𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟷𝟷
❝𝐿𝑎 𝑐𝑜𝑛𝑣𝑒𝑟𝑠𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒.
𝐶𝘩𝑒 𝑐𝑜𝑠'𝑒̀? 𝑈𝑛 𝑚𝑖𝑠𝑡𝑒𝑟𝑜!
𝐸̀ 𝑙'𝑎𝑟𝑡𝑒 𝑑𝑖 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑒𝑚𝑏𝑟𝑎𝑟𝑒 𝑚𝑎𝑖 𝑎𝑛𝑛𝑜𝑖𝑎𝑡𝑜, 𝑑𝑖 𝑡𝑜𝑐𝑐𝑎𝑟𝑒 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑜 𝑐𝑜𝑛 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑒𝑠𝑠𝑒, 𝑑𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑣𝑜𝑐𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑠𝑜𝑟𝑟𝑖𝑠𝑜 𝑐𝑜𝑛 𝑢𝑛𝑎 𝑖𝑛𝑒𝑧𝑖𝑎, 𝑑𝑖 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑎𝑓𝑓𝑎𝑠𝑐𝑖𝑛𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑛𝑖𝑒𝑛𝑡𝑒.❞
||𝐺𝑢𝑦 𝑑𝑒 𝑀𝑎𝑢𝑝𝑎𝑠𝑠𝑎𝑛𝑡||
Dopo la partita decisero di andare tutti al ristorante più vicino, erano così stanchi che non ce l'avrebbero fatta a tornare a casa senza essersi riposati un minimo.
Kagami era quello messo peggio tra i componenti della squadra, tanto che dovettero aiutarlo a raggiungere il locale, non si era reso conto di quanto effettivamente avesse esagerato.
Durante il tragitto però ci furono dei contrattempi, tipo il volo che avevano fatto fare al rosso in una pozzanghera.
Non era stata loro intenzione farlo cadere in quel modo, ma era veramente pesante.
«Ti conviene toglierti la giacca se non vuoi prenderti un raffreddore.» Gli consigliò Kayla, osservandolo con un pizzico di divertimento, dovuto all'espressione che il ragazzo aveva in volto.
«La prossima volta non mi tengo a nessuno, ci arrivo da solo, anche a costo di trascinarmi» borbottò lui ancora con il broncio.
«Oh andiamo! Non prendertela troppo.» Gli diede una pacca sulla spalla prima di andarsi a sedere, l'adrenalina dovuta alla partita le aveva messo fame.
Quel ristorante si trasformò ben presto in un ritrovo di giocatori, oltre a loro e altri due ragazzi, che Kagami e Kuroko conoscevano, si unirono anche Takao e Midorima.
Tutti avevano la sorpresa stampata in faccia, non si aspettavano di incontrarli lì lo stesso giorno della competizione. E come se non bastasse Takao aveva trascinato via uno tra quelli che era seduto lì con loro per poter parlare, lasciando il posto al compagno.
Si era venuto a creare un tavolo assolutamente bizzarro, un gruppo che difficilmente si sarebbe messo a mangiare insieme.
«Ci sarà da divertirsi» disse Kayla ridacchiando sotto i baffi e lanciando un'occhiata a coloro che si erano appena spostati al tavolo dove si trovava lei.
«Era un tuo piano, non è così?» Domandò il ragazzo che era stato costretto a cambiare posto.
«Cosa? Certo che no» rispose l'altro con un sorriso che stava a significare tutto il contrario.
«Non ti crede nessuno» disse la giovane, ricevendo come risposta un'innocente alzata di spalle.
«Però è una trovata interessante, chissà se riusciranno ad andare d'accordo almeno fuori dalla partita» aggiunse poi, cominciando a prepararsi l'okonomiyaki.
«Pensa se uno di loro dovesse esplodere, secondo te si metterebbero a lanciarsi pezzi di cibo?» Takao sembrò divertirsi da morire nell'immaginarsi una scena del genere e Kayla non riuscì a non assecondarlo.
«Di una cosa sono certa, riprenderei tutto» affermò lei con una leggera risata, dopodiché prese a modellare il suo okonomiyaki, lanciandolo leggermente in aria.
Lo fece in automatico, ma quel suo gesto attirò l'attenzione del corvino, al quale si illuminò lo sguardo.
«Riesci a lanciarlo più in alto senza distruggerlo?» A quella domanda Kayla alzò gli occhi su lui, incuriosita.
«Dipende» rispose, rimanendo volontariamente sul vago.
«Da cosa?»
«Se la tua è una sfida, allora posso rischiare, non mi tirerò di certo indietro.»
Takao sorrise appena, sistemandosi meglio sulla sedia e afferrando le due piccole spatoline, che servivano per cucinare il piatto.
«Allora è una sfida.»
Anche Kayla sorrise, mettendo da parte quello che aveva appena cucinato e dandolo a Kasamatsu, di cui aveva da poco scoperto il suo nome.
«Puoi mangiarlo tu se vuoi, io sto per farne un altro.»
Lui li guardò a turno, sperando con tutto se stesso che non combinassero qualche guaio.
«Non fate pazzie...» Ma i due sembravano non preoccuparsi di quello che poteva succedere se avessero sbagliato anche solo una volta.
Iniziò così la loro piccola sfida. Il divertimento di Takao e Kayla non faceva altro che crescere e questo li mandò avanti in quella loro azione.
«Ei! Ei! Attento, ma quanto ancora vuoi lanciarlo in alto?!» Domandò ridendo la ragazza.
«E non hai ancora visto niente!» Replicò il corvino, però quella volta non andò come previsto.
L'okonomiyaki spiccò il volo verso l'assurdo tavolo che si era venuto a formare, proprio a causa di Takao, e tra tutti quelli che erano seduti lì l'impasto finì direttamente in testa a Midorima.
A farlo di proposito sarebbe stato impossibile tirarlo e prenderlo con tanta precisione.
«Oh cavolo.» Kayla si mise una mano davanti le labbra per non scoppiare a ridere più del necessario.
«Fossi in te scapperei.» Suggerì al giovane seduto di fronte a lei, rimasto ad osservare l'amico con espressione colpevole, in attesa di una sua reazione, che non tardò ad arrivare.
«Takao, vieni qui» disse seriamente Midorima una volta alzatosi dal suo posto, poi si girò e andò verso il ragazzo, il quale cominciò a ridacchiare e a scusarsi mentre veniva portato via.
Solo colui che era stato colpito dall'okonomiyaki rientrò nel ristorante, per raccogliere la cartella dell'amico e dire un'ultima cosa a Kagami e Kuroko.
Lei non fu in grado di sentire visto che aveva pensato di uscire per vedere che fine avesse fatto Takao.
La pioggia era cessata, lasciandosi dietro una serie di pozzanghere da evitare e un'aria frizzante dalla quale proteggersi, soprattutto loro che dovevano affrontare altre partite in futuro.
Lo vide seduto su una bicicletta, aspettando il ritorno di Midorima.
«Perché ti porti un carretto dietro?» Chiese lei osservando l'oggetto.
Il ragazzo seguì il suo sguardo e ridacchiò leggermente.
«In questo modo posso dare un passaggio a Shin-chan.»
«Un modo particolare.» Poi ci pensò su un momento.
«Aspetta, sei sempre tu che porti lui?» Kayla non ci mise molto ad arrivarci, visto la frase che l'altro aveva utilizzato.
La ragazza pensò subito che doveva essere stancante portare qualcuno in giro in quella maniera.
«Già, è diventata un'abitudine ormai. Solitamente ce la giochiamo a sasso, carta, forbici, e lui vince il più delle volte, ma non è un problema.»
«Non ho mai detto che lo fosse.»
Lui accennò ad un sorriso divertito.
«Te lo si legge in faccia.»
La ragazza lanciò un'altra occhiata al carretto, per poi alzare le spalle.
«Pensavo solo a quanto fosse stancante portare ovunque qualcuno qui sopra.»
Takao rise lievemente, il suo temperamento era così attivo e frenetico che non gli creava alcun disturbo andarsene in giro in quel modo.
«Comunque sia...» Kayla porse la mano nella sua direzione.
«La partita di oggi è stata interessante, non vedo l'ora di giocare nuovamente contro di voi.»
«Poca presenza, elevazione e velocità, siete un trio che può diventare molto più temibile.» Rifletté lui ad alta voce, poi si mosse e strinse la mano della giovane.
«Ma la prossima volta vinceremo noi.»
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Una volta conclusa la cena uscirono, fortunatamente non aveva ripreso a piovere, ma un componente mancava all'appello.
«Dov'è andato Kuroko?» Domandò Hyuga guardandosi attorno.
Subito dopo, come se lo avesse chiamato, il ragazzo in questione arrivò, con una scatola in mano.
«Scusate...» Disse lui fermandosi a qualche passo da loro.
Lo sguardo di Kayla cadde sul cane al suo interno, così come successe agli altri.
I componenti della squadra cominciarono a farsi domande su domande, se avessero dovuto tenerlo o no, chi se ne sarebbe preso cura. E mentre loro ne discutevano, la ragazza si precipitò verso Kuroko.
«È così bello! Che cucciolo!» Esclamò con entusiasmo, allungando le mani sopra la testa del giovane, dove il cane aveva pensato bene di salire, per accarezzarlo.
«Ma ciao! Aaaaah! Sei un batuffolo!» Kayla era stata catturata dalla dolcezza di quel piccolo animale, che nel frattempo si godeva le coccole con espressione beata.
«Ei... Campbell, aspetta, non facciamoci prendere troppo dall'emozione-» Provò a dirle il capitano, ma non riuscì a portare a termine la sua frase perché a Kayla si unì Riko.
Non appena lo aveva visto si era fiondata anche lei verso Kuroko.
«È così morbido! È adorabile!» Aveva cominciato a girare con il piccolo tra le mani.
«Coach, calmati.» Gli sforzi di Hyuga furono del tutto inutili, non riusciva ad attirare la loro attenzione.
«Vero?! È un tesoro!» Kayla non faceva altro che alimentare quel momento di impazzimento per il cucciolo.
Chiunque fosse passato lì le avrebbe prese per pazze per quanto si stavano facendo sentire.
«Guardalo, sembra stia sorridendo!» Le fece notare l'allenatrice, poi però si fermò un momento.
«Non somiglia a qualcuno?» Si domandò osservandolo con attenzione.
«Uh?» L'altra ragazza si avvicinò ulteriormente e fece lo stesso.
Poco dopo entrambe voltarono lo sguardo verso Kuroko, riportandolo sul cagnolino in un momento successivo. Azione che si ripeté per varie volte.
«Non ci posso credere!» Esclamò Kayla, stupita dalla somiglianza.
«Gli occhi! Gli occhi!» Urlarono gli altri quando ci fecero caso.
Ora anche l'intero gruppo sembrava un branco di matti che se ne andava in giro ad urlare, non più solo le due ragazze.
Ad un certo punto Koganei indicò il cane.
«Bene! Ti chiamerai Tetsuya Numero 2!»
Kayla fece qualche saltello.
«È perfetto! Mi piace tantissimo!»
«Non dategli un nome!» Disse invece Hyuga, cercando di trovare appoggio da qualcuno.
«Dai! Non ti viene voglia di tenerlo?» Ribatté la giovane dai capelli viola, dando una leggera spallata al capitano, nel tentativo di convincerlo sull'idea che stava nascendo nella mente di molti di loro, e cioè il fatto di voler tenere quel cucciolo.
Kayla ancora stava dando attenzioni al piccolo, però si ricordò di un particolare e alzò la testa alla ricerca del suo migliore amico.
Lo trovò accovacciato dietro un'insegna del locale, con le mani tra i capelli.
Si avvicinò a lui con aria divertita, anche Riko si accorse della sua assenza.
«Che stai facendo, Kagami?» Gli domandò una volta che lo ebbe individuato.
Il diretto interessato voltò lentamente la testa verso di loro.
«Ecco, veramente...» Disse con voce tremante.
«Non sopporto i cani.» Sembrava non avere intenzione di muoversi da lì.
«Vuoi che ti protegga da quel piccolo tesoro?» Chiese Kayla abbassandosi, così da guardarlo dritto negli occhi.
«Ei, non cominciare a prendermi in giro.» L'avvertì Kagami assottigliando lo sguardo.
«È sempre divertente farlo.» La ragazza sorrise innocentemente, frequentemente i due avevano quei momenti, si lanciavano spesso battutine di quel tipo.
Ma era proprio quello a rendere la loro amicizia ancora più forte, non si trattava di semplice fiducia coltivata negli anni. Ormai era come se fossero di famiglia, potevano scherzare così senza porsi il problema di ricevere un'espressione offesa.
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Gli esami di metà semestre si avvicinavano sempre di più, e tutti in quel periodo erano impegnati a studiare come matti pur di passarli.
volevano dover pensare a recuperare delle materie, dopo di essi l'unica cosa che desideravano fare era dedicarsi al resto del torneo.
Kayla decise di andare a studiare in un bar che aveva visto poco tempo prima, sembrava molto tranquillo, un posto ideale per cercare di memorizzare e comprendere tutte le informazioni del libro.
Dopo aver ordinato si diresse verso il tavolo individuato, attorno ad esso c'erano poche persone, così non si sarebbe distratta.
Non staccò gli occhi dalle pagine che aveva di fronte, non intendeva perdere nemmeno un minuto.
Però questa sua idea fu interrotta da una voce, che con una tranquillità disarmante interruppe il suo istante di massima concentrazione.
«Certe volte il destino è veramente ironico, non credi?»
||Play: The Sound of Rain - BigRicePiano||
La ragazza alzò lo sguardo e si girò verso il tavolo da poco superato, tutti avrebbe pensato di incontrare, ma non lui.
«Voglio dire, ci sono chissà quanti bar nei dintorni e noi siamo riusciti ad incrociarci qui» affermò prima di prendere un sorso di caffè.
Kayla chiuse il libro e si avvicinò.
«Seijuro, è strano vederti da queste parti» disse sedendosi davanti al ragazzo, lui la seguì con lo sguardo per tutto il tempo.
«Non è poi così strano.»
«Quindi vieni spesso qui?»
Lui fece un lieve sorriso, spostando gli occhi sul libro che la ragazza aveva poggiato sul tavolo.
«Storia Giapponese.» Lesse il titolo sulla copertina, per poi riprendere parola.
«Giusto, ti sei trasferita quindi devi recuperare.»
Kayla sapeva che non aveva risposto di proposito alla sua domanda, ci voleva veramente molta pazienza con lui.
«Puoi, per una volta, mettere da parte il "Ti rispondo solo quando riuscirai a fare dei progressi contro di me"?» Lo vide sistemarsi contro lo schienale della sedia.
«E perché dovrei farlo?»
Un sospiro uscì dalla bocca della giovane.
«Perché posso accettarlo quando giochiamo l'uno contro l'altra, ma non anche in altri contesti.» Distolse per un attimo lo sguardo.
«Le nostre sono sempre conversazioni a senso unico, con te che eviti tutte le mie domande. Vorrei averne anche di normali.» Puntò nuovamente gli occhi su di lui.
«Non ci siamo visti per anni, quindi è del tutto lecito desiderare una conversazione normale, come quella che solitamente avviene tra due persone che si rincontrano dopo tanto tempo.»
Akashi la stava guardando con neutralità, meditando sul da farsi.
I suoi occhi sondavano quelli di lei.
La cosa le fece sentire ancora una volta quella sensazione di intimorimento che il ragazzo era in grado di diffondere con fin troppa facilità.
«Mi piace cambiare aria.»
Kayla non riuscì a trattenere la sorpresa nel suo sguardo, non credeva sarebbe riuscita a convincerlo, nemmeno con quel piccolo discorso che aveva fatto.
Non disse niente in proposito, era meglio evitare un suo possibile cambio d'idea.
«È un bel viaggio, già vieni fin qui quando ci alleniamo... Non ti stanca fare tutta questa strada ogni volta?»
«Certo che la tua curiosità è cresciuta con il passare degli anni» commentò lui.
«Oh... Beh... A me sembra la stessa ad essere sincera» ribatté Kayla portandosi una cioccia di capelli dietro l'orecchio, lasciando scoperta la piuma che portava su di esso.
Akashi non poté evitare di lanciare un'occhiata in quella direzione, ancora non gli aveva chiesto se lui avesse tenuto l'altro pezzo o meno.
Data la curiosità della ragazza si aspettava quella domanda, ma allo stesso tempo non credeva glie l'avrebbe posta quel pomeriggio.
Era troppo occupata a cercare di comprendere, e raggiungere, la persona che aveva di fronte.
Vennero interrotti dal cameriere, che portò a Kayla il suo ordine.
«Vedo che ancora vai matta per la liquirizia» osservò Seijuro dopo che la giovane prese il suo milkshake, il gusto scelto era proprio quello nominato dal rosso.
Il colore poteva confondere, facendo pensare al topping al cioccolato, ma, come ormai era abituata a vedere, il ragazzo non sbagliò.
Non avrebbe risposto alla sua domanda di prima, però Kayla non se la sentì di insistere, vedeva come una vittoria già il fatto di esserci riuscita una volta.
Comunicare con lui era tutto fuorché semplice.
Qualcuno avrebbe potuto chiederle perché insisteva in quel modo, perché si ostinava nel comprendere il suo comportamento.
La sua risposta sarebbe stata priva di esitazione e piena di quella disinvoltura che la caratterizzava.
La ragazza sapeva che c'era una parte nascosta dietro le mura che lui aveva eretto attorno a se.
Un lato dolce, premuroso, che non aveva niente a che fare con quello che mostrava agli altri.
Lei aveva conosciuto quella parte del suo carattere e non si sarebbe arresa fino a che non avrebbe capito la causa di quel cambiamento.
Quando sentì quella frase, sulla sua fissa per la liquirizia, un sorriso le si formò sul viso.
«Quindi te lo ricordi» disse con un tono di voce più basso.
«Non dimentico cose come questa.» Kayla continuò a sorridere dolcemente, questa volta rivolgendolo direttamente ad Akashi.
Era anche per quei piccoli dettagli che non aveva intenzione di mollare.
Il ragazzo poteva nasconderlo quanto voleva, ma non poteva cancellare quel suo lato, e ricordarsi cose come quella faceva parte di esso.
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