𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 1 ⟢𝓕𝓮𝓻𝓲𝓽𝓮⟢
Lo sguardo della (colore) si fuse nella stanza, dove si era appena sistemata e che quello che sarebbe stato un lungo periodo ti tempo il suo giaciglio, forse per 10 anni o più. L'unica fortuna fu che nessuno fu assegnato nella medesima stanza lasciandole tutta la tranquillità e la privacy. I grandi e opachi occhioni (colore) osservavano la stanza minimale. Le pareti colorate da un intonaco rosa pesca leggermente sbiadito e crepato forse a indicare la scarsa manutenzione della stanza raramente usata infondo non capitava spesso che un bambina venisse abbandonata cosi di punto in bianco vero? Il pavimento in parquet di legno di betulla era lucido e ordinato, solo qualche granello di polvere era visibile se si guardava minuziosamente la superficie chiara, lo stesso non si poteva dire della minuscola libreria nell'angolo di fronte alla porta, da dove tu poco prima eri entrata, la struttura sgangherata in legno di abete sembrava che potesse reggere a malapena i pochi libri posati sopra in grande velocità, non osò avvicinarsi molto non volendo rischiare che le cadesse addosso in un momento di distrazione, Gli argomenti trattati dai volumi neanche se differenti, non coincideva con nessuno dei suoi gusti letterali, ma poco importava l'avrebbe riempita con il tempo liberandosi di quei libri già presenti.
Il piccolo letto singolo era posizionato sull'angolo della stanza in un luogo più appartato, vicino all'unica finestra permettendole una vista stupenda del piccolo quartiere cittadino, la struttura del letto era in legno di abete levigato, sembrava parecchio invecchiato a testimoniare ulteriormente la scarsa cura che avevano della stanza. Le lenzuola in cotone color rosa antico con piccoli trame color crema, le coperte sembravano nuove e appena messe, emanavano un leggero profumo di vaniglia e miele forse la profumo del detergente usato per pulire le coperte prima di essere utilizzate, l'unica cosa che fece storcere il naso alla piccola fu il colore, che per quanto fosse una delle più belle tonalità di rosa che avesse mai visto era pale che fosse stata scelta a causa del suo sesso e non dei suo gusti, risultando parecchio stereotipato, ma decise che ora come ora la cosa non aveva molta importanza, un piccolo armadio in legno, verniciato di un piacevole color malva che sembrava quasi cupo ma le piacque da subito la tonalità che rappresenta in qualche modo la sua situazione attuale, riposandoci all'interno i pochi indumenti che si era portata, giusto l'essenziale oltre che al suo pupazzo preferito che aveva riposto con cura sotto le coperte del letto. Dentro l'armadio c'era già qualche indumenti base: maglietta, pantaloni e altro. Tra la libreria e l'armadio riposava una semplice scrivania anch'essa sgangherata, priva di qualsiasi cosa sopra di essa, solo una sedia adornava in qualche modo il mobilio, essa imbottita sulla zona il cui si sarebbe seduta e dove la schiena si sarebbe poggia allo schienale, sempre se essa si poteva definire un oggetto di abbellimento.
A piccoli passi si diresse verso il comodo letto stendendocisi sopra, la morbidezza del materasso la fece quasi sentire in paradiso, riportandole alla mente però solo lo stessa morbidezza del letto dei genitori su cui si saltava innocentemente anni indietro, quando loro non erano a casa. Un sospiro lasciò le fine e screpolate labbra pescate, era visibilmente esausta, dopo tutto quello che le era successo in quell'ultimo periodo era ben comprensibile. La morte della madre per mano del stesso marito e in seguito il suo funerale fino ad arrivare a quindi, e come ciliegina sulla torta quei mocciosi le avevano organizzato una festa di benvenuto. Avrebbe preferito cento volte meglio al posto della cerimonia, un angolo appartato per la sua mente con un buono libro o un panorama che lei avesse potuto osservare catturandone i minimi dettagli, proprio come stava facendo adesso, sapendo che sempre e comunque avrebbe trovato dei tagli che pria ignorava. Si mise seduta volgendo lo sguardo al vetro leggermente appannato dal suo fiato caldo contro la superficie fredda che mise in risalto il leggero velo di polvere che la ricopriva elegantemente , lo spettacolo del mondo esterno l'attrasse più di quanto la festa in suo onore avrebbe potuto fare in quel momento. Un fiorente vicinato composto da case, l'una vicino all'altra, tutte con le mura crema, il tetto spiovente formato da tegole rossicce che stavano bene con i balconi rossi cremisi, tutte con il medesi giardino rigoglioso ricolmo di piante piuttosto comuni e normali. La gente camminava allegramente per le vie salutando i conoscenti, nessuno sembrava curarsi di mostrare la loro felici a bambini che non avrebbero mai avuto una vita felice. all'orizzonte si poteva intravedere gli alti grattacieli color polvere, la stessa polvere della sua libreria in quella stanza.
Ma questa beata atmosfera durò più allungo di 5 minuti, il tempo di catturare solo la sintesi del panorama, una voce troppo zuccherata per la bambina la chiamò per nome cercando di attirare la sua attenzione, lasciando solo un senso di disgusto che non si preoccupò di nascondere, era davvero tanto chiedere di rimanere sola a se stessa, molto persone lo erano e perché lei no? Cosa aveva sbagliato? Alzando con noia lo sguardo freddo e indifferente nei confronti del ragazzo appena entrato, i riccioli biondo oro potevano ricordare la luce mielata del sole che attraversava le foglie color smeraldo dei sempreverde di una fiorente foresta incontaminata, o i campi di grano in pieno periodo estivo con il vento che piegava i loro steli creando l'effetto di un raggio di sole intrappolato nel suolo terrestre, i due vibranti zaffiri del biondo la osservano in cerca di qualche dettaglio che lei non sembrò avere, il color lapislazzuli degli occhi innocenti del bambino, potevano sembrare la cosa più bella che potessero avere mai l'occasione di vedere in questa vita, solo lei li disprezzava a tal punto che le era odioso vederli, sapeva già cosa aveva in mente, voleva metterle in testa quella sua strana convinzione sull'importanza della famiglia, ma poteva vantarsi di avere una determinazione fuori dal comune che rendeva difficile a chiunque di abbatterla con facilità.
Nonostante un sorriso delicato come la seta più pregiata e vellutata, adornasse le labbra si poteva leggere una tale preoccupazione, perché era preoccupato per lei? Lei stava bene finche era sola, lei stava bene finche nessuno le faceva provare dolore, e allora perché doveva preoccuparsi, lei stava bene adesso. I loro sguardi si incontrarono in una dura lotta, lo sguardo freddo della bambina dai fili (colore) e il ragazzo dai capelli d'orati. Quella lotta risultava straziante per Mika, che voleva tanto penetrare le dure barriere della coetanea che per qualche motivo sembravano indistruttibili, talmente indistruttibili che non potevano essere minimamente paragonate alle mura degli antichi castelli che stavano ancora a stento in piedi dopo il tempo che era passato, seguito da intemperie dolose o meno e alle guerre che essere umani come loro avevano dato inizio. Mika si chiese quale trauma potesse aver vissuto nella sua breve vita per aver costruito mura cosi forti da velare persino le stesse emozioni nei suoi occhi, come se un vetro trasparente ma allo stesso tempo che impediva di intravedere il dolore della bambina, impedisse a qualcosa dentro di lei di liberarsi e lei non si opponeva a quella prigione, anzi l'abbracciava e si lasciava proteggere, nessun tipo di calore famigliare usciva dagli opachi occhi della bambina che assomigliavano di più a quelli di una donna priva di sentimenti che sarebbero ritenuti fondamentali da altre persone, persone come Mika.
Ehy (nome) vieni a festeggiare con noi, la torta è quasi finita.
Disse cercando di adornare il suo volto con un sorriso morbido, voleva darle sicurezza e farle capire che non era sola e che poteva essere felice, nessuno l'avrebbe ferita accanto a lui, sarebbe stato uno scudo che l'avrebbe rialzata anche nei momenti di difficoltà, infondo se lo era ripromessi diverse volte quel giorno dopo averla vista per la prima volta, a differenza degli altri bambini, non era riuscito a infrangere la sua lontananza ed avvicinarla a se, e per qualche motivo questo.
Patetico
Questo fu l'unico pensiero che attraverso la mente della bambina, per quanto fosse triste il pensiero che un bambina avesse affermato che avrebbe vissuto senza l'affetto di una famiglia, era l'amara verità, nessuno poteva proteggerla da quel mondo, solo lei poteva inspessire le sue difese e combattere la propria guerra, non esiste nessuno al mondo che possa aiutarla e lei non avrebbe nemmeno chiesto una sorta di aiuto, ognuno di noi affronta delle battaglie per quanto piccole e in questo caso, per quanto breve la sua vita potesse risultare, avrebbe combattuto da sola. Ringraziando la sua mente fredda e analitica i pensieri di disprezzo sul biondo rimasero solo nella sua coscienza pronunciando poche parole, la cui calma fece dubitare al biondo che le parole pronunciate erano veritiere o solo una vana scusa per scacciarla.
Sono stanca...
Voleva che lui capisse quello che cosa lei voleva dire dietro quelle parole e la lasciasse in pace con il suo essere, ma evidentemente il veleno gocciolato dalle parole amare di (nome) non attecchirono a Mika e continuò imperterrito ad osservarla con curiosi. Era cosi strano che lei volesse rimanere per conto suo e ammirare il limitato paesaggio offertogli dall'unica finestra presente nella stanza? Il morbido sguardo era diretto alla sua figura fermandosi sulle braccia. Erano quelli i momenti in cui si malediceva, poco prima si era levata il cardigan valutando l'eccessivo calore che stava provando e in un gesto semplice lo levò posandolo sulla sedia della scrivania senza piegare il capo che probabilmente sarebbe stato riutilizzato nel caso di una inaspettata frescura. Non le piaceva che gli occhi di lapislazzuli si contrassero alla vista della sua pelle esposta per poi allargarsi in un'azione di puro stupore, cosa si aspettava? Che una bambina sana e sorridente arrivasse nell'orfanotrofio come in quelle favole da quattro soldi scritte per i bambini. La realtà era diversa, lei era li per un motivo, la morte della madre e l'arresto del padre, senza citare i continui abusi causati dai due genitori, quella non era un favola e non lo sarebbe mai stata.
Troppo contaminata dai pensieri di un lontano passato non si accorse che il biondo aveva mosso svelti passi verso la stessa bambina, con un tocco delicato le afferrò il polso, per un attimo il biondo pensò che si potessero rompere se non ne avesse avuto cura. Con i suoi pozzi color cielo esaminò tutta la superficie della pelle (colore) esaminando gli ematomi presenti, alcuni sbiaditi altri invece più scuri facendo intuire il lungo asso di tempo in cui la coetanea era stata abusata fisicamente, gli stessi occhi di Mika non poterono che allargarsi ulteriormente dopo aver esaminato brevemente le ferite. Lei registrò l'azione ma rimase immobile, i ricordi della sua infanzia circolavano in un loop infinito nella sua mente rotta, non riuscì ne a rispingerlo ne ad allontanarlo, avrebbe voluto farlo ma il suo stesso copro era paralizzato come se fosse avesse appena dato il proprio nome a un Fae che ora la stava controllando. Migliaia di suggerimenti volteggiarono insieme ai dolorosi ricordi che come aghi gli trapassavano insistentemente la mente, tutti diversi ma con l'unico scopo di togliere il braccio e allontanarsi dal compagno. Successivamente le dita del biondo percorsero la superficie sfiorando o meno la le zone danneggiata e segnata della sua pelle. Un brivido attraversò la schiena della ragazza dalle pozze dal cupo colore (colore), in quel istante riprese coscienza di se ed un insolito e improvviso segno di repulsione al tocco del coetaneo lo spinse via trattenendo l'arto pallido al petto come a proteggerlo.
Gli occhi erano fissi sul bambino, lo sguardo aggressivo paragonabile a quello di un animale ferito che cercava di difendersi da un predatore che stava aspettando che la preda abbassasse la guardia per attaccarla. Le unghie smussate penetrarono la pelle del braccio trattenuto al petto, già di suo danneggiata facendo dei tagli, non si preoccupò del sangue che seguendo le curve del arto finì per macchiare i pantaloncini neri, era in quei momenti che ringraziava che il colore più scuro non mostrasse il vibrante rosso dei suoi fluidi vitali. L'unico gesto che poteva essere considerato un modo per mantenere la calma era il piccolo tic che spesso si manifestavano quando era spaventata ovvero si mordeva il labbro inferiore, avvolte talmente forte che finiva per sanguinare. Un nuovo shock prese il possesso del bambino dai capelli color del sole estivo, le aveva fatto? Alcuni lividi le facevano ancora male? Non sembra, era chiaro che non fosse una di quelle donne che piangeva per nulla, forse avrebbe preferito farlo quando nessuno avrebbe potuto vederla debole, e allora cosa aveva fatto? Accantonò il pensiero con l'unico intento di risolvere l'astio che ora era percepibile nell'aria arida della stanza, si sorprese che entrambi avessero ancora aria genuina da respirare.
Chi ti ha fatto quei lividi?
Si maledisse per un momento alla tono duro e diretto usato della sua voce, ma nonostante questo nessuna parola sembrò infrangere le barriere cementate della ragazza.
(NOME) HO DETTO CHI T-
CHI VUOI CHE SIA STATO?
Nuovamente sorprese il bimbo di otto anni lasciandolo spiazzato, alle urla fredde e composte della bambina, nonostante quello dovesse essere un grido di rabbia, niente glielo faceva intuire, ne gli occhi ne la voce era invaso del fuoco della rabbia, anzi si poteva quasi vedere un velo di spietata freddezza nei suoi confronti. Il silenzio avrebbe invaso la stanza se non fosse per il respiro rumoroso e pesante della (colore), sembrava quasi avesse fatto una maratona. Mika cosa avrebbe potuto dire, dentro di se sapeva già la risposta, infondo tutti erano la per un motivo o per un altro, era un semplice dato di fatto che lei stava solo confermando e che lui dovrebbe dovuto accettarlo. Sospiro alla consapevolezza della realtà si allontanò di alcuni passi giusto per mettere un po di distanza dalla ragazza allarmata, forse si sarebbe calmata e avrebbe potuto parlarci con più tranquillità, forse si sarebbe pure sciolta e lo avrebbe chiamato in lacrime affinché la consolasse, ma cosi no fu, anzi niente nell'espressione guardinga della ragazza muto.
Va bene ti lascio riposare
Dopo di che se ne andò, chiudendo la porta scura dietro di se, un silenzio più piacevole accolse le piccole mura della stanza facendo rilassare la bambina di 8 anni, non poteva davvero desiderare di meglio e quando finalmente i suoi occhi si richiusero in loro stessi non poteva che sentire ancora un strano sentimento...
... Paura?
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