𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟸𝟷
❝𝐸̀ 𝑢𝑛 𝑎𝑚𝑖𝑐𝑜 𝑐𝘩𝑖 𝑖𝑛𝑑𝑜𝑣𝑖𝑛𝑎 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑚𝑜𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑖𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑎𝑏𝑏𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑏𝑖𝑠𝑜𝑔𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑙𝑢𝑖.❞
||𝐽𝑢𝑙𝑒𝑠 𝑅𝑒𝑛𝑎𝑟𝑑||
Quella mattina Kayla si era svegliata piena di energie, tanto che si era messa a preparare la colazione quando constatò che l'amico ancora dormiva.
Essendo presto non lo svegliò, doveva essere riposato al massimo per ricominciare gli allenamenti con la squadra.
Finalmente si era deciso ad andarci, ormai non aveva più scuse, le sue gambe erano guarite e non poteva più evitarli.
Sorrise lievemente quando ripensò a come l'aveva informata del suo ritorno.
Aveva superato l'ostacolo del suo orgoglio, ma in un modo quasi impacciato e che Kayla aveva trovato estremamente dolce.
Però non era solo quello ad aver infuso tutta quell'energia nel corpo della ragazza. C'era dell'altro.
Una sensazione per essere precisi. Sentiva come se quella giornata avrebbe portato qualcosa di buono con se.
Fu il profumo del caffè, che ormai aveva preso possesso dell'intero appartamento, a far aprire gli occhi a Kagami.
Si crogiolò a letto ancora per qualche altro minuto, godendosi l'odore che proveniva dall'altra stanza, prima di alzarsi.
Un sospirò fuoriuscì dalle sue labbra pensando a che atmosfera avrebbe trovato all'interno della palestra.
Già immaginava la lavata di capo che gli avrebbe fatto il capitano, o peggio, la coach.
Fortunatamente in quel periodo Kayla gli aveva lasciato il suo spazio, le era grato per aver capito.
Vivendo sotto lo stesso tetto non è semplice far conciliare l'umore di entrambi, ma i due gestivano bene la cosa.
Quando decise di mettere i piedi fuori dal letto lo fece con calma, stiracchiandosi e prendendosi tutto il tempo necessario per svegliarsi completamente, non c'era alcun motivo per andare di fretta.
Giunto in cucina vide Kayla finire di versare il caffè in una delle due tazze che aveva preso.
L'occhio gli cadde su quella che sicuramente era della ragazza.
La tazza in questione possedeva due sporgenze ai lati, che identificavano le orecchie di un gatto, lo stesso manico ricordava la coda dell'animale.
La parte inferiore era ricoperta di piccoli cuori dorati, tutti disposti su una striscia di color argento, diverso dal bianco che ricopriva l'intera tazza.
Ovviamente su di essa vi era disegnato anche il muso del gatto.
Kagami si aspettava che prima o poi avrebbe visto una tazza del genere in quello che era diventato il loro appartamento.
Conosceva la fissa della ragazza per quegli oggetti, quindi sapeva che ne avrebbe avuta almeno una in casa.
Infatti invece di rimanerne sorpreso, sorrise appena.
«E quella quando l'hai comprata?» Chiese, facendole capire di essere entrato nella stanza.
La diretta interessata si voltò nella sua direzione.
«Buongiorno.» Le labbra si piegarono all'insù.
«Questa dici?» Afferrò la tazza fumante e glie la mostrò.
«L'ho comprata pochi giorni fa, come ricompensa per aver sopportato il tuo umore nero di quest'ultimo periodo» ridacchiò e la posò nuovamente sul bancone, per poi prendere un po' di zucchero e mettercelo dentro.
«Scusa per quello» disse sinceramente il rosso avvicinandosi e passandosi una mano tra i capelli per sistemarli.
«Tranquillo» rispose lei, fermandosi un momento prima di continuare.
«Dopotutto è quello che fanno gli amici no? Si sopportano e supportano a vicenda. Noi siamo migliori amici, quindi la cosa è solo più amplificata.»
Kagami si sedette e afferrò un biscotto tra quelli che la ragazza aveva tirato fuori.
«Credo di dovermi ancora abituare alla tua pazienza» affermò dando poi un morso a ciò che aveva preso.
«Beh, sei fortunato che io abbia tutta questa pazienza» rispose Kayla, mettendo di fronte a lui la sua tazza di caffè.
«Altrimenti non le avresti superate queste due settimane» rise e si poggiò con i gomiti sul bancone, tenendo la tazza calda tra le mani.
Non faceva freddo, il clima era mite, tendente all'estivo, ma un bel caffè caldo la mattina non glie lo toglieva nessuno.
Buttò un'occhiata verso il pallone da basket, posto accanto all'entrata della cucina, quello era l'unico oggetto che i due erano capaci di lasciare ovunque per casa, non aveva un posto fisso dove stare.
«Ti sentirai su di giri all'idea di toccare nuovamente il pallone, vero?» Domandò Kayla, per poi prendere un sorso di caffè.
«Si, è così.» Kagami seguì il suo sguardo, riportandolo subito dopo su di lei.
«Anche se non so come andrà a finire in palestra insieme agli altri... Però almeno posso ricominciare ad allenarmi, questo è l'importante, al momento è l'unica cosa che mi interessa» disse con tono deciso il rosso.
Sperava di non incorrere in troppi problemi, aveva intenzione di continuare ad allenarsi per migliorare, ma sapeva non sarebbe stato facile con i suoi compagni che avrebbero insistito sul gioco di squadra.
xxx
Il sole era calato, lasciando spazio al buio della sera, spezzato solamente dalla debole luce della luna e dei lampioni accesi per le strade.
Kayla avrebbe già dovuto essere a casa, ma aveva preferito trattenersi un po' di più a scuola per allenarsi, cosa che era stata pensata anche da Hyuga.
Ognuno si esercitava sulle sue cose, la prima si stava concentrando sugli scatti, sulla velocità, e come unire questi a delle finte, mentre il capitano non faceva altro che tirare il pallone verso il canestro, con l'obiettivo di non sbagliarne nemmeno uno.
Quel giorno era arrivato da loro un nuovo giocatore, Teppei, che aveva sfidato Kagami non appena aveva visto come si stava comportando in campo.
Non stava contando sull'aiuto di nessuno, men che meno su quello di Kuroko, che nemmeno gli passava la palla, anche se il ragazzo era smarcato.
In Teppei la ragazza aveva visto la persona che avrebbe potuto ribaltare la situazione, proprio come le aveva detto Akashi.
Una persona in grado di cambiare quel vento negativo che tirava incessantemente sulla squadra.
Nonostante ciò Kayla si sentì di dover ascoltare cosa ne pensasse Hyuga di tutta quella faccenda.
«Capitano.» Lo chiamò fermandosi e lasciando la palla palleggiare a terra.
Il diretto interessato bloccò la sua azione di tiro e si voltò verso di lei.
«Dimmi.»
«Sono passate delle settimane da quando Taiga e Kuroko hanno smesso di parlarsi, è veramente un bene aspettare che risolvano la situazione da soli?» Domandò la giovane girandosi a guardare il ragazzo.
«Sai perché Kagami si è allontanato, no?» La osservò in attesa di una risposta.
«Perché non vuole affidarsi solamente a Kuroko... Vorrebbe cavarsela anche da solo.»
Il capitano annuì.
«È quello che ha detto anche a me. Non è arrabbiato con lui, quindi credo sia questione di tempo prima che i due si riconcilino.»
Si ripetevano quella frase da settimane ormai e ancora non era cambiato nulla, per questo Kayla credeva che bisognava fare qualcosa, dire qualche parola che potesse spingerli a parlare.
Lei ci aveva provato, ma non aveva funzionato. Forse serviva solamente dire a Kuroko ciò che Kagami pensava davvero.
«Immagino a cosa tu stia pensando.» Hyuga la risvegliò dai suoi pensieri.
«Se dovesse servire, dirò io a Kuroko quello che Kagami ha detto a noi.» Non c'era bisogno che Kayla gli dicesse di aver interpretato alla perfezione la sua espressione, era fin troppo palese quello che le stava passando per la mente.
«Piuttosto, direi che per oggi ti sei allenata abbastanza, vai a casa a riposarti, altrimenti domani non riuscirai a tenere il passo con gli altri.»
La ragazza sorrise.
«Potrei farcela lo stesso a tenere il passo, ma effettivamente si sta facendo tardi» affermò lanciando un'occhiata verso le alte finestre della palestra, non voleva far preoccupare Kagami.
«Ci vediamo domani, e grazie per avermi ascoltata» disse Kayla al capitano della squadra prima di mettere a posto il pallone che stava utilizzando e andarsi a cambiare per tornare a casa.
xxx
Ultimamente la sera si dilungava sempre di più nello stare fuori ad allenarsi, ma quella volta Kayla non era da sola.
In realtà non si stava nemmeno allenando, era semplicemente andata al campo con il suo migliore amico.
Lui aveva espresso il desiderio di volersi allenare da solo, ma la giovane aveva comunque voluto accompagnarlo, anche se sarebbe rimasta tutto il tempo seduta fuori dal campo, appoggiata con la schiena contro la rete che delimitava lo spazio di gioco, così che la palla non volasse tra le persone.
Il motivo per cui aveva insistito nell'accompagnarlo era semplicemente perché non intendeva lasciarlo solo con i suoi pensieri.
Nel caso avesse avuto bisogno di dirli a qualcuno lei era lì, pronta ad ascoltarlo.
Per il momento era l'unica cosa che poteva fare per aiutarlo.
Lo vedeva palleggiare ad occhi chiusi. Non ci voleva un genio per capire che stesse immaginando le squadre avversarie di fronte a se stesso.
Nessuno dei due diceva niente, l'unico rumore che intercorreva tra di loro era il contatto tra la palla e il terreno.
Inaspettatamente fu Kuroko ad interrompere quel clima di calma che si avvertiva, arrivando di corsa e chiamando l'amico non appena entrò nel suo campo visivo.
Entrambi si voltarono sorpresi di vederlo. L'azzurrino mise entrambe le mani sulle ginocchia, nel tentativo di riprendere fiato, doveva aver corso senza fermarsi un attimo.
«Kuroko...» Dissero all'unisono Kagami e Kayla.
Quest'ultima si alzò e si avvicinò.
«Posso parlarti un minuto?» Disse il ragazzo al rosso, alzando il viso su di lui per guardarlo.
Glie lo aveva chiesto, ma la verità era che nemmeno lui sapeva esattamente da dove partire, cosa che espresse molto sinceramente a Kagami, che rimase ancora più sorpreso.
Kayla da parte sua non se la sentì di intromettersi.
Finalmente stavano parlando, non voleva rovinare tutto cercando di forzare la conversazione. Se avevano intenzione di risolvere, allora dovevano fare da soli.
I due cominciarono a giocare, su richiesta di Kagami, e questo ricordò al rosso il loro primo incontro, anche in quell'occasione stava stracciando Kuroko.
Quando lo disse però non vi era alcuna traccia di risentimento o fastidio, addirittura si formò un lieve sorriso sul suo volto.
A quel punto Kuroko iniziò a scusarsi, raccontando della vera ragione sul perché inizialmente aveva scelto lui come sua nuova luce.
Voleva battere la Generazione dei Miracoli, così da fargli riconoscere in tutto e per tutto il suo stile di gioco.
Ma durante quel percorso aveva visto come Kagami si fosse fidato di lui, cosa che i suoi compagni di squadra delle medie non avevano fatto a lungo.
Kuroko però voleva diventare più forte, esattamente come l'amico, così da far crescere la forza della loro collaborazione in campo.
Quello che gli rispose Kagami alla fine del discorso fece formare un sorriso sul viso di Kayla.
«Non vuoi essere il migliore. Lo saremo insieme!» Finalmente la sensazione di preoccupazione abbandonò il corpo della ragazza, facendola sentire improvvisamente leggera come una piuma.
Alzò gli occhi verso il cielo. La luna aveva preso tutt'altro aspetto ora che le cose si erano sistemate tra i due, sembrava più luminosa, in grado di trasmettere calore.
Un respiro liberatorio uscì dalle sue labbra, ora la situazione non poteva che migliorare.
Quando riportò lo sguardo su di loro li vide camminare nella sua direzione.
Kayla li raggiunse sorridendo.
«Era ora che faceste pace» disse guardandoli con dolcezza.
«Si, ecco, a proposito...» Kagami si portò una mano dietro al collo, leggermente a disagio.
«Credo che dobbiamo, come minimo, offrirti qualcosa da mangiare... Per la pazienza che hai avuto con entrambi.»
Ogni volta che faceva discorsi come quello il rosso si mostrava impacciato e in imbarazzo.
Essendo un ragazzo molto orgoglioso, dire certe cose, ammettendo quindi di aver esagerato, non è facile.
Ma Kayla apprezzava come ci provasse per le persone a cui teneva.
«Sei stata tirata in mezzo senza il tuo consenso, scusa.» Le disse invece Kuroko, pacato come sempre.
Kayla li osservò a turno, spostando gli occhi da uno all'altro senza dire niente per alcuni secondi.
Poi però sorrise e afferrò la palla dalle mani di Kagami.
I due non capirono cosa avesse in mente di fare, ma lo intuirono quando la videro dirigersi all'interno del campo.
«Non c'è bisogno di scusarvi, però accetto volentieri l'offerta.» Palleggiò una volta prima di continuare.
«Che ne dite di andare al Maji Burger dopo aver fatto una piccola partita?» Propose la ragazza, facendo cenno ai due ragazzi di raggiungerla.
«Penso che sia un'ottima idea, ma preparatevi a perdere!» Esclamò Kagami, correndo verso il campo e riprendendosi la palla.
Kuroko non perse tempo e seguì l'amico, che nel frattempo aveva cominciato a correre per tenere il controllo del gioco, inseguito da Kayla, che aveva stampato sul volto un sorriso raggiante.
Finalmente erano tornati tutti e tre a giocare come una squadra.
Ma soprattutto, Kagami e Kuroko avevano rafforzato il loro legame, ora sarebbe stato difficile romperlo in qualche modo.
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