𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟸𝟾
❝𝐸 𝑝𝑜𝑖 𝑐'𝑒̀ 𝑐𝘩𝑖 𝑟𝑖𝑚𝑎𝑛𝑒.
𝑁𝑜𝑛𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑙𝑎 𝑣𝑖𝑡𝑎.
𝑁𝑜𝑛𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑜.
𝑄𝑢𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑒 𝑠𝑝𝑒𝑐𝑖𝑎𝑙𝑖.❞
||𝐹𝑜𝑛𝑡𝑒: 𝐴𝑛𝑜𝑛𝑖𝑚𝑜||
A svegliarla quella mattina fu il rumore della pioggia, che batteva incessantemente sul vetro della finestra.
Aprì lentamente gli occhi, girandosi su un fianco e affondando la testa nel cuscino.
Guardò fuori, la sera prima si era dimenticata di tirare le tende, e vide il cielo completamente coperto da nuvole nere. Facevano impressione.
Un tuono cominciò a farsi sentire in lontananza, segno che non avrebbe smesso tanto presto.
La stagione delle piogge era passata, infatti era strano vedere un tempo simile durante quelle giornate.
Realizzò in un secondo momento che non avrebbe potuto allenarsi come da programma, pioveva troppo, non poteva di certo rischiare di ammalarsi.
I suoi pensieri vennero in seguito diretti verso un dettaglio non indifferente.
Afferrò il telefono, messo sul comodino lì vicino, e guardò la data, confermando quello che le era appena tornato in mente.
Era passato un altro anno dalla morte della madre di Akashi. Il tempo sembrava riflettere la tristezza di quella ricorrenza.
Subito la sua preoccupazione andò nei confronti del ragazzo, in quel giorno più che mai aveva bisogno di qualcuno accanto.
Può fare il duro quanto vuole, ma non può fingere per sempre. Non può fingere che quel fatto non lo tocchi minimamente.
La luce di un lampo arrivò così all'improvviso che Kayla chiuse per un secondo gli occhi, poco dopo ci fu un tuono secco, che la fece sobbalzare appena.
Decise di mettersi a sedere, portando le gambe fuori dal letto.
Si stiracchiò prima di alzarsi e andarsi a lavare, fortunatamente ogni stanza in quella villa aveva un suo bagno privato.
Non riusciva però a togliersi dalla testa Akashi, e quando si ritrovò sotto la doccia la cosa non migliorò.
Mentre l'acqua scivolava lungo il suo corpo la giovane sperava che l'amico le avrebbe permesso di stargli accanto. Sperava le avrebbe permesso di dargli una mano, per sorreggerlo e aiutarlo a superare quella giornata.
Un sospiro uscì dalla sua bocca.
E se l'avesse respinta?
In un momento come quello non si sarebbe di certo messa ad insistere, ma non intendeva comunque lasciarlo solo.
Già tentare di raggiungerlo, superando le barriere che si era creato, era complicato.
Quel giorno sarebbe stato ancora più difficile.
Le persone innalzano dei muri attorno a loro per delle valide ragioni, e quando si ritrovano davanti a certi eventi questi diventano sempre più alti e pesanti da spostare.
Creare un piccolo varco è una vera e propria impresa.
Una volta preparata uscì dalla sua stanza, attenta a non incrociare il padre in uno dei corridoi.
I tuoni continuavano a farsi sentire, forti ed imponenti.
Passò vicino alla grande finestra che dava al giardino e lo vide, seduto sul pavimento in legno, a fissare la pioggia cadere prepotentemente a terra.
Quella parte era al coperto, quindi il giovane era al sicuro dall'acqua.
Si avvicinò con cautela al vetro e notò il suo sguardo perso. Non stava osservando niente in particolare, talmente era immerso nei suoi pensieri.
Kayla aprì lentamente la finestra e uscì all'esterno, il caldo del giorno prima si era decisamente attenuato con quel temporale.
Un'aria fresca si scontrava con le loro pelli.
Non disse niente.
Semplicemente si sedette accanto a lui, portando le ginocchia verso il petto e circondandole con le braccia.
Anche Akashi non pronunciò parola.
L'aveva sentita arrivare, ma non si era girato.
I suoi occhi erano rimasti rivolti verso un punto indefinito del giardino.
L'unico rumore accanto ai due ragazzi era quello della pioggia, accompagnata a tratti da qualche basso e profondo rombo di un tuono.
Normalmente l'avrebbe stuzzicata, come faceva sempre, ma in quel momento si era chiuso nel silenzio più totale.
Quella situazione ricordò alla giovane di quando lo aveva conosciuto, al funerale della madre.
Anche in quell'occasione si era seduto guardando il giardino senza proferire parola, e lei gli era stata accanto, inizialmente rispettando quel silenzio, però poi era stata proprio Kayla ad averlo interrotto.
Cosa che stava per fare anche in quel momento.
«Vuoi andare a trovarla?» Domandò con voce bassa, lanciando una breve occhiata nella sua direzione.
Akashi fece passare dei secondi prima di rispondere.
«No» disse poco prima che la luce di un lampo li avvolgesse.
«Posso sapere il perché?» L'ennesimo tuono bloccò per un istante la loro conversazione.
«Perché dovrei dirtelo?»
«Ti prego, almeno per oggi mettiamo da parte cose come l'orgoglio e il volersi mostrare forti a tutti i costi. Non sono una persona qualunque, lo sai benissimo.»
Lui sospirò, scegliendo poi di rispondere.
«Non devo cedere di fronte a queste debolezze, ti frenano e basta.»
I suoi occhi si sforzavano di essere freddi come al solito, ma lei vide quell'accenno di esitazione che divampò in essi.
Non pensava veramente quello che aveva detto.
«Non sarebbe una debolezza» ribatté Kayla allungando le gambe davanti a sé.
«Tu non capisci, lo è invece.» Il suo tono si era fatto più duro.
«È una debolezza non andarci, perché è come se stessi scappando» disse la ragazza, alzando lo sguardo verso il cielo.
«Come sei scappata tu?» La interruppe Akashi, tirando in ballo la sua fuga di casa.
Kayla fece un leggero sorriso, non l'avrebbe zittita mettendo in mezzo quell'argomento.
«Si, esattamente così» rispose.
«Quella è stata una mia debolezza. Invece di affrontare la situazione con i miei genitori sono scappata... E lo sto facendo tutt'ora, cerco di evitare mio padre in tutti i modi possibili.»
Seijuro non si aspettava quella risposta così sincera, pensava che si sarebbe chiusa a riccio, non volendone più parlare.
In quel modo l'avrebbe lasciato in pace, ma non era andata come previsto.
Doveva immaginarlo considerando il carattere dell'amica.
«Da quello che ho visto da quando sono tornata sei uno che non scappa, vuoi affrontare le situazioni di petto, così da primeggiare su tutti, sbaglio forse?» Continuò a dire Kayla.
«Smettila di analizzarmi.»
«Non lo sto facendo, voglio solo farti capire che non c'è niente di male nell'andare a trovare tua madre. Credimi, nessuno la vedrà come una debolezza.»
Spostò gli occhi sulla mano del ragazzo, poggiata sul pavimento accanto a lei.
«So che andare lì ti farà ricordare ancora di più il dolore della sua perdita.» Mise la mano su quella di Seijuro, che non spostò.
«È del tutto normale sentirsi così.»
Il ricordo di sua nonna fece capolino nella sua mente.
Si recava spesso a trovarla quando si trovava ancora ad Edimburgo.
Inizialmente non voleva andarci, per non rivivere di nuovo tutto quel dolore.
Però poi si è fatta coraggio, scoprendo quanto si sentisse molto più vicina a lei in quel modo.
Quello l'aveva aiutata a superare quei periodi bui.
Akashi non aveva intenzione di risponderle, così lei si alzò.
«Io ci vado, devi solo indicarmi la direzione da prendere.» Lo guardò.
«Non l'ho conosciuta, ma voglio andarci per te.»
Lui la lasciò andare, senza provare a fermarla o a seguirla, si limitò semplicemente a dirle dove doveva andare.
Durante il tragitto Kayla si fermò a prendere dei fiori da lasciare sulla tomba.
La pioggia era la sua compagna di viaggio, non faceva altro che scontrarsi contro il suo ombrello.
Avrebbe tanto voluto che il ragazzo fosse lì con lei in quel momento.
Da quando aveva parlato con la prima personalità di Akashi cercava di capirlo molto più di quanto non avesse fatto in precedenza, anche se riuscire a stargli vicino non era sempre facile.
Però da quel pomeriggio Seijuro aveva cominciato a parlarle maggiormente, come se si fosse avvicinato nettamente a lei.
E nonostante le sue manie di grandezza, non era male parlare con lui.
Era semplicemente un lato del ragazzo che bisognava conoscere e capire, ma questo non le aveva mai impedito di rispondergli a tono quando la provocava troppo.
Si risvegliò dai suoi pensieri solo quando si fermò davanti alla tomba della madre, aveva passato vari minuti a cercarla.
||Play: Echoes - 2WEI||
Si accovacciò e poggiò i fiori davanti ad essa, sistemandoli con cura e bagnandosi il bordo della giacca di jeans che si era messa per andare lì. Con quel venticello fresco non poteva di certo girare solo con la camicetta che aveva addosso.
Rimase in quella posizione, tenendo con entrambe le mani l'ombrello.
«Suo figlio è molto testardo quando ci si mette» sussurrò.
«Già... Lo è veramente, forse ha ragione quando dice che siamo simili. Se non fosse stata per la mia testardaggine non mi sarei avvicinata così a lui.»
L'aveva trovato diverso al suo ritorno, eppure l'idea di lasciarlo non le aveva mai sfiorato la mente.
«Ho intenzione di stargli accanto, non si preoccupi, non lo lascerò solo.» Passò altri minuti ad osservare la lapide.
Poteva solo immaginare il grande dolore e il vuoto che la sua morte aveva lasciato in Seijuro.
Perdere la madre in un'età così giovane è un durissimo colpo da incassare, improvvisamente ti viene a mancare un importante pilastro della tua vita.
Una sensazione di malinconia si espanse nel petto di Kayla, lei capiva il dolore di un lutto, visto che lo aveva provato con la nonna, ma non poteva capire fino in fondo come si sentisse l'amico.
Si tirò su e passò più volte la mano sui suoi jeans per sistemarli.
I suoi gesti vennero però interrotti dal suono di alcuni passi poco lontani da dove si trovava.
Voltò la testa verso destra e incontrò lo sguardo di Akashi.
Gli rivolse un leggero sorriso e quando vide i suoi occhi posarsi sui fiori prese a parlare.
«Azalea.»
«Come?»
«È il nome di questi fiori» spiegò Kayla guardando i loro petali bianchi, sfumati al rosa.
«Hai intenzione di dirmi perché hai scelto questi? Oppure intendi mantenere il mistero?» Le domandò lui.
«Il fioraio da cui li ho presi mi ha detto che le Azalee rappresentano la figura della donna più importante per ogni essere umano. Il loro significato è di "amore puro".» Fece una breve pausa.
«L'amore di una madre è puro, così come quello che i figli provano nei suoi confronti.»
Dopo qualche attimo Akashi le rispose.
«Non hai lasciato niente al caso.»
«No.» Lo guardò per un momento.
«Cosa ti ha fatto cambiare idea?»
«Non sto scappando, tutto qui.» Puntò gli occhi sulla lapide in pietra, osservando la foto della madre.
Kayla credeva di doversi allontanare, forse voleva rimanere da solo con lei. Forse così si sarebbe lasciato andare.
«Vuoi che ti lasci da solo?» Chiese con tranquillità, girando lentamente il manico dell'ombrello, che sopra la sua testa volteggiava in mezzo alla pioggia.
«No» rispose lui, infilando una mano nella tasca della sua giacca.
«Non devo dire niente se è quello che ti stai domandando.»
La ragazza portò lo sguardo sulla lapide.
«Visto?» Akashi credette si stesse riferendo a lui, si accorse un secondo dopo che invece non era così.
«L'avevo detto che suo figlio è abbastanza testardo.» Fece un leggero sorriso.
Il giovane osservò l'amica, non riuscendo a nascondere un cenno di sorpresa dovuto a quel gesto.
«Quasi peggio di me-»
«È difficile superarti in materia.» La interruppe il rosso, intromettendosi involontariamente in ciò che lei stava dicendo.
Kayla ridacchiò, facendo un gesto con la mano, come ad allontanare una mosca.
«Non lo ascolti, ce la battiamo alla grande.» Poi si rese conto di un dettaglio.
«Aspetta!» Si girò verso di lui con una velocità incredibile, indicandolo.
«Hai appena ammesso che c'è qualcosa in cui difficilmente puoi battermi.» Tirò fuori un sorrisetto, la sua espressione era compiaciuta.
«Non è quello che intendevo.» Cercò di giustificarsi Seijuro, consapevole di essersi appena fregato da solo.
La ragazza gli diede un leggero pugno sulla spalla.
«Oh oh e invece si!»
Se la madre di Akashi fosse stata lì con loro l'avrebbero trovata con un dolce sorriso sulle labbra, mentre osservava la scena che le si presentava davanti.
Avrebbe guardato amorevolmente il figlio, che continuava a ribattere, ripetendo che se voleva poteva batterla anche in quel campo.
Successivamente avrebbe spostato gli occhi sull'amica di lui, alla quale poco importava chi avesse ragione, l'unica cosa che voleva fare era alleggerirgli la giornata.
Lo si poteva capire dal sorriso che era apparso sul suo viso e da come rideva alla vista dei tentativi di Seijuro di liberarsi di quell'argomento.
La donna sicuramente si sarebbe messa a ridere dolcemente nel vederli in quel modo, rendendo l'atmosfera luminosa e piacevole, in assoluta contrapposizione con il tempo che c'era quel giorno.
Sarebbe stato tutto perfetto.
xxx
Nella via del ritorno fu Akashi ad essere tormentato da alcuni pensieri, in particolar modo su quello che aveva sentito.
Seijuro, o meglio, la sua seconda personalità, aveva sentito qualcosa.
Qualcosa che non era suo, ma che lo stava pian piano diventando.
Apparteneva all'altro se stesso, ne era sicuro, ma non riusciva a scrollarsi di dosso quel sentimento che si stava facendo largo dentro di lui.
E la causa di quel sentimento era Kayla.
Quella ragazza che era tornata per mantenere una promessa e che aveva travolto la sua vita come fosse un tornado.
La sua determinazione e la sua testardaggine l'avevano sempre incuriosito, ma pensava fosse solamente per poterla stuzzicare, per abbattere la noia.
Era sempre stato curioso delle sue potenzialità nel gioco, per quello le aveva permesso di allenarsi con lui.
Ma qualcosa era cambiato. Soprattutto da quando la sua prima personalità era temporaneamente riemersa.
Improvvisamente gli importava di più.
Questo ovviamente non gli ha impedito di continuare a provocarla, perché nonostante tutto lei ancora lo sfida.
Non è come gli altri.
Lei lo affronta.
Lei lo sfida.
Si rialza e non si fa abbattere dai suoi modi di fare.
Non è una che molla facilmente l'osso.
Sa come stargli accanto, anche quando lui non la vuole.
Lei lo sa, ma non se ne va.
Ne è rimasto attratto e non è riuscito ad evitarlo.
Quel sentimento non era suo, ma ormai faceva parte di lui.
Proprio come racconta quella leggenda, due persone sono legate fin dalla nascita da un filo invisibile, che inevitabilmente le attrae l'una verso l'altra.
La loro anima gemella.
Unmei no akai ito, la leggenda del filo rosso del destino.
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