanno ascoltata» concluse con un'alzata di spalle, riportando gli occhi sui ragazzi davanti a lei.

«Hai compensato alla perfezione le tue lacune» affermò il corvino riferendosi all'altezza come fattore principale.

«Già, ho trovato altri modi per evitare il problema» rispose lei sistemandosi la coda che si era fatta.

«Ti va di giocare un'altra partita?» Le chiese Kagami, che nel frattempo aveva lasciato andare la sua tracolla, poggiandola a terra vicino alle panchine.

La sicurezza che emanava lo aveva catturato, voleva assolutamente sfidarla.

La ragazza lo osservò con interesse.
«Perché no, mi sembrate forti. E io ho proprio voglia di giocare con qualcuno di forte» sorrise ai due ragazzi.

«Aah! Lo stesso vale per noi!» Disse il rosso con entusiasmo.
«È sempre interessante affrontare qualcuno che non ti lascia vincere facilmente.»

«Lo penso anche io, ti stimola a dare il meglio» confermò lei prima di presentarsi.
«Io mi chiamo Kayla Campbell, è un piacere fare la vostra conoscenza.»

[ℱ𝒾𝓃𝑒 𝒻𝓁𝒶𝓈𝒽𝒷𝒶𝒸𝓀]

Alla fine i due amici avevano deciso di sfidarsi in quel momento e il ricordo del suo primo incontro con loro le tornò alla mente.

Avrebbe voluto partecipare anche lei alla partita che si stava per svolgere, però trovò utile anche sedersi sulla ringhiera e osservare quanto fosse migliorato Himuro.

Se fossero riusciti ad avanzare nella Winter Cup lo avrebbero sicuramente incontrato come avversario. Voleva raccogliere e immagazzinare quante più informazioni possibili sul suo modo di giocare, che sicuramente era cambiato negli anni.

Al fischio d'inizio però un ragazzo altissimo si intromise, bloccando la prima azione di gioco per il possesso di palla.

Kayla sbarrò gli occhi, rimanendo sorpresa dalla sua altezza spropositata, al che decise di scendere dalla ringhiera in acciaio e raggiungere i suoi amici.

«Chi non muore si rivede, Murasakibara.» Aveva appena detto Kuroko osservando il nuovo arrivato.

«Oh? Kuro-chin, che ci fai qui?» Domandò l'altro girandosi verso di lui.
«Hai sempre un'espressione seria. A tal punto che... mi fai venire voglia di schiacciarti» disse mettendo una mano sulla testa del più piccolo.

Iniziò poi a scompigliargli delicatamente i capelli, affermando che stava solamente scherzando.

La mente di Kayla cominciò a fare i dovuti collegamenti.
Himuro aveva detto che c'era un tipo particolare nella sua squadra, doveva trattarsi di Murasakibara, e se quest'ultimo conosceva Kuroko molto probabilmente faceva parte della Generazione dei Miracoli.

Pensando a tutti i componenti di quella leggendaria squadra era ovvio che non ne perdevano una ai tornei.

«La Yosen ha giocato all'Inter High, non è così?» A riportarla alla realtà fu quella domanda.
«Cosa? Allora lui ha giocato anche lì?» Il diretto interessato rispose immediatamente, girandosi verso coloro che avevano parlato.

«No, io non sono sceso in campo.» Li informò prima di mangiare un'altra patatina.

«Uno come te non è sceso in campo?» Chiese Kayla sorpresa dalla notizia, non poteva credere a ciò che aveva sentito.

Il ragazzo sarebbe stato un elemento fondamentale per la squadra, avrebbero avuto un vantaggio in più per vincere, il canestro sarebbe stato protetto alla perfezione.

«O meglio, il solo motivo per cui non l'ho fatto è perché Aka-chin mi ha detto di non farlo» aggiunse poco dopo, lasciando ancora più sorpresa la ragazza.

Akashi aveva così tanta influenza sui suoi vecchi compagni di squadra? Veramente non era sceso in campo perché Seijuro gli aveva detto di non farlo?

Akashi aveva impartito un ordine e il suo ex compagno di squadra l'aveva eseguito senza discutere. Era esattamente quello che il rosso voleva da tutti.

Cosa che però non otteneva spesso da Kayla, erano rare le volte in cui la ragazza seguiva ciò che le diceva.
Lo intrigava e lo infastidiva allo stesso tempo, questo la giovane lo sapeva.

«Sta parlando dell'ex capitano della Generazione dei Miracoli» disse Kuroko informando gli altri su chi fosse colui nominato da Murasakibara.

Vide le espressioni attente di tutti, soprattutto di Kagami, cosa che le fece pensare che effettivamente lui ancora non sapeva che era proprio Akashi il suo amico d'infanzia.
È sempre stata una cosa che ha voluto tenere per se, così da poter risolvere da sola i problemi sul loro nuovo rapporto.

Il rosso decise in tempo record di sfidare Murasakibara, la sua voglia di affrontare la Generazioni dei Miracoli non gli permetteva di lasciarsi sfuggire un'occasione simile.

«Cos'è successo alle tue sopracciglia?» Iniziò a chiedere il più alto, avvicinando un dito al viso di Kagami.
«Perché si dividono in due?» Dopodiché glie ne strappò alcune, lasciandolo sull'orlo di un esaurimento a causa del nervoso che gli aveva appena provocato.

Kayla sbarrò gli occhi alla scena, il secondo aveva preso ad urlargli in faccia sull'azione appena compiuta, mentre il primo non lo ascoltava. Tutto sfociò poi in un battibecco, dove Kagami cercò di provocarlo in tutti i modi affinché accettasse la sua sfida.

«Ogni volta deve andare a finire così con qualcuno della Generazione dei Miracoli» commentò la ragazza portandosi una mano sulla fronte in segno di rassegnazione, ma il suo migliore amico era fatto così, si scaldava facilmente.

«Tu lo conosci Akashi, non è così?» Le domandò Himuro, affiancandola.
«Ho notato che sei stata l'unica a non rimanere sorpresa quando il tuo compagno ha detto che era il capitano della Generazione dei Miracoli.»

La giovane si voltò verso di lui, guardandolo per qualche attimo prima di riportare gli occhi sui due loro amici, che ancora stavano bisticciando come se fossero bambini dell'asilo.

«Si, lo conosco» rispose lei con un leggero sorriso.

«Immagino anche da molto.» Suppose lui osservandola attentamente, il suo sguardo era cambiato nel parlare del ragazzo, probabilmente c'era più di un'amicizia tra i due.

Ma qualcosa nei suoi occhi gli fece anche capire che la situazione era complicata, in essi vi era un accenno di malinconia.

«Lo conosco da quando ne ho memoria, fin da quando sono piccola.» Eppure sembrava che si stessero conoscendo per la prima volta.

Decifrare e comprendere le azioni di quel nuovo Akashi non era facile, però non poteva farci niente se non aveva intenzione di mollare, anche a costo di farsi del male.

Un'improvvisa calma distolse la loro attenzione dall'argomento, spostandola verso Kagami e Murasakibara, che avevano finalmente smesso di discutere e lanciarsi frecciatine.

Si erano decisi ad iniziare la partita.

Kayla riprese posto sulla ringhiera in acciaio, che divideva il campo dagli spettatori che guardavano il gioco.

Himuro era migliorato tantissimo, si vedeva che in quegli anni si era allenato molto.

Aveva fatto bene a sedersi ad osservare la partita, sarebbe stato utile per un possibile scontro alla Winter Cup.

Avere modo di guardare i movimenti e il gioco degli avversarsi le era sempre stato d'aiuto, soprattutto per come doveva utilizzare la velocità per poterli passare, non sempre poteva andare per istinto.

Era così concentrata che diede poca attenzione alla pioggia che aveva cominciato a scendere su di loro.
Poteva coprirsi, ma non se ne curò, troppo presa dalla partita che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi.

I capelli le si erano ormai appiccicati sul viso al contatto con la pelle, i suoi vestiti erano zuppi d'acqua, ma ancora non si decideva a coprirsi in qualche modo.

Si mosse solamente quando la partita venne fermata per la troppa pioggia.
Alzò gli occhi al cielo, era aumentata di parecchio e in lontananza si riuscivano anche a sentire i bassi rombi dei tuoni.

«Non rimanere troppo sotto la pioggia, d'accordo?» Si raccomandò Himuro avvicinandosi a lei.

Kayla ridacchiò appena, guardandolo.
«Aaah, si, tranquillo, non intendo prendermi nuovamente la febbre» Rispose lei alzandosi per salutarlo.

«Quindi ci si vede alla Winter Cup» disse la ragazza.

«Si, non vedo l'ora di potervi sfidare e di vedere quanto tu sia migliorata. Oggi hai pensato solo ad osservare, non è così?»

«Tu e Taiga mi spaventate ogni volta, riuscite sempre a capire tutto ciò che mi passa per la testa» replicò lei gonfiando appena le guance.

«È naturale, non potendo vederci tramite telefono abbiamo dovuto imparare a capirci in questo modo.» Le disse lui con tono pacato e con un accenno di sorriso.

«Non posso darti torto» sorrise.
«Allora ci vediamo alla Winter Cup, faremo di tutto pur di arrivare a sfidarvi!» Lo abbracciò e poi lo lasciò tornare dai suoi compagni.

La pioggia batteva prepotentemente contro il terreno, non voleva saperne di smettere.

Coloro che poco prima stavano guardando con interesse la partita erano tutti corsi via, alla ricerca di un riparo.

Ad un certo punto non sentì più le gocce cadere sui suoi capelli, qualcosa si era poggiata su di essi.

Alzò lo sguardo e vide Kagami di fianco a lei. Le aveva appena messo la sua giacca sulla testa per non farla bagnare ulteriormente.

«Non ti permetterò di ammalarti una seconda volta.» Le disse mettendole una mano sulla testa.

La ragazza sorrise dolcemente e afferrò la giacca offertagli dal suo migliore amico, coprendosi quanto meglio poteva.

«Hai ragione, meglio evitare, grazie.» Lo guardò per qualche secondo.
«E io non voglio che sia tu ad ammalarti, quindi andiamo» disse prendendogli il polso e facendo una piccola corsa per raggiungere gli altri.

«Tranquilla, non mi ammalo facilmente io» ribatté il rosso seguendola, ricevendo da parte sua un'occhiata poco convinta.

«Non tirartela.»
«Ho solo detto-»
«Shhh! Non dirlo ancora o ti ammalerai sul serio.» Mise un dito davanti alla bocca e sorrise.

La loro scampagnata si era conclusa prima del previsto a causa del cambiamento repentino del tempo, ma era stata ugualmente una bella giornata.

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