𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟸𝟶
❝𝑁𝑜𝑛 𝑠𝑜 𝑛𝑒𝑚𝑚𝑒𝑛𝑜 𝑐𝘩𝑒 𝑠𝑒𝑛𝑡𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑓𝑜𝑠𝑠𝑒, 𝑑𝑎𝑣𝑣𝑒𝑟𝑜, 𝑠𝑜 𝑠𝑜𝑙𝑜 𝑐𝘩𝑒 𝑐𝑒 𝑛'𝑒𝑟𝑎 𝑡𝑎𝑛𝑡𝑜.❞
||𝐽𝑜𝘩𝑛 𝐺𝑟𝑒𝑒𝑛 - 𝐶𝑜𝑙𝑝𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑠𝑡𝑒𝑙𝑙𝑒||
Le altre partite dell'Inter High non andarono bene per la Seirin.
La sconfitta contro la Too li aveva segnati così tanto nell'animo che non riuscirono a proseguire nel torneo.
Fu un altro duro colpo per tutti.
E come se non bastasse Kagami doveva stare in assoluto riposo per due settimane, le sue gambe non si sarebbero rimesse prima di allora.
«Ci stai ancora pensando?» Gli chiese Kayla mentre percorrevano la via verso casa.
Erano da poco usciti dallo studio medico, dove il rosso aveva scoperto di non poter giocare per rimettersi in sesto.
«Tu no?» Rispose lui continuando a guardare di fronte a se.
«Non posso negarlo, abbiamo dato il massimo e non è bastato, questa sensazione di impotenza non se ne andrà tanto presto. Il problema è che non ci stiamo riprendendo come invece dovremmo fare» affermò con tono lievemente severo.
«Per quello c'è tempo, ora devo trovare un modo per diventare più forte, contro Aomine sono uscite fuori le mie debolezze.» Quelle parole interruppero il passo di Kayla, costringendo Kagami a fare lo stesso.
Quest'ultimo si girò verso di lei, non capendo cosa le fosse preso.
«C'è tempo? Secondo te c'è veramente tempo?» Lo osservò con attenzione.
«Beh, direi di si.»
La ragazza a quel punto si avvicinò di qualche passo, alzandosi sulla punta dei piedi e dandogli un colpetto alla testa.
«Scemo!» Gli rivolse una dura occhiata.
«Se perdiamo tempo in questo modo non ci saranno speranze di battere Aomine e la Too in futuro, dobbiamo cominciare a migliorare fin da subito!»
Kagami la guardò, meditando sulle sue parole.
Non aveva torto, ma in qualunque maniera la volesse vedere rimaneva il fatto che lui non poteva giocare, tantomeno allenarsi, per due settimane.
Fino a quel momento avrebbe fatto meglio a pensare a come diventare più forte senza l'aiuto di Kuroko più che a pensare a una soluzione per risollevare l'intera squadra e farla tornare come era prima.
«Ed è quello che ho intenzione di fare» sospirò appena.
«Ognuno ha il suo tempo per riprendersi da una sconfitta, il mio è lavorare sulle mie capacità, così da poterlo distruggere nel nostro prossimo scontro. Non è forse quello che stai facendo anche tu?»
Kayla non rispose subito, era vero che anche lei stava riempendo alcune sue lacune, uscite nella partita contro Aomine, ma non era quello il punto.
Se la squadra iniziava a dividersi le loro abilità individuali non sarebbero servite a nulla.
«Lo sto facendo, però dobbiamo pensare anche alla squadra-»
«Tranquilla, se la tua paura è quella che la squadra possa allontanarsi... Non pensarci, sono sicuro non succederà.» La bloccò Taiga, tentando di toglierle quel timore dalla testa.
La ragazza decise di non andare avanti con il discorso, non se la sentiva di insistere.
Era già stata abbastanza fortunata a non aver visto cambiamenti nel suo rapporto con Kagami, come invece era successo con Kuroko. Doveva ammettere di aver temuto che il rosso prendesse le distanze anche da lei, ma non era successo.
«Se ne sei sicuro» commentò poco dopo.
«Ma questa volta non permetterò che tu ti alleni prima della scadenza delle due settimane.»
«Oooh!» Si lamentò il giovane buttando appena la testa all'indietro.
«Dopo che ti sarai riposato, e dopo che le tue gambe staranno bene, puoi anche allenarti fino a non avere più fiato, ma nel frattempo...» Gli diede una pacca sulla spalla.
«Non farai assolutamente niente. Quando ti sarai rimesso potrai ripartire da dove ti eri fermato.»
Alla fine Kagami dovette arrendersi e prometterle che quella volta non avrebbe toccato pallone fino alla sua completa guarigione.
Quei giorni sarebbero passati molto lentamente per il rosso.
xxx
Le lezioni erano appena giunte alla loro conclusione, ma i tentativi di Kayla di convincere Kagami ad andare ad assistere agli allenamenti furono inutili.
Non poteva giocare, ma avrebbe almeno potuto essere presente. Invece aveva deciso di prendere la via di casa.
Probabilmente al ritorno la ragazza lo avrebbe trovato in camera sua, o al bar dove andava spesso a mangiare hamburger.
Non riuscì a trattenersi dal sospirare, la situazione non era delle migliori.
Forse si stava facendo tanti problemi per nulla. Forse si sarebbe risolto tutto da solo.
Forse serviva davvero loro del tempo, come aveva detto Kagami.
Non poteva pretendere che avessero tutti la sua mentalità, secondo la quale non doveva passare più di un minuto nelle acque della disperazione dovuta alla disfatta.
Lei aveva sempre seguito quella linea di pensiero, infatti stava pensando a come migliorarsi senza il peso della sconfitta subita pochi giorni prima, cosa che invece Taiga non stava facendo.
Il ragazzo era fossilizzato su quella sensazione, stava traendo forza da quello, ma così facendo si stava chiudendo in se stesso, tanto da non andare nemmeno agli allenamenti.
I suoi pensieri si interruppero quando vide Kuroko poco più avanti, anche lui diretto verso la palestra.
«Kuroko!» Lo raggiunse quando il giovane si fermò.
«Campbell, ciao» rispose Tetsuya con il suo solito tono pacato.
Visto che lui e Kagami si stavano evitando, Kayla non aveva avuto modo di parlargli.
«Come stai?» Chiese la ragazza, riprendendo a camminare.
«Bene» disse semplicemente lui.
Parlargli non era così semplice come si pensava, ma ormai doveva averci fatto l'abitudine con Akashi.
«Posso farti una domanda?» Chiese Kayla dopo qualche secondo.
«Certo, dimmi pure.»
«Aomine... È diventato così perché voleva contare solo sulle sue forze, giusto?» Abbassò lo sguardo, cominciando a giocherellare con la tracolla.
«Ha cominciato ad allontanarsi per questo motivo, no?» Domandò ancora, con voce bassa.
Kuroko la guardò per qualche momento, analizzando con attenzione il suo stato.
«Sei preoccupata che possa succedere anche a Kagami?»
Un lieve sorriso le solcò il viso, era ovvio che avrebbe capito immediatamente dove volesse andare a parare con quella domanda.
«Mi hai beccata.» Si passò una mano tra i capelli, tirandoseli indietro.
«Si sta allontanando, non viene agli allenamenti, anche solo per stare con la squadra, questa situazione non mi piace» disse sinceramente.
«Tu non sei preoccupato?»
«No, so per certo che non succederà quello che è capitato con Aomine.»
«Come fai ad esserne sicuro?» Spostò gli occhi su di lui.
«Perché anche se non vuole parlare con me, ha ancora te.»
Questo non l'assicurava per niente, preferiva di gran lunga avere un aiuto nel riportare Kagami con i piedi per terra.
Si trovava nel bel mezzo della lite tra i due amici, e lei non aveva la più pallida idea di come farli chiarire.
In quei giorni aveva aspettato, sperando che avrebbero fatto da soli, ma niente di quello che aveva sperato era successo.
«Credi che risolverete presto la cosa?» Chiese ancora la ragazza.
«Lo spero.» La guardò.
«Penso che Kagami debba superare questo momento, non credo voglia veramente contare solo su se stesso, altrimenti avrebbe allontanato anche te.»
Come ragionamento non faceva una piega, però rimaneva il fatto che quella faccenda non creava un buon ambiente in squadra, anche mentre giocavano.
Non riuscivano più a coordinarsi come facevano precedentemente, e prima o poi sarebbe andato a loro svantaggio.
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Una leggera brezza attraversò i capelli di Kayla, smuovendoli appena e scostandoli dal suo viso.
La ragazza si stava godendo quella sensazione seduta sulla staccionata del recinto dove vi era la sua cavalla, Pioggia.
Quella calma le serviva, era rigenerante.
Infatti stava seriamente pensando di rimanerci un po' di più, non era una tragedia se tornava a casa con un piccolo ritardo.
Nonostante in quel momento ci fosse una pace senza limiti, la giovane non era da sola.
Un pallone da basket era riposto tra loro due, mosso appena dal lieve vento che di tanto in tanto tirava.
Era da una buona decina di minuti che si trovavano lì senza proferire parola.
Kayla si sorprese di come lui non se ne fosse andato subito dopo la fine del loro allenamento.
Non gli chiese il motivo di quella scelta, già immaginava una possibile risposta che avrebbe potuto darle, quindi decise di godersi la sua presenza.
Quel silenzio non durò ancora per molto, perché l'altro prese a parlare, con un tono decisamente calmo.
Si rivolgeva sempre in quel modo agli altri, ma solitamente nella sua voce vi era quell'accenno intimidatorio che lo caratterizzava, cosa che in quell'istante la ragazza non aveva sentito.
«Spero vivamente che per la Winter Cup vi siate ripresi» disse osservando la distesa di prato di fronte a lui, con una stradina, poco lontana da lì, costeggiata da alti alberi.
«Chi ti dice che dobbiamo farlo?»
«La tua faccia, si vede che sei preoccupata per qualcosa.»
A Kayla scappò un sorriso.
«E ovviamente tu hai capito subito a cosa era dovuta la mia preoccupazione.» Spostò lo sguardo su di lui, scoprendo che il rosso aveva fatto la stessa cosa.
«Non ci vuole molto a capire a cosa stai pensando.»
«Grazie mille!» Disse ironicamente prima di alzare lo sguardo verso il cielo, privo di nuvole.
«Non c'è bisogno che ti dica che hai ragione, no?»
«Direi di no, puoi passare direttamente al dirmi che problema c'è.» A differenza di lei, Akashi continuò a guardarla.
«A lungo andare potrebbe compromettere i tuoi progressi, qualsiasi cosa sia devi fartela passare.»
«Lo so, lo so, ne sono consapevole.» Fece una breve pausa.
«Ma effettivamente la situazione all'interno della squadra non è il massimo, diciamo che non è proprio unita come prima.»
Seijuro ci mise poco a dare una sua opinione in merito.
«Non che mi importi di come stiate messi, però, considerando che noi due dobbiamo sfidarci in una partita ufficiale, ti darò un consiglio.»
Quel suo modo di giustificare gli aiuti che le dava la faceva sempre sorridere.
Sapeva che non era solo per quello, era sicura che almeno un po' ci tenesse a darle una mano, quando poteva e quando ne aveva la possibilità.
«Trovate qualcuno che prenda e ribalti la situazione, o non ne uscirete più.» Continuò poi il giovane.
«È più facile a dirsi che a farsi» commentò Kayla dopo aver sentito le sue parole, non conosceva nessuno che fosse in grado di farlo.
«Puoi anche essere tu quella persona, prendi in mano la situazione» disse Akashi con naturalezza, ma ricevette, come prima risposta, un'occhiata perplessa.
«Che c'è?» Chiese lui quando la notò.
«Sono del primo anno, non posso semplicemente andare lì e decidere» rispose con tono che esprimeva l'ovvietà della sua frase.
«E dov'è il problema?» Sembrava una cosa di poco conto per lui, come se non valesse poi tanto il fatto di essere una primina.
Kayla si diede dell'idiota per non averci pensato prima, considerando l'atteggiamento di Seijuro era ovvio che le avrebbe dato un consiglio come quello.
«Giusto... È con te che sto parlando, tu prendi e decidi anche per i tuoi senpai, non è forse così, capitano?» Girò la testa verso di lui, seguendolo con lo sguardo quando lo vide staccarsi dalla staccionata e fermarsi davanti a lei.
«Questa è la prova che non bisogna per forza essere del terzo hanno per poter decidere.» Le fece notare il rosso.
Kayla stava per rispondere, ma una piccola spinta sulla sua spalla la costrinse a voltarsi, trovando Pioggia accanto a lei, con il muso che premeva contro il suo braccio.
«Oh, vuoi delle attenzioni?» Sorrise dolcemente e l'accarezzò.
«A quanto pare qualcuno qui ha deciso che hai sprecato fin troppo tempo» disse Akashi osservando come l'animale stesse cercando la ragazza.
||Play: Tokyo - Smyang Piano||
Aveva sempre avuto quel rapporto con loro, riusciva ad avvicinarsi ai cavalli in una maniera così semplice che neanche te ne accorgevi.
Con lui stava succedendo la stessa cosa. Kayla aveva il potere di entrare nella vita delle persone e lasciare il segno.
«A quanto pare» ripeté la giovane.
«Ma il mio tempo con te non è stato di certo sprecato, non credi?» Lo guardò nuovamente, questa volta però con un pizzico di timidezza, una sensazione nuova per lei, che è sempre sicura e sfacciata.
«Se fosse stato tempo sprecato non sarei rimasto qui.» Akashi con quella frase diede conferma di pensarla esattamente come la ragazza.
Pioggia però non voleva aspettare, quindi continuò a chiamare la giovane, nitrendo raucamente e sbuffando appena.
Kayla fece per scendere dalla staccionata, così da passare del tempo con la sua cavalla, ma quest'ultima le diede una musata un po' troppo energica, cosa che le fece perdere l'equilibrio.
Nel mettere il piede a terra si sbilanciò tutta su un lato, e nel tentativo di mantenersi in stabilità si sporse in avanti, finendo con il cadere verso quella direzione.
Chiuse d'istinto gli occhi, aspettandosi di finire con la faccia sul terreno, ma questo non arrivò, al suo posto sentì delle braccia, che l'afferrarono al volo.
Trattenne il respiro quando si ritrovò contro la sua spalla.
Da quando si erano rivisti non c'era mai stato quel tipo di contatto tra di loro.
Era la prima volta che gli si avvicinava così tanto.
Quando riaprì gli occhi tentennò un istante prima di alzare il viso su di lui, era talmente vicino che poteva quasi sentire il suo respiro sui capelli.
Perdersi nel suo sguardo era più semplice a quella distanza, era inevitabile, non poteva fare niente per frenare quell'ipnosi.
«Grazie.» Quello di Kayla fu un sussurro.
A quel punto avrebbe dovuto allontanarsi, ma non lo fece.
La sua mente stava pensando ininterrottamente a quanto fosse piacevole stare tra le braccia di Akashi, ma non solo, stava anche elaborando quello che la ragazza aveva tenuto in un cassetto della sua mente per tutti quegli anni.
Quella sensazione. Quel calore che sentiva espandersi nel suo petto. Il desiderio di rimanere così per qualche altro minuto.
Non sono cose che si provano con un semplice amico.
Forse c'era qualcosa di più profondo che il suo cuore doveva analizzare. Qualcosa di più grande. Qualcosa di affascinante e spaventoso allo stesso tempo.
Fu il rosso a distanziarla da lui, ma anche il ragazzo ci mise un po' prima di farlo.
Durante quei momenti si erano guardati l'un l'altro, senza dire niente dopo il ringraziamento di Kayla.
«Dovresti evitare di farti del male, altrimenti come pensi di giocare?» Le disse, usando anche lui un tono di voce basso.
Kayla deglutì e annuì, ancora nel pieno di quelle emozioni che l'avevano travolta come un treno.
«Fortunatamente c'eri tu.» Quando le mani di Seijuro lasciarono le sue braccia lei avrebbe voluto fermalo.
«Già, in ogni caso, credo che ora tu debba dare un po' di attenzioni a Pioggia.» La ragazza non sapeva come interpretare la sua espressione, anche lui aveva sentito qualcosa simile a quello che aveva sentito lei?
«Si, si, hai ragione, inoltre devi anche farti un bel viaggio per tornare a casa» rispose Kayla mordendosi leggermente l'interno della guancia.
Dopo essersi salutati Akashi cominciò ad allontanarsi e lei lo osservò fino a che non lo vide più, pensando e ripensando a quello che aveva provato qualche istante prima.
Doveva prenderlo con le pinze e studiarlo con attenzione e meticolosità, senza giungere a conclusioni affrettate.
Ma in cuor suo sapeva cosa significava tutto quello, solo che intendeva procedere con calma, analizzando l'intera situazione.
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