𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟸𝟼
❝𝐴 𝑐𝑒𝑟𝑡𝑎 𝑏𝑒𝑙𝑙𝑒𝑧𝑧𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑝𝑢𝑜𝑖 𝑟𝑒𝑎𝑔𝑖𝑟𝑒. 𝑇𝑖 𝑖𝑛𝑐𝑎𝑛𝑡𝑎 𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑙𝑙𝑒.
𝑇𝑖 𝑐𝑟𝑒𝑎 𝑠𝑝𝑎𝑧𝑖 𝑡𝑟𝑎 𝑔𝑙𝑖 𝑜𝑐𝑐𝘩𝑖. 𝑇𝑖 𝑓𝑎 𝑙𝑢𝑐𝑒 𝑙𝑖𝑚𝑝𝑖𝑑𝑎 𝑛𝑒𝑙 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒.❞
||𝐹𝑎𝑏𝑟𝑖𝑧𝑖𝑜 𝐶𝑎𝑟𝑎𝑚𝑎𝑔𝑛𝑎||
Quella telefonata aveva mandato letteralmente in aria tutti i piani che si era fatta per il resto del pomeriggio, però non se ne lamentava, alla fine anche la sua partenza dalla Scozia era avvenuta in modo improvviso.
Si può dire che è quasi abituata a muoversi in quella maniera.
L'unica cosa che non avrebbe voluto fare era affrontare il padre, non c'era molto che dovesse dirgli.
Sapeva già che sarebbe andata a ripetere le stesse e identiche cose dette durante la loro ultima chiamata, dalla quale poi non si era fatto più sentire.
Per quel motivo Kayla pensava che l'avesse diseredata dalla famiglia, e proprio per quello anche lei non si era degnata di richiamare.
«Quindi devi andare ora? Anche se quando arriverai sarà buio?» Le stava dicendo Kagami al cellulare, mentre tornava a casa dagli allenamenti.
Kayla mise con delicatezza un'ultima maglietta all'interno della piccola valigia che si sarebbe portata dietro per quei giorni.
La spalla era leggermente alzata per poter tenere il telefono vicino all'orecchio.
«Inizialmente pensavo di incontrarlo domani, però sarebbe capace di venire qui» afferrò il cellulare con la mano, il collo cominciava a farle male in quella posizione.
«E non volevo tirarti in mezzo a tutta la situazione.»
«Beh, se ci pensi, in parte ci sono già dentro visto che ti sto ospitando da me.»
«Proprio per questo non voglio trascinarti ancora più in profondità.» Si sedette sul letto, per poi buttarsi all'indietro, sdraiandosi e rivolgendo gli occhi verso il soffitto.
«Si, capisco il tuo punto di vista» disse Kagami, decidendo poi di spostare l'argomento su qualcos'altro.
«Sarà strano per te ritrovarti a passare così tanto tempo con il tuo amico d'infanzia.»
La ragazza sorrise.
«Aah, diciamo che da una parte aspettavo un'occasione del genere, purtroppo Kyoto è lontana, non sempre possiamo vederci.»
«Ma questo non ti ha mai fermata.»
«No, ci vuole ben altro per farmi mollare.»
A dire il vero, trattandosi di Akashi, Kayla non avrebbe mai mollato.
Non lo avrebbe fatto a prescindere, ma adesso che dentro di lei si stava sviluppando un sentimento più intenso nei suoi confronti quell'alternativa era da escludere a priori.
«Ce la fai a tornare prima che io vada?» Chiese la giovane all'amico.
«Starò via pochi giorni, però mi mancherai, quindi volevo salutarti di persona.»
«Wow, cos'è tutta questa dolcezza improvvisa?»
Kayla rise al suo commento.
«Ma stai zitto, scemo.»
Lo sentì accennare ad una risata.
«Farò in tempo.»
Si tirò su dal letto, rimettendosi a sedere.
«Ti ho comprato una cosa mentre tornavo, così ti farò compagnia anche se non sono fisicamente qui.»
«Fammi indovinare, è una tazza strana?»
La giovane sorrise, la conosceva troppo bene, solo che non si sarebbe mai aspettato che tipo di tazza aveva preso.
«Si, mi sembrava brutto che ne avessi solo io una particolare come quella del gatto.» Spiegò con innocenza.
«In poche parole ora abbiamo due tazze con il muso di un gatto?»
«No, questa nuova è diversa, la vedrai una volta tornato.» Lo informò lei con un sorriso beffardo sul viso.
Poggiata sul comodino, accanto al letto di Kayla, vi era la tazza che la ragazza aveva comprato all'amico, ma invece del muso di un gatto c'era quello di un cagnolino.
La guardò, mantenendo il sorrisetto sulle labbra, mentre dall'altro capo del telefono Kagami cominciava a sparare fuori tutti gli animali che conosceva, non andando a pensare che l'amica si fosse divertita nel prendere quella con il cane, proprio per vedere la faccia che avrebbe fatto.
xxx
||Play: Fireworks - Kayou||
Una volta scesa dal treno Kayla si mosse in modo da non scontrarsi con nessuno, stando attenta alla valigia.
A quell'ora la maggior parte dei passeggeri tornava da un'estenuante giornata di lavoro e spesso non prestavano molta attenzione a chi gli stava intorno, tanto non vedevano l'ora di arrivare a casa.
Quando si ritrovò fuori dalla stazione fece per prendere il telefono, così da mandare un messaggio ad Akashi, ma si fermò nel momento stesso nel quale lo individuò.
La stava aspettando poggiato contro il muro accanto alla seconda uscita, le mani riposte nelle tasche del pantalone.
La giovane nemmeno si accorse di essersi presa parecchi secondi nell'osservarlo, come fosse incantata.
L'unica cosa ad illuminarlo era il lampione sul bordo del marciapiede, ma la luce arrivava su di lui in modo da creare una leggera penombra, che la costrinsero a porre molta più attenzione per cogliere i dettagli sui suoi lineamenti.
Kayla lo guardava e riusciva solamente a pensare a quanto fosse bello.
Non poteva farne a meno. Si faceva sempre più difficile per lei non cadere in quel vortice di sensazioni che avvertiva ogni volta che era insieme a lui.
Ma la verità è che la ragazza non faceva nemmeno niente per evitarlo. Semplicemente perché non voleva evitarlo.
Nell'istante in cui i loro sguardi si incrociarono Kayla fu costretta a risvegliarsi da quella trance e muoversi verso Seijuro.
«Credevo di averti detto di mandarmi un messaggio.» Le disse lui, staccandosi dal muro.
«Lo stavo per fare, ma poi ti ho visto, quindi sarebbe stato un po' inutile, non credi?»
Akashi non rispose, spostando gli occhi verso la valigia che Kayla si stava portando dietro con un trolley.
Quest'ultima si voltò appena, seguendo la direzione della sua occhiata.
«Non è molto pesante, posso portarla io, tu fammi solo strada verso casa tua.» Sapeva non glie lo avrebbe chiesto espressamente, ormai si era abituata a capire quando una parte di lui voleva aiutarla con sincerità.
Solo che, non avendo una scusa da utilizzare per mascherare quel suo desiderio, non glie lo chiedeva direttamente.
«Ti vedo tranquilla, considerando che devi affrontare tuo padre» disse Akashi dopo qualche minuto passato a camminare in silenzio.
«Cercava di nasconderlo, ma è abbastanza irritato da questa tua fuga.»
«Beh, non mi interessa, se ne farà una ragione» rispose Kayla con sicurezza.
«Può scordarsi che me ne vada da qui.» Vide con la coda dell'occhio un piccolo sorrisetto sulle labbra dell'amico.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma rispettava quella sua decisione.
Lui avrebbe fatto lo stesso fosse stato al suo posto.
«In ogni caso, dovrò dirgli per l'ennesima volta le stesse cose» sospirò pesantemente.
«È fastidioso dover ripetere sempre le stesse e identiche cose.»
«Lo so.» Le lanciò un'occhiata.
«Anche a me da fastidio dover ripetere le cose, non lo tollero.»
A Kayla tornarono in mente le sue parole. Effettivamente su molti fronti i due sono simili, principalmente ciò che li differenzia è il diverso modo di approcciarsi agli altri.
«Piuttosto, ci alleneremo, vero?» Domandò la ragazza, voltando il viso verso di lui.
«Sprecare un'occasione del genere sarebbe da stupidi, non pensi?» Rispose Akashi, confermando la sua idea.
«Infatti.» Si morse leggermente l'interno della guancia.
«Stavo pensando di allenarmi per poter fare canestro direttamente da sotto la rete. Non posso fare le schiacciate di Taiga, ma potrei comunque provare a fare punto accompagnando la palla da sotto il canestro.»
Era un po' che ci pensava. Aveva migliorato la sua velocità, i suoi scatti, i suoi riflessi, che l'aiutavano nei tiri a distanza, ma voleva poter imparare anche qualcos'altro.
L'unica altra alternativa per poter fare punto era quella, arrivare fin sotto al canestro e saltare per accompagnare la palla al suo interno.
Fino a quel momento non ci aveva mai provato.
Kayla ha sempre giocato con e contro dei ragazzi, quindi è ben consapevole della differenza di altezza che c'è tra lei e loro, motivo per il quale cerca in ogni occasione un modo per migliorare le sue capacità, volte a colmare quella lacuna.
Per questo non è mai andata sotto canestro.
Lì si trovano i più alti della squadra, prenderle la palla in quelle condizioni è fin troppo semplice.
Però la ragazza decise di cambiare il suo pensiero, voleva provarci visto che era qualcosa che sicuramente nessuno si aspettava avrebbe fatto.
«Tu potresti-» Venne interrotta dal rosso, che le rispose immediatamente.
«Lo imparerai in fretta, non è difficile.»
La rapidità con la quale Kayla si adattava e assimilava il gioco era ben impresso nella mente di Akashi, tanto che non si faceva alcun tipo di problema ad accettare le sue richieste.
«Fantastico! Non vedo l'ora!» Esclamò lei con gioia, non trattenendo un sorriso.
Nonostante la difficile impresa nel convincere il padre a lasciarla rimanere in Giappone, la ragazza era totalmente concentrata sui suoi obiettivi, senza permettere a pensieri negativi di farsi strada nella sua mente.
xxx
Il fatidico momento era arrivato.
L'accoglienza da parte del padre di Akashi era stata calorosa, proprio come ci si aspetta da qualcuno che ti ha visto l'ultima volta quando eri solo una bambina.
Una volta entrata nella villa un'ondata di ricordi la travolsero.
Ovunque posava gli occhi vedeva loro due intenti a giocare, o a correre da qualche parte, con alcune domestiche che continuavano ad avvertirli di non precipitarsi così frettolosamente, perché rischiavano di cadere e farsi male.
Sembrava passata un'intera vita da quei momenti di spensieratezza.
A quel tempo credeva veramente sarebbero durate per sempre quelle giornate.
Anche con tutto lo studio a cui erano sottoposti riuscivano a trovare degli spazi liberi per divertirsi.
Ricordava benissimo il sorriso di Akashi in quegli istanti lontani dai suoi doveri, troppo grandi e pesanti per un bambino della sua età.
Avrebbe tanto voluto non essere stata costretta ad andarsene.
Benché sapesse che la sua partenza non era dipesa dalla lei, si sentiva comunque amareggiata nell'averlo lasciato.
A quanto aveva capito nessun altro gli era stato vicino come lo aveva fatto lei, si era ritrovato solo.
Magari aveva avuto accanto compagni di squadra e amici, ma fuori da lì non c'era stato qualcuno che lo aiutasse a sopportare la pressione sulle sue spalle.
Kayla smise di pensarci non appena varcò l'entrata che la portava in uno studio, dove l'aspettava il genitore per parlare.
L'uomo stava controllando, come suo solito, delle carte riguardanti l'azienda di famiglia, in piedi accanto alla finestra.
Nemmeno si girò quando sentì il rumore della porta chiudersi, il che creò un certo fastidio nella ragazza.
«Sei veramente così preso da quei fogli tanto da non accorgerti che sono entrata nella stanza?» Domandò aspramente Kayla, incrociando le braccia al petto.
«Beh, sono qui anche per lavoro, sono rimasto in contatto con Masaomi per quanto riguarda gli affari» rispose lui, non alzando gli occhi da ciò che stava leggendo.
Kayla è sempre stata una ragazza relativamente calma, infatti anche Kagami le dice spesso che è complicato farla arrabbiare sul serio, succede raramente.
Però in quel momento faticava a restare composta di fronte all'atteggiamento di sufficienza che il padre le stava riservando.
«Per quanto mi riguarda puoi rimanere solo per quello.» Iniziò a dire la giovane.
«Non ho intenzione di tornare a casa» ribadì immediatamente la sua posizione in merito al vero oggetto della loro conversazione.
A quelle parole lo vide alzare gli occhi su di lei.
«Questa è la tua ultima occasione per cambiare idea, sai come funziona nella nostra famiglia-»
«Certo che lo so, sono partita consapevole di quali sarebbero state le conseguenze.» Lo interruppe la figlia.
«Se devi escludermi dalla famiglia, dall'eredità e da tutto il resto, fallo pure. Non mi importa, quello che voglio è qui in Giappone, ciò che mi interessa è la vita che mi sto facendo qui.»
L'uomo posò i fogli sulla scrivania dello studio che il padre di Seijuro gli aveva lasciato, in modo che avesse un luogo per poter lavorare.
«Non c'è bisogno di ricordarmelo.» Le rivolse nuovamente uno sguardo.
«Intendevo darti un'altra opportunità per tornare sulla giusta strada perché sei mia figlia, ma se continui a rimanere di questa tua infantile idea allora è esattamente quello che farò.»
Fuori si mostrava sicura e immune alle parole del padre, ma in realtà le stavano facendo male.
Pur sapendo che sarebbe arrivata a quel punto tutta quella situazione la feriva, dopotutto erano comunque i suoi genitori, era normale sentirsi così.
Certe mentalità però è difficile cambiarle, poteva sforzarsi quanto voleva, ma non credeva che avrebbero mai accettato la sua idea di continuare a vivere lì.
Ne erano una prova tutte le discussioni che avevano avuto in passato.
Anche se faceva male essere esclusa dalla famiglia, Kayla sarebbe andata avanti con il suo intento, anche se in futuro avrebbe dovuto cavarsela da sola in tutto e per tutto.
Non poteva permettere loro di portarle via per una seconda volta ciò che la rendeva felice.
Da quando ha ripreso a giocare a basket la ragazza ha ritrovato la sua libertà, non intendeva perderla di nuovo.
«Stai sprecando il tuo tempo, spero che tu questo lo sappia» disse Kayla, non facendo trasparire alcuna emozione dal suo tono di voce.
«Rimarrò qui per qualche giorno, ti consiglio di pensarci bene prima di darmi una risposta definitiva.» Le suggerì il padre, superandola, ma prima di uscire dalla stanza si fermò per dirle un'ultima cosa.
«Pensa a dove ti porterà questa tua scelta, ti ritroverai completamente sola.» Non le diede modo di rispondere che se ne andò, lasciandola nell'ufficio con i suoi pensieri.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top